Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Qoelet 2


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1Io dicevo fra me: «Vieni, dunque, voglio metterti alla prova con la gioia. Gusta il piacere!». Ma ecco, anche questo è vanità.
2Del riso ho detto: «Follia!»
e della gioia: «A che giova?».
3Ho voluto fare un’esperienza: allietare il mio corpo con il vino e così afferrare la follia, pur dedicandomi con la mente alla sapienza. Volevo scoprire se c’è qualche bene per gli uomini che essi possano realizzare sotto il cielo durante i pochi giorni della loro vita.4Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti.5Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie;6mi sono fatto vasche per irrigare con l’acqua quelle piantagioni in crescita.7Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei predecessori a Gerusalemme.8Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze di re e di province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte donne, delizie degli uomini.9Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i miei predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza.10Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d’ogni mia fatica: questa è stata la parte che ho ricavato da tutte le mie fatiche.11Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole.
12Ho considerato che cos’è la sapienza, la stoltezza e la follia: «Che cosa farà il successore del re? Quello che hanno fatto prima di lui».13Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è come il vantaggio della luce sulle tenebre:
14il saggio ha gli occhi in fronte,
ma lo stolto cammina nel buio.
Eppure io so che un’unica sorte è riservata a tutti e due.
15Allora ho pensato: «Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Perché allora ho cercato d’essere saggio? Dov’è il vantaggio?». E ho concluso che anche questo è vanità.16Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto.
17Allora presi in odio la vita, perché mi era insopportabile quello che si fa sotto il sole. Tutto infatti è vanità e un correre dietro al vento.18Ho preso in odio ogni lavoro che con fatica ho compiuto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore.19E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità!20Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo sostenuto sotto il sole,21perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
22Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole?23Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!24Non c’è di meglio per l’uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio.25Difatti, chi può mangiare o godere senza di lui?26Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia, mentre a chi fallisce dà la pena di raccogliere e di ammassare, per darlo poi a colui che è gradito a Dio. Ma anche questo è vanità e un correre dietro al vento!

Note:

Qo 2,3:soddisfare. Invece di leggere limeshok, alla lettera «esercitare» (da cui deriverebbe «soddisfare»), alcuni correggono in lisemok e traducono: «ho sostenuto il mio corpo con il vino».

Qo 2,8:con le delizie dei figli dell'uomo: BC non traduce le due parole shiddah e shiddot perché ritenute una dittografia di sharah e sharot; BJ traduce: «cofanetto dopo cofanetto», secondo il significato della parola nell'ebraico postbiblico. Altri traducono: «una principessa, molte principesse», oppure «una concubina, molte concubine», e pensano all'harem di Salomone.

Qo 2,12:ciò che è già stato fatto: conget.; il TM ha: «ciò che gli è già stato fatto». La sapienza non procura alcun vantaggio, nemmeno quello di un ricordo duraturo; ciononostante vale più della stoltezza, come il giorno vale più della notte.

Qo 2,14:gli occhi in fronte: alla lettera «ha due occhi nella testa», per esprimere che ha gli occhi ben aperti.

Qo 2,24:mangiare e bere: questa massima, di colore epicureo, è offerta come argomento in una polemica. Benché l'autore ripeta questo paradosso come un ritornello (Qo 3,12-13; Qo 5,17; Qo 8,15; Qo 9,7), non vi racchiude la sua concezione della vita, come se consigliasse di porre il piacere come scopo dell'agire ed escludesse il senso del dovere.

Qo 2,25:godere: con i LXX (feisetai), volg. (deliciis affluet); BJ con versioni traduce: «bere»; il TM ha: «affrettarsi». - senza di lui: con molti mss e versioni; il TM ha: «senza di me».

Qo 2,26:che è gradito a Dio: così si esprimevano i sapienti per giustificare lo scandalo delle ricchezze concesse ai cattivi (cf. Pr 11,8; Pr 13,22; Gb 27,16s). Qo ironizza di sfuggita sulla insufficienza di questa dottrina.