Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Proverbi 30


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NOVA VULGATABIBBIA TINTORI
1 Verba Agur filii Iaces ex Massa.
Oraculum hominis ad Itiel,
ad Itiel et Ucal.
1 Parole di colui che aduna, del figlio di colui che spande verità. Visione raccontata da uno col quale è Dio, e che, confortato dalla presenza di Dio in lui, dice:
2 Quoniam stultissimus sum virorum,
et sapientia hominum non est mecum;
2 « Io sono il più ignorante tra gli uomini, e la sapienza umana è lungi da me.
3 et non didici sapientiam
et scientiam sanctorum non novi.
3 Io non ho imparato la sapienza, io non conosco la scienza dei santi.
4 Quis ascendit in caelum atque descendit?
Quis continuit spiritum in manibus suis?
Quis colligavit aquas quasi in vestimento?
Quis statuit omnes terminos terrae?
Quod nomen est eius, et quod nomen filii eius, si nosti?
4 Chi è salito al cielo e ne è poi disceso? Chi chiuse nelle sue mani il vento? Chi ha ristrette le acque nella sua veste? Chi ha stabiliti tutti i confini della terra? Qual è il suo nome? Qual è il nome del suo figliolo? Lo sai?
5 Omnis sermo Dei probatus
clipeus est sperantibus in eum.
5 Ogni parola di Dio è purificata col fuoco: Egli è uno scudo per quelli che sperano in lui.
6 Ne addas quidquam verbis illius:
et arguaris inveniarisque mendax.
6 Non aggiunger nulla alle sue parole, per non esser ripreso e sbugiardato.
7 Duo rogavi te,
ne deneges mihi, antequam moriar:
7 Due cose ti ho chieste, non me le negare prima che io muoia:
8 vanitatem et verba mendacia longe fac a me,
mendicitatem et divitias ne dederis mihi,
tribue tantum victum demensum mihi,
8 tien lungi da me la vanità e le parole di menzogna, non mi dare nè povertà, nè ricchezze, ma concedimi soltanto il necessario al mio sostentamento;
9 ne forte satiatus illiciar ad negandum
et dicam: “ Quis est Dominus? ”
aut egestate compulsus furer
et periurem nomen Dei mei.
9 affìnchè, saziato, non sia tentato a rinnegarti e dica: Chi è il Signore? ovvero, spinto dalla necessità, non rubi e non bestemmi il nome del mio Dio.
10 Ne calumnieris servum ad dominum suum,
ne forte maledicat tibi, et puniaris.
10 Non accusare il servo presso il suo padrone, chè forse non ti maledica e tu vada in perdizione.
11 Generatio, quae patri suo maledicit
et quae matri suae non benedicit.
11 C'è una genìa di uomini che maledice il padre e non benedice la madre.
12 Generatio, quae sibi munda videtur
et non est lota a sordibus suis.
12 C'è una genìa d'uomini che si credon puri, eppure non son lavati dalle loro immondezze.
13 Generatio, cuius oculi quam excelsi sunt,
et palpebrae eius in alta surrectae!
13 V'è una genìa d'uomini dagli occhi alteri e dalle ciglia superbamente alzate.
14 Generatio, quae pro dentibus gladios habet,
et cultri molares eius,
ut comedat inopes de terra
et pauperes ex hominibus.
14 V'è una genìa d'uomini che invece di denti ha spade, che maciulla coi suoi molari, per divorare i poveri della terra e i miserabili tra gli uomini.
15 Sanguisugae duae sunt filiae:
“ Affer, affer! ”.
Tria sunt insaturabilia,
et quattuor, quae numquam dicunt: “ Sufficit! ”:
15 La mignatta ha due figliole che dicono: Dammi, dammi. Tre cose sono insaziabili e la quarta non dice mai basta:
16 infernus et venter sterilis,
terra, quae non satiatur aqua,
ignis, qui numquam dicit: “ Sufficit! ”.
16 L'inferno, la bocca della matrice, la terra, che non si sazia di acque: il fuoco poi non dice mai: basta.
17 Oculum, qui subsannat patrem
et qui despicit obsequium matris suae,
effodiant eum corvi de torrente,
et comedant eum filii aquilae.
17 L'occhio che schernisce il padre e disprezza il parto di sua madre, lo cavino i corvi del torrente, lo divorino i figli dell'aquila.
18 Tria sunt nimis difficilia mihi,
et quattuor penitus ignoro:
18 Tre cose mi restan difficili, e la quarta la ignoro affatto:
19 viam aquilae in caelo,
viam colubri super petram,
viam navis in medio mari
et viam viri in adulescentula.
19 la traccia dell'aquila nell'aria, la traccia del serpente sulla pietra, la traccia d'una nave in mezzo al mare, e la traccia dell'uomo nell'adolescenza.
20 Talis est et via mulieris adulterae,
quae comedit et tergens os suum dicit:
“ Non sum operata malum ”.
20 Tal è della donna adultera: essa mangia, si ripulisce la bocca, e dice: Non ho fatto alcun malo.
21 Per tria movetur terra,
et quattuor non potest sustinere:
21 Per tre cose è messa sottosopra la terra, e la quarta non la può sopportare:
22 per servum, cum regnaverit,
per stultum, cum saturatus fuerit cibo,
22 per lo schiavo che arriva a regnare, per lo stolto pieno di cibo,
23 per odiosam mulierem, cum in matrimonio fuerit assumpta,
et per ancillam, cum fuerit heres dominae suae.
23 per una donna odiosa che trova marito, e per una serva che diventa erede della padrona.
24 Quattuor sunt minima terrae,
et ipsa sunt sapientiora sapientibus:
24 Vi sono quattro cose piccolissime sulla terra, e superano in sapienza i sapienti:
25 formicae populus infirmus,
quae praeparant in messe cibum sibi;
25 le formiche, popolo debole, che al tempo della messe prepara il suo vitto;
26 hyraces plebs invalida,
qui collocant in petra cubile suum;
26 le piccole lepri, razza paurosa, che fanno la loro tana nelle rocce;
27 regem locusta non habet
et egreditur universa per turmas suas;
27 le cavallette non hanno re, eppure si muovon tutte divise in schiere;
28 stellio manibus nititur
et moratur in aedibus regis.
28 la lucertola, che si regge sulle mani, e abita nei palazzi dei re.
29 Tria sunt, quae bene gradiuntur,
et quattuor, quae incedunt feliciter:
29 Tre cose han bella andatura, e la quarta va magnificamente:
30 leo fortissimus bestiarum
ad nullius pavebit occursum,
30 il leone, il più forte degli animali, non ha paura, chiunque incontri;
31 gallus succinctus lumbos et aries
et rex, qui secum habet exercitum.
31 il gallo, dai fianchi serrati, il capro, e il re, a cui nessuno resiste.
32 Si stultum te praebuisti, postquam elevatus es in sublime,
et si considerasti, ori impone manum.
32 Vi è chi è stato riconosciuto per stolto, innalzato a posto sublime: se avesse capito qualche cosa, si sarebbe messa la mano alla bocca.
33 Qui enim fortiter premit lac, exprimit butyrum,
et, qui vehementer emungit nares, elicit sanguinem,
et, qui provocat iras, producit discordias.
33 Chi preme con forza le mammelle per trarne il latte, ne fa uscire del burro, chi si soffia troppo forte il naso, ne fa uscire il sangue, e chi provoca sdegni produce discordie».