Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Matteo 6


font

In qual maniera debba farsi la limosina; orazione domenicale: del digiuno; tesoreggiare non in terra, ma nel cielo: dell'occhio mondo: del non servire a due padroni: del non affannarsi pel vitto, e vestito.

1Badate di non fare le vostre buone opere alla presenza degli uomini col fine d'esser veduti da loro: altrimenti non ne sarete rimunerati dal Padre vostro, che è ne' cieli.2Quando adunque farai limosina, non sonar la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe, e nelle piazze per essere onorati dagli uomini: vi dico in verità, che costoro hanno già ricevuto la loro mercede,3Ma quando tu fai limosina, non sappia la tua sinistra quel, che fa la tua destra:4Dimodochè la tua limosina sia segreta: e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà egli la ricompensa.5E allorché orate, non fate come gl'ipocriti, i quali amano di stare a orare nelle sinagoghe, e a' capi delle strade, affine di essere osservati dagli uomini: in verità io vi dico, che hanno ricevuto la loro ricompensa.6Ma tu, quando fai orazione, entra nella tua camera, e chiusa la porta, prega in segreto il tuo Padre: e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne renderà la ricompensa.7Non vogliate nelle vostre orazioni, usar molte parole, come i pagani; imperocché essi si pensano d'essere esauditi mediante il molto parlare.8Non siate adunque come essi: imperocché il vostro Padre sa prima che glielo addimandiate, di quali cose abbiate bisogno.9Voi adunque orate cosi: Padre nostro, che sei ne' cieli, sia santiticato il tuo nome,10Venga il tuo regno: sia fatta la tua volontà, come nel cielo, cosi anche in terra.11Dacci oggi il nostro pane per sostentamento.12E rimettici i nostri debiti, come noi pure li rimettiamo a chi ci è debitore.13E non ci indurre in tentazione. Ma liberaci dal male. Così sia.14Imperocché se voi perdonerete agli uomini i loro mancamenti: il vostro Padre celeste vi perdonerà similmente i vostri peccati.15Ma se voi non perdonate agli uomini i loro mancamenti: né meno il Padre celeste perdonerà a voi i vostri.16Quando poi digiunate, non vogliate far i malinconici, come gl' ipocriti: imperocché questi sfigurano il proprio volto, affin di dare a conoscere agli uomini, che digiunano. In verità io vi dico, che han ricevuto la loro mercede.17Ma tu, quando digiuni, profumati la testa, e lavati la faccia;18Affinchè il tuo digiuno sia noto non agli uomini, ma al tuo Padre celeste, il quale sta nel segreto: e il Padre tuo, il quale vede in segreto, te ne darà la ricompensa.19Non cercate di accumular tesori sopra la terra: dove la ruggine, e i vermi li consumano: e dove i ladri li dissotterrano, e li rubano.20Ma proccurate di accumular de' tesori nel cielo: dove la ruggine, e i vermi non li consumano; e ove i ladri non li dissotterrano, né li rubano.21Imperciocché dove è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore.22Lucerna del tuo corpo è il tuo occhio. Se il tuo occhio è semplice; tutto il tuo corpo sarà illuminato.23Ma se il tuo occhio è difettoso, tutto il tuo corpo sarà ottenebrato. Se Adunque la luce, che è in te, diventa tenebrosa: quanto grandi saranno le stesse tenebre?24Nissuno può servire due padroni: imperocché od odierà l'uno, e amerà l'altro; o sarà affezionato al primo, e disprezzerà il secondo. Non potete servire a Dio, e alle ricchezze.25Per questo vi dico: non vi prende te affanno né di quello, onde alimentare fa vostra vita, né di quello, onde vestire il vostro corpo. La vita non vale ella più dell'alimento, e il corpo più del vestito?26Gettate lo sguardo sopra gli uccelli dell'aria; i quali non seminano, non mietono, né empiono granai: e il vostro Padre celeste li pasce. Non siete voi assai da più di essi?27Ma chi è di voi, che con tutto il suo pensare possa aggiuntare alla sua statura un cubito?28E perché vi prendete pena pel vestito? Pensate come crescono i gigli del campo: essi non lavorano, e non filano.29Or io vi dico, che né meno Salomone con tutta la sua splendidezza fu mai vestito come uno di questi.30Se adunque in tal modo riveste Dio un'erba del campo, che oggi è, e domani vien gettata nel forno; quanto più voi, gente di poca fede.31Non vogliale adunque angustiarvi dicendo: Cosa mangeremo, o cosa berremo, o di che ci vestiremo?32Imperocché tali sono le cure de' gentili. Ora il vostro Padre sa, che di tutte queste cose avete bisogno.33Cercate adunque in primo luogo il regno di Dio, e la sua giustizia: e avrete di soprappiù tutte queste cose.34Non vogliate adunque mettervi in pena pel dì di domane. Imperocché il dì di domane avrà pensiero per se: basta a ciascun giorno il suo affanno.

Note:

6,1:Badate di non fare. Non proibisce qui il buon esempio, ma condanna coloro, i quali fanno il bene non per onorare Dio, ma per guadagnarsi la stima, e il favore degli uomini.

6,2:Hanno ricevuto la loro mercede. La vanità, che vanno cercando: Vani sono (dice s. Agostino), e hanno per loro ricompensa la vanità.

6,5:Amano di stare a orare.... a'capi delle strade. I maestri della sinagoga esigevano a tutto rigore l'osservanza de' tempi determinati per l'orazione; talmente che in qualunque luogo uno si ritrovasse, ivi nel dato tempo dovesse orare. Ciò somministrava agl'ipocriti il mezzo di farsi distinguere per uomini di orazione col procurar di trovarsi a certe ore ne' luoghi più frequentati della città, e quivi farsi vedere orando.

6,6:Entra nella tua camera. Con queste parole non si escludono le pubbliche orazioni, alle quali furono assegnati da Dio medesimo tempi, e luoghi determinati: ma s'in segna a fuggire la vanità di comparire uomo di orazione; e si fa vedere, come Dio può, e dee cercarsi, e onorarsi in ogni luogo; perchè egli ogni luogo riempie, ed è sempre vicino a quei, che l'invocano.

6,7:Non vogliate. usar molte parole. Gesù Cristo uso a passare le intere notti in orazione, non vieta nè di orar lungamente, nè di rinnovar più volte per effetto di ardente brama le stesse domande: ma condanna coloro, i quali a imitazione de' Pagani, la speranza di esser esauditi ponevano nella moltitudine, nell'ordine, o nella ripetizione delle stesse preghiere, immaginandosi, che ciò fosse necessario per muovere Dio a consolarli.

6,9:Orate cosi. Non è, che il Salvatore proibisca di valersi di altre parole nella orazione; ma egli ha voluto in segnarci, primo, quali siano le cose, che dobbiam chiedere: imperocchè (come dice s. Cipriano) in questa mirabilissima formola tutte quelle cose comprendonsi, che sono da domandarsi. Secondo, c'insegna l'ordine, con cui dobbiam domandarle; perchè, cominciando da quello, che aver dee il primo luogo nel nostro affetto, con bella gradazione scende alle cose inferiori. Padre nostro: Dallo spirito, per cui siamo adottati in figliuoli, viene questa fidanza d'invocare Dio col nome di Padre: nome, che da sè solo parla per noi; nome, col quale ricordando a lui, e a noi stessi gl'infiniti benefizi, de' quali siam debitori all'eterna sua carità, risvegliamo la sua pietà, e la gratitudine nostra, e la nostra speranza. E' nostro diciamo, come notò s. Ambrogio, per rammentare a noi stessi la mutua fraterna carità: imperocchè un Cristiano, qualunque volta egli ora, ora come uno de' membri della Chiesa, Vedi s. Cipr. Le parole che sei ne' cieli ci rammentano la grandezza, e la possanza infinita di questo Padre, e la facilità, colla quale può esaudirci, e c'imprimono riverenza, e la mente nostra sollevata sopra tutte le cose sensibili fissano colassù, dov'egli risiede. Grisost. Sia santificato il nome tuo. Il primo, il più giusto, il più dolce pensiero de' veri figliuoli è quello della gloria del Padre. Il nome di questo Padre chieggiamo, che come santo sia rispettato, e onorato da tutti gli uomini non tanto colle parole, ma molto più coll'ubbidienza, che tutti prestino a'suoi comandamenti. Chieggiamo, ch'egli sia cono sciuto, e amato da tutte le genti, e che la gloria di lui sia celebrata per tutta quanta la terra.

6,10:Venga il tuo regno. Intendesi quel regno, che sarà allora, quando domati tutti i ribelli, che sono, e saranno fino a quel tempo, liberati tutti gli eletti, sarà egli, come dice s. Paolo, il tutto in tutte le cose, I. Cor. XV.28. E, come buoni figliuoli, chiedendo la vittoria, e il pacifico regno del Padre, corriamo insieme (dice Tertull. de orat. cap. 2.) ad abbracciare la nostra speranza, come quelli, che a tal regno avrem parte.
Sia fatta la tua volontà, come ec. Sia fatta la tua volontà non solo da noi mediante la piena, e perfetta ubbidienza a' tuoi comandamenti, ma anche in noi, mediante la pazienza, e la rassegnazione alle disposizioni della tua provvidenza: e con quell'amore, e perfezione sia fatta da noi in terra la tua volontà, come gli Angeli stessi la fanno nel cielo.

6,11:Il nostro pane per sostentamento. Questo pane significa in primo luogo il pane corporale, e con esso le altre cose necessarie alla conservazione della vita. Questo pane noi lo aspettiamo non dalla terra, ma dal cielo; e non in perpetuo, ma giorno per giorno lo domandiamo. Questo pane chieggono i poveri per impetrarlo, i ricchi per conservarlo. August. In secondo luogo viene signifi cato il pane dell'anima, il pane celeste, il pane de' figliuoli.

6,12:E rimettici i nostri debiti. I Padri da queste parole inferiscono contro de' Pelagiani, che in questa vita nissun uomo è senza peccato. Come noi pure ec. Colla parola come viene significata la condizione giustissima, e per così dire preparatoria della remissione de' peccati, che perdoniamo noi, se vogliamo, che siaci perdonato. Cosi rammentiamo a noi stessi, che non dobbiamo aver ardimento di chiedere a Dio quello, che da noi si negasse a'fratelli.

6,13:E non ci indurre in tentazione. Vale a dire, o non permettere, che noi siamo vinti dalla tentazione, ovvero non permettere, che noi siamo tentati; perchè, conoscendo la nostra fiacchezza, ogni tentazione temiamo, che possa separarci da te. Questo secondo senso si ha cap. XXVI. 4. Vedi s. Cipr. Ma liberaci dal male. Con queste parole comprendiamo tutto quello, che macchina contro di noi il nemico, s. Cipr. Per nome di male s. Agostino intese la concupiscenza, fonte, e origine di tutte le tentazioni e di tutti i peccati.

6,17:Profumati la testa, e lavati la faccia. Maniera di parlare presa dall'uso di que' paesi, che era di ungersi ne' giorni di festa, e di allegrezza: e con essa vuol dire, che, al contrario degl'ipocriti, colla serenità del volto si nasconda agli occhi degli uomini la mortificazione della carne.

6,21:Dove è il tuo tesoro, ivi ec. Così se il tuo tesoro è di quelli, che si seppelliscono nella terra, nella terra è sepolto il tuo cuore: quel cuore fatto per cose migliori, per le celesti, le quall sole sono capaci di riempierlo, e di soddisfarlo.

6,22-23:Lucerna del tuo corpo ec. In questo discorso parabolico l'occhio, secondo la sposizione di s. Agost., significa l'intenzione: la quale se sarà semplice, e pura, e intenta a Dio solo, e non alle cose temporali; qualunque cosa per questa, e secondo questa intenzione faremo, sarà buona, e retta; come per lo contrario tutto il corpo delle azioni sarà cattivo, quando l'intenzione sia guasta.
La luce, che è in te. Vuol dire la luce, che dovrebbe essere in te, come quando disse: i figliuoli del regno saranno cacciati fuora, cioè quelli, che dovean essere figliuoli del regno.

6,24:Nissuno può servire a due padroni. Maniera di proverbio, colla quale vuol Cristo significare, che le ricchezze, ancorchè non con male arti acquistate, nè in cattivi usi converse, se però si amano, ritraggon l'uomo da Dio. Così fa intendere agli avari, che non si pensino di poter dividere il loro cuore parte a Dio, parte alle terrene ricchezze.

6,25:Non vi prendete affanno nè di quello, ec. Non vieta Cristo di usar diligenza per l'acquisto del necessario; ma sì la soverchia sollecitudine, e ansietà, quando l'uomo il tutto crede posto nella sua industria, e poco, o nulla confida in Dio.La vita non vale ella più dell'alimento? Vale a dire: chi vi ha dato la vita, e il corpo, che sono il più; non vi darà egli il cibo, e il vestito, che sono il meno? E chi altri può veramente darvelo fuori di lui?

6,26:Gettate lo sguardo sopra gli uccelli ec. A rinfrancare la poca fede degli uomini, propone bellissimi esempii di quella provvidenza, colla quale Dio a tutte sovvie ne le sue creature anche più piccole, e in apparenza di poco pregio. E il vostro Padre celeste li pasce. Li pasce, facendo germogliare, e nascere sulla terra infinite cose atte al loro sostentamento. Ma qual grazia, e qual forza non hanno quelle parole: il vostro Padre celeste? Imperocchè egli non dice il loro Padre, ma sì il vostro Padre li pasce. Li pasce colui, che è loro Creatore, e Signore: ma è vostro Padre; quegli, la cui providenza stendendosi a tutte le cose create non può dimenticare creature tanto distinte, e amate da lui, come voi siete; non puo dimenticare i figliuoli.

6,27:Chi è di voi, che con tutto il suo pensare ec. Anche questo dovea essere una maniera di proverbio. Ora questo si riferisce a quello, ch'egli avea detto nel Vers. 25, condannando la soverchia inutile ansietà riguardo al vitto, e al vestito. Se noi non abbiamo alcun potere riguardo a cose, che sono in noi, e in noi si fanno, come il crescere, l'ingrandire; a torto c'inquietiamo smoderatamente per quelle, che sono fuori di noi, e molto meno sono soggette al nostro potere

6,28:I gigli del campo. I gigli de' giardini qualche cosa debbono alla diligenza degli uomini, che li coltivano: quelli de' campi tutto debbono a Dio.

6,29:Nè meno Salomone ec. Nomina Salomone, perchè questi superò tutti i re nelle ricchezze, nella magnificenza, e nella sapienza. Ma dov'è la seta, dove la porpora deregnanti, dove le tappezzerie, che paragonare si possano alla delicatezza, alla finezza, e alla vivacità del colorito, che si ammira in un fiore o

6,32:Tali sono le cure de' Gentili. I quali o non credono, che Dio curi le umane cose, o non conoscono i beni migliori, a' quali dee essere principalmente rivolto il pensiero degli uomini.
Or il vostro padre sa, ec. Voi, dice Cristo,vi credete degni di scusa, se vi affannate pel vitto, e pel vestito; perchè, dite voi, sono cose necessarie alla vita: ma appunto perchè sono cose necessarie alla vita, non dovete prendervene soverchio affanno; poichè ben sa il Padre vostro questa vostra necessità, ed è impossibile, che a voi egli manchi, mentre tanta liberalità dimostra verso creature molto inferiori. Ma si osservi, che Cristo proibisce a' suoi ogni eccessiva cura riguardo a quelle cose medesime, senza le quali non può mantenersi la vita. Che dobbiamo pensare della sollecitudine, e ansietà per le cose non necessarie, come di accrescere il proprio stato, di avanzarsi agli onori del mondo, di accumulare que' beni, nel disprezzo dei quali è fondata la religione?

6,34:Non vogliate:... pel di di domane. Il dì di domane vuol dire il futuro. Or da tutto quello, che è detto sinqui, apparisce, che non ogni providenza è vietata; ma è proibita quell'affannosa, e intempestiva sollecitudine, la quale, o dal cercare il regno di Dio ci ritrae, o nasce da poca fede, e speranza in Dio, e crucia l'uomo timido, e diffidente, e in mille inutili cure lo avvolge riguardo a tali cose, delle quali il pensiero è da differirsi ad altra stagione.