Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Matteo 12


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Dell'osservanza del sabato. Dell'uomo, che aveva la mano inaridita. I Farisei macchinano la morte di Cristo. Guarigioni miracolose. Dell'indemoniato cieco, e mutolo. I Farisei convinti di bestemmia. Peccato contro lo spirito santo. Del segno di Giona. Madre, e fratelli di Cristo chi siano.

1In quel tempo Gesù passava in giorno di sabato per un campo di grano: e i suoi discepoli avendo fame, si misero a cogliere delle spighe, e a mangiare.2Visto ciò i Farisei, dissero a lui: Guarda, con te i tuoi discepoli fanno ciò, che non è lecito di fare in giorno di sabato.3Ma egli disse loro: Non avete voi letto quello, che fece Davidde, trovandosi preso dalla fame egli, e que', ch'eran con lui?4Come egli entrò nella casa di Dio, e mangiò i pani della proposizione, de' quali non era lecito a lui, né a quei, che erano con lui, di cibarsi, ma a' soli sacerdoti?5O non avete voi letto nella legge, che ne' giorni di sabato i sacerdoti nel tempio rompono il sabato, e sono senza colpa?6Or io vi fo sapere, che v'ha qui uno più grande del tempio.7Che se voi sapeste cosa vuoi dire: Amo la misericordia, e non il sagrifizio: non avreste mai condannato degl'innocenti.8Imperocché il figliuolo dell'uomo è padrone anche del sabato.9Ed essendo partito di lì, andò alla loro sinagoga.10Ed eccoti un uomo, che aveva una mano arida, e l'interrogarono dicendo: E egli lecito di render la sanità in giorno di sabato? affine di accusarlo.11Ma egli rispose loro: Chi sarà tra voi, che avendo una pecora, se questa venga a cadere in giorno di sabato nella fossa, non la pigli, e la cavi fuora?12Ma quanto, è da più un uomo più d'una pecora? E adunque lecito di far benefizj in giorno di sabato.13Allora disse a quell'uomo: Stendi la tua mano. Ed egli la stese, e fu renduta sana come l'altra.14Ma i Farisei usciti di lì, tennero consiglio contro di lui del modo di levarlo dal mondo.15Ma Gesù sapendolo si ritirò di lì: e lo seguirono molti, a' quali tutti restituì la salute.16E comandò loro severamente, che non lo manifestassero.17Affinchè si adempisse, quanto era stato detto dal profeta Isaia, che dice:18Ecco il mio servo eletto da me, il mio diletto, nel quale si è molto compiaciuta l'anima mia. Porrò sopra di lui il mio spirito, ed egli annunzierà la giustizia alle nazioni.19Non litigherà, né griderà, nè sarà udita da alcuno nelle piazze la voce di lui.20Egli non romperà la canna fessa, e non ammorzerà il lucignolo, che fuma, sino a tanto che faccia trionfar la giustizia:21E nel nome di lui spereranno le genti.22Allora gli fu presentato un indemoniato, cieco, e muto, e lo sanò in guisa, che parlava, e vedeva.23E tutte le turbe, restavano stupefatte, e dicevano: E egli forse questo il figliuolo di David?24Ma i Farisei udito questo dissero: Costui non caccia i demonj, se non per opera di Beelzebub principe dei demonj.25Gesù però conosciuti i lor pensieri disse loro. Qualunque regno diviso in contrarj partiti sarà devastato: e qualunque città o famiglia divisa in contrarj partiti non sussisterà.26Ma se Satana discaccia Satana, egli è in discordia con se medesimo: cosa dunque sussisterà il regno di lui?27E se io caccio i demonj per opera di Beelzebub, per opera di chi li cacciano i vostri figliuoli? Per questo essi saran vostri giudici.28Che se per mezzo dello spirito di Dio io caccio i demonj; è adunque certo, che è giunto a voi il regno di Dio.29Conciossiachè come può uno entrare in casa d'un campione, e rubargli le sue spoglie, se prima non lega il campione per poi saccheggiargli la casa?30Chi non è meco, è contro di me: e chi non raccoglie meco, disperge.31Per questo io vi dico, che qualunque peccato, e qualunque bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32E a chiunque avrà sparlato contro il figliuolo dell'uomo, gli sarà perdonato: ma a chiunque avrà sparlato contro lo Spirito santo, non sarà perdonato né in questo secolo, né nel futuro.33O date per buono l'albero, e per buono il suo frutto: o date per cattivo l'albero, e per cattivo il suo frutto: imperocché dal frutto si riconosce la pianta.34Razza di vipere, come potete parlar bene, voi, che siete cattivi? imperciocché dalla pienezza del cuore parla la bocca.35L'uomo dabbene da un buon tesoro cava fuora del bene e il cattivo uomo da un cattivo tesoro cava fuori del male.36Or io vi fo sapere, che di qualunque parola oziosa, che avran detto gli uomini, ne renderan conto nel dì del giudizio.37Imperocché le tue parole ti giustificheranoo, e le tue parole ti condanneranno.38Allora gli replicarono alcuni degli Scribi, e de' Farisei, dicendo: Maestro, desideriamo di vedere qualche tuo miracolo.39Ma egli rispose loro: Questa generazione cattiva, e adultera va cercando un prodigio: e nessun prodigio le sarà conceduto, fuori che quello di Giona profeta.40Imperocché siccome Giona stette per tre giorni, e per tre notti nel ventre della balena; così starà il figliuolo dell'uomo per tre giorni, e tre notti nel seno della terra.41Gli uomini di Ninive insorgeranno nel dì del giudizio contro di questa nazione, e la condanneranno: perché essi fecero penitenza alla predicazione dì Giona. Ed ecco qui uno, che è da più di Giona.42La regina del mezzo giorno insorgerà nel dì del giudizio contro questa razza d'uomini, e la condannerà: perché venne dall'estremità della terra a udire la sapienza di Salomone. Ed ecco qui uno, che è da più di Salomone.43Quando lo spirito impuro è uscito d'un uomo, se ne va per luoghi asciutti, cercando riposo, e non lo trova.44Allora dice: Ritornerò nella mia casa, dalla quale sono uscito. E giuntovi la trova vota, e spazzata, e ornata.45Allora va, e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, e vi entrano ad abitarla: e l'ultimo stato di quest'uomo diventa peggiore del primo. Così succederà anche a questa stirpe perversa.46Mentre egli continuava a parlare alle turbe, ecco che la madre, e i fratelli di lui si trattenevano di fuori, desiderando di parlargli.47E alcuno gli disse: Tua madre e i tuoi fratelli sono fuori, e cercano di te.48Ma egli rispose a chi gli parlava: Chi è la mia madre, e chi sono i miei fratelli?49E stesa la mano inverso de' suoi discepoli: Questi, disse, sono la madre e i fratelli, che io ho.50Imperocché chiunque fa la volontà del Padre mio, che è ne' cieli; quegli è mio fratello, e sorella, e madre.

Note:

12,1:Di sabato. Il nome di sabato significa il settimo giorno, e anche ogni dì festivo; ma in questo luogo dee prendersi questa parola nel più stretto significato: perchè dall'a ver fatto gli Apostoli quello, che nel settimo giorno (tolto il caso di necessità ) era vietato, ebbe origine la disputa, di cui qui si parla. Or nelle altre feste erano proibite le opere servili; nel sabato qualunque opera. E siccome veggiamo, che il grano era già spighito, credesi perciò, che in quel sabato cadesse il primo, o l'ultimo giorno degli azimi.

12,2:Ciò, che non è lecito ec. Il cogliere delle spighe nell'altrui campo era lecito; ma il coglierle, e cavarne i granelli era come un mietere, e preparare il cibo: la qual cosa non era permessa nel sabato.

12,4:Entrò nella casa di Dio. Il tempio, ognun sa, che non era ancor fabbricato; ma eravi il tabernacolo, nell'atrio del quale entrò Davidde. 1. Reg. XXI. I. 2.
I pani della proposizione. Questi eran così chiamati, per chè ponevansi sei da una parte, e sei dall'altra sopra una tavola davanti al tabernacolo, e quasi dai due lati della faccia del Signore. Si cangiavano ogni settimana; e quelli, che si levavano, eran mangiati dai soli sacerdoti.

12,5:Ne'giorni di sabato i sacerdoti ec. Questi uccidevan le vittime, e le scorticavano, spezzavan le legna, mantenevano il fuoco nel giorno del sabato.

12,6:V'ha qui uno più grande del tempio. Il padrone stesso del tempio. Se adunque il servigio del tempio è senza colpa nel dì del sabato; i miei discepoli, i quali a me servono, cooperando alla predicazione del Vangelo, non sono riprensibili, quando, non avendo avuto tempo, nè comodità di prendere il necessario ristoro, stretti dalla necessità, e soffrendo la fame, si cibano di quello, che possono.

12,7:Amo la misericordia, e non il sacrifizio. Dio dice, che preferisce la misericordia verso del prossimo a qualunque culto esteriore, che a lui possa rendersi, e per conseguenza anche all'osservanza del sabato. E voi avete sì duro cuore verso de' miei discepoli, che volete in certo modo cavar loro di bocca fin quel misero, e corto alimento, a cui nell'estremo bisogno sono ricorsi.

12,8:Il Figliuolo dell'uomo è padrone ec. Sono innocenti i miei discepoi; perchè io, di consenso del quale fanno essi quello, che voi biasimate, sono padrone anche del sabato, come Dio, e Legislatore, e Signore; onde e mo derar posso il rigor della legge, e dispensar dalla legge.

12,13:Stendi la tua mano. ec. Tronca (dice s. Atanasio) ogni pretesto alla calunnia, non tocca il paralitico, non fa sulla persona di lui il minimo atto; ma lo sana con una parola. Or che fosse lecito di parlare il sabato, nol negavano gli stessi Ebrei.

12,18:Ecco il mio servo. Questa magnifica profezia in tal modo è riferita da s. Matteo, che, ritenendone il senso, non si è legato alle parole nè dell'Ebreo, nè dei settanta. Egli è qui Dio Padre, che parla, e descrive il carattere del suo Figliuolo, il quale presa la forma di servo a grande onore del Padre, viene a ristorare il regno di lui sopra la terra.
Porrò sopra di lui il mio spirito. Non dice darogli del mio spirito, quasi con misura fosse dato a Cristo, come agli altri, lo Spirito santo; ma (dice) farò, che la pienezza del mio spirito abiti in lui fin dal primo momento, in cui sarà conceputo: ed egli non a' soli Ebrei, ma a tutte le genti annunzierà la mia legge..

12,19:Non litigherà, nè griderà. Tutto questo dimostra la somma mansuetudine di Cristo.

12,20:Sino a tanto che faccia trionfar la giustizia. Sin a tanto che colla sua bontà sagrificatosi tutto per gli uomini faccia sì, che la giustizia, e la legge evangelica si stabilisca in ogni luogo, S. Agostino.

12,22:Parlava, e vedeva. Notano i Padri, che il simile accade nella guarigione spirituale de' peccatori, i quali li berati dal demonio aprono gli occhi alla fede, e alla verità, e sciolgono di poi la lingua a benedire il loro liberatore.

12,27:I vostri figliuoli? ec. I Padri generalmente intendono ciò degli Apostoli; onde tale è l'argomento di Cristo. I miei Apostoli, che sono tutti del vostro popolo, in nome di chi cacciano eglino il demonio? Non è egli vero, che lo cacciano colla virtù del nome mio? E se il mio nome ha tanta efficacia, che invocato da altri scaccia i demoni; non potrò io senz'altro aiuto scacciarli? Quello adunque, che nel nome mio fanno i miei discepoli, serve da sè solo a condannazione de' vostri perversi giudizi.

12,28:È giunto a voi il regno di Dio. La potestà, che io esercito contro i demoni dimostra la verità della mia predicazione: dimostra come distrutto il regno del diavolo, io apro agli uomini la strada al regno di Dio.

12,29:Come può uno entrare ec. Il campione è il diavolo, che dominava nel mondo prima della venuta di Cristo, come in sua casa. Venne Cristo, e tolse a questo campione la potesta di nuocere, e le sue spoglie gli tolse, cioè le anime, che quegli avea fatte sua preda.

12,30:Chi non è meco, ec. I Farisei calunniavano Cristo per lo più in segreto, e senza mostrarsegli apertamente nemici. Or ei qui fortemente gli stringe, e gli obbliga a dichiararsi, dicendo loro, che non vi è strada di mezzo; che è nemico della verità, chi avendola conosciuta, non si mette dalla parte di essa. Che poi la missione di Cristo fosse da Dio, ne avean eglino continue sotto degli occhi loro le prove.

12,31:La bestemmia contro lo Spirito. Comunemente s'intende quella, che proferivano i Farisei, attribuendo al demonio quello, che visibilmente era opera di Dio. questo peccato, dice Cristo, che non sarà perdonato: e la ragione si è, perchè chi ardisce di attribuire al diavolo le opere della bontà, e della grazia di Dio, egli in certo modo fa di Dio un demonio, come dice s. Atanasio; e di più prende a combattere contro quella stessa bontà, di cui è dono la conversione del cuore, e la penitenza.

12,32:Contro il Figliuolo dell'uomo. Contro di me considerato come puro uomo. Chi non conoscendo di me se non quello, che apparisce al di fuori, penserà, o parlerà contro di me,troverà perdono. Non così, chi vorrà attribuire al demonio quelle, che evidentemente sono opere dello Spirito santo.
Nè in questo secolo, nè nel futuro. Vi sono adunque de' peccati, i quali non rimessi nel secolo presente, nel futuro rimettonsi, come notarono Agostino, Gregorio, Beda, Bernardo; lo che dimostra contro gli eretici la verità del purgatorio.

12,34:Come potete parlar bene, ec. Essendo voi pieni d'invidia, di superbia, ec., egli è quasi impossibile, che parliate bene di me, e delle opere mie.

12,36:Or io vi fo sapere, ec. Affinchè comprendiate quanto terribile sia per essere il giudizio, che si farà delle vostre bestemmie, io vi dico, che si dovrà render conto anche delle parole oziose, cioè inutili; di quelle parole, come spiega s. Gregorio, le quali sono o senza ragione di giusta necessita, o senza intenzione di pia utilità.

12,37:Le tue parole ti giustificheranno, ec. Anche le sole parole basteranno a far si, che tu sia o dichiarato giusto, o condannato come ingiusto.

12,38:Qualche tuo miracolo. S. Luca aggiunge dal cielo; come fu per esempio il fermarsi del sole al comando di Giosuè, il rapimento di Elia, la pioggia di fuoco, ec. Come se fossero un nulla tutti i prodigi fatti da Gesù Cristo.

12,39:Generazione cattiva e adultera. Razza di Cananei, e non di Giuda, come si ha Daniel. XIII. 56.
Fuori che quello di Giona ec. Il segno, o sia l'argomento di condannazione pe' Giudei egli è questo, che laddove i Niniviti (popolo infedele) alla predicazione di Giona fecero penitenza, e credettero, i Giudei dopo tanti miracoli non solamente non credono in Cristo, ma dicono, ch'egli è indemoniato. Quindi dipoi si dice, che gli stessi Niniviti si leveran su nel dì del giudizio, come pure la regina del mezzodì. I Giudei adunque chiedono un segno senza di cui non voglion credere;e Gesù Cristo dà loro un segno, che servirà a condannarli. Egli è mandato a' Giudei, come Giona ai Niniviti: e tanto meritava egli maggior fede, quanto il miracolo della vera risurrezione di lui è maggiore della figurata risurrezione di Giona. Così col paragone della fede de' Gentili viene a porsi in veduta la ostinata incredulità de' Giudei; e siccome a' Niniviti fu minacciato il totale sterminio dopo quarantagiorni, se non avesser creduto: così è predetta a' Giudei la rovina della loro città, del tempio, e di tutta la nazione dopo quarant'anni, se a Cristo risuscitato da morte, e dimostrato evidentemente Figliuolo di Dio non crederanno.

12,43:Quando lo spirito impuro ec. Gli Ebrei erano stati tolti dal dominio del diavolo, cui servivano tutte le altre nazioni, allora quando in Abramo loro padre furono separati e destinati al culto del vero Dio, e ricevettero di poi la legge, e furon fatti degni di avere Dio per signore, e per padre. Per le continue loro infedeltà meritavano, che in vece di uno, sette spiriti immondi di più entrassero a dominargli, e ponessero stanza, e trono in mezzo di essi.
Per luoghi asciutti. Con maniera di parlare usata da' profeti, in queste parole sono intesi i Gentili senza scienza, o lume alcuno del vero Dio, tra' quali mal volentieri si trattiene il demonio; perchè considerando questi come già suoi, va più volentieri in traccia di coloro, che sono stati più da Dio favoriti, maggior guadagno stimando il pervertire uno di questi, che il dominare a suo talento sopra degli altri.

12,44:La trova vota, e spazzata, e ornata. Gli Ebrei risplendevano al di fuori pel culto esteriore, per le cerimonie sacre, pella maestà del tempio, mondati, e netti almeno all'esterno mediante le purificazioni legali e i sacrifizi.

12,45:Allora va, e prende ec. Per l'abuso della grazia, e dei doni di Dio divenendo pessimo colui, che dovea esser perfetto, egli è, come se in cambio di quel solo spirito cattivo, che lo dominava una volta, ne entrino in lui altri sette a tiranneggiarlo, e condurlo di male in peggio.

12,46:I fratelli di lui. Secondo l'uso delle Scritture sono così chiamati i cugini, e gli stretti parenti.

12,50:Chiunque fa la volontà del Padre mio. S. Agost. epist.38. osservò, come Cristo, dopo di avere, in comparazione della consanguinità spirituale e celeste, mostrato di far poco conto dello stesso nome di madre, fa intendere adesso in quale miglior maniera a lui sia congiunta la stessa Vergine, il modellodi tutti i Santi, nel fare là volontà del Padre celeste.