Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Proverbi 30


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Il savio crede di non saper nulla. La maestà di Dio è imperscrutabile, e le sue parole sono infallibili. Quattro vizi pessimi: quattro cose insaziabili: quattro cose che passano con somma celerità: quattro cose che turbano il mondo: quattro animaletti savissimi, ec.

1Parole di colui, che aduna, figliuolo di lui, che messe fuora la sapienza.
Visione raccontata da un personaggio, col quale sta Dio, e il quale avendo Dio abitante in se, che lo fortifica, ha detto:
2Io sono il più ignorante tragli uomini, e la sapienza degli uomini non istà meco.3Io non ho apparata la sapienza, e non so nulla della scienza de' santi.4Chi è che sia salito al cielo, e ne sia disceso? chi nelle sue mani contenue il vento? chi le acque ha ristrette come in un involto? chi ha data stabilità a tutte le parti della terra? qual è il nome di lui, e quale il nome del figliuolo di lui, se tu lo sai?5La parola di Dio o tutta purgata col fuoco: egli è scudo per quelli, che sperano in lui.6Non aggiungere un jota alle sue parole, affin di non essere accusato, e convinto di menzogna.7Due cose io ti ho domandato (o Signore) non negarle a me per quel, che mi resta di vita.8Allontana da me la vanità, e le parole di menzogna: Non darmi mendicità, né ricchezze, ma concedimi quel, che è necessario al mio vivere:9Affinchè per disgrazia quand'io sia satollo non sia tentato a rinnegare, e dire: Chi o il Signore? ovvero spinto dalla necessità io non mi metta a rubare, e prenda invano il nome del mio Dio.10Non accusare il servo dinanzi al suo padrone, affinchè egli forse non ti maledica, onde tu vada in perdizione!11Havvi una razza di uomini, che maledice suo padre, e non benedice sua madre.12Havvi una razza di uomini, che mondi sembrano a loro stessi; ma non sono però lavati dalle sozzure.13Havvi una razza di uomini, che portano alti gli occhi, e le loro pupille altiere, e superbe.14Havvi una generazione, la quale ha coltelli in cambio di denti, e lacera con sue mascelle, e divora i mendichi della terra, e i poveri tragli uomini.15La mignatta ha due figlie, che di cono: Dammi, dammi. Tre cose sono insaziabili, e la quarta, che non dice mai: Basta.16L'inferno, e la matrice, e la terra, che non si sazia di bere l'acqua: il fuoco poi non dice mai: Basta.17A colui che schernisce il proprio padre, e disprezza i dolori della madre nel partorirlo, gli cavin l'occhio i corvi, che stan lungo i torrenti, e sei divorino i figliuoli dell'aquila.18Tre cose sono per me difficili ad intendersi, e una quarta mi è affatto ignota:19La traccia dell'aquila nell'aria, la traccia di un serpente sulla pietra, la traccia di una nave in mezzo al mare, e la traccia dell'uomo nella adolescenza.20Tale è parimente la via della don na adultera, la quale mangia, e si ripulisce la bocca, e dice: Non ho fatto verun male.21Per tre cose è messa in commozione la terra, e alla quarta non può ella, reggere:22(E messa in commozione) da uno schiavo, che arrivi a regnare, da uno stolto, quando è pieno di cibo:23Da una donna odiosa, quando uno la ha sposata; e da una serva divenuta erede di sua padrona.24Quattro cose delle più piccole sono sulla terra, e queste superano in sagezza i sapienti.25Le formiche, popolo debolissimo, il quale al tempo della messe si prepara il suo vitto:26I conigli, razza paurosa, la quale pianta il suo covile nei massi:27Le cavallette non hanno re, e si muovono tutte divise in isquadroni:28Lo stellione, che si regge sulle sue mani, e abita nelle case dei re.29Tre cose vi sono, che hanno bella andatura, e una quarta, che cammina magnificamente;30Il lione, forte sopra tutti gli animali, non teme l'incontro di chicchessia;31Il Gallo dai fianchi serrati, e l'ariete, e il re, a cui nissuno resiste.32V'ha chi è stato riconosciuto per istolto dopo che fu innalzato a posto sublime: perocché se avesse avuto intelletto si sarebbe messa la mano alla bocca.33Chi stringe con forza le poppe per trarne il latte, ne spreme il burro, e chi si soffia il naso con veemenza, ne cava il sangue; e chi provoca lo sdegno accende discordie.

Note:

30,1:

30,2:Io sono il più ignorante ec. Letteralmente: io sono il più stolto: ma il senso è lo stesso come apparisce da quel che segue. Il più sapiente di tutti gli uomini si chiama ignorante, e tale si reputa considerandosi secondo quel che egli ha per propria natura, secondo la quale l'uomo altro non è, che tenebre e ignoranza; benchè però prova grande di sapienza egli è il conoscere la propria naturale ignoranza e miseria, e l'intendere, che l'uomo se è qualche cosa lo è per effetto della grazia di Dio, come dice l'Apostolo. Il sentimento adunque di Salomone egli è: io sono ignorantissimo, e la sapienza, di cui tanto si parla tragli uomini, che è l'oggetto de' desideri de gli uomini, non è con me; ed egli la stessa cosa calcatamente ripete nel versetto che segue secondo la nostra Volgata. Vedi i LXX.

30,4:Chi è che sia salito al cielo, e ne sia disceso? Chi sali al cielo per trovare e acquistar la sapienza, e ne discese per comunicarla ai mortali, e dire quello, che lassù vide e intese? Chi nelle sue mani contenne lo spirito? chi fuori di Dio contiene il vento colle sue mani? chi è padrone del vento, e ad esso comanda? La voce spiritus è presa qui in significazione di vento, come spongono i LXX e le antiche versioni. E vuol dire, è tanto impossibile all'uomo d'innalzarsi alle cognizioni delle cose di Dio senza speciale aiuto di lui, come è impossibile di tenere nella propria mano il vento, e disporne e comandargli. Chi le acque ha ristrette ec.: chi tiene nelle nubi, ovvero nelle profonde voragini dei mari ristrette le acque come in un involto? Vedi Job XXXVIII. 8. Isai. XI. 12. Ps. XXXII. 7. ec. Chi ha data stabilità ec. Chi diede alla terra la fermezza, che ella ha in tutte le sue parti? Qual'è il nome di lui, e il nome ec. Chi dirà qual sia il none dell'Essere onnipotente, infinito, incomprensibile, che tante fe' meraviglie, e quale il nome del Figlio, per cui tutte le cose egli fece? Convengono i Teologi non darsi alcun nome, che perfettamente esprima e rappresenti la divina natura. Vedi s. Tommaso prima parte quaest. 13. ar. I. et seq., e s. Agostino de Trinit. XV. 2. Non è piccola parte di scienza se prima di sapere quel che sia Dio, possiam sapere quel ch'ei non è. Vedi anche Arnobio contra Gent. lib. in. Onde la celebre risposta di quel martire (presso Eusebio Hist. lib. VI. 3.) il quale essendogli domandato chi fosse Iddio, rispose: Quelli, che sono molti, hanno nomi, che li differenziano: colui, che è unico e solo, di nome non abbisogna. Dicendo Salomone: qual'è il nome del Figliuolo di lui? cioè di Dio, ne viene contro gli Ebrei, che Dio ha un Figliuolo a se eguale e consustanziale, e che è in Dio pluralità di prrsone in una essenza sola.

30,5-6:La parola di Dio ec. Avendo fatta menzione del Figliuolo di Dio, del Verbo eterno, della parola essenziale, viene a discorrere della stessa parola in quanto ella si comunicò agli uomini nelle Scritture sante; e dicendo, che questa parola è purgata tutta, col fuoco, allude a molti luoghi de' salmi dove lo stesso si dice, e particolarmente Ps. XXVII. 32. Non aggiungere un iota ec. Vedi Deuter. IV. 2. XII. 32. Gli eretici hanno per vizio comune di alterare e corrompere la parola di Dio, e di spacciare i loro deliri per parola di Dio.

30,9:Affinchè per disgrazia ec. Rende ragione della preghiera, che egli fa a Dio: non darmi le ricchezze, che ispirano la vanità e l'orgoglio; non darmi la mendicità, per cmi tante volte l'uomo è indotto a rubare e giurare il falso. Parla qui Salomone in persona di qualunque uomo privato esponendo a Dio i desideri di ciascheduno secondo quello, che più conviene al vantaggio spirituale dell'uomo.
Chi è il Signore? Sembra alludere alle parole di Faraone Exod. v. 2. Ad una simile arroganza ed empietà conducono le ricchezze come ben dimostra Mosè Deuter.XXIII., II. 16.

30,10:Non accusare il servo ec. Insegna la carità e il rispetto, che dee aversi delle persone anche più albbiette secondo il mondo. Guardati dall'accusare il servo presso del suo padrone senza urgente motivo: Dio punirebbe la tua crudeltà, e farebbe cadere sopra di te le maledizioni che il povero ti manderebbe.

30,11-14:Havvi una generazione, ec. Vale a dire: sono detestabili sommamente queste specie di uomini: primo, quelli che mancano al rispetto dovuto a' genitori; secondo. quelli che si credono giusti, e nol sono; terzo, i superbi; quarto i crudeli oppressori de' poveri.

30,15:La mignatta ha due figlie, ec. La mignatta signitica la cupidità, e questa cupidità ha due figlie, l'avarizia e l'ambizione. Queste come la loro madre chieggon sempre, e non son contente giammai.
Tre cose sono insaziabili. 16. L'inferno ec. L'inferno non si empie giammai benchè grandissimo sia il numero di quei, che vi cadono; quello, che il Savio dice delle altre cose è assai chiaro; ciascuna però di queste ne significa e ne adombra un'altra. La cupidità della vendetta è significata per l'inferno; perocchè il vendicativo non solo desidera l'altrui morte, ma porta frequentemente l'ira anche di là dalla morte del nimico: la cupidità de' vili piaceri carnali è indicata in secondo luogo, cupidità, che non si sazia giammai: la terra, che ha sempre bisogno di acqua, rappresenta la interminabil sete dell'avarizia: il fuoco, che tutto divora, è la cupidità della gloria vana, la quale come il fuoco va sempre in su, e non si arresta giammai, ma si dilata, ed è sempre incontentabile.

30,19:La traccia dell'aquila ec. Non è possibile all'uomo di trovare la traccia dell'aquila, che vola per l'aria, la traccia del serpente, che striscia sopra la dura pietra, la traccia della nave, che corre a vele gonfie per mezzo al mare; perocchè nè l'aquila, nè il serpente, nè la nave non lascian vestigio del loro passaggio. E la traccia dell'uomo nell'adolescenza. Questa è la quarta cosa, di cui Salomone disse di essere affatto all'oscuro. In primo luogo alunque alcuni per la via, o traccia dell'uomo nell'adolescenza, o sia nel suo crescere intendono il passare, che fa l'uomo dallo stato di debolezza, di stupidità e di piccolezza, in cui nasce, allo stato di forza, di attività e di proporzionata grandezza, a cui giunge quand'ei si fa uomo di bambino che era: la differenza tra questi due stati è somma, e la mutazione si fa impercettibilmente per le vie stabilite dall'Autore della natura. Altri poi in tendono essere inconcepibile la via dell'uomo nell'adolescenza, perchè il giovinetto è tanto instabile e leggero e mutabile, che non si sa mai nè dove egli vada, nè donde venga, nè dove lo portino il fervor dell'età e il bollore del sangue. La prima sposizione mi sembra più naturale e più adattata alle parole di Salomone. Non debbo però tacere, che l'Ebreo legge: e la via dell'uomo nella vergine, lezione sostenuta da' manoscritti esemplari della Volgata, da Ugone, Isidoro, e da una lunga serie d'Interpreti più moderni, e bisogna ancora confessare che il versetto seguente pare richieda, che si legga cosi; e di più s'intende in tal guisa come Salomone a questa quarta cosa dia il primato sopra le altre difficili a intendersi; conciossiachè viene in queste parole adombrato l'incomprensibil mistero, che dovea adempirsi in una vergine della stirpe stessa di Salomone, vale a dire il mistero del Verbo di Dio incarnato e fatto uomo nel seno di Maria. Dall'altro lato non è difficile a credersi, che per errore de' copisti in vece delle parole in adolescentula si venisse a leggere in adolescentia. Aggiungerò finalmente come a questa intelligenza preparano le tre altre cose messe innanzi da Salomone, perocchè come l'aquila vola per l'aere, il serpente striscia sopra la pietra, e la nave corre pel mare senza che nell'aria, nella pietra, nelle acque segua mutazione, o alterazione di sorta, o segno resti di divisione; così senza offesa di sua verginità Maria concepì, e partorì Cristo.

30,20:Tale è parimente la via ec. Così rimane ascosa la turpe vita della donna cattiva, che pecca, e si burla del suo peccato dicendo, che non ha fatto nulla di male, perocchè lo ha fatto occultamente.

30,22:Da uno schiavo, che arrivi a regnare. Perocchè un tal uomo non porterà con moderazione gl'ingrandimenti e la prosperità, ma si leverà in superbia, e pel timore di essere disprezzato si farà crudele ed eserciterà una insoffribile tirannia. Da uno stolto, quando è pieno di cibo. L'intemperanza della gola è madre della petulanza.

30,23:E da una serva divenuta erede di sua padrona. Da una serva, la quale, essendo morta o scacciata la padrona col libello del ripudio, subentra in luogo di essa, e divien moglie del padrone. I LXX lessero: E da una serva, che ha cacciato la padrona. Questa donna sarà insoffribile: la terra non potrà reggere, nè sostenere l'arroganza e la imprudenza di simil donna.

30,25:Popolo debolissimo, ec. Le formiche formano una specie di repubblica, essendosi osservato tra loro l'ordine, la subordinazione, il concorso di tutti i particolari individui al bene generale: per questo il Saggio dice, che le formiche sono un popolo. Vedi Eliano Hist. animal. II. 5. VI.43. Virgil. AEneid. lib. IV.

30,26:I conigli, razza paurosa, ec. Da Aristotele, Hist. animal. lib. I., i conigli sono annoverati tragli animali timidi e ingegnosi. Notisi però, che è qui la stessa parola usata nel Levitico xi. 5., dove abbiam detto, che forse ella significa non il coniglio, nè il porcospino, ma una specie di topi, che son comuni nell'Arabia, che vanno in truppa e abitano nelle buche de' massi, dove ragunano il vitto per rinverno come fanno le formiche.

30,27:Le cavallette non hanno re, ec. Le cavallette vanno a storme grandissime e con bell'ordine si posano e si alano tutte al medesimo tempo. Quando quella, che va innanzi alle altre, cala a terra, tutte calano; se ella si alza a volo, tutte partono.

30,28:Lo stellione, che si regge ec. E un animale assai noto rammentato anche Levit. XI. 30. Egli abita nelle fessure e nelle buche delle muraglie, e non teme di stare anche nelle grandi case abitate: ha molta industria nel prendere le mosche, e si crede, che egli pure, come le formiche, faccia sua provvisione pell'inverno, mentre non esce fuora quando piove, nè quando fa freddo o cattivo tempo: i piedi davanti, co' quali si arrampica per salir sulle mura, possono, anche riguardo alla lor figura, considerarsi come mani. Vari Interpreti hanno creduto, che la voce Ebrea significai piuttosto il ragnuolo, che lo stellione: ma il Bochart sostiene benissimo la lezione della nostra Volgata. Vedilo de animal. ec. parte seconda lib. IV. 24.
Dimostra qui Salomone come la sapienza non dipende nè dalla mole, nè dalla robustezza del corpo; c'insegna ancora ad ammirare la sapienza di Dio nelle più piccole creature, e finalmente a non disprezzar cosa alcuna per ragion della sua piccolezza; perocchè i piccoli animali sono per lo più dotati d'ingegno, di spirito e di attività più che i grandi. La natura (dice s. Girolamo) non è giammai tanto ammirabile, quanto nelle piccole co ec. Vedi anche Tertulliano lib. I. contr. Marc. cap. 14.

30,31:E il re, a cui nissuno resiste. Questa traduzione è conforme non solo all'Ebreo, ma anche alla edizione della Volgata fatta da Sisto V. Ed è chiaro, che il re è la quarta cosa tra quelle, che camminano con magnificenza, onde la lezione approvata generalmente dirà: et rex, nec est qui resistat ei. Bella è l'andatura del lione, che va colla testa alta scuotendo quasi lancia la coda, a passo grave come re delle fiere; similmente il gallo va a collo interato, ritta la cresta, serrati i fianchi, sempre pronto a combattere; l'ariete ancora più grande di ogni altro animale del suo gregge, armato di corna, cammina con gravità, va avanti allo stesso gregge, ed è riconosciuto come capo delle pecorelle; finalmente il re ornato di abito reale, di scettro, di diadema e di porpora regalumente cammina circondato da illustre corona di cortigiani e di guardie. E per riguardo a quest'ultimo è detto quello, che de' tre primi in questo luogo si dice; imperocchè sotto di tale emblema vuol significare Salomone, che il principe imitera la fortezza del lione nella difesa dei su lditi, imiterà la vigilanza e la previdenza del gallo, imitera l'ariete nel mostrare col proprio esempio, e colle ottime leggi la via della vera felicità.

30,32:Si sarebbe messa la mano alla bocca. Non avrebbe ardito di chiedere il posto, di cui era immeritevole, non avendo i talenti necessari per adempiere le obbligazioni che sonovi annesse.

30,33:Chi stringe con forza le poppe ec. Siccome chi munge e preme il latte ne cava il burro, e siccome chi si soffia il naso con forza ne tragge il sangue; così chiunque colle importune e imprudenti parole provoca lo sdegno altrui si crea delle discordie e delle contese. Delle molte sposizioni, che sogliono darsi, mi è paruta questa la più semplice, seguendo la lettera della nostra Volgata. E adunque un avvertimento importante del Savio, che raccomanda (per troncar la radice di molte discordie) la circospezione nel parlare, non insistendo eccessivamente nel difendere le proprie ragioni, non cercando di trarre violentemente gli altri nel proprio parere, ma usando moderazione e prudenza, e cedendo in quel che si può, salva la coscienza, per amor della pace.