Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Giobbe 31


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1Avevo stretto con gli occhi un patto
di non fissare neppure una vergine.
2Che parte mi assegna Dio di lassù
e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto?
3Non è forse la rovina riservata all'iniquo
e la sventura per chi compie il male?
4Non vede egli la mia condotta
e non conta tutti i miei passi?
5Se ho agito con falsità
e il mio piede si è affrettato verso la frode,
6mi pesi pure sulla bilancia della giustizia
e Dio riconoscerà la mia integrità.
7Se il mio passo è andato fuori strada
e il mio cuore ha seguito i miei occhi,
se alla mia mano si è attaccata sozzura,
8io semini e un altro ne mangi il frutto
e siano sradicati i miei germogli.
9Se il mio cuore fu sedotto da una donna
e ho spiato alla porta del mio prossimo,
10mia moglie macini per un altro
e altri ne abusino;
11difatti quello è uno scandalo,
un delitto da deferire ai giudici,
12quello è un fuoco che divora fino alla
distruzione
e avrebbe consumato tutto il mio raccolto.
13Se ho negato i diritti del mio schiavo
e della schiava in lite con me,
14che farei, quando Dio si alzerà,
e, quando farà l'inchiesta, che risponderei?
15Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto
anche lui?
Non fu lo stesso a formarci nel seno?
16Mai ho rifiutato quanto brama il povero,
né ho lasciato languire gli occhi della vedova;
17mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane,
senza che ne mangiasse l'orfano,
18poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin
dall'infanzia
e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato.
19Se mai ho visto un misero privo di vesti
o un povero che non aveva di che coprirsi,
20se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi,
o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato;
21se contro un innocente ho alzato la mano,
perché vedevo alla porta chi mi spalleggiava,
22mi si stacchi la spalla dalla nuca
e si rompa al gomito il mio braccio,
23perché mi incute timore la mano di Dio
e davanti alla sua maestà non posso resistere.
24Se ho riposto la mia speranza nell'oro
e all'oro fino ho detto: "Tu sei la mia fiducia";
25se godevo perché grandi erano i miei beni
e guadagnava molto la mia mano;
26se vedendo il sole risplendere
e la luna chiara avanzare,
27si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore
e con la mano alla bocca ho mandato un bacio,
28anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale,
perché avrei rinnegato Dio che sta in alto.
29Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico
e ho esultato perché lo colpiva la sventura,
30io che non ho permesso alla mia lingua di peccare,
augurando la sua morte con imprecazioni?
31Non diceva forse la gente della mia tenda:
"A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?".
32All'aperto non passava la notte lo straniero
e al viandante aprivo le mie porte.
33Non ho nascosto, alla maniera degli uomini, la mia
colpa,
tenendo celato il mio delitto in petto,
34come se temessi molto la folla,
e il disprezzo delle tribù mi spaventasse,
sì da starmene zitto senza uscire di casa.
35Oh, avessi uno che mi ascoltasse!
Ecco qui la mia firma! L'Onnipotente mi risponda!
Il documento scritto dal mio avversario
36vorrei certo portarlo sulle mie spalle
e cingerlo come mio diadema!
37Il numero dei miei passi gli manifesterei
e mi presenterei a lui come sovrano.
38Se contro di me grida la mia terra
e i suoi solchi piangono con essa;
39se ho mangiato il suo frutto senza pagare
e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori,
40in luogo di frumento, getti spine,
ed erbaccia al posto dell'orzo.

Note:

Gb 31:In questa protesta di innocenza la morale dell'AT raggiunge la sua purezza più alta così da preludere direttamente alla morale evangelica. La forma letteraria è quella del giuramento imprecatorio contro se stessi, che nell'ambiente forense si richiedeva da parte dell'accusato (Es 22,9-10; Nm 5,20-22; 1Re 8,31-32).

Gb 31,1:neppure una vergine: Giobbe comincia dalle colpe più segrete, i desideri malvagi di cui sono organo soltanto gli occhi (cf. v 7).

Gb 31,5:In questa dichiarazione generale sembrano incluse le frodi negli scambi e nel commercio. Facendo appello alla legge del taglione, Giobbe chiede di essere pesato con una bilancia esatta (v 6).

Gb 31,7:Altre colpe contro la giustizia: Giobbe non ha desiderato né toccato i beni altrui.

Gb 31,9:Il peccato di adulterio.

Gb 31,11:Questo v è probabilmente una glossa.

Gb 31,12:avrebbe consumato: tiserof conget.; il TM ha: «avrebbe sradicato», tesharesh.

Gb 31,13:La legge aveva sempre mitigato i rapporti tra servi e padroni, improntandoli a umanità. Il v 15 fonda i diritti dei servi sulla condizione comune di creature di uno stesso Dio. San PaolQ richiamerà il fatto che padroni e servi hanno tutti uno stesso Signore.

Gb 31,16a:Dopo la giustizia viene la beneficenza, ispirata dalla riconoscenza verso Dio.

Gb 31,18:mi ha guidato: conget.; il TM ha: «io la guidavo» (mia madre).

Gb 31,21:ho alzato la mano: in segno di ostilità o di minaccia (cf. Is 11,15; Is 19,16; Zc 2,13), per sopraffarlo in giudizio.

Gb 31,23:mi... la mano di Dio: 'elaj 'ed 'el del TM; BJ congettura: «di Dio, cadrebbe su di me», 'el je'eta' li.

Gb 31,24:L'avarizia, e anche la superbia del ricco che crede di poter fare a meno di Dio.

Gb 31,27:Dopo il culto di Mammona, quello degli astri. Il bacio anticamente era un gesto di adorazione.

Gb 31,29:Giobbe non parla della vendetta effettiva, molto comune e considerata cosa normale (cf. però Es 23,4-5; Lv 19,18; Pr 20,22; Pr 25,21-22). Egli va oltre e vieta a se stesso di rallegrarsi della sventura del nemico o di maledirlo.

Gb 31,32:al viandante: con vers.; il TM ha: «alla strada». - Nell'antico Oriente, l'ospitalità era una delle massime virtù.

Gb 31,33:alla maniera degli uomini: alla lettera «come un uomo», con il TM, che viene interpretato: «come l'uomo del volgo», oppure «come Adamo»; BJ congettura: «agli uomini». - I vv 33-34 non intendono un peccato particolare, ma un atteggiamento che fa presupporre una colpa. Giobbe non ha mai dovuto nascondersi alla vista degli altri. E' pronto anzi a comparire dinanzi a Dio stesso (vv 35-37).

Gb 31,34:Dopo questo versetto, BC fa seguire i vv 38-40a, cf. nota ai vv 38-40 e 31,40b.

Gb 31,35:ecco qui la mia firma: alla lettera «ecco qui il mio tau» (l'ultima lettera dell'alfabeto). BJ rende: «la mia ultima parola».

Gb 31,36:cingerlo come mio diadema: è il rotolo che porta scritto l'atto di accusa. Giobbe, sicuro di poterlo confutare, vuol indossarlo come una insegna onorifica. Secondo BJ, il c 31 termina con i vv 36-37.

Gb 31,38-40:Un'altra forma di ingiustizia: l'acquisizione disonesta di un terreno. - BJ inserisce i vv 38-40a immediatamente dopo il v 15; BC li colloca dopo il v 34.

Gb 31,40:erbaccia: traduzione incerta di una parola la cui radice ha il senso di «maleodorare». Si pensa alla mercuriale o all'ortica fetida.

Gb 31,40b:Quando Giobbe. . .: notizia di un redattore, che BC collega direttamente col c 32.