Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Siracide 42


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Del non rivelare il segreto, e di altre cose da evitarsi. Vigilanza di un padre di famiglia, particolarmente a riguardo alla custodia di sue figliuole. Le opere del Signore, che tutto vede, sono perfette.

1Non riportare il discorso da te udito, rivelando il segreto. Cosi veramente non avrai onde arrossire, e troverai grazia nel cospetto di tutti gli uomini. Ma non aver rossore di tutte queste altre cose, né per riguardo a chicchessia non commetter peccato.2(Non ti vergognare) della legge dell'Altissimo, e del suo testamento nè per giustificare l'empio in giudizio.3Quando i tuoi soci hanno qualche affare con viandanti, e nella divisione di eredità tragli amici.4(Non ti vergognare) di avere stadere, e bilance giuste, né di far molto o poco guadagno,5Né di disturbare le cabale de' negozianti nel vendere, né di contenere figliuoli con severità ne di battere fino al, sangue il servo scellerato.6E bene il tener rinchiusa la moglie cattiva.7Dove son molte mani, fa uso delle chiavi, e tutte le cose, che darai, contale, e pesale, e scrivi a libro quel, che dai, e quel, che ricevi.8(Non ti vergognare) di correggere di insensati, e gli stolti, e i vecchj, che sono condannati da' giovani; cosi sarai saggio in tutto, e lodato da tutti i viventi.9La figlia non maritata tiene svegliato il padre suo, perette il pensiero, che ha di lei, toglie a lui il sonno pel timore, che dalla adolescenza non passi alla adulta età, e data a marito, non diventi spiacevole.10Pel timore, che mentre è fanciulla, non sia macchiata la sua purità, e nella casa paterna si trovi incinta, o maritata pecchi, o almeno diventi sterile.11La figlia sfacciata tienla sotto se vera custodia, affinché ella non ti tenda una volta lo scherno de' tuoi malevoli, e la favola della città, e l'obbrobrio del popolo, e non ti carichi di ignominia nel cospetto della moltitudine.12Non fissar gli occhi nella bellezza di chicchessia, e non trattenerti in mezzo alle donne:13Perocché come da' vestimenti nascono le tignuole, cosi dalla donna l'iniquità dell'uomo.14Perocché è preferibile un uomo, che nuoce, a una donna, che fa de' benefizj, e che porta vergogna, e ignominia.15Or io rammenterò le opere del Signore, e racconterò quello, che ho veduto. Per la parola del Signore sono le opere di lui.16Il sol lucente illumina tutte le cose, e ogni opera del Signore è piena della sua magnificenza.17Non ordinò egli il Signore ai santi di annunziare tutte le sue meraviglie, le quali il Signore onnipotente ha perpetuate, affin di rendere stabile la sua gloria?18Egli penetra nell'abisso, e ne' cuori degli uomini, e gli astuti loro consigli conosce.19Perocché il Signore sa tutto lo scibile, e vede i segni della distinzione de' secoli. Egli annunzia le passate cose, e quelle, che son per venire, e delle occulte scuopre la traccia.20Nissun pensiero fugge a' suoi sguardi, e nissuna parola a lui si nasconde:21Egli ha decorate le meraviglie di sua sapienza. Egli è prima de' secoli, e per tutti, i secoli, e nulla se gli è aggiunto,22E in nulla egli è scemato, né de' consigli d'alcuno ha bisogno.23Quanto sono amabili le opere di lui tutte quante! e quello, che considerar se ne può, è come una scintilla.24Tutte queste cose sussistono, e durano perpetuamente, e tutte in ogni occasione a lui ubbidiscono.25Tutte sono gemelle, l'una opposta all'altra, e nissuna cosa ha egli fatto imperfetta.26Di ciascheduna egli il bene assicura. E chi si sazierà di mirare la gloria di lui?

Note:

42,1:Non riportare il discorso ec. Questo versetto lega col capo precedente, essendo qui notata e proibita la manifestazione del segreto, come l'ultima delle cose, di cui ogni onesto uomo dee vergognarsi; onde il Savio chiudendo il precedente ragionamento viene ad insegnare quali sieno le cose, delle quali l'uomo non dee mai vergognarsi, talmente che nè il rispetto, nè il timor di alcuna persona, qualunque ella sia, non dee mai avere tanta forza, che induca l'uomo a peccare contro quello che è buono e giusto e santo; perocchè perverso e ob brobrioso sarebbe il rossore, o umano rispetto, che inducesse a peccare.

42,2:Della legge dell'Altissimo, ec. Non avrai rossore di professare riverenza, amore e ossequio alla legge del Signore, la qual legge è il suo testamento, cioè l'ultima finale sua volontà, che contiene le sue promesse a favore de' buoni, e le minacce contro i cattivi. In secondo luogo non vergognarti e non aver rispetto ad alcuno per indurti ad assolvere l'empio in grazia di un potente, o anche di un amico. Sarebbe un pessimo rossore quello di un giudice, che assolvesse un reo contro ogni legge e ragione, per non disgustare un uomo del mondo.

42,3:Quando i tuoi soci hanno qualche affare ec. Non darai luogo al cattivo rossore quando un tuo socio od amico ha negozio, ovver lite con viandanti, cioè con gente forestiera: non favorirai il socio con offesa de' diritti del forestiero; esimilmente nella divisione di una eredità tra persone tue famigliari non darai più all'uno, che all'altro.

42,4:Nè di far molto, o poco guadagno. Che il tuo guadagno sia poco o sia molto non ti metter di ciò in pena, purchè il tuo guadagno sia giusto.

42,5:Nè di disturbare le cabale ec. Emmi paruto questo il senso più giusto, sia che il Savio parli a' magistrati, che hanno in mano l'autorità, sia che parli ad ogni particolar negoziante. Non ti vergognare d'impedire i monopoli e le cospirazioni de' negozianti, che alzano i prezzi delle merci senza ragione.

42,8:E i vecchi, che son condannati dai giovani. E i vecchi, la vita de' quali è talvolta peggiore, che quella de' giovani. Nissun rispetto o rossore ti ritenga dal correggere opportunamente costoro.

42,11:E preferibile un uomo, che nuoce. Non può fare a te tanto male l'odio di un uomo nemico, quanto l'amore illecito di una donna, che ti farà de' benefizi, ma tirerà poi addosso a te l'ignominia.

42,15:Or io rammenterò le opere del Signore, ec. Da questo versetto fino alla fine del libro lo Scrittore sacro non fa altro, che celebrare le opere del Signore e i grandi uomini della nazione Ebrea, avendo terminato tutto quello, che ha voluto scrivere intorno alle regole de' costumi. Per la parola del Signore sono le opere di lui. La parola del Signore fu quella che creò e che conserva e governa tutte le cose.

42,16:Il sol lucente illumina ec. Come la luce del sole tutte abbellisce e illumina le cose create, così la magnificenza del Signore si spande sopra tutte le opere sue.

42,17:Non ordinò egli il Signore ai santi ec. Non ha egli voluto, che i suoi servi annunziao e celebrino le ammirabili opere di lui, le quali egli ha rendute durevoli e perpetue, affine di stabilire in perpetuo sopra di esse la gloria sua? Dio ha, per così dire, impressa l'immagine della sua gloria sopra tutte le sue creature, in ciascuna delle quali si scoprono i tratti della mano onnipotente, che diè loro l'essere, e Dio volle, che l'uomo il lodasse per tutte queste creature, e per esse a lui il tributo renda di riconoscenza e di rendimento di grazie.

42,19:Sa tutto lo scibile, ec. Celebra l'infinito sapere di Dio, il quale vede tutti gli avvenimenti onde distin guonsi i secoli che furono e che saranno, essendo a lui presenti egualmente tutte le passate cose, come ancor tutte quelle che saranno, e sapendo egli scoprir la traccia delle cose più occulte, nella ricerca delle quali ogni umano ingegno si perde.

42,21:Egli ha decorate le meraviglie ec. I miracoli di sua sapienza gli ha egli decorati e illustrati col bell'ordine, che in essi si osserva.

42,23:E come una scintilla. Come una scintilla paragonata a un vastissimo incendio, così è la scienza che noi possiamo avere delle opere di Dio, paragonata a quello, che elle sono veramente in loro stesse.

42,25:Tutte sono gemelle, l'una ec. Ha parlato di sopra cap. XXIII. di questo principio, cioè della contrarietà tralle cose create, ognuna delle quali ha un' altra a sè opposta, come il dì alla notte, il bene al male, la morte alla vita, il freddo al caldo ec.

42,26:Di ciascheduna egli il bene assicura. Colla stessa contrapposizione della cosa contraria Dio conserva e assicura il bene, che è in ciascuna delle cose create. Così, tolto il freddo, che sarebbe il caldo? e tolta la siccità non si saprebbe quel che sia l'umido, nè, tolto il bian co, quello che sia il nero. Con ragione perciò esclama il Savio: chi può saziarsi di considerare la gloria di Dio, la quale nelle opere di lui risplende?