Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Giobbe 5


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1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
4I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.

Note:

Gb 5,1:santi: sono gli angeli (cf. Gb 15,15 da leggere alla luce di Gb 4,18 ; e inoltre: Zc 14,5; Dn 4,10; Dn 4,14; Dn 4,20; Dn 8,13). La loro intercessione viene ricordata ancora in Gb 33,23-24 (cf. Zc 1,12; Tb 12,12). La domanda di Elifaz è formulata in tono ironico: se gli stessi angeli sono giudicati da Dio, a nulla vale contare sul loro appoggio contro Dio. Ma la domanda stessa suppone appunto la consuetudine di ricorrere a intercessori di tal genere, consuetudine che potrebbe anche avere lontane radici politeistiche: il dio di un individuo interveniva nel consesso degli dèi per difendere il suo cliente.

Gb 5,3:imputridire: conget., BJ con i LXX traduce: «fu maledetta»; il TM ha: «io maledissi». Il testo dei vv 3-4 è male attestato e la sua traduzione rimane congetturale.

Gb 5,4:alla porta: la porta principale della città, luogo dei raduni e della giustizia.

Gb 5,5b:Lo stico 5b del TM, omesso da BC, è tradotto da BJ: «poiché Dio la toglie loro di bocca»; alla lettera «dai loro denti» mishshinim, conget., il TM ha: «(fuori) delle spine», miccinim.

Gb 5,7:che genera: jolid, conget.; il TM legge: «che è nato». jûllad. - scintille: il TM ha «figli di Reshef». Reshef è il dio della folgore e del lampo. BJ, seguendo le versioni che hanno letto nesher, traduce «aquile» e pensa che «figli di Reshef» abbia lo stesso senso, in quanto l'aquila sarebbe il simbolo del dio in questione.

Gb 5,8:Dopo la sua domanda ironica (cf. v 1, nota), Elifaz sembra contrapporre, a coloro che fanno ricorso agli angeli, chi come lui non teme di rivolgersi direttamente a Dio. Con ciò stesso invita Giobbe a correggere il suo atteggiamento nei confronti di Dio e a comportarsi con maggior lealtà verso di lui.

Gb 5,15:l'oppresso: mohorab, conget.; il TM legge: «dalla spada», mehereb.

Gb 5,17:I mali di Giobbe sono una correzione, una lezione dolorosa ma salutare. La stessa cosa dirà Eliu (Gb 33,19ss).

Gb 5,17:Onnipotente: alla lettera «Shaddai», nome divino dell'epoca patriarcale (cf. Gen 17,1+), usato in Giobbe per un intenzionale arcaismo.

Gb 5,19:Elifaz si esprime alla maniera dei «proverbi numerici» (cf. Pr 6,16-19; Pr 30,15s).

Gb 5,21:la rovina: con il TM; BJ congettura «il predatore».

Gb 5,22:della rovina e della fame: leshod ûlekafan del TM; ma questi due flagelli sono già stati ricordati, BJ congettura: «della siccità e del gelo» lesharab ûlekepor.

Gb 5,23:le pietre: da cui in Palestina si devono sbarazzare i campi coltivati (cf. Is 5,2; 2Re 3,19; 2Re 3,25).