Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Matteo 5


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Delle otto beatitudini: gli Apostoli sale della terra, e luce del mondo: non è venuto Cristo per iscioglier la legge, ma per adempirla: del non adirarsi contro il fratello: del non desiderare la donna altrui: del taglio del membro, che è cagione di scandalo: del non ripudiare la moglie: del non giurare: del non resistere al male: dell'amor de nemici.

1Gesù vista quella turba, salì sopra un monte: ed essendosi egli posto a sedere, si accostarono a lui i suoi discepoli.2È aperta la sua bocca gli ammaestrava dicendo:3Beati i poveri di spirito: perché di questi è il regno de' cieli.4Beati i mansueti: perché questi possederanno la terra,5Beati coloro, che piangono: perchè questi saran consolati.6Beati quelli, che hanno fame, e sete della giustizia: perché questi saranno satollati.7Beati i misericordiosi: perché questi troveranno misericordia.8Beati coloro, che hanno il cuor puro: perché questi vedranno Dio.9Beati i pacifici: perché saranno chiamati figli di Dio.10Beati quei, che soffrono persecuzione per amore della giustizia: perché di questi è il regno de' cieli.11Beati siete voi, quando gli uomini vi malediranno, e vi perseguiteranno, e diranno di voi falsamente ogni male per causa mia.12Rallegratevi, ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa ne' cieli: imperocché cosi hanno perseguitato i profeti, che sono stati prima di voi.13Voi siete il sale della terra. Che se il sale diventa scipito, con che si salerà egli? E' non è più buono a nulla, se non ad esser, gettato via, e calpestato dalla gente.14Voi siete la luce del mondo. Non può essere ascosa una città situata sopra di un monte.15Né accendono la lucerna, e la mettono sotto il moggio, ma sopra il candeliere, affinchè faccia lume a tutta la gente di casa:16Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinchè veggano le vostre buone opere, e glorifichino il vostro Padre, che è ne' cieli.17Non vi deste a credere, che io sia venuto per isciogliere la legge, o i profeti: non son venuto per iscioglierla, ma per adempirla.18Imperocché in verità vi dico, che se non passa il cielo, e la terra, non iscatterà un jota, o un punto solo della legge, sino a tanto che tutto sia adempito.19Chiunque pertanto violerà uno di questi comandamenti minimi, e così insegnerà agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno de' cieli: ma colui, che avrà e operato, e insegnato, questi sarà tenuto grande nel regno de' cieli.20Imperocché io vi dico, che se la vostra giustizia non sarà più abbondante, che quella degli Scribi, e Farisei, non entrerete nel regno dei cieli.21Avete sentito, che è stato detto agli antichi: Non ammazzare: e chiunque avrà ammazzato, sarà reo in giudizio.22Ma io vi dico, che chiunque adirerà contro del suo fratello, sarà ito in giudizio. E chi avrà detto al suo fratello raca, sarà reo nel consesso. E chi gli avrà detto stolto, sarà reo del fuoco della gehenna.23Se adunque tu stai per fare l'offerta all'altare, e ivi ti viene alla memoria, che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te:24Posa lì la tua offerta davanti all'altare, e va' a riconciliarti prima col tuo fratello: e poi ritorna a dare la tua offerta.25Accordati presto col tuo avversario, mentre sei con lui per istrada: affinchè per disgrazia il tuo avversario non ti ponga in mano del giudice: e il giudice in mano del ministro; e tu venga cacciato in prigione.26Ti dico in verità: non uscirai di qui prima d'aver pagato sino all'ultimo picciolo.27Avete sentito, che fu detto agli antichi: Non fare adulterio.28Ma io vi dico, che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso in cuor suo adulterio con essa.29Che se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo, e gettalo da te; imperocché è meglio per te, che perisca uno de' tuoi membri, che esser buttato tutto il tuo corpo nell'inferno.30E se la tua mano destra ti scandalizza, troncala, e gettala lungi da te: imperocché è meglio per te, che perisca uno de' tuoi membri, che andare tutto il tuo corpo nell'inferno.31E stato pur detto: Chiunque rimanda la propria moglie, le dia il libello di ripudio.32Ma io vi dico, che chiunque rimanda la sua moglie, eccetto per ragion di adulterio, la fa divenire adultera: e chi sposa la donna ripudiata, commetta adulterio.33Slmilmente avete udito, che è stato detto agli antichi: Non violare il giuramento: ma rendi al Signore quanto hai giurato.34Ma io vi dico di non giurare in modo alcuno, né pel cielo, perché è il trono di Dio:35Né per la terra, perché è lo sgabello de' piedi di lui: né per Gerusalemme, perché ella è la Città del gran Re.36Né giurerai per la tua testa, atteso che tu non puoi far bianco, o nero uno de' tuoi capelli.37Ma sia il vostro parlare: si sì: no no; imperocché il di più vien da cosa mala.38Avete udito, che è stato detto: Occhio per occhio, e dente per dente.39Ma io vi dico di non resistere al male: ma a chi ti percuoterà nella destra guancia, presentagli anche l'altra.40E a colui, che vuol muoverti lite e toglierti la tua tonaca, cedigli anche il mantello:41E se uno ti strascinerà a correre per un miglio, va' con esso anche altre due miglia.42Da' a chiunque ti chiede: e non rivolger la faccia da chi vuoi chiederti in prestito qualche cosa.43Avete udito, che fu detto: Amerai il prossimo tuo, e odierai il tuo nemico.44Ma io vi dico: Amate i vostri nemici: fate del bene a coloro, che vi odiano; e orate per coloro, che vi perseguitano, e vi calunniano:45Affinchè siate figli del Padre vostro, che è ne' cieli, il quale fa, che levisi il suo sole sopra i buoni, e sopra i cattivi; e manda la pioggia pe' giusti, e per gl'iniqui.46Imperocché, se amerete coloro, che vi amano, che premio avrete voi? non fanno eglino altrettanto anche i pubblicani?47E se saluterete solo i vostri fratelli, cosa fate di più (degli altri) non fann'eglino altrettanto i gentili?48Siate adunque voi perfetti, comeè perfetto il Padre vostro, che è ne' cieli.

Note:

5,2:E aperta la sua bocca. Con questa maniera di parlare l'Evangelista vuol farci intendere, che, sebbene altre volte Gesu avea parlato, e insegnato, ora però sta per manifestare (come dice s. Ilario) de' misteri fin allora taciuti.

5,3:Beati i poveri di spirito. Comincia questo altissimo sermone col proporre la via, e i mezzi, per cui giungere a conseguir quella cosa che tutti non solo amano, ma non possono non amare; quella, per cui sola amano, e desiderano tutte le altre cose. Tutti voglion esser beati, ma in che, e dove stia questa beatitudine, e per quali strade ad essa pervengasi, non tutti lo sanno: anzi in questo un infinito numero d'uomini s' ingannò, e s'inganna. Quelli, che Cristo dichiara beati, nol sono ancora di fatto, ma in isperanza: e beati sono per questo appunto, perchè battono la vera strada, per cui arriveranno ad essere beati. Egli è però vero, che di questa beatitudine un saggio godono essi anche nella vita presente. I poveri di spirito sono in primo luogo quegli, i quali non per necessità, ma per volontà ispirata da Dio, si fanno poveri per amore della parola del Signore, che disse: Va', vendi tutto quello, che hai, e sieguimi, come spiega s. Basilio Reg. brev. 205. A questi in cambio delle grandezze, e de' beni terreni è promesso un regno, vale a dire, un complesso di beni eterni, infiniti nella gloria celeste. In secondo luogo quegli, i quali avendo de' beni terreni, non pongono però in questi il cuor loro, e sono pronti a lasciarli, quando così convenisse per la loro salute.

5,4:Beati i mansueti. Simili al loro maestro mansueto, e umil di cuore, i quali ( dice s. Agostino) nel soffrire i giudizi divini non mormorano, e con placida soavità di costumi cedono alla malvagità de' cattivi. A questi è promessa in eredità la nuova terra della vita futura: quella terra, che si conquista colla longanimità, e colla pazienza.

5,5:Beati coloro, che piangono. Piangono e i propri falli, e i pericoli, ne' quali si trovano, portando, finchè dura il loro pellegrinaggio, nelle lor membra quella legge del peccato, che si oppone alla legge della lor mente: onde gridano coll'Apostolo: infelice me! chi mi libererà da questo corpo di morte, Rom. VII. 23. 24. Dagli occhi loro asciugherà Dio stesso le lacrime, e li consolerà pienamente in quella patria, dove nè pianto ne dolore sarà giammai, Apocal. VII. 17.

5,6:Quelli, che hanno fame,e sete della giustizia. Hanno viva, e ardente brama della salute, e con fervorosa sollecitudine abbracciano i mezzi necessari per conseguirla.

5,7:I misericordiosi. Questa misericordia consiste in una inclinazione dolce, e benefica trasfusa in noi dalla grazia, la quale ci rende pronti a sollevare, ad aiutare, e consolare, in qualunque maniera per noi si possa, gli afflitti, e i miserabili: e in questa virtù anche includesi il perdono delle ingiurie, e la dilezione de' nemici.

5,8:Il cuor puro. Voto dell'amor delle creature, e di tutti i desideri della carne. E ben si dice, che questi vedranno Dio; perchè sano, e purgato hanno quell'occhio del cuore, col quale le cose spirituali rimiransi.

5,9:I pacifici. La mansuetudine riguarda il prossimo: la pace dell'uomo pacifico riguarda lui stesso: e questa con siste nella libertà dell'anima dai turbamenti delle sregolate passioni, e nell'avere perfettamente soggetta la carne allo spirito, e lo spirito a Dio. I pacifici saran chiamati figliuoli di Dio; vale a dire, saran simili a Dio che è Dio della pace.

5,10:Quei, che soffrono...per la giustizia. Dice per la giustizia; perchè le pene, che un uomo patisce come malfattore, non onorano la fede, ma puniscono la perfidia. Che se ben facendo ( dice s. Pietro) e patendo, soffrite in pazienza, questo è il merito dinanzi a Dio, I. Petr. II. 20.
Riduciamo in compendio queste beatitudini. Beati coloro, i quali, disprezzate le ricchezze, gli onori, i piaceri, le comodità terrene, amano, e seguono la giustizia con tanto ardore, che qualunque persecuzione per essa soffrono di buono animo: imperocchè possederanno stabilmente, e come per diritto di eredità il regno celeste, inondati di gaudio, ricolmi di tutti i beni, liberi da ogni male, veggenti Dio a faccia a faccia, e con lui regnanti, come figliuoli col padre. E qui ognun vede, come le virtù corrispondenti a queste beatitudini sono tra di loro connesse; e van sempre crescendo, e sono necessarie per la salute, e sono tutte in un certo grado non di puro consiglio, ma di precetto.

5,11-12:Beati siete voi. Applica qui a' suoi discepoli la precedente dottrina, e gli incoraggisce alla pratica di essa coll'esempio degli antichi profeti, al ministero de' quali dovean essi succedere. E anche questa applicazione dimostra come la stessa dottrina non e pe' soli Apostoli, ma per tutti i Cristiani.

5,13:Voi siete il sale della terra. Paragona i suoi discepoli al sale; perchè dovea mandargli a un mondo corrotto, e guasto di costumi per convertirlo; e perchè debbono affaticarsi a preservare i fedeli dalla corruzione, e a dar loro il gusto delle cose celesti.

5,14:Voi siete la luce. Voi dovete illuminare gli uomini colla verità della dottrina, e colla purezza de' vostri costumi. Imperocchè con queste comparazioni non tanto vuol lodare (come notò s. Ilario) la virtù de' discepoli, quanto istruirli delle obbligazioni del lor ministero. Non può essere ascosa ec. Siete stati da me collocati in posto eminente nella mia casa; risplenda agli occhi di tutti la virtù vostra, come una città edificata sopra di un alto monte sarà sempre visibile a tutti. Badate, che o la pigrizia, o il timore delle contradizioni, o gli umani rispetti non vi ritengano dal servire colla parola, e coll'esempio alla santificazione dei prossimi.

5,16:Affinchè veggano. Questo affinchè non dinota già il fine, per cui tali cose debbono farsi, ma si la conseguenza, e il bene, che dal farsi tali cose deriva naturalmente. Imperocchè questo stesso di avere, ben operando, l'approvazione degli uomini, alla gloria di Dio dee riferirsi, il quale è l'autor d'ogni bene: e il popolo ammirando la santità de' ministri del Vangelo a Dio darà gloria, e renderà grazie pel bene, che ha posto in essi; e molto più gli darà gloria facendosi a imitare la lor per fezione.

5,17:Non vi deste a credere ec. Viene a dimostrare col proprio esempio ai ministri del Vangelo, come abbiano da vivere, e come abbiano da insegnare. L'osservanza della legge debb'essere più piena e perfetta, che per lo passato; l'interpretazione della legge debb'essere più schietta, e sincera, che quella de' maestri della sinagoga.
Non son venuto per iscioglierla, ma ec. Adempiè Cristo perfettamente la legge, primo, perchè quantunque ad essa tenuto non fosse come Dio, volle però in tutto osservarla. Secondo, perchè rettamente interpretandola la perfezionò. Terzo, perchè ai fedeli meritò la grazia per ben adempirla. Quarto,perchè tutte le figure, e le predizioni, e le promesse della legge adempiè, Luc. XXIV. 44. Ma non è egli vero, che Cristo abolì la legge? In quella guisa, che un pittore ad un quadro appena disegnato, e abbozzato ponendo la mano, e dandogli il colore, e la perfezione si dice, che toglie la prima pittura, e ne forma una nuova; nella stessa guisa Cristo non col distruggerla, ma col darle il suo compimento, non col violarla, ma col perfezionarla abolì l'antica legge. Vedi. Rom. III.31

5,18:Non iscatterà un iota. Qualunque cosa o promessa, o figurata, o comandata nella legge dovrà avere il suo pieno effetto.

5,19:Chiunque...violerà uno di questi comandamenti minimi. I comandamenti, de' quali parla Gesù Cristo, son que' medesimi, che egli interpreta in appresso; e minimi li chiama, non perchè tali fossero per loro stessi, ma per chè minimi, e di poca importanza erano creduti dagli Scribi, e Farisei. Chi adunque coll'esempio, o colla parola insegnerà a violare alcuno di tali comandamenti, a' quali la malizia, e la corruzione degli uomini dà il nome di minimi, questi sara minimo, vale a dire sarà un uomo di nissun pregio, sara vilissimo, e abbiettissimo nel regno di Dio, dal quale sarà discacciato. Chi poi avrà e praticato nel suo vivere, e predicato colla parola tutti quanti i comandamenti della legge, questi sara grande negli occhi di Dio, e nel suo regno.

5,20:Se la vostra giustizia ec. Se la ubbidienza vostra, e l'esattezza nell'osservanza della legge non sarà più piena, e perfetta; se non la osserverete non tanto secondo la lettera, ma molto più secondo lo spirito, non entrerete nel regno de' cieli.

5,21-22:Sarà reo in giudizio .. . sarà reo nel consesso. Gli Ebrei ebbero tre differenti tribunali. Il primo, dei triumviri, il secondo, dei 23, il terzo dei 70., o piuttosto 71 e questo diceasi sinedrio. Il secondo di questi tribunali è inteso qui col nome di giudizio. Il terzo è inteso col nome di consesso, ovvero concilio. Non sono ben noti i confini della giurisdizione di questi tribunali, se non che il terzo aveva certamente la cognizione delle cause gravissime, per esempio di quelle, che riguardavano la religione, e la repubblica, e il sommo Pontefice. Ai due ultimi tribuna li allude qui Gesu Cristo; sara reo in giudizio, secondo la più verisimile opinione, vuol dire, sarà reo di pena capitale, quale contro gli omicidi si fulmina nel giudizio, Leit. XXIV. 22. Sara reo nel consesso, vuol dire, sarà reo di tal delitto, che merita di essere dal supremo tribunale punito con pena capitale, ma straordinaria e gravissima. E vuole con questo egli dire: la legge punisce con pena di morte chi a un altro toglie la vita; io poi dico, che chiunque si adira contro del proprio fratello, fino a bramarne la vendetta, e la morte, è già reo d'omicidio, quantunque il sangue non isparga del suo fratello. Chi poi con simile mortale ira nel cuore proromperà di più in parola di villania, e dispregio chiamandolo raca, cioè uomo leggiero, e privo di sale, meriterà pena di morte ancor più grave: chi con simil disposizione di cuore arrivera con più grave offesa a chiamarlo stolido, o fa tuo, merita più acerba pena di morte, qual è quella di essere bruciato vivo. Gehenna, ovver Gehennon, cioè valle di Ennon, era un luogo vicino a Gerusalemme alle falde del monte Moria, dove una volta gli Ebrei avevano offerti, e consumati col fuoco i loro figliuoli in onore dell'idolo di Baal. Quindi si usò questa voce per ispiegare il supplizio del fuoco, e anche l'inferno. Vedi Joan. XVIII. 16. Notisi, come nei tre gradi diversi di pena temporale proposti da Cristo sono figurati tre differenti gradi di pena eterna. Aggiunge dunque Cristo alla legge interpretandola, e le aggiunge quello, che le mancava per essere perfetta, e in certo modo la corregge, non quasi non fosse santa, e buona, e giusta; ma perchè era meno perfetta. Imperocchè ella era stata data qual pedagogo agli Ebrei, come a' fanciulli rozzi ancora, e ignoranti delle cose divine per sino a tanto, che un maestro migliore recasse al mondo la scienza di quella perfezione, che è degna de' veri figliuoli di Dio, ne' quali doveva avverarsi quella parola: siate santi, perch'io sono santo. Questa perfezione fu pure conosciuta e praticata nel popolo Ebreo da quei Santi, i quali per la fede in Cristo appartennero non alla legge, ma al Vangelo.

5,24:Posa lì la tua offerta. Grand'enfasi hanno queste parole. Era proibito d'interrompere un sagrifizio; ma Cristo vuole, che prima di cercare di placar Dio, si cerchi di placar il fratello offeso. E parla qui Cristo de' sacrifizi di quel tempo. Or quanto più al sagritizio della Eucaristia, che è chiamato da' Padri sagrifizio, e simbolo della nostra carità, dee portarsi tal disposizione di cuore, che e si perdoni a chi ci ha offesi, e satisfazione diasi a chi è stato offeso da noi? Dico, disposizione di cuore, perchè, come osservò s. Agostino, quantunque la carita possa esigere, che di fatto vada l'offensore a trovar l'offeso prima di presentarsi al sagrifizio, non sempre però sa rebbe spediente l'andarvi co' piedi; ma è sempre necessario l'andarvi coll'affetto, e colla preparazione dell'animo.

5,25-26:Accordati presto col tuo avversario. Questo avversario e il prossimo, a cui siasi fatta ingiuria da noi, o da cui l'abbiamo noi ricevuta. Siamo per viaggio fino a tanto che siamo in questa vita; il giudice è Dio, il quale prende in mano la causa del prossimo offeso da noi. La prigione è il purgatorio, o anche l'inferno secondo la qualita della colpa; imperocchè quelle parole non uscirai di lì prima di aver pagato ec. non altro significano, se non che saremo allora trattati a rigore di legge, e nulla resterà impunito: nè dice Cristo, che si possa arrivar a pagare quell'ultimo picciolo.

5,29-30:Se il tuo occhio destro. Questa maniera di parlare, piena di energia, e di grazia, dimostra quale, e quanta il vero, e retto amor di noi stessi esiga da noi mortificazione di tutti gli affetti, e di tutte le inclinazioni anche oneste per loro stesse, ove possano essere a noi d'inciampo nella via della salute.

5,31:Le dia il libello di ripudio. La legge antica permettendo il divorzio voleva, che questo non si facesse senza certe formalità: le quali dando luogo, e tempo alla riflessione potevano render meno frequente un tal disordine tollerato solamente affine d'ovviare ai mali maggiori.

5,32:La fa divenir adultera. La espone al pericolo di cadere nell'adulterio: imperocchè ella è tuttora moglie di colui, che la ha rimandata. Quando poi questi da sè la separa per motivo di adulterio da lei commesso, ella si è fatta adultera da se stessa, e si è privata del diritto di convivere col marito. Così Cristo perfeziona la legge: primo, togliendo quella maniera di ripudio, secondo la quale i coniugi separati poteano contrarre nuovo matrimonio: secondo, non ordinando, che la moglie rea sia abbruciata, o lapidata, ma permettendo solamente di rimandarla, e con tal condizione, che sia (come spiega l'Apostolo) cosa lodevole il ripigliarla: terzo, perchè tolte le altre ragioni, per le quali ciò permettevasi nella legge, al solo adulterio restrinse la permissione di separarsi: quarto finalmente, perchè pari rendette la condizione del marito, e della moglie. Vuolsi osservare, che, quantunque alcune altre cagioni vi siano, per le quali è permessa la separazione de' coniugi, la sola causa dell'adulterio è qui rammentata da Cristo; perchè questa specialmente offende l'unione coniugale, violando la mutua fede, che è la base del matrimonio. Vedi I. Cor. VII. 10. 11. I2.

5,34-36:Non giurare in modo alcuno. Non giurare non solo il falso, ma nè pure il vero per quanto tu puoi (tolto cioè il caso di necessita); perchè altrimenti, giurando anche il vero, prenderesti il santo nome di Dio invano. Non giurare in alcun modo nè men per le creature; e ne porta l'esempio ne' giuramenti usati tra gli Ebrei pel cielo, per la terra, per Gerusalemme; imperocchè anche questi giuramenti si riferiscono a Dio, il quale ha per suo trono il cielo, per isgabello la terra, ed è re, e signore di Gerusalemme. Il giuramento per la propria testa lo presero probabilmente gli Ebrei da' Greci, presso de' quali era molto usitato come tra' Romani. Or in questa maniera di giuramento offerisce l'uomo il proprio capo alla vendetta di Dio, ove mai spergiurasse. Ma dice Cristo, la testa, per cui tu giuri, non è cosa tua, ma di Dio: ed è tanto vero, che non è cosa tua, che tu non hai potestà di mutare a tuo capriccio il colore di un solo de' tuoi capelli. Che sia lecito a' Cristiani il giuramento, dove la ragione e la necessità lo richiede, il dimostra la pratica della Chiesa, e l'esempio de' Santi nelle Scritture.

5,37:Il di più viene da cosa mala. Quello, che si aggiunge a questa semplicità di parlare ( cioè a dire il giuramento), viene da cattiva cagione, dalla diffidenza degli uni, e dalla mala fede degli altri: ovvero viene da cattivo spirito, dal Demonio, non da Dio. Il Greco è piuttosto favorevole alla seconda sposizione.

5,38:Occhio per occhio, ec. Accenna la legge di Mosè Ex. XXI. 24. legge detta del taglione ricevuta presso di tutte le nazioni, e posta, come notò s. Agostino, non per fomite allo spirito di vendetta, ma come termine alla vendetta. Ma tanto alieni debbon essere dallo spirito di vendetta i discepoli di Gesù Cristo, che non solamente non ricorrano a' tribunali per essere vendicati; ma le ingiurie soffrano con tutta pazienza: nè solamente le soffrano, ma siano nella preparazione del cuore pronti a riceverne delle maggiori; anzi ne facciano gloria. Cosi dove la legge i rami troncava delle passioni, ne sterpa Cristo le più minute radici.

5,39:Di non resistere al male. Vale a dire all'ingiuria, che ci venga fatta.

5,41:Se uno ti strascinerà a correre. Questa metafora è presa dalla facoltà, che aveano presso i Persiani i pubblici corrieri (chiamati da loro Angari ) di costringere qualunque uomo a correr con essi portando le loro robe. Ma sopra questi tre esempi vuolsi osservare, che al precetto appartiene, primo, di non cercare, o desiderar la vendetta: secondo, di ricevere piuttosto un'altra ingiuria, che vendicarsi: terzo, di essere disposti interiormente a rinunziare a quello, che ci sarebbe dovuto ogni volta che la carità, e la gloria di Dio lo richiegga. Al consiglio poi appartiene il praticar tali cose letteralmente per ispirito di mortificazione, e di umiltà. I Pagani opponevano una volta, che simili insegnamenti atti fossero a rovinare lo stato, dando agli scellerati ansa, e licenza di attentare qualunque cosa contro de' buoni. Ma quella libertà, che si toglie alla privata passione di vendicarsi, e di reprimere l'ingiusto offensore, riman tutta intera nei magistrati: nè alcun filosofo ardì mai d'insegnare, che la pazienza, e la virtù de' privati potesse nuocere alla repubblica.

5,42:Da'a chiunque ti chiede. Dopo il precetto di non far male al prossimo, benchè cattivo, insegna la generale beneficenza verso qualunque bisognoso senza distinzione di parente, o di estraneo, di amico, o di nimico.

5,43:Amerai il prossimo tuo. Parole dell'Esodo XIV. dove nell'Ebreo propriamente leggesi: amerai il tuo amico (lo che intendevasi di tutti gli uomini della stessa nazione) odierai il tuo nimico. Dio avea ordinato agli Ebrei di sterminare certe nazioni (Deuteron. XXV. 19.), i peccati delle quali volea punire per mezzo del suo popolo. Al medesimo popolo era raccomandato nelle Scritture di fuggire il commercio con le estere nazioni immerse tutte nella più infame idolatria, e in ogni bruttura di costumi, Ex. XXXIV. Deut. VII. Finqui la legge; ma quel popolo di genio assai duro, e di più ingannato da' sofismi de' suoi superbi maestri fondò su tali principii quella generale avversione contro tutti gli estranei, che gli è rimproverata anche da molti scrittori profani.

5,44:Amate i vostri nemici: ec. Precetto proprio del Vangelo per sentimento di tutti i Padri. È comandato di amar tutti gli uomini, e di amarli non a parole, ma di fatto, e in verità. Nè è mai lecito di odiare alcun uomo pe' vizii che egli abbia, come non debbonsi per amore degli uomini amare i loro vizii.

5,45:Affinchè siate figli del Padre vostro, ec. Affinchè siate simili al Padre celeste. Ecco il segno, a cui dee dirizzare la mira ogni Cristiano, non perchè egli possa aggiungervi giammai, ma perchè non dee cessar mai di avanzarsi. E si noti come ci è comandato d' imitare il Padre in quello, che è in modo particolare a lui proprio, la bontà, e la misericordia, la quale è tanto utile al bene e privato, e comune.

5,46:I pubblicani: Pubblicano è lo stesso, che gabelliere, ed esattore dei pubblici tributi imposti da' Romani agli Ebrei, e pagati da questi tanto mal volentieri: onde per ciò odiavano sommamente questi pubblicani, benchè al meno parte di essi fossero della loro nazione, come lo era certamente s. Matteo.