Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Siracide 14


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1Beato l’uomo che non ha peccato con la sua bocca
e non è tormentato dal rimorso dei peccati.
2Beato chi non ha nulla da rimproverarsi
e chi non ha perduto la sua speranza.
3A un uomo gretto non va bene la ricchezza,
a che cosa servono gli averi a un uomo avaro?
4Chi accumula a forza di privazioni, accumula per altri;
con i suoi beni faranno festa gli estranei.
5Chi è cattivo con se stesso con chi sarà buono?
Certo non godrà delle sue ricchezze.
6Nessuno è peggiore di chi danneggia se stesso,
e questa è la ricompensa della sua malizia:
7anche se fa il bene, lo fa per distrazione,
e alla fine sarà manifesta la sua malizia.
8È malvagio l’uomo dall’occhio invidioso,
volge lo sguardo altrove e disprezza la vita altrui.
9L’occhio dell’avaro non si accontenta della sua parte,
una malvagia ingiustizia gli inaridisce l’anima.
10Un occhio cattivo è invidioso anche del pane
ed è proprio questo che manca sulla sua tavola.
11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene
e presenta al Signore le offerte dovute.
12Ricòrdati che la morte non tarderà
e il decreto degli inferi non ti è stato rivelato.
13Prima di morire fa’ del bene all’amico,
secondo le tue possibilità sii generoso con lui.
14Non privarti di un giorno felice,
non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio.
15Non lascerai forse a un altro i frutti del tuo lavoro,
e le tue fatiche per essere divise fra gli eredi?
16Regala e accetta regali, e divèrtiti,
perché negli inferi non si ricerca l’allegria.
17Ogni corpo invecchia come un abito,
è una legge da sempre: «Devi morire!».
18Come foglie verdi su un albero frondoso,
alcune cadono e altre germogliano,
così sono le generazioni umane:
una muore e un’altra nasce.
19Ogni opera corruttibile scompare
e chi la compie se ne andrà con essa.
20Beato l’uomo che si dedica alla sapienza
e riflette con la sua intelligenza,
21che medita nel cuore le sue vie
e con la mente ne penetra i segreti.
22La insegue come un cacciatore,
si apposta sui suoi sentieri.
23Egli spia alle sue finestre
e sta ad ascoltare alla sua porta.
24Sosta vicino alla sua casa
e fissa il picchetto nelle sue pareti,
25alza la propria tenda presso di lei
e si ripara in un rifugio di benessere,
26mette i propri figli sotto la sua protezione
e sotto i suoi rami soggiorna;
27da lei è protetto contro il caldo,
e nella sua gloria egli abita.

Note:

Sir 14,1:che non ha peccato, lett.: «che non ha inciampato». - Molti salmi cantano così la felicità dei cuori puri (cf. Sal 1; Sal 32; Sal 41; Sal 119; Sal 128), in opposizione ai «felici» di questo mondo. E' già l'annunzio delle beatitudini evangeliche (Mt 5,1-12).

Sir 14,8:Non guarda coloro che hanno bisogno del suo aiuto.

Sir 14,9:cupidigia: conget.; alla lettera «l'occhio cattivo»; il gr. ha: «l'iniquità malvagia» (confusione tra `ajin e `awon, ma il testo ebr. che noi abbiamo è diverso).

Sir 14,12:il decreto degli inferi: probabilmente quello che fissa la data della morte (cf. Is 28,15; Is 28,18).

Sir 14,19:L'ebr. legge: «Tutte le azioni dell'uomo sono votate alla corruzione e l'opera delle sue mani lo seguirà», cioè lo seguirà nella corruzione. Ap 14,13 traspone questa idea: le opere seguono l'uomo nello splendore della nuova vita. Riflessioni per Qoèlet motivo di meraviglia e anche di scandalo, ma Ben Sira non vi vede che una lezione di distacco.

Sir 14,21:Cf. Sal 119 , in particolare i vv 15.23.148 sulla felicità che dà la meditazione della legge. Qui l'oggetto di studio è la sapienza, che si scopre soprattutto nei proverbi e nei detti dei saggi.

Sir 14,24:Per fissarvi anche la sua tenda. - Diverse immagini sono usate per caratterizzare la ricerca della sapienza: quella del cacciatore che la insegue, della spia che cerca di carpire le sue parole, del viandante che si accampa alla sua ombra.

Sir 14,27:Questa gloria (ebr. «rifugio») indica forse la nube che manifestava la presenza di Jahve (cf. Es 16,10; Es 24,16+). E la shekinah («presenza») della letteratura rabbinica.