Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Siracide 19


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Della ubriacchezza, della lussuria, della loquacità, del creder troppo facilmente di colui, che si gloria dell'iniquità, che odia la correzioni, e trionfa nella malizia. Della discrezione nel parlare, della finta umiltà; si loda chi sa tacere.

1L'operaio beone non arricchirà, e chi le piccole cose di sprezza, a poco a poco anderà in rovina.2Il vino, e le donne fanno apostatare i saggi, e screditano i sensati.3E chi fa lega con donna di mala vita, diverrà sfacciato: sarà retaggio della putredine, e de' vermini; egli sarà portato per grande esempio, e sarà levato dal numero dei viventi.4Chi è corrivo a credere, è leggero di cuore, e avranne il danno. Chi poi pecca contro l'anima propria, sarà stimato come uom da nulla.5Chi si gode dell'iniquità, sarà vituperato, e a chi odia la correzione, sarà abbreviata la vita: ma chi odia la loquacità, spegne la malizia:6Chi pecca contro l'anima propria, se ne pentirà; e colui, che si gode della malizia, n' avrà infamia.7Non riportare una parola cattivo, e offensiva, e non iscapiterai niente.8Non manifestare i tuoi sentimenti all'amico, e al nimico, e se hai peccato, non lo svelare.9Perocché quegli ascolterà, e starà: attento a te, e facendo le viste di scusare il tuo fallo, ti odierà, e così starà sempre intorno a te.10Hai tu udita una parola contro il tuo prossimo? fa, ch'ella muoia dentro di te, e abbi fidanza, che non ti farà crcpare.11Lo stolto per una parola sta ne' dolori del parto, come donna, che geme per mettere alla luce un bambino.12Freccia fitta nella carnosa coscia ell' è la parola nel cuor dello stolto.13Correggi l'amico, il quale forse non ebbe (cattiva) intenzione, e dirà: ciò non feci io: che se lo avesse fatto, affinchè più nol faccia.14Correggi l'amico, il qual forse non avrà detta quella tal cosa, e se la ha detta, affinchè più non la dica.15Correggi l'amico; perché spesso si fanno delle calunnie.16E non credere a tutto quel, che si dice. V'ha chi sdrucciola colla lingua; ma non per mala intenzione;17Perocché chi è colui, che non pecchi colla sua lingua? Correggi il prossimo prima di usar minacce,18E da luogo al timor dell'Altissimo: perché perfetta sapienza è il timor del Signore, ed in essa si ha il timore di Dio, e tutta la sapienza dispone ad adempiere la legge:19Perocché la sapienza non è l'arte di mal fare, e i consiglj de' peccatori non son prudenza.20Ella è malvagità, con cui va unita la esecrazione: e vi è uno stolto, che manca di giudicio.21E da preferirsi l'uomo, che manca di salacità, ed è privo di scienza, tua è timorato, a quello, che abbonda di avvedutezza, e trasgredisce la legge dell'Altissimo.22V'ha una destrezza, che da nel segno, ma ella è iniqua.23Ed havvi chi con frutto discorre esponendo la verità. V'ha chi maliziosamente si umilia; ma il cuore di lui è pieno di frode:24E v'ha chi si abbassa eccessiva mente con grandi sommissioni, e china la faccia, e finge di non vedere quello, che è segreto:25Ma se per mancanza di forze gli è vietato di peccare, trovata ch'egli abbia l'opportunità di far del male, il farà.26L'uomo si riconosce all'aspetto, e da quel, che apparisce sul volto, si conosce l'uomo assennato.27La maniera di vestire, di ridere, e di camminare annunziano l'esser dell'uomo.28Havvi una correzione falsa, quand'uno per ira vomita ingiurie, e si fa giudizio, che si trova non esser retto; ed havvi che si tace, e questi è prudente.

Note:

19,1:L'operaio beone ec. Vedi Prov. XXIII. 21. E chi le piccole cose disprezza, ec. il beone che non tien conto di quello, che a poco per volta spende nelle osterie dove va di tanto in tanto a sbevazzare, nè de' piccoli guadagni che perde abbandonando sovente il suo lavoro, anderà in rovina. Questa sentenza si applica agevolmente anche alle cose dello spirito, onde e chi non fa caso delle colpe minori passerà a commetter le grandi, e chi trascura l'osservanza delle obbligazioni men gravi trascurerà finalmente di adempire le più importanti. Quanto al far naufragio ella è una cosa stessa o che la nave sia a un tratto ricoperta e sepolta da una ondata grande, o che entrando a poco a poco l'acqua nella sentina, ed ivi la sciata stare per trascuranza, empia finalmente la nave, e al fondo la tragga. August. ep. ad Seleuc. Lo che disse il s. Dottore per fare intendere, come le colpe leggere debilitano le forze dell'anima, e dan vigore alle passioni, onde ad una tentazione alquanto più grave non reggerà l'uomo, ma soccomberà.

19,4:Chi è corrivo a credere, ec. È indizio di spirito debole la troppa credulità, e le storie son piene di esempi del male, che reca sovente tal debolezza.
Chi poi pecca contro l'anima propria, ec. Chi è talmente nemico di se medesimo, che non ha difficoltà di trafiggere col peccato l'anima propria è degno di essere stimato un uomo da nulla, un uomo inutile a ogni bene.

19,5:Spegne la malizia. Perchè togliendo la loquacità, toglie le detrazioni, le maldicenze ec., e per conseguenza toglie gli odi, le liti, le risse ec., che nascono tanto sovente dalla loquacità. Sono qui notati tre gravissimi mali: primo, la sfacciataggine nel peccare: secondo, l'ostinazione dell'uomo, che non vuole esser corretto allorchè pecca, onde avverrà, ch'ei non avrà lunga vita, perchè aggiungendo egli peccati a peccati, sarà punito da Dio e fors'anche dagli uomini; terzo finalmente, l'abuso della lingua, fonte di tanti disordini, come si è veduto piu volte.

19,7:Non riportare una parola cattiva ec. Se hai udita qualche parola pungente detta da uno contro di un altro uomo. Tienla in te, non riferirla nè all'offeso nè ad altri, e non iscapiterai nulla nè del tuo onore nè della tua quiete ec., anzi farai buon guadagno,facendo un atto di carità e di prudenza.

19,8:Non manifestare i tuoi sentimenti all'amico e al nemico, ec. Non aprire il tuo cuore ad ogni uomo indifferentemente, senza badare se quegli è amico o nemico, e se hai commesso qualche peccato, nol propalare. Vuol dire il Savio, che vi sono delle cose, le quali non permette la prudenza, che si manifestino neppure agli amici, come sono gli occulti peccati e altri segreti risguardanti o noi stessi o i nostri amici. La nostra Volgata non da luogo ad altra sposizione.

19,9:Ascolterà, e starà attento ec. Il nemico, od anche l'amico, a cui tu farai simili confidenze indiscrete, ti ascolterà attentamente, mostrerà eziandio di volere scusare il tuo peccato, ma veramente in cuor suo perderà la stima che avea di te, ti prenderà in avversione, e in tal disposizione di animo lo avrai sempre attorno a te come amico, ma realmente alienato da te; onde avrai sempre da temere di lui, che non ti screditi divulgando il tuo fallo.

19,12:Freccia fitta nella carnosa coscia ec. Vale a dire: lo stolto, che ha udito qualche segreto, patisce dolori simili a chi ha fitta nella coscia o nel fianco (par te sì delicata) una freccia, il quale non ha bene fino a tanto che non sia tratta fuora la freccia. Così lo stolto non ha bene fino a tanto che non ha svelato il segreto.

19,13:Correggi l'amico, il quale forse ec. I segreti peccati dell'amico debbono tacersi, ma non si dee perciò lasciar l'amico nel suo errore. Correggilo adunque (dice il Savio), che forse può essere, ch'egli non abbia avuto intenzione di far male in quello che ha fatto, onde dirà: non ho fatto torto a chicchessia; e con questo ti appa gherà; che se veramente ha fatto il male, e tu correggilo perchè nel male non ricada. Tale è il senso di questo luogo, che è anche illustrato dal versetto seguente.

19,15-16:Si fanno delle calunnie. Dal Greco apparisce, che la voce commissio è qui usata a significar la calunnia, e le prime parole del versetto, che segue, il dimostrano evidentemente. Correggendo l'amico, di cui si parla, se gli dà luogo di rimuovere da sè la calunnia e di ovviare allo scandalo.

19,17-19:Correggi il prossimo prima di usar minacce. Vale a dire, correggilo in ispirito di mansuetudine e di dolcezza, come insegnò dipoi anche l'Apostolo, Gal. VI. I. E da' luogo al timor dell'Altissimo; ec. Dio vuole e comanda, che in tal guisa e con tale benignità correggasi il prossimo, che pecca. Vedi anche Matth. XVIII.15.16.17. Commendando dipoi il Savio questo timor del Signore, soggiunge, che tutta la sapienza pratica in questo timor santo consiste, e nella sapienza questo timore si trova, e tutta la sapienza dispone l'uomo al perfetto adempimento della divina legge. Perocchè la sapienza insegna non a fare il male, ma il bene; onde i consigli, le invenzioni de' peccatori, non son prudenza nè saviezza: così la vera sapienza è de' soli giusti il retaggio.

19,20:Ella è malvagità, ec. La falsa saviezza de' peccatori è vera e pretta malvagità. Vi sono poi degli stolti non per malizia e perversità di cuore, ma per cecità d'intelletto, e questi son degni di compassione, e non di ese crazione come quelli.

19,21:È da preferirsi ec. L'uomo rozzo, semplice, grosso e ignorante, ma timorato di Dio, è più da stimarsi, che quello, che è stimato saggio dal secolo perchè è astuto, sagace ec., ma trasgredisce la legge.

19,22:V'ha una destrezza, che dà nel segno, ma ella è iniqua. Ed è da fuggirsi e odiarsi, perchè di ogni mezzo anche ingiusto si serve per giungere ai suoi fini; ed ella è quella sapienza terrena, animalesca e diabolica, di cui parla s. Giacomo cap. III. 15.

19,23:Ed havvi chi con frutto discorre esponendo la verità. Ed è questa vera saviezza, quando l'uomo, considerate tutte le cose, e di quello, che è fatto, e di quello, che sia da farsi, ragiona secondo la schietta verità, e in tal guisa ragiona, che persuade.
V'ha chi maliziosamente si umilia, ec. Questa è un'altra specie di prudenza carnale ed iniqua, quando un uomo, per ingannare più facilmente un altro, finge riverenza, e si umilia dinanzi a lui in atti ed in parole.

19,24-25:E v' ha chi si abbassa ec. Parla dello stesso ipocrita malizioso, il quale con tutte le sue esteriori dimostrazioni di rispetto e di eccessiva umiltà, tende a gabbare ed a nuocere più francamente. Egli si abbassa, e s' incurva, e china, bisognando, la faccia fino a terra, e mostra di non avere altro pensiero, che quello di onorarti e di non badar nulla a' fatti tuoi, particolarmente a quelli, che tu brami rimangan segreti; ma se per sorte egli non può ancora farti del male, aspetta, che verrà tempo, in cui manifesterà tutto il suo cattivo animo, e ti offenderà, e ti affliggerà senza verun riguardo.

19,26-27:L'uomo si riconosce all'aspetto, ec. Siccome all'aspetto si riconosce un uomo e distinguesi da qualunque altro, così dall'aria del volto si fa conoscere l'uomo saggio, perchè, come dice s. Ambrogio, il volto è tacito interprete del cuore; similmente dalla maniera di vestire e di ridere e di camminare si può congetturare qual sia il carattere naturale di un uomo. È celebre il fatto dello stesso s. Ambrogio che ricusò di ricever nel clero un giovine perchè avea un gestire indecente, e un altro per l'andatura, che dava negli occhi; e non s'in gannò, perchè ambedue fecer pessimo fine. Vedi Offic. I, 18.

19,28:Havvi una correzione falsa, ec. Non meritano il nome di correzione gli acri rimproveri e le contumelie, che uno preso da ira vomita contro del prossimo, da cui ha ricevuto torto o disgusto; perocchè quest'uomo do minato così dallo sdegno non è capace di far giudizio se non falso e storto delle cose: chi pertanto sentendo in sè il bollore dell'ira si tace, e ad altro tempo tranquillo rimette la correzione, questi è uom prudente.