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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Giobbe 3


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1Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno;2prese a dire:
3Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: "È stato concepito un uomo!".
4Quel giorno sia tenebra,
non lo ricerchi Dio dall'alto,
né brilli mai su di esso la luce.
5Lo rivendichi tenebra e morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!
6Quel giorno lo possieda il buio
non si aggiunga ai giorni dell'anno,
non entri nel conto dei mesi.
7Ecco, quella notte sia lugubre
e non entri giubilo in essa.
8La maledicano quelli che imprecano al giorno,
che sono pronti a evocare Leviatan.
9Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
speri la luce e non venga;
non veda schiudersi le palpebre dell'aurora,
10poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,
e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!
11E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
12Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e perché due mammelle, per allattarmi?
13Sì, ora giacerei tranquillo,
dormirei e avrei pace
14con i re e i governanti della terra,
che si sono costruiti mausolei,
15o con i principi, che hanno oro
e riempiono le case d'argento.
16Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bimbi che non hanno visto la luce.
17Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi,
laggiù riposano gli sfiniti di forze.
18I prigionieri hanno pace insieme,
non sentono più la voce dell'aguzzino.
19Laggiù è il piccolo e il grande,
e lo schiavo è libero dal suo padrone.
20Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore,
21a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,
22che godono alla vista di un tumulo,
gioiscono se possono trovare una tomba...
23a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio da ogni parte ha sbarrato?
24Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
25perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.
26Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!

Note:

Gb 3,3:Due maledizioni parallele: quella del giorno della nascita e quella della notte del concepimento.

Gb 3,5:morte: calmawet del TM; BJ congettura calmût, «fitta ombra». - gli uragani del giorno: kimerire jom del TM; BJ congettura: «un'eclisse», kamrir jom.

Gb 3,6:All'inizio del v, BJ premette: «si» («ecco») che BC lascia nel v 7. - quel giorno: conget.; il TM ha: «quella notte», soppresso da BJ, perché contaminazione dal v 7. - si aggiunga: con sir. e volg.; il TM legge: «gioisca».

Gb 3,7:Cf. il v 6.

Gb 3,8:quelli che imprecano al giorno: sia i nemici della luce, coloro che agiscono nel buio (cf. Gb 24,13s; Gb 38,15), sia quelli che, come Giobbe, maledicono il giorno della loro nascita; o anche, meglio, stregoni o coloro che gettavano le sorti, capaci, come si credeva, di trasformare i giorni fasti in giorni nefasti, oppure di attirare le eclissi, quando «Leviatan» inghiottiva momentaneamente il sole. Leviatan, oppure anche il drago, il serpente fuggiasco (cf. Gb 26,13; Gb 40,25+; Is 27,1; Is 51,9; Am 9,3; Sal 74,14; Sal 104,26) era nella mitologia fenicia un mostro del caos primitivo (cf. Gb 7,12+); l'immaginazione popolare poteva sempre temere il suo risvegliarsi, provocato da una maledizione efficace contro l'ordine esistente. Il drago di Ap 12,3 , che incarna la resistenza della potenza del male a Dio, assume certi tratti di questo serpente del caos.

Gb 3,14:che si sono costruiti mausolei: alla lettera «che si costruiscono rovine (harabot)». L'espressione potrebbe indicare (alla luce di Is 58,12 e Is 61,4) «ricostruire rovine»: i re di Babilonia e di Assiria si gloriano spesso di aver fatto questo . Ma il pronome «si», «per se stessi», fa pensare piuttosto che si tratti di edifici funerari costruiti anticamente in luoghi deserti o solitari. In particolare è il caso dell'Egitto. Puo darsi che la parola harabot sia bastata a designare le mastabe o le piramidi.

Gb 3,15:le case: alla lettera «le loro case»; BJ traduce: «le loro tombe», cioè le loro «case di eternità» (cf. Qo 12,5) o dimore funebri (cf. anche Sal 49,12). In realtà, gli scavi archeologici (specialmente a Ur e in Egitto) hanno rivelato quali ricchezze fossero accumulate nelle tombe di re o principi.

Gb 3,17:laggiù: nello sheol (cf. Nm 16,33+).

Gb 3,22:alla vista di un tumulo: gal o golel, conget.; il TM ha: «(fino al) giubilo», gil.