Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Siracide 4


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Esortazione alle opere di misericordia, e allo studio della sapienza, di cui spiega i frutti; rossore tuono, e cattivo: non si dee occultare la sapienza, nè contraddire alla verità: combattere per la giustizia: alle parole corrispondano le opere: umanità verso gli inferiori; fuggir l'avarizia.

1Figliuolo non defraudare il povero della limosina, e non rivolger dal povero gli occhi tuoi.2Non disprezzare colui, che ha fame, e non inasprire il povero nella sua indigenza.3Non affliggere il cuor del meschino; e non digerire il soccorso a chi è in angustia.4Non rigettar la preghiera del tribolato e non volger la faccia dal meschinello.5Non rivolgere gli occhi tuoi dal mendico irritandolo; e non dare occasione, che ti maledicano dietro le spalle que', che ti pregano;6Perocché la imprecazione di colui, il quale amareggiato di cuore ti maledice, sarà esaudita, ed esaudirallo colui, che lo creò.7Sii affabile alla turba dei poveri, e umiliati di cuore dinanzi a' seniori, e abbassa la testa dinanzi ai grandi.8Porgi senza annoiarti l'orecchio al povero, e soddisfa al tuo debito; e rispondi a lui con benignità, e mansuetudine.9Libera dalla man del superbo colui, che soffre l'ingiuria, e non sia ciò gravoso all'anima tua.10Nel giudicare sii misericordioso qual padre verso i pupilli, e tieni luogo di marito alla loro madre:11E tu sarai qual ubbidiente figliuol dell'Altissimo; e questi sarà buono con te più di una madre.12La sapienza a' suoi figliuoli infonde la vita; e accoglie quei, che la cercano, e va loro innanzi nella via della giustizia.13E chi ama lei, ama la vita, e quelli, che di gran mattino ne vanno in traccia, goderanno di sua soavità.14Quelli, che ne avranno il possesso recheranno la vita, e dovunque ella entrerà, vi sarà la benedizione di Dio.15Chi serve a lei, presta ossequio al Santo; e gli amatori di lei son amati da Dio.16Colui, che la ascolta, sarà giudice delle nazioni, e chi in lei tien fiso lo sguardo, riposerà senza sospetto.17Se egli si fida di lei, avralla per suo retaggio, e saranne confermato e figliuoli il possesso.18Perocché ella cammina con lui per mezzo alle tentazioni, e da principio lo prova.19Ella manda sopra di lui timori, e paure per esercitarlo, e lo affligge colla sferza di sua dottrina fino a tanto, che ella abbia fatto sperimento de' suoi pensieri, onde si fidi del cuor di lui.20Ed ella gli darà fermo stato, e appianerà a lui la strada, e daragli allegrezza.21E svelerà a lui i suoi arcani; e lo arricchirà di un tesoro di scienza, e di cognizione della giustizia.22Ma se egli uscirà di strada, ella lo abbandonerà, e lo lascerà in potere del suo nemico.23Figliuolo bada al tempo, e schiva il male.24Per l'amor dell'anima tua non vergognarti di dire la verità.25Perocché havvi un rossore, che tira seco il peccato; ed havvi un rossore, che tira seco la gloria, e la grazia.26Non aver riguardo chiccessia in tuo danno; e non mentire a spese dell'anima tua.27Non risparmiare il tuo prossimo nelle sue cadute:28E non rattener la parola nel tempo dì salute: non celare la tua sapienza quando ella dee farsi onore.29Perocché la lingua è quella, che fa conoscere la sapienza; e il buon giudizio, e la scienza, e la dottrina si trova nelle parole dell'uom sensato: ma il suo forte consiste nelle opere di giustizia.30Non contraddire in verun modo alla parola di verità; ed abbi vergogna della bugia detta da te per ignoranza.31Non ti vergognare di confessare i tuoi peccati; ma non ti soggettare a verun uomo per far peccato.32Non resistere in faccia al potente; non tentare di rompere l'impeto di una fiumana.33Ma per la giustizia adopra tutte le tue forze in pro dell'anima tua, e sino a morte combatti per la giustizia, e Dio per te espugnerà i tuoi nemici.34Non essere spedito di lingua, e poco buono, e lento nell'operare.35Non essere in casa tua come un lione, con isbalordire i tuoi domestici, e opprimere quelli, cbe ti sono soggetti.36Non sia la tua mano stesa a ricevere, e contratta a dare.

Note:

4,1:Non defraudare il povero ec. Questa espressione: non defraudare, spiega molto bene una verità non molto intesa da comune degli uomini, vale a dire che la limosina di quello, che sopravanza all'onesto cristiano mantenimento, ella è un debito; ed è debito di carità, vale a dire di quella legge, che è la sostanza e l'anima del Cristianesimo; e da questo e simili luoghi delle Scritture im pararono i Padri della Chiesa a condannare di furto chi a' poveri nega il superfluo. S. Agostino in Ps. 147.: quello che avanza al ricco è necessario al povero: ritiene roba altrui chi questo (superfluo) ritiene per sè. S. Basilio sopra quelle parole del ricco dell'Evangelio: distruggerò i miei granai, parla così: Ma non se' tu un ladrone, tu che reputi cosa tua propria quello, che per dispensare ai poveri ricevesti? il pane, che tu nascondi, è del poverello, che ha fame: la tonaca, che tu tieni nella guarda roba, all'ignudo appartiene: al bisognoso il denaro cui tu nella terra nascondi: per la qual cosa a tanti poveri tu fai ingiuria, quanti son quetti a cui potresti recar soccorso. Non citerò altre autorità per non andare all'infinito. Vedi vers. 8.

4,5:Irritandolo: col tuo disprezzo. Queste parole: propter iram, possono riferirsi anche al ricco, e allora con verrebbe tradurre: Non rivolgere sdegnosamente gli occhi ec.; ma la prima traduzione parmi migliore.

4,6:Esaudiràllo colui, che lo creò. Vedi Exod. XXII. 22.23 Prov. XXI. 13.

4,8:Soddisfa al tuo debito. Al debito della limosina, e anche al debito della umanità e affabilità e dolcezza, con cui il povero debb'esser trattato.

4,9:E non sia ciò gravoso ec. Fallo di buon cuore, con animo misericordioso e senza farti molto pregare.

4,10:Sii misericordioso qual padre ec. Difendi con carità di buon padre i pupilli dalle ingiurie e dalle ingiustizie, che soffron sovente dai cattivi uomini, e similmente difendi la causa delle loro madri con affetto simile a quello di un buon marito.

4,11:E tu sarai qual obbediente figliuol ec. S. Clemente Alessandrino Strom. I. dice, che l'uomo, che fa del bene agli altri uomini, è immagine di Dio: e il Nazianzeno Or. 16.: Nissuna cosa ha l'uomo tanto divina come il beneficare.

4,12:La sapienza a' suoi figliuoli infonde la vita, ec. Torna a parlare della sapienza, e avendo detto, che Dio è misericordioso con quei, che hanno misericordia, dimostra adesso quanti beni egli dia loro per mezzo della sapienza. In primo luogo adunque la sapienza infonde nell'uomo la vita, lo che intendesi della vita di grazia ed anche della vita di gloria; in secondo luogo, ella qual buona madre e maestra la mano stende a quei, che la cercano, e nella sua scuola gli introduce, e sotto la protezione sua li riceve; e in terzo luogo, va innanzi ad essi nella via della giustizia, dimostrando loro quello, che è giusto e santo e utile al vero lor bene. E quanto bene tutto ciò si applica a Cristo, sapienza increata, il quale venne perchè gli uomini abbian la vita, Joan. X. 10, e non solo a sè invita quelli, che lui desiderano, ma il desiderio stesso in essi risveglia, e nella via della giustizia va loro innanzi non solo colla sua dottrina e coi suoi esempi, ma anche colla sua grazia, mediante la quale le volontà ancor fredde e languide sveglia e corrobora ad operar la giustizia e ne appiana la strada; e (come un buon pastore fa colle sue pecorelle) li conduce ai pascoli di vita, e dai lupi li difende e li custodisce.

4,13:Chi ama lei, ama la vita. Cristo sapienza è via, verità e vita, Jo. XIV. 6.; e la sapienza creata, che è amore della giustizia, amore della virtù, procura all'anima la vita della grazia e la vita gloriosa e beata. Chi ama il peccato ama la vera e pura morte; chi ama il mondo ama una vita fragile, che ha sempre seco la morte; chi ana la sola sapienza ama la vera sincerissima vita.
E quelli che di gran mattino ec. Dimostra la sollecitudine, colla quale dall'età più tenera dee cercarsi la sapienza, ed anche come allo studio di essa debbon darsi le prime ore di ogni giornata, prevenendo l'aurora per cercar la sapienza nell'orazione e nella meditazione della divina parola. Vedi Sap. XVI. 27.

4,14:È dovunque ella entrerà, vi sarà la benedizione di Dio. In vece di introibit in alcune edizioni leggesi introibunt: e dovunque entreranno, dovunque anderanno i veri sapienti, Iddio li benedirà.

4,15:Chi serve a lei, presta ossequio al Santo. A Dio (che è santità per essenza) rende culto sacro e religioso chiunque serve alla sapienza, onde egli è come sacerdote del Santo, e sarà istruito dei suoi misteri, e sarà amato e privilegiato da lui come suo sacerdote.

4,16:Sarà giudice delle nazioni. Secondo la maniera di parlare usata nelle Scritture tanto val giudicare quanto regnare, e tanto vale esser giudice, quanto esserre. Or dopo aver detto, che gli amatori e i discepoli della sapienza son sacerdoti del Santo, dice adesso, ch'ei sa ranno, vale a dire, saran degni di essere giudici e regi delle nazioni; e in fatti al governo dei popoli elesse Dio uomini pieni di sapienza, Mosè, Samuele, Davidde, Salomone, i Giudici liberatori d'Israele.

4,17:Se egli si fida di lei ec. Se il discepolo della sapienza a lei si abbandona totalmente, e di lei sola si fida, e in lei pone ogni sua speranza, egli la possederà come una eredità, che si tiene senza timore di perderla; perocchè la sapienza non abbandona mai l'uomo, che non vuole abbandonarla; e di più la stessa preziosa eredità sarà trasmessa da lui ai figliuoli, perchè questi le vestigia seguendo e i costumi del padre loro (come ordinariamente succede) avranno confermato in pro loro della stessa sapienza il possesso.

4,18:Ella cammina con lui per mezzo alle tentazioni, ec. Ovvero: ella lo mena seco per mezzo alle tentazioni. La sapienza, e Dio che è sapienza, suole in principio provare colle tentazioni la fermezza e costanza del discepolo della sapienza, onde amari sono i principii, amare le radici (per così dire) della sapienza, ma dolci e soavi sono i suoi frutti. Tale è il vero senso di questo luogo, come apparisce dalle antiche versioni e dall'originale, che può tradursi in tal guisa, la sapienza da principio cammina (ovvero agisce) con lui a ritroso: e il versetto seguente finisce di confermare lo stesso senso. Dio si diporta coll'uomo che si dà all'amore della virtù tutt'al con trario di quello che fa il demonio verso gli amatori del vizio: le prime vie, per le quali conduce Dio i suoi amici, sono vie di afflizioni, di timori, di tristezza; ma di poi viene la via della pace, della libertà, della consola ziene. Le prime vie del demonio sono vie di allegrezza, di festa e di riso; ma dipoi vengono le maninconie, le angustie, i dolori, le acerbe querele e le disperazioni.

4,19:Ella manda sopra di lui timori ec. Descrive in qual modo la sapienza tenta da principio e mette alla prova i suoi discepoli fino a tanto che sia sicura di lor costanza.

4,20-21:Ed ella gli darà fermo stato. Provato che lo abbia lo stabilirà nella pace e nella tranquillità; gli agevolerà la via, che prima era aspra e penosa, e lo ricolmerà di consolazioni, lo tratterà con confidenza di amico, e gli manifesterà gli arcani misteri, e lo farà ricco de' tesori di scienza e d'intelligenza della giustizia

4,22:Se egli uscirà di strada, ella lo abbandonerà, ec. Se dopo tante grazie e favori l'uomo abbandona la sapienza, ella pure lo abbandona e lo lascia in potere del suo fiero nimico, il peccato, in potere di sua ruina, come ha il Greco.

4,23:Figliuolo, bada al tempo. Ho voluto tradurre in tal guisa per lasciare il loro luogo ai diversi sensi, che può aver questo luogo: perocchè primieramente può dire: sta' attento alla occasione ed alla opportunità di operare il bene: perocchè tutte le cose hanno il loro tempo, Eccles. III. I., e le azioni buone anche fatte fuori di tempo divengono men buone o cattive; onde è gran saviezza, il badare al tempo di agire: questo primo senso sta meglio col testo originale. In secondo luogo: bada al tempo, abbi cura del tempo, perchè non ti fugga inutilmente; con ciossiachè egli è cosa di pregio infinito, e data all'uomo da Dio per comprare l'eterne ricchezze, le virtù, e i doni di grazia e di gloria; e se tu alcuna parte ne getti, il danno è irreparabile: guardati adunque da questo gran male.

4,24:Per amor dell'anima tua non vergognarti ec. Non aver rossore o paura di dire e di confessare la verità per salvare l'anima tua, per serbar pura da peccato la tua coscienza. Si vergogna e teme di confessare la verità, e pecca, non solo chi non rende al bisogno testimo nianza alle verità della fede, ma anche chi, quando può e deve, non difende la fama e l'innocenza del prossimo calunniato, ovvero non corregge chi pecca o nasconde il proprio peccato quando dee confessarlo.

4,25:Havvi un rossore, che tira seco il peccato. Havvi un rossore vano e mondano, come è quello di chi per ri spetto umano non ardisce di dire il vero: havvi un rossore onesto e santo, ed è il rossore di peccare, o di aver peccato, o di non essersi avanzato nelle virtù ec. Vedi s. Gregorio in Ezech. lib. I. hom. 10.

4,26:Non aver riguardo a chicchessia ec. È cattivo ros sore il fare per rispetto umano, e per non disgustare un uomo, quello che è di danno all'anima tua, come sarebbe il dir bugie per far piacere ad un altro con ruina dell'anima tua. Non istimare adunque nissuna creatura più eterna salute, dell'anima tua e della tua.

4,27-28:Non risparmiare il tuo prossimo ec. Non dissimulare per cattivo rossore i falli del tuo prossimo, nol risparmiare, non tacere quando colla tua correzione tu puoi salvarlo; fa' uso allora della sapienza, che Dio ti ha dato, e non la tener nascosta quand'ella dee farsi onore dando gloria a Dio col procurare la emendazione e conversione del fratello, che peccò.

4,29:La lingua è quella, che fa conoscere la sapienza; ec. Nelle parole del saggio si ravvisa il suo buon giudizio e la scienza e la dottrina tanto speculativa come anche pratica; ma il forte del saggio, la prova grande, che il saggio dà di sua saviezza, consiste non nelle parole, ma nelle opere buone, e sopratutto nelle opere di carità, quale è quella di correggere e raddirizzare chi pecca.

4,30:Abbi vergogna della bugia ec. Umiliati, e confonditi di aver detto bugia per ignoranza o per temerità, imperocchè divina cosa è la verità, come cosa del diavolo è la bugia, Jo. VIII. 44.; ed è da uomo saggio il dar gloria alla verità tosto che la conosce, e non vergognar si di confessare il proprio errore: sarebbe bensì somma vergogna l'ostinarsi a difendere lo stesso errore a spese della verità e della probità.

4,31:Non ti vergognare di confessare i tuoi peccati. Vi sono degli uomini, che non vogliono aver fatto male, e sempre negano di essere caduti nei falli, che pur han commessi. Questa vergogna è vituperevole e dannosa all'uomo.
Ma non ti soggettare a verun uomo per far peccato.Ecco per lo contrario una salutare ed utile vergogna: vergognati di farti schiavo di un altro uomo consentendo per amore e per rispetto di lui a fare il peccato.

4,32:Non resistere in faccia al potente, ec. Opporsi addirittura ai capricci di un uomo potente o di un popolo sarebbe lo stesso per te, che pretendere di rompere il corso di un fiume rapido e grosso. Non dee però l'uomo lasciar di resistere al potente quando la resistenza è obbligo di religione; ma di questo caso non parlasi in questo luogo, al qual caso ottimamente si riferisce il versetto seguente.

4,33:Per la giustizia adopra ec. Combatti con tutte le forze tue per salvare l'anima tua salvando la verità, e la giustizia. I Martiri di Cristo sempre umili e rispettosi verso le potestà del secolo, non lasciarono di opporsi ad esse con intrepidità e costanza fino alla morte per serbare inviolata la fede; e quei loro nemici, che non si lasciaron vincere alla forza della verità li vinse Dio col suo braccio, e li conquise.

4,34:Non essere spedito di lingua, ec. Questa sentenza può aver questi tre sensi; primo non volere essere pronto, e facile a promettere, tardo ad eseguire le promesse; secondo non essere pronto a comandare, e ordinare agli altri senza che tu stesso metta la mano giammai all'opera, lo che quadra a quelli, i quali a imitazione de' Farisei del Vangelo, dicono, cioè insegnano, e non fanno. Terzo guardati dal vizio de' pigri, e accidiosi, che parlan sempre, e non operano mai, onde sembra, che tutta la loro vita stia nella lor lingua.

4,35:Non essere in casa tua come un lione, ec. Vuole, che il capo di famiglia sia non importuno, non iracondo, non crudele; ma mite e dolce e pieno d'umanità e di ragione, che tale è il carattere del domestico impero.

4,36:Non sia la tua mano ec. Sii più amante di dare, che di ricevere secondo la parola di Cristo riferita da Paolo negli Atti capo XX. 35.