Scrutatio

Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Siracide 13


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1Chi maneggia la pece si sporca,
chi frequenta il superbo diviene simile a lui.
2Non portare un peso troppo grave per te,
non associarti a uno più forte e più ricco di te.
Perché accostare una brocca alla pentola?
Se questa cozza, l’altra si spezza.
3Il ricco commette ingiustizia e per di più grida forte,
il povero subisce ingiustizia e per di più deve scusarsi.
4Se gli sei utile, si approfitta di te;
se hai bisogno, ti abbandonerà.
5Se possiedi, starà con te,
e ti impoverisce senza alcun rimorso.
6Se ha bisogno di te, ti imbroglierà,
ti sorriderà e ti farà sperare,
ti rivolgerà belle parole e chiederà: «Di che cosa hai bisogno?».
7Con i suoi banchetti ti farà vergognare,
finché non ti avrà spremuto due o tre volte tanto.
Alla fine ti deriderà,
poi vedendoti ti eviterà
e scuoterà il suo capo davanti a te.
8Sta’ attento a non lasciarti imbrogliare
e a non farti umiliare per la tua stoltezza.
9Quando un potente ti chiama, allontànati,
ed egli insisterà nel chiamarti.
10Non essere invadente per non essere respinto,
non stare appartato per non essere dimenticato.
11Non credere di trattare alla pari con lui
e non dare credito alle sue chiacchiere,
perché parla molto per metterti alla prova
e anche sorridendo indagherà su di te.
12Non ha pietà chi non mantiene la parola,
non ti risparmierà maltrattamenti e catene.
13Guàrdati e sta’ molto attento,
perché cammini sull’orlo del precipizio.
14Quando ascolti queste cose nel sonno, svégliati:
per tutta la tua vita ama il Signore
e invocalo per la tua salvezza.
15Ogni vivente ama il suo simile
e ogni uomo il suo vicino.
16Ogni essere si accoppia secondo la sua specie,
l’uomo si associa a chi gli è simile.
17Che cosa può esserci in comune tra il lupo e l’agnello?
Così tra il peccatore e il giusto.
18Quale pace può esservi fra la iena e il cane?
Quale intesa tra il ricco e il povero?
19Sono preda dei leoni gli asini selvatici nel deserto,
così pascolo dei ricchi sono i poveri.
20Per il superbo l’umiltà è obbrobrio,
così per il ricco è obbrobrio il povero.
21Se il ricco vacilla, è sostenuto dagli amici,
ma l’umile che cade è respinto dagli amici.
22Il ricco che sbaglia ha molti difensori;
se dice sciocchezze, lo scusano.
Se sbaglia l’umile, lo si rimprovera;
anche se dice cose sagge, non ci si bada.
23Parla il ricco, tutti tacciono
e portano alle stelle il suo discorso.
Parla il povero e dicono: «Chi è costui?»;
se inciampa, l’aiutano a cadere.
24Buona è la ricchezza, se è senza peccato;
la povertà è cattiva sulla bocca dell’empio.
25Il cuore di un uomo cambia il suo volto
sia in bene sia in male.
26Segno di buon cuore è un volto sereno,
ma trovare dei proverbi è un lavoro faticoso.

Note:

Sir 13,2:Paragone classico, presente anche in Esopo.

Sir 13,8:la tua stoltezza: con lat., sir.; il gr. ha: «tua gioia». - L'ebr. ha «sta attento a non essere troppo insolente (?), non rassomigliare agli insensati».

Sir 13,10:Espressione evidente della ragionata moderazione, non sprovvista di malizia, che caratterizza Ben Sira. - Il consiglio evangelico di Lc 14,8-10 , a cui si sarebbe tentati di avvicinare questa massima, di fatto non ha esattamente né lo stesso contenuto né il medesimo motivo.

Sir 13,14:In BC, i vv 12.13.14 rispondono al gr. 11b.12.13. Dopo di che, greco 248 e lat. aggiungono: «[14]Quando ascolti questo nel sonno, svegliati; per tutta la vita ama il Signore e invocalo per la tua salvezza».

Sir 13,18:L'ordine di non frequentare che i propri simili è per Ben Sira in conformità con l'armonia della natura e quindi secondo l'ordine divino. La condanna della ricchezza non è assoluta (cf. v 24); l'autore vuole impedire al povero di lasciarsi sedurre dal ricco, che rischia di schiacciarlo.

Sir 13,21:Questo v deve forse essere preso in senso metaforico: «vacillare» (BJ «fare un passo falso») può avere il senso di «dire sciocchezze» (ebr.: «parla»; cf. Sir 14,1); il seguito mostra che si tratta specialmente di discorsi.

Sir 13,24:a detta dell'empio: o forse «secondo l'empietà» (ebr. «secondo la misura dell'insolenza»). - La ricchezza non è una colpa; ma solamente un pericolo.

Sir 13,26b:Non si vede chiaramente come questo stico sia legato al precedente, il testo è però poco sicuro. L'ebr. ha: «meditazioni e preoccupazioni: pensieri di tristezza».