Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Qoelet 3


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1Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
2C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
3Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
7Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
10Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino.11Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.12Ho capito che per essi non c’è nulla di meglio che godere e procurarsi felicità durante la loro vita;13e che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro, anche questo è dono di Dio.14Riconosco che qualsiasi cosa Dio fa, dura per sempre; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché lo si tema.15Quello che accade, già è stato; quello che sarà, già è avvenuto. Solo Dio può cercare ciò che ormai è scomparso.
16Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c’è l’iniquità e al posto della giustizia c’è l’iniquità.17Ho pensato dentro di me: «Il giusto e il malvagio Dio li giudicherà, perché c’è un tempo per ogni cosa e per ogni azione».
18Poi, riguardo ai figli dell’uomo, mi sono detto che Dio vuole metterli alla prova e mostrare che essi di per sé sono bestie.19Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste, così muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie, perché tutto è vanità.20Tutti sono diretti verso il medesimo luogo:
tutto è venuto dalla polvere
e nella polvere tutto ritorna.
21Chi sa se il soffio vitale dell’uomo sale in alto, mentre quello della bestia scende in basso, nella terra?22Mi sono accorto che nulla c’è di meglio per l’uomo che godere delle sue opere, perché questa è la parte che gli spetta; e chi potrà condurlo a vedere ciò che accadrà dopo di lui?

Note:

Qo 3,2:per morire: metà delle occupazioni dell'uomo sono tristi, metà dei suoi atti sono di dolore. La morte ha già messo la sua impronta sulla vita. Questa è un susseguirsi di atti sconnessi (vv 1-8), senz'altro scopo (vv 9-13) che la morte, la quale a sua volta non ha alcun senso (vv 14-22).

Qo 3,11:nozione dell'eternità: questa frase non ha il senso che abitualmente si potrebbe attribuirle in un'opera cristiana. Vuol solo dire: Dio ha dato al cuore (al pensiero) dell'uomo la nozione della durata, gli ha permesso di riflettere sul susseguirsi degli avvenimenti e di dominare il momento presente. Ma l'autore aggiunge che questa visione è soltanto illusoria; non rivela il senso della vita.

Qo 3,12:per essi: bam, con il TM; BJ traduce: «per l'uomo», ba'adam (cf. Qo 2,24).

Qo 3,14:immutabile: secondo la teoria della retribuzione, la morte è il castigo del peccato. Per Qo, la morte è legata alla sorte umana: la virtù e la giustizia non vi hanno niente a che vedere. Il destino dell'uomo è come quello dell'animale. E anche nel regno della giustizia domina la legge del più forte (vv 16.18). Tuttavia Dio preferisce il debole (v 15).

Qo 3,15:già passato: BJ ha: «il perseguitato», secondo il senso dato a questa parola, lett.: «inseguito» dal midrash Qoèlet Rabba.

Qo 3,16:giustizia: con il TM; i LXX e il Targum hanno: «giusto».

Qo 3,18:come bestie: i LXX e sir. hanno: «e mostrare che essi»; il TM ha: «ed essi vedano». Alla fine del v, il TM aggiunge due parole, lett.: «essi, per essi», che potrebbero essere intese «gli uni per gli altri». Ma il contesto non è in favore di questa traduzione: il paragone con gli animali non vuole suggerire la cattiveria ma l'impossibilità di sfuggire alla morte.

Qo 3,21:Questo dubbio, stilato quasi di sfuggita, è sufficiente a dare alla morte tutto il suo terrore. L'ultima parola del libro è di un pessimismo meno radicale: la vita dell'uomo ritorna a Dio, che l'aveva data (Qo 12,7).