Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Proverbi 30


font
NOVA VULGATABIBBIA CEI 2008
1 Verba Agur filii Iaces ex Massa.
Oraculum hominis ad Itiel,
ad Itiel et Ucal.
1 Detti di Agur, figlio di Iakè, da Massa.
Dice quest’uomo: Sono stanco, o Dio,
sono stanco, o Dio, e vengo meno,
2 Quoniam stultissimus sum virorum,
et sapientia hominum non est mecum;
2 perché io sono il più stupido degli uomini
e non ho intelligenza umana;
3 et non didici sapientiam
et scientiam sanctorum non novi.
3 non ho imparato la sapienza
e la scienza del Santo non l’ho conosciuta.
4 Quis ascendit in caelum atque descendit?
Quis continuit spiritum in manibus suis?
Quis colligavit aquas quasi in vestimento?
Quis statuit omnes terminos terrae?
Quod nomen est eius, et quod nomen filii eius, si nosti?
4 Chi è salito al cielo e ne è sceso?
Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?
Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello?
Chi ha fissato tutti i confini della terra?
Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai?
5 Omnis sermo Dei probatus
clipeus est sperantibus in eum.
5 Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
6 Ne addas quidquam verbis illius:
et arguaris inveniarisque mendax.
6 Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.
7 Duo rogavi te,
ne deneges mihi, antequam moriar:
7 Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
8 vanitatem et verba mendacia longe fac a me,
mendicitatem et divitias ne dederis mihi,
tribue tantum victum demensum mihi,
8 tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane,
9 ne forte satiatus illiciar ad negandum
et dicam: “ Quis est Dominus? ”
aut egestate compulsus furer
et periurem nomen Dei mei.
9 perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all’indigenza, non rubi
e abusi del nome del mio Dio.
10 Ne calumnieris servum ad dominum suum,
ne forte maledicat tibi, et puniaris.
10 Non calunniare lo schiavo presso il padrone,
perché egli non ti maledica e tu non venga punito.
11 Generatio, quae patri suo maledicit
et quae matri suae non benedicit.
11 C’è gente che maledice suo padre
e non benedice sua madre.
12 Generatio, quae sibi munda videtur
et non est lota a sordibus suis.
12 C’è gente che si crede pura,
ma non si è lavata della sua lordura.
13 Generatio, cuius oculi quam excelsi sunt,
et palpebrae eius in alta surrectae!
13 C’è gente dagli occhi così alteri
e dalle ciglia così altezzose!
14 Generatio, quae pro dentibus gladios habet,
et cultri molares eius,
ut comedat inopes de terra
et pauperes ex hominibus.
14 C’è gente i cui denti sono spade
e le cui mascelle sono coltelli,
per divorare gli umili eliminandoli dalla terra
e togliere i poveri di mezzo agli uomini.
15 Sanguisugae duae sunt filiae:
“ Affer, affer! ”.
Tria sunt insaturabilia,
et quattuor, quae numquam dicunt: “ Sufficit! ”:
15 La sanguisuga ha due figlie: «Dammi! Dammi!».
Tre cose non si saziano mai,
anzi quattro non dicono mai: «Basta!»:
16 infernus et venter sterilis,
terra, quae non satiatur aqua,
ignis, qui numquam dicit: “ Sufficit! ”.
16 il regno dei morti, il grembo sterile,
la terra mai sazia d’acqua
e il fuoco che mai dice: «Basta!».
17 Oculum, qui subsannat patrem
et qui despicit obsequium matris suae,
effodiant eum corvi de torrente,
et comedant eum filii aquilae.
17 L’occhio che guarda con scherno il padre
e si rifiuta di ubbidire alla madre
sia cavato dai corvi della valle
e divorato dagli aquilotti.
18 Tria sunt nimis difficilia mihi,
et quattuor penitus ignoro:
18 Tre cose sono troppo ardue per me,
anzi quattro, che non comprendo affatto:
19 viam aquilae in caelo,
viam colubri super petram,
viam navis in medio mari
et viam viri in adulescentula.
19 la via dell’aquila nel cielo,
la via del serpente sulla roccia,
la via della nave in alto mare,
la via dell’uomo in una giovane donna.
20 Talis est et via mulieris adulterae,
quae comedit et tergens os suum dicit:
“ Non sum operata malum ”.
20 Così si comporta la donna adultera:
mangia e si pulisce la bocca
e dice: «Non ho fatto nulla di male!».
21 Per tria movetur terra,
et quattuor non potest sustinere:
21 Per tre cose freme la terra,
anzi quattro non può sopportare:
22 per servum, cum regnaverit,
per stultum, cum saturatus fuerit cibo,
22 uno schiavo che diventa re
e uno stolto che si sazia di pane,
23 per odiosam mulierem, cum in matrimonio fuerit assumpta,
et per ancillam, cum fuerit heres dominae suae.
23 una donna già trascurata da tutti che trova marito
e una schiava che prende il posto della padrona.
24 Quattuor sunt minima terrae,
et ipsa sunt sapientiora sapientibus:
24 Quattro esseri sono fra le cose più piccole della terra,
eppure sono più saggi dei saggi:
25 formicae populus infirmus,
quae praeparant in messe cibum sibi;
25 le formiche sono un popolo senza forza,
eppure si provvedono il cibo durante l’estate;
26 hyraces plebs invalida,
qui collocant in petra cubile suum;
26 gli iràci sono un popolo imbelle,
eppure hanno la tana sulle rupi;
27 regem locusta non habet
et egreditur universa per turmas suas;
27 le cavallette non hanno un re,
eppure marciano tutte ben schierate;
28 stellio manibus nititur
et moratur in aedibus regis.
28 la lucertola si può prendere con le mani,
eppure penetra anche nei palazzi dei re.
29 Tria sunt, quae bene gradiuntur,
et quattuor, quae incedunt feliciter:
29 Tre cose hanno un portamento magnifico,
anzi quattro hanno un’andatura maestosa:
30 leo fortissimus bestiarum
ad nullius pavebit occursum,
30 il leone, il più forte degli animali,
che non indietreggia davanti a nessuno;
31 gallus succinctus lumbos et aries
et rex, qui secum habet exercitum.
31 il gallo pettoruto e il caprone
e un re alla testa del suo popolo.
32 Si stultum te praebuisti, postquam elevatus es in sublime,
et si considerasti, ori impone manum.
32 Se stoltamente ti sei esaltato e se poi hai riflettuto,
mettiti una mano sulla bocca,
33 Qui enim fortiter premit lac, exprimit butyrum,
et, qui vehementer emungit nares, elicit sanguinem,
et, qui provocat iras, producit discordias.
33 poiché, sbattendo il latte ne esce la panna,
premendo il naso ne esce il sangue
e spremendo la collera ne esce la lite.