Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Siracide 28


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Non cercare la vendetta; anzi perdonare le offese; fuggire l'ira, e le liti. Mali della lingua. Chiuder le orecchie alle parole della cattiva lingua; e mettere un freno alla bocca.

1Chi vuol vendicarsi, proverà le vendette del Signore, il quale terrà esatto conto de' suoi peccati.2Perdona al prossimo tuo, che ti ha fatto torto, e allora pregando tu ti saran rimessi i peccati tuoi.3Un uomo cova lo sdegno contro di un uomo, e domanda a Dio guarigione!4Egli non usa misericordia verso di un uomo simile a se, e chiede perdono de' suoi peccati?5Egli, che è carne cova l'ira e chiede che Dio gli sia propizio? Chi espierà i suoi peccati?6Ricordati delle ultime cose, e deponi le nimicizie.7Perocché la corruzione, e la morte sono intimate ne' comandamenti del Signore.8Ricordati di temere Dio, e non adirarti col tuo prossimo.9Ricordati della alleanza dell'Altissimo, e non far caso dell'ignoranza del prossimo.10Guardati dalle contese, e diminuirai i peccati;11Perocché l'uomo iracondo accende le risse, e l'uom peccatore mette discordia tralli amici, e semina nimicizie tra quelli, che stavano in pace;12Perocché proporzionato alle legna del bosco egli è l'incendio, e l'ira dell'uomo è proporzionata al suo potere, e secondo le ricchezze, che egli ha, l'ira di lui sarà più forte.13La contesa precipitosa accende il fuoco, e la rissa temeraria va allo spargimento del sangue, e la lingua minacciosa è causa di morte.14Se soffierai sopra una scintilla, si alzerà una specie d'incendio, e se vi sputerai sopra, ella si spegnerà: l'una cosa, e l'altra viene dalla bocca.15Il mormoratore, e l'uom di due lingue è maledetto; perocché metterà scompiglio tra molti, che stavano in pace.16La lingua di un terzo ha turbati molti, e li ha mandati dispersi da un popolo all'altro.17Distrusse città forti, e ricche, e ruinò da' fondamenti delle case potenti.18Annichilò le forze dei popoli, e dissipò genti valorose.19La lingua di un terzo cacciò fuor di casa donne di animo virile, e privolle del frutto di loro fatiche.20Chi le da retta non avrà requie, e non avrà amico, in cui confidare.21La percossa di sferza fa lividura, ma i colpi della lingua spezzan le ossa.22Sotto il taglio della spada periron molti, ma non quanti per colpa della loro lingua.23Beato chi fu sicuro dalla lingua cattiva, e non si imbattè nel furore di lei, e non fu soggetto al suo giogo, e dalle catene di lei non fu avvinto:24Perocché il suo giogo è giogo di ferro, e la sua catena è catena di bronzo.25La morte, che vien da lei, è pessima morte, e men tristo di lei è l'inferno.26Ella non avrà lunga durata, ma regnerà nelle vie degli iniqui, e la sua fiamma non abbrugerà i giusti.27Quelli, che abbandonano Dio, raderanno in potere di lei, ed ella accenderà sopra di essi il suo fuoco, che non si spegnerà, ed ella sarà spedita contro di essi qual lione, e come pardo li sbranerà.28Fa siepe di spine alle tue orecchie, e non ascoltare la mala lingua, e metti una porta, e un chiavistello alla tua borea.29Fondi il tuo oro, e il tuo argento, e fanne una bilancia per le tue parole, e un freno di giustizia per la tua bocca.30E bada di non peccar colla lingua, onde tu non vada per terra a vista de' nemici, che ti insidiano, e non sia insanabile, e mortale la tua caduta.

Note:

28,1-2:Chi vuol vendicarsi, ec. Chi ama e desidera, di vendicarsi dee aspettarsi, che Dio eserciterà le sue vendette sopra di lui, e negherà a lui misericordia, com'e gli la niega al suo prossimo, e terrà conto esatto di tutti i suoi peccati per non lasciargli impuniti. Ella è qui la dottrina stessa insegnata da Cristo, Matth. XVIII. 32, il quale eziandio c'insegnò a dire nella quotidiana orazione: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Matth. VI. 12. Vedi ancora Levit. XXI. 17.

28,6-7:Ricordati delle ultime cose, ec. Ricordati della morte e del giudizio, che le vien dietro, e con questo pensiero deporrai gli odi e le nimicizie, sapendo, che la corruzione della carne nel sepolcro e la morte ti è intimata nella legge divina, e che alla morte non potrebbe restarti se non amaro dolore, e inutile orrenda disperazione se tu avessi dato luogo allo spirito di vendetta.

28,9:Ricordati dell'alleanza ec. In virtù dell'alleanza Dio unisce gli uomini fedeli in una sola Chiesa, facendogli suoi figliuoli, e tra di loro scambievolmente fratelli, onde come tali debbono amarsi; chi anche a questa ripensa non farà caso di qualunque mancamento commesso da un fratello. Il Savio dice ignoranza si perchè ogni peccato ha della inconsiderazione e della imprudenza, e sì ancora per insinuare, che il mancamento del prossimo è degno di perdono, e da non farne gran caso, come quello che può e dee supporsi commesso per ignoranza.

28,12:Proporzionato alle legna del bosco ec. I più potenti debbono guardarsi anche più degli altri dall'ira, la quale sarà in essi più forte a proporzione di quello ch'ei possono, ed avrà effetti peggiori e più deplorabili, come un incendio è più grande quando prende una gran selva piena di fitte e grosse piante.

28,13-14:La contesa precipitosa ec. Se tu temerariamente ti metti a contendere, accenderai un fuoco di discordia, da cui verrà guerra crudele e spargimento di sangue e ferite e uccisioni per colpa principalmente della lingua, che suole in tali occasioni prorompere in minacce, che accendono la bile dell'avversario. Da principio la contesa era una scintilla, la quale si sarebbe spenta collo sputar vi sopra, col disprezzare e dissimulare la pretesa ingiuria; l'offeso soffiò su questa scintilla, ed ella venne a formare un incendio, e un caos di mali orribili, e sovente irreparabili. Notate, dice il Savio, che dalla bocca viene o l'incendio ferale della discordia, o la conservazione della carità e della pace. Con una buona e benigna parola la scintilla può spegnersi; colle superbe parole, colle, minaccie, co' motti ingiuriosi, s' irrita il furore del prossimo, e si crea l'incendio divoratore.

28,16:La lingua di un terzo. La lingua di un uomo, che si pone di mezzo tra due amici, e semina discordie e contese tra di loro colle sue menzognere doppiezze.

28,19:Cacciò fuor di casa ec. Fece, che i mariti ripudiassero e cacciasser di casa le loro mogli piene di virtti e di saviezza, privandole de' beni, che aveano colla loro industria e buona economia messi insieme nella casa de' loro mariti.

28,20:Chi le darà retta ec. Chi aprirà le orecchie ad ascoltare questa lingua pestilenziale non sarà mai tranquillo, e diffiderà degli amici migliori, che saranno messi a lui in discredito dall'iniquo detrattore.

28,21:Spezzan le ossa. Danno all'uomo tal dolore e tormento, che lo rendono spossato e senza forza e vigore. Le ossa sono simbolo di robustezza, come si è veduto più volte. La lingua adunque colpisce e offende più che i flagelli

28,23-24:Beato chi fu sicuro ec. Beato l'uomo, cui Dio protesse dalla malignità de' detrattori, onde non provò il loro furore, e non portò il giogo di essi, non fu soggetto alla loro possanza, e non sofferse i loro strapazzi nè il peso delle loro catene; perocchè crudelissimo e veramente ferreo e tirannico è il loro giogo, e le loro catene sono di bronzo, pesantissime, e da non potersi rompere in verun modo.

28,25:La morte, che vien da lei, ec. La morte, che viene dalla lingua del detrattore, è crudel morte, perchè morte lunga e lenta, e sovente è accompagnata da infamia: questa lingua perciò è veramente da tenersi più che il sepolcro e la morte ordinaria. La voce inferno è usata a significare lo stato di morte e il sepolcro, come in altri luoghi.

28,26:Non avrà lunga durata, ec. Dio non permetterà, che la lingua maledica e calunniatrice duri lungamente a infierire: tra' peccatori però ella avrà quasi fisso il suo impero, i quali si strazieranno l'un l'altro colle loro detrazioni: ma quanto a' giusti la fiamma della detrazione gli affliggerà per purificargli, ma non li consumerà, ed eglino ne usciranno senza danno, anzi con merito e gloria, come i tre fanciulli dalla fornace di Babilonia.

28,27:Quelli, che abbandonano Dio, ec. I peccatori in pena de' loro peccati saranno abbandonati da Dio al furore della cattiva lingua, la quale li tormenterà, gli infamerà, e qual fuoco divoratore gli abbrucerà, e qual fiera crudele li sbranerà.

28,28:Fa' siepe di spine alle tue orecchie, ec. Con due belle metafore insegna, primo, a non dar retta, a non aprire le orecchie alla lingua maledica; secondo, a custodire con somma gelosia la propria lingua per non cadere giammai nello stesso male della detrazione e maldicenza: perocchè vi si caderebbe ove non solo si aprissero le orecchie a udire il detrattore, ma si aprisse anche la bocca per parlare con lui sopra la materia di sue detrazioni; con ciossiachè facil cosa sarà l'unirsi con lui a dir male, o almeno ad approvar ciò, ch'ei dice, e partecipare allo stesso peccato. Vedi Ps. 38. 2. Ps. 140. 3.

28,29:Fondi il tuo oro ec. Spendi tutto il tuo, impiega ogni tuo bene ed ogni studio affin di acquistare tanta prudenza da sapere ben parlare e ben tacere, da saper parlare con parole ponderate sulla bilancia del Vangelo, da saper tacere quando al ben tuo e de' prossimi nuocerebbe il parlare. Sopra questo luogo vedi il Grisostomo in Ps. 140., e s. Ambrogio offic. I. 3, e sopra il salmo II8. Octon. 22.