Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Proverbi 10


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Del figliuolo saggio, e dello stolto: Joelet giusto, e dell'empio: del diligente, e dell'infingardo: dell'odio, e dell'amore dei beni, e mali della lingua.

1Il saggio figliuolo da consolazione al padre suo: ma il figliuolo stolto è l'afflizione di sua madre.2Non faranno prò i tesori raccolti dall'empietà; ma la giustizia libera dalla morte.3Il Signore non affliggerà colla fame l'anima del giusto, e sventerà le mire degli empj.4La mano oziosa produce la mendicità, la mano attiva accumula ricchezze. Chi fa capitale delle menzogne si ciba de' venti, ed egli pure va dietro agli uccelli, che volano.5Chi fa sua raccolta al tempo della messe, è un saggio figliuolo, chi dorme nell'estate, è un figliuolo, che fa vergogna.6La benedizione del Signore posa sulla testa del giusto: ma la faccia degli empj è ricoperta dalla iniquità.7Si loda la memoria del giusto; ma la rinomanza degli empj marcirà.8Colui, che è saggio di cuore acetta gli avvertimenti; per lo stolto ogni parola è flagello.9Chi cammina con semplicità, con fidanza cammina: chi è storto ne' suoi andamenti sarà discoperto.10L'occhio che ammicca, sarà apportator di dolori: e allo stolto faranno piaga le labbra.11Sorgente di vita è la bocca del giusto; ma la bocca degli empj racchiude iniquità12L'odio accende le risse, la carità ricuopre tutti i mancamenti.13Sulle labbra del saggio trovasi la sapienza; e la verga sul dosso di colui, che manca di buon giudicio.14I saggi nascondono il loro sapere: la bocca dello stolto si caparra rossori.15Le facoltà del ricco sono la sua città forte: la miseria de' poveri li fa paurosi.16Il giusto lavora per vivere, guadagni dell'empio sono per lo peccato.17Chi tien conto della disciplina egli è nella via della vita; chi schiva la correzione è fuori di strada.18Le labbra menzognere nascendone malevolenza: è privo di mente chi svela l'infamia altrui.19Il molto parlare non sarà senza peccato; ma chi sa affrenar le sue labbra ha perfetta prudenza.20La lingua del giusto è come il più fino argento: ma il cuore degli empj non vai niente.21Le labbra del giusto istruiscono un gran numero di persone; ma quelli, che non ricevono la istruzione, per inopia di cuore periscono.22La benedizione del Signore è apportatrice di ricchezza, e non mena seco afflizione.23L'insensato commette i delitti come per giuoco; ma la sapienza dell'uomo sta nella prudenza.24Verrà sopra l'empio quel, ch'egli teme: i giusti otterranno quel, che desiderano.25Verrà meno l'empio come turbine che passa: ma il giusto è come un fondamento eterno.26Quello che è l'aceto pei denti, e il fumo pegli occhi, lo è il pigro per quelli, che lo hanno spedito.27Il timor del Signore allunga la vita; gli anni degli empj saranno accorciati.28L'espettazione de' giusti è lieta: ma le speranze degli empj anderanno in fumo.29La via del Signore fa forte il giusto: quelli, che male operano son paurosi.30Il giusto non sarà smosso giammai; ma gli empj non avranno abitazione sopra la terra.31La bocca del giusto darà frutti di sapienza: la lingua de' malvaggj anderà in perdizione.32Le labbra del giusto ruminano cose gradevoli, e la bocca dell'empio cose perverse.

Note:

10,1:Parabole di Salomone. Tutto quello che si è veduto sinora altro non è, che una esortazione all'amore, e allo studio della sapienza. Dopo questo proemio vengono adesso le parabole, o sia le sentenze morali pratiche della sapienza: onde è qui ripetuto il titolo nell'Ebreo, e nella nostra Volgata.
Dà consolazione al padre suo. Come in questa prima parte del versetto nel nome di padre intendesi compresa anche la madre, così nella seconda parte alla madre intendesi unito il padre; perocchè e l'uno e l'altra sentono la letizia e il dolore de' portamenti buoni o cattivi de' loro figliuoli. Or per un figliuolo di cuore buono grandissimo incitamento a ben fare e a guardarsi dal male debb'essere il riflesso della consolazione, ch'ei recherà colla sua saggia condotta a quelli, che lo han generato, e de' loro dolori, che ad essi darebbe vivendo male. Del grandissimo capitano Epaminonda si legge, che riportata avendo una insigne vittoria, mentre una turba di amici affollati intorno a lui si congratulavano con essodella gloria, che avea acquistata, egli con sentimento degno di un cuor grande e modesto disse, che il suo piacere più grande si era il pensare alla consolazione, che di sì prospero avvenimento avrebbe provata il suo buon padre. Colla stessa sentenza sono avvertiti i genitori a provvedere alla buona educazione de' figliuoli, e a correggere i loro difetti, se vogliono averne consolazione, e non amaritudini e dolori.

10,2:I tesori raccolti dall'empietà. I tesori acquistati per vie illecite, e per mezzo d'ingiusti guadagni. La giustizia libera ec. Intendesi la giustizia in quanto ell'è virtù generale, o sia il complesso di tutte le virtù, e fa l'uomo giusto, ed è opposta alla empietà. Ella libera l'uomo dalla eterna morte, e talvolta ancora dalla morte temporale: così fu liberato Noè dal diluvio, Lot dall'incendio di Sodona; così i tre fanciulli, e Daniele, ec.

10,3:Non affliggerà colla fame ec. Corregge l'errore degli uomini mondani, i quali per tutte vie, lecite o illecite, cercano di arricchire, per non trovarsi, com'essi dicono, alla miseria e alla fame. Iddio non permetterà, che al giusto, il quale cerca il regno di Dio, manchino gli esteriori soccorsi per sostentare la vita; e se qualche volta ciò egli venga a permettere, non per altra ragione il fa, se non per bene del medesimo giusto, per provare e perfezionare la sua virtù, e accrescere la sua ricompensa ne' cieli; e nel tempo stesso colle interiori sue consolazioni l'animo di lui conforta e pasce mirabilmente.
È sventerà le mire degli empi. Affinchè non prevalgano, e non opprimano il giusto.

10,4:La mano oziosa produce la mendicità, ec. Sentenza che ha luogo riguardo allo spirituale, come riguardo al temporale. Chi nella via della virtù e dello spirito si affatica per andar sempre avanti, acquisterà gran capitale di meriti, come di virtù; l'uomo negligente, infingardo resterà nell'inopia. Si ciba de' venti, ed egli pure va dietro ec. Chi confida nell'ipocrisia, nelle menzogne e nelle frodi, e per esse si lusinga di giungere a conseguire le ricchezze, la gloria ec., di una vanissima speranza si pasce, come chi pretendesse di cibarsi e sostentarsi di vento, e invano si affatica come farebbe un uomo, che pretendesse di raggiungere un uccello, che vola. S. Agostino lib. III. cont. Crescen. cap. 9.: Se è maledetto l'uomo, che sua speranza pose nell'uomo; quanto più chi la speranza ripone nella falsità e nella menzogna?

10,5:Chi fa sua raccolta... nell'estate, ec. Il primo senso letterale è assai chiaro; nel senso spirituale l'estate è il tempo di questa vita, nel qual tempo dee l'uomo affaticarsi e lavorare per l'acquisto di eterna vita, perocchè dopo l'estate verrà l'inverno, e dopo il giorno verrà la notte, quando nissuno potrà fare il bene, come dice lo stesso Cristo.

10,6:La faccia degli empi ec. L'iniquità, vale a dire la giusta pena dell'iniquità coprirà la faccia dell'empio: egli dalla sua iniquità raccoglierà confusione, condannazione e gastigo eterno.

10,7:Marcirà. Darà pessimo odore.

10,8:Per lo stolto ogni parola è flagello. Allo stolto ogni parola, che se gli dica per ammonirlo (benchè ciò facciasi con dolcezza e amore), sembra, che sia una sferzata: tanto malvolentieri ascolta chi del suo bene ha premura!

10,9:Chi cammina con semplicità, ec. Chi opera con innocenza, con ischiettezza, senza finzione nè fraude, opera senza timori; affidato alla propria coscienza non teme gli occhi, nè i giudizi di chicchessia; chi poi mal fa, e particolarmente chi opera per ipocrisia, e con finzione, a lungo andare sarà conosciuto per quello che egli è.

10,10:L'occhio che ammicca, ec. I LXX portano: L'occhio, che ammicca con fraude ec.; onde ricavasi quello che voglia intendersi per l'occhio che ammicca; s'intende cioè l'uomo finto, ipocrita, ingannatore, che all'esterno fa l'amico, e alla prima occasione mette fuora il veleno che ha nel cuore, e suppianta l'incauto, che di lui si fidava. Allo stolto faranno piaga le labbra. Le sue labbra, la sua lingua sfrenata, porterà sciagure e dolori allo stolto.
II.Sorgente di vita ec. Dalla bocca del giusto scaturiscono parole di vita, parole attissime a ispirare la vita della grazia, l'amore del bene, l'odio del male: pel contrario la bocca dell'empio è uno stagno fetido, da cui esalano vapori di morte, perchè è piena d'iniquità, onde non d'altro egli parla se non d'iniquità.

10,12:L'odio accende le risse, ec. Dall'odio, che uno porta al fratello, ne viene, che quegli cerchi le occasioni di offenderlo, e di venir con lui a contesa e a rissa; ma la carità del prossimo fugge talmente ogni disputa e ogni altercazione, che anzi cuopre, nasconde a se stessa e agli altri tutte le mancanze e le colpe, per cui in odio cangiar si potrebbe l'amore.

10,13:È la verga sul dosso di colui, ec. Il saggio nelle sue labbra, nel suo parlare porta l'onore, che a lui fa la sua saviezza; lo stolto porta sulle sue spalle il disonore, che merita la sua stoltezza, per ragion della quale egli è sovente esposto a molte pene e gastighi.

10,14:La bocca dello stolto ec. Il saggio non mette fuora quello ch'ei sa, se non quando l'occasione e l'opportunità il richiede: lo stolto, che ha il prurito di buttar fuori tutto quello ch'ei sa o credesi di sapere, parla te merariamente e senza riflesso, e si tira addosso la confusione, il discredito, e talora anche peggio.

10,15:Sono la sua città forte, ec. Il ricco si fa animoso e impavido,perchè alle sue ricchezze si affida; la povertà fa che il povero per lo più sia timido, e di piccol cuore. Così lo stato di povertà ha i suoi pericoli; ma fors'anche maggiori gli ha lo stato di dovizia, nel quale stato la presunzione, la vanità, la superbia così facilmente seducono il cuore dell'uomo. La prima parte del versetto seguente indica quello, che è più da bramarsi.

10,16:Il giusto lavora per vivere; ec. Il giusto si affatica per avere non da lussureggiare, non da grandeggiare, ma per avere onde sostentare onestamente la vita. Ecco lo stato di mediocrità, che al giusto conviene. Lo stolto poi e quello che guadagna, e quello che senza fatica altri gli ha lasciato, lo impiega a nudrire le passioni e il peccato.

10,17:Chi tien conto della disciplina ec. Ovvero: chi volentieri si suggetta alla disciplina, alla correzione, egli batterà la via buona, che conduce alla vita santa e beata ed eterna: da questa strada si allontana chi la correzione rigetta, o mette in non cale. La correzione o venga agli uomini, per esempio da' superiori, o venga da Dio, il quale colle afflizioni e colle tribolazioni ci avvisa a e mendare la nostra vita, da qualunque parte ella venga, al giusto è sempre cara, ed è ricevuta con docilità e umiltà. Vedi Hebr. XII. 8.

10,18:Le labbra menzognere ec. Colui, che a parole fa l'amico, e cela l'odio in cuor suo, è un finto e un bugiardo: e colui, il quale non cela, ma divulga il male (ch'egli sa in segreto) di un altro, è un uomo stolto, cioè perverso, iniquo, e pecca contro la carità. Una versione porta: Egli è ugualmente stolto e chi con mendac parole nasconde l'odio, e chi pubblica l'infamia (altrui), e lo stesso è il senso della nostra Volgata.

10,19:Il molto parlare non sarà senza peccato. Non è parlar molto, dice s. Agostino, quando si dice quello che è necessario, benchè dicasi con prolissità. Retract. L. I Prol. Parla molto, anzi parla troppo un uomo, che parla per parlare, e per una certa intemperanza e incontinenza di spirito, ed è prodigo di parole, e vuol parlar sempre, e parlare di tutto, e di tutto dar giudizio, o piuttosto far di tutto censura, onde sdrucciola facilmente la lingua di lui non solo a dire quello, che è inutile, o inetto, ma anche a dire quello, che non è vero, o quello che è offensivo della fama del prossimo, o può in qualunque maniera essere altrui cagione di mal esempio e di scandalo. La sperienza continua fa toccar con mano la verità di questa sentenza: il molto parlare non sarà senza peccato: chi sa affrenar le sue labbra ec. Vedi Jacob III. 2., Eccli. XXVIII. 29.

10,20:La lingua del giusto è come ec. La lingua del giusto parla di cose utili, buone, sante, perchè ella è pura come l'argento affinato; ma il cuore dell'empio non val nulla, e non val niente per conseguenza nemmen la lingua, perocchè questa (come dice Cristo) parla dell'abbondanza del cuore.

10,21:Ma quelli, che non ricevono la istruzione, ec. Quelli che non abbracciano gl'insegnamenti de' giusti, si perdono miseramente, perchè privi sono di cuore, cioè di sapienza.

10,22:E non mena seco afflizione. Noterò che dove nella nostra Volgata leggesi: nec sociabitur eis, è probabilmente uno sbaglio di copista o di stampa, perocchè dee leggersi: nec sociabitur ei, riferendolo alla benedizione di Dio. Non il caso, non la fortuna, le fraudi, l'usura, le rapine ec., ma sì la benedizione di Dio porterà all'uomo felicità e ricchezza tanto tenmporale, come spirituale: e questa ricchezza non avrà seco le pene e le afflizioni di spirito e di coscienza, che trovansi nelle ricchezze, che per istorte vie si acquistano.

10,23:Come per giuoco. Vale a dire con gran facilità, per genio e per ricreazione, e senza mettersi in pensiero del male, che a lui dee venirne. Ma la sapienza dell'uomo sta nella prudenza: vale a dire, è gran saviezza dell'uomo il riflettere, e considerare colla prudenza quel che sia il peccare, e quali, e quante sciagure vengano all'uomo dal peccato. Così l'uomo sapiente si guarda dal peccato, che è commesso come per giuoco dall'empio.

10,24:Verrà sopra l'empio ec. l'empio, il quale pecca con tanta franchezza e facilità, fatto che ha il male non può non sentire i rimorsi della coscienza, e non può non temere i gastighi minacciati da Dio a' peccatori; e questo timore è fondato; perocchè Dio non lascerà impunita la iniquità: così l'empio cadrà ne' mali, che teme, come il giusto arriverà al possesso di que' beni, che son l'oggetto de' suoi desideri.

10,25:Verrà meno l'empio ec. l'empio peccherà, insolentirà contro gli uomini e contro lo stesso Dio, ma per poco tempo, come turbine violento, che presto passa: perocchè sarà egli ben presto rapito dalla morte, e la sua possanza, la sua superbia anderà in fumo. Il giusto ha fondamento immobile per l'eternità, e questo fondamento sono le promesse di Dio: egli sarà protetto, e assistito da Dio nella vita presente, e glorificato nella vita sempiterna e beata.

10,26:Quello che è l'aceto pe' denti ec. Questa sentenza dimostra come fa d'uopo considerare il naturale, e il carattere di quegli, a' quali uno commette i propri negozi; conciossiachè come l'aceto istupidisce i denti, e li rende incapaci di masticare, e come il fumo nuoce agli occhi, e toglie il vedere; così un uomo pigro dà molestia e danno a chi dell'opera di lui si vale, conciossiachè egli manderà in rovina i di lui interessi.

10,27:Il timor del Signore allunga la vita; ec. Vedi cap. III. 2. E generalmente queste sentenze dimostrano non quello che sempre avviene, ma quello che sovente fa Dio.

10,28:L'espettazione de' giusti è lieta. I giusti sono contenti e lieti anche nelle tribolazioni e ne'patimenti per la speranza di conseguire la promessa felicità; onde l'Apostolo disse de' Cristiani, che ei debbono essere lieti per la speranza, Rom. XII. 12.

10,30:Il giusto non sarà smosso giammai; ec. Dalla seconda parte del versetto si fa manifesto il senso della prima parte; in questa adunque è promesso al giusto, ch' egli e i suoi averanno ferma e stabil sede: così a' Giudei avea promesso il Signore lo stabile e fermo possesso della terra santa, quando fosser fedeli osservatori della sua legge, come avea minacciato di scacciarneli, e farli andare dispersi, ove abbandonassero la giustizia. A' Cristiani è stata promessa la terra de' vivi, che è il cielo, il di cui possesso acquistato una volta non si perde giammai: in questa terra, dove nulla entra d'immondo, gli empi, i peccatori non avran luogo.

10,31:Darà frutti di sapienza: ec. Ovvero: propagherà la sapienza colle sue parole piene di grazia e di edificazione. Al contrario la lingua degli empi, che dà frutti d'iniquità e di morte, e propaga il vizio, avrà per suo gastigo la perdizione.

10,32:Ruminano cose gradevoli. Parlano i giusti consideratamente e opportunamente cose che piacciono a Dio e agli uomini: i LXX: Le labbra de' giusti stillano grazia.