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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Matteo 11


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Giovanni manda dalla sua prigione due discepoli a Cristo. Risposta di Cristo. Elogio di Giovanni. Riprende la durezza degli Ebrei, e la ostinazione delle città, che avevano veduti tanti miracoli. Confessione di Cristo al Padre. Del giogo soave.

1E Gesù avendo finito di dar questi insegnamenti a' suoi dodici discepoli, partì da quel luogo per andar a insegnare, e predicare nelle loro città.2Ma avendo Giovanni udito nella prigione le opere di Gesù Cristo, mandò due de' suoi discepoli,3A dirgli: Se' tu quegli, che se' per venire, ovvero si ha da aspettare un altro?4E Gesù rispose loro: Andate, e riferite a Giovanni quel, che avete udito, e veduto.5I ciechi veggono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, si annuncia a' poveri il Vangelo.6Ed è beato chi non prenderà in me motivo di scandalo.7Ma quando quegli furono partiti, cominciò Gesù a parlare di Giovanni alle turbe: Cosa siete voi andati a vedere nel deserto? una canna sbattuta dal vento?8Ma pure, che siete voi andati a vedere? Un uomo vestilo delicatamente? Ecco, che coloro, che vestono delicatamente, stanno nei palazzi dei re.9Ma pure, cosa siete andati a vedere? Un profeta? sì, vi dico io, anche più che profeta.10Imperocché questi è colui, del quale sta scritto: Ecco, che io spedisco innanzi a te il mio Angelo, il quale preparerà la tua strada davanti a te.11In verità io vi dico: Tra i nati di donna non venne al mondo chi sia maggiore di Giovanni Batista: ma quegli,che è minore nel regno de' cieli, o maggiore di lui.12Or dal tempo di Giovanni Batista insin adesso il regno de' cieli si acquista colla forza, ed è preda di coloro, che usano violenza.13Imperocché tutti i profeti, e la legge hanno profetato fino a Giovanni.14E se voi volete capirla, egli è quell'Elia, che doveva venire.15Chi ha orecchio da intendere, intenda.16Ma a che cosa dirò io, che sia simile questa razza d'uomini? Ella è simile a que' ragazzi, che stanno a sedere nella piazza, e alzan la voce verso de' loro compagni,17E dicono: Abbiamo suonato, e voi non avete ballato: abbiamo cantato canzoni lugubri, e non, avete dato segno di dolore.18Imperocché è venuto Giovanni, che non mangiava, nè beveva, e dicono: Egli è indemoniato.19E venuto il figliuolo dell'uomo, che mangia, e beve, e dicono: Ecco un mangiatore, e un bevone, amico de'pubblicani, e de' peccatori: ed è stata giustificata la sapienza da' suoi figliuoli.20Allora egli cominciò a rinfacciare alle città, nelle quali erano stati fatti da lui molti miracoli, che non avessero fatto penitenza.21Guai a te, o Corozain: guai a te, o Betsaida: perché se in Tiro, e Sidone fossero stati fatti que' miracoli, che presso di voi sono stati fatti, già da gran tempo avrebber fatto penitenza nella cenere, e nel cilicio.22Per questo io vi dico: Tiro, e Sidone saranno men rigorosamente di voi trattate nel dì del giudizio.23E tu, Cafarnaum, ti alzerai tu fino al cielo? tu sarai depressa sino all'inferno: perché se in Sodoma fossero stati fatti i miracoli, che sono stati fatti presso di te, Sodoma forse sussisterebbe al dì d'oggi.24Perciò io ti dico, che la terra di Sodoma sarà men rigorosamente di te trattata nel dì del giudizio.25Allora prese Gesù a dire: Io ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo, e della terra, perché hai tenute occulte queste cose ai saggi, e prudenti, e le hai rivelate ai piccolini.26Cosi è, o Padre; perché cosi a te piacque.27Tutte quante le cose sono state a me date dal Padre mio: e nissuno conosce il figliuolo fuori del Padre: e nissuno conosce il Padre fuori del figliuolo, e fuor di colui, cui avrà voluto il figliuolo farlo conoscere.28Venite da me tutti voi, che siete affaticati, e aggravati, e io vi ristorerò29Prendete sopra di voi il mio giogo, e imparate da me, che son mansueto, e umile di cuore, e troverete riposo all'anime vostre.30Imperocché soave è il mio giogo, e leggero il mio peso.

Note:

11,1:Nelle loro città. Nelle città della Galilea, donde erano tutti, o quasi tutti gli Apostoli.

11,2:Mandò due de' suoi discepoli, ec. Li mandò, non perchè avesse egli bisogno di assicurarsi, che Cristo fosse il Messia; ma perchè ne avevan bisogno i suoi discepoli, i quali di soverchio affezionati al loro maestro, di mal occhio vedevano l'autorità, che Gesù si andava acquistando. S. Giovanni accomodandosi alla loro debolezza mostra quasi di essere in dubbio egli stesso per dar loro occasione d'imparare la verità. Ilar., Crisost.

11,5:Si annunzia ai poveri il Vangelo. Uno de' caratteri del Messia: Il Signore mi unse, e mandommi ad evangelizzare a' poveri, Isai. LXI. 1. Ed era certamente cosa degna della bontà del Maestro celeste il fare suo parti colar impegno d'istruire questa porzione grande del genere umano, per cui non aprì scuola giammai nessuno de' pretesi sapienti del Paganesimo.

11,6:Ed è beato, chi non prenderà ec. Di Gesù era stato detto ch'ei sarebbe pietra d'inciampo per molti. S. Girolamo crede, che con queste parole venga a rimproverarsi ai discepoli di Giovanni la loro incredulità. Ma questa general sentenza di Cristo ferisce ogni maniera d'increduli: imperocchè in molte maniere possono gli uomini trovar materia di scandalo in Cristo. Ad alcuni parrà stoltezza l'ignominia della sua croce; altri diranno insopportabile la severità della sua dottrina; altri perfino opporranno alla parola di lui i falsi principi della mon dana politica. Ma beato chi da quello, che è fondamento, e principio d'ogni bene, argomento non prende di perdizione, e di morte.

11,7:Cosa siete voi andati a vedere ec. Quelli, che si trovarono a udire l'imbasciata di Giovanni avrebber potuto sospettare, ch'egli si fosse mutato di parere riguardo a Gesù; per questo il Salvatore commenda altamente la fede, e la costanza del suo Precursore. Credete voi (dic'egli) che Giovanni sia tale, che si lasci scuotere e volgere da ogni banda secondo i venti?

11,8:Un uomo vestito delicatamente? Siete voi andati a vedere un uomo, il quale vivendo nel lusso, e nella mollezza, e snervato di cuore sia capace di adulare, e di palpare gli altrui peccati? Uomini tali non abitano pe' deserti.

11,9:Più che profeta. Perchè non solo predisse, ma mostrò a dito il Messia; perchè gli altri furono mandati agli uomini, egli anche a Cristo; e qual Angelo del Signore precedette lo stesso Cristo. I miracoli avvenuti nel concepimento, e nella nascita del Batista, e l'ammirabile sua vita (dice un antico interprete) lo fecer parere non solo eguale, ma quasi superiore a un Angelo: e di fatto molti Ebrei il credettero vero Angelo, Eus., Dem. IV. 5.

11,10:Il mio Angelo. Uomo per natura; Angelo pel ministero di annunziare il Cristo.

11,11:Tra i nati di donna non venne al mondo ec. È paragonato qui il Batista ai Santi del vecchio Testamento: onle tra questi nati di donna non è compreso nè Cristo, nè la Vergine, nè gli Apostoli, che al nuovo Testamento appartengono, Hier. E s. Agostino osservò, che dicendo Cristo nissun Santo essere stato nel vecchio Testamento maggior di Giovanni, lascia luogo di credere, che siavi stato chi l'uguagliasse. Contra Adv. leg. ec. 1.5 Hier.
Ma quegli, che è minore ec. Ma dello stesso Giovanni è maggiore nel regno de' cieli ( nella chiesa di Dio, sia la trionfante, sia la militante) colui, il quale e per età, e secondo la vostra opinione, è minore di Giovanni. Così parla di sè Gesù Cristo, e così conferma la testimonianza rendutagli da Giovanni cap. 3. l I. Gesù è maggiore ( dice s. Agostino) per virtù, per potere, per divinità, per maestà, per gloria, Tract. 13. in Joan. S. Girolamo, e altri interpretano in quest'altro modo: il più piccolo od uomo, o Angelo, che è in cielo con Dio, è maggiore di Giovanni, il quale vive in un corpo di morte; imperocchè altra cosa ella è il posseder la corona, altra il combattere tutt'ora nella battaglia, Hieron.

11,12:Dal tempo di Giovanni ec. Dal punto, in cui Giovanni cominciò a predicare, fino a questo tempo, nel regno de' cieli ( nella chiesa di Dio) non si entra per diritto di discendenza, come quando questo regno era ristretto al solo popolo Ebreo. Adesso egli è aperto per tutti gli uomini: e chiunque vorrà farne conquista, potrà farla, Giudeo, o Gentile, che egli sia, greco, o barbaro, servo, o libero. E molti verranno dall'oriente, e dall'occidente, e saranno assisi con Isacco, e Giacobbe, Matth. IV. II. Così rapì il regno de' cieli, ed ebbe luogo tra' figliuoli adottivi il centurione pell' ardore della sua fede; così la cananea, ec., i quali essendo gentili rapirono in certo modo dalle mani de' discendenti di Abramo il regno, di cui questi si rendettero indegni per la loro incredulità. Vedi Ilar., Ambr., ec.

11,13:Hanno profetato fino a Giovanni. Da Giovanni in poi il regno de' cieli per tutti è aperto, perchè quel Cristo, speranza di tutti gli uomini, il quale dalla legge, e dai profeti era predicato come futuro, si predica adesso come venuto per testimonianza dello stesso Giovanni; e i misteri dello stesso Cristo sotto la scorza della legge coperti si propalano, e si espongono a tutti. E non vuol dire qui Cristo, che subito dopo la predicazione di Giovanni avesse fine la legge vecchia; ma sì che allora cominciò a finire.

11,14:E se voi volete capirla, egli è ec. Non crediate, che il regno del Messia sia tutt'ora lontano, perchè non è ancora venuto quell' Elia, il quale dee precedere la ve nuta del Cristo secondo la predizione di Malachia. Giovanni stesso egli è quanto allo spirito, e all'ufficio quel l'Elia, che voi aspettate. La profezia di Malachia riguarda certamente la seconda venuta di Gesù Cristo; ma i dottori Ebrei la intendevano della prima venuta: nè Cristo si ferma a riprendere questa interpretazione; ma ne fa uso contro di essi, dimostrando chi fosse quell' Elia, che doveva precedere la sua prima venuta. Quelle parole se volete capirla, possono esporsi col Grisostomo, se vo lete considerare la somiglianza tra Elia, e Giovanni.

11,15:Chi ha orecchio da intendere, intenda. Maniera di parlare, colla quale fa capire, che quello, che egli dice, è di grande importanza, e merita molta riflessione per essere ben inteso. Ed era certo cosa molto importante pe' Giudei l'intendere, come la legge terminava a Giovanni, e che d'allora in poi il regno de' cieli sarebbe stato di chiunque avesse fatto forza per entrarvi; e che perciò non vi sarebbe stata salute per essi, se affidati alla legge rigettato avessero la testimonianza di Giovanni e il Cristo annunziato da lui.

11,16:Questa razza d'uomini? S. Luca cap. VII. 29 ci spiega di quali persone parli qui il Salvatore, dicendo: il popolo... e i pubblicani glorificavano Dio, ricevendo il battesimo di Giovanni; ma i Farisei, e i dottori della legge per loro sciagura disprezzarono il consiglio di Dio.

11,17:Abbiamo suonato ... abbiamo cantato. Il senso della similitudine è questo: Venne Giovanni vestito di cilicio, menando vita asprissima nel deserto di modo, che par ve non invitare gli uomini, se non a piangere. Venne Gesù Cristo, e colla sua ammirabil dolcezza de' costumi si adattò alla piacevolezza della vita comune, intervenendo talora ai conviti, vivendo, e trattando popolarmente con ogni genere di persone: nè all'uno, nè all'altro corrisposero i Farisei, e i dottori della legge, anzi li mal trattarono ambedue.

11,19:Ed è stata giustificata la sapienza. Per sapienza intendesi qui comunemente la providenza divina. Figliuoli di lei erano i Giudei, governati con ispecialissima cura da questa providenza. Questi figliuoli medesimi tutti quanti, e buoni e cattivi, hanno giustificata questa providenza; hanno tolto di mezzo ogni pretesto, per cui possa ella essere intaccata. Imperocchè allora quando, abbracciando i buoni gl'inviti di lei, si rimasero i cattivi nella loro pertinacia, videsi chiaramente, che non a difetto di questa sapienza, ma all'ostinata durezza del loro cuore dovea attribuirsi la lor perdizione. E questo doppio avvenimento medesimo fece spiccare mirabilmente la gloria della sapienza, la quale tanto tempo avanti lo avea fatto predire dai profeti.

11,21:Corozain, e Bethsaida due città della Galilea. Tiro, e sidone città della Fenicia, popolate da Gentili.

11,23:Ti alzerai tu fino al cielo? Tu, città superba, piena di ricchezze, e di fasto, credi tu di dover innalzarti fino alle stelle? Credi tu, che non abbia da essere giam mai punita la tua ingratitudine? In questa città avea fatta Gesù Cristo lunga dimora, onde era tenuta per patria di lui, cap. IX. I.
Il Greco da un senso più piano. E tu, Cafarnaum, esaltata fino al cielo, vale a dire ricolma di gloria non tanto per le tue ricchezze, pel tuo commercio, ma molto più per avermi avuto molto tempo per ospite, per aver udita la mia parola, veduti i miei miracoli, ec.

11,25:Ti ringrazio, o Padre, Signore ec. In questa bellissima orazione piena di santissimi documenti osservano i Padri, che Cristo chiama Dio non padre del cielo, e della terra, ma padre suo, e signore non suo, ma del cielo, e della terra, dimostrando così la sua uguaglianza col padre. Sapienti sono qui detti gli Scribi, e Farisei, perchè tali eglino si riputavano, benchè nol fossero; o anche perchè sapienti, non della sapienza dello spirito, ma di quella della carne; i piccoli sono gl'idioti, i semplici. Vedi I. Cor. I. 27. 28.

11,27:Tutte quante le cose sono state a me date dal Padre. A me in quanto uomo, cui è unita la divinità in, unita di persona. Così s. Atanasio: ovvero con s. Ilario, e s. Agostino, l'assoluto dominio di tutte le cose diremo essere stato dato dal Padre al Figliuolo nell'eterna generazione. Ma la generazione eterna del Figlio, la natura divina di lui, la sua uguaglianza col Padre non da tutti è conosciuta. Il Padre conosce quel che sia il Figliuolo, il Figliuolo conosce quel che sia il Padre; il Padre se stesso rivela ai piccoli, ma per mezzo del Figlio come suo Verbo, il quale mentre se stesso, e il Padre rivela, ella è la stessa cosa, che se il Padre se stesso rivelasse. Non si fa parola dello Spirito santo; perchè a motivo della inseparabilità, e unità della Trinità, quello, che di una dicesi delle persone, s' intende anche dell'altra. Il dominio assoluto di tutte le cose, e la cognizione, che ha il Figliuolo del Padre pari a quella che il Padre ha del Figliuolo, uguale al Padre dimostrano lo stesso Figliuolo.

11,28:Voi...affaticati, e aggravati: Voi che gemete sotto il peso dei propri peccati, della concupiscenza, e della corruzione dell'uomo vecchio.

11,29:Imparate da me, che son mansueto, e umile di cuore. Ponetevi sotto la mia disciplina; e proverete, che non son io nè crudele, nè aspro co' miei sudditi, ma dolce, e benigno, e di facile accesso a tutti per la mia umiltà. Questa sposizione sembra più letterale. S. Agostino, ed altri spongono in questa guisa: imparate per prima, e principale lezione da me la mansuetudine, e l'umiltà di cuore, la quale io insegno anche più coll'e sempio, che colle parole. E troverete riposo: abbracciato che avrete il mio giogo, avrete la pace: nè per altra via averla potreste, se non soggettandovi a me: ovvero, seguendo la seconda sposizione: repressa, e vinta la superbia, e il corrotto amor di voi stessi, principio di tutte le discordie, e di tutti i disordini interiori, ed e steriori, otterrete il gran bene della pace spirituale delle anime vostre.

11,30:Soave è il mio giogo. Abbiamo gia notato, come la legge di Cristo, benchè molte cose comandi difficili, e penose per la corrotta natura, dicesi, ed è giogo soave, e peso leggiero; perchè niuna cosa è grave alla carità, come dice s. Agostino: anzi la stessa carità ella è tutta quanta la legge; e questa carità è il giogo di Cristo; ed ella non può essere, se non giogo soave: imperocchè tutto è dolce a chi ama; nè si ha pena, e affanno a fare quel che si ama; anzi avrebbesi pena a non farlo. Vedi Vers. 1 Joan. v. 3.