Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 3


font

Istruisce di notte Nicodemo intorno al rinascere d'acqua, e di spirito, e della sua esaltazione simile a quella del serpente di bronzo, e come Dio ha mandato il Figliuol suo per salvare il mondo. Nasce disputa intorno alla purificazione: e mormorando di Cristo i discepoli di Giovanni, questi lo loda dicendo: Fa d'uopo, che egli cresca, io poi sia abbassato; e che il Padre ha poste nelle mani di lui tutte le cose, affinchè chi in lui crede, abbia la vita eterna; e a chi non crede in lui, sovrasti l'ira di Dio.

1Eravi un uomo della setta de' Farisei, chiamato Nicodemo, de' principali tra' Giudei.2Questi andò di notte tempo da Gesù, e gli disse: Maestro, noi conosciamo, che da Dio se' stato mandato a insegnare: imperocché nessuno può fare que' prodigj, che fai tu, se non ha Dio con se.3Rispose Gesù, e dissegli: In verità, in verità ti dico, chiunque non rinascerà da capo, non può vedere il regno di Dio.4Dissegli Nicodemo: Come mai può un uomo rinascere, quando sia vecchio? Può egli forse rientrar di nuovo nel sen di sua madre, e rinascere.5Gli rispose Gesù: In verità, in verità io ti dico, chi non rinascerà per mezzo dell'acqua, e dello Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio.6Quello, che è generato dalla carne, è carne: e quello, che è generato dallo spirito, è spirito.7Non ti meravigliare, se ti ho detto: Bisogna, che voi nasciate da capo.8Lo spirito spira dove vuole: e il suono ne odi, ma non sai, donde venga, né dove vada: cosi addiviene a chiunque è nato di spirito.9Rispose Nicodemo, e dissegli: Come mai può esser questo?10Rispose Gesù, e dissegli: Tu sei in Israele maestro, e non intendi queste cose?11In verità, in verità ti dico, che noi parliamo di quel, che sappiamo, e attestiamo quello, che abbiam veduto, e voi non date retta alla nostra asserzione.12Se vi ho parlato di cose della terra, e non mi credete: come mi crederete, se vi parlerò di cose del cielo.13Or nissuno discese in cielo, fuorichè colui, che è disceso dal cielo, il Figliuolo dell'uomo, che sta nel cielo.14E siccome Mosè innalzò nel deserto il serpente; nella stessa guisa fa d'uopo, che sia innalzato il Figliuolo dell'uomo.15Affinchè chiunque in lui crede, non perisca; ma abbia la vita eterna.16Imperocché Dio ha talmente amato il mondo, che ha dato il Figliuol suo unigenito, affinchè chiunque in lui creda, non perisca; ma abbia la vita eterna.17Conciossiachè non ha Dio mandato il Figliuol suo al mondo per dannare il mondo; ma affinchè per mezzo di esso il mondo si salvi.18Chi in lui crede, non è condannato: ma chi non crede, è stato già condannato; perché non crede nel nome dell'unigenito Figliuol di Dio.19E la condannazione sta in questo: che venne al mondo la luce, e gli uomini amaron meglio le tenebre, che la luce: perché le opere loro eran malvagge.20Imperocché chi fa male, odia la luce, e non si acosta alla luce, affinchè non vengano riprese le opere sue.21Chi poi opera secondo la verità, si accosta alla luce, affinchè manifeste rendansi le opere sue; perché sono fatte secondo Dio.22Andò dipoi Gesù co' suoi discepoli nella Giudea: e ivi si trattenne con essi, e battezzava.23E Giovanni ancora stava battezzando in Ennon vicino a Salim; perchè quivi vi erano molte acque, e la gente vi concorreva, ed erano battezzati.24Imperocché non era ancora Giovanni stato messo in prigione.25E nacque disputa tra i discepoli di Giovanni, e i Giudei intorno alla purificazione.26E andarono da Giovanni, e gli dissero: Maestro, colui, che era teco di là dal Giordano, cui tu rendesti testimonianza, ecco, che questi battezza, e tutti vanno a lui.27Rispose Giovanni, e disse: Non può l'uomo aver cos' alcuna, se non gli vien data dal cielo.28Voi stessi mi siete testimoni, come io dissi: Non son io il Cristo, ma sono stato mandato a precederlo.29Sposo è quegli, che ha la sposa: ma l'amico dello sposo, che sta in piedi a udirlo, si riempie di gaudio alla voce dello sposo. Tal gaudio adunque proprio di me lo ho io compiutamente.30Quegli dee crescere, io essere abbassato.31Quegli, che vien di lassù è sopra tutti. E chi vien dalla terra, alla terra appartiene, e parla della terra. Colui, che vien dal cielo, è sopra tutti.32Ed egli attesta cose, che ha vedute, e udite: e nissuno presta fede alla sua asserzione.33Ma chiunque ha aderito a ciò che egli attesta, depone, che Dio è verace.34Imperocché quegli, che da Dio è stato mandato, parla parole di Dio: conciossiachè non gli da Iddio lo spirito con misura.35Il Padre ama il Figliuolo: e nelle sue mani ha poste le cose tutte.36Chi crede nel Figliuolo, ha la vita eterna: ma chi niega fede al Figliuolo, non vedrà la vita; ma sta sopra di lui l'ira di Dio.

Note:

3,1:Eravi un uomo ec. Di Gerusalemme era probabilmente Nicodemo; e questa circostanza unita a quella di essere Fariseo, e de' principali della città rende più mirabile la sua conversione: imperocchè nè in alcun luogo Gesù era meno ben visto, che nella capitale de' Giudei, e niuna setta più ostinatamente si oppose al Vangelo, che quella de' Farisei, nè al Vangelo stesso condizione potea trovarsi men favorevole, che quella delle grandezze, e della nobiltà del secolo, che erano in Nicodemo. Ma Gesù Cristo dice, che lo Spirito spira dove vuole, e quello, che è impossibile agli uomini, è possibilissimo a Dio, che i cuori degli uomini regge, e governa come vuole.

3,2:Di notte tempo. Forse per non rendersi odioso a' suoi colleghi; forse ancora per trattenersi più lungamente e liberamente col Salvatore, il quale di giorno era sempre circondato dalle turbe. Per la stessa ragione i due discepoli del Precursore furono da lui condotti alla casa, in cui dimorava, e istruiti la notte, Joan. cap. 1. 39.
Voi conosciamo ec. Non mi sembra improbabile il sentimento di alcuni Interpreti, i quali hanno pensato, che Nicodemo con queste parole spiegar voglia non solo il privato suo sentimento riguardo a Gesù Cristo, ma ancora quello del Sinedrio di Gerusalemme, il quale, considerati i miracoli fatti dallo stesso Gesù, fosse convenuto in credere quello, che dice qui Nicodemo. Egli però secondo la riflessione de' Padri era ancora troppo addietro nella cognizione del vero; mentre da tanti prodigi non avea saputo altro ricavare, se non che Gesù era un dottore mandato da Dio con potestà d'istruire.

3,3:Chiunque non rinascerà da capo, ec. Comincia Gesù Cristo dal far sapere a questo Giudeo dottor della legge, che pel conseguimento della salute vi voleva qualche cosa di più, che le cerimonie, i riti, e i sacrifizi della legge; che per entrare nel regno celeste non bastava l'essere figliuolo di Abramo; ma si esigeva la rinnovazione di tutto l'uomo, e una seconda nascita; vale a dire una nascita spirituale, in virtù della quale innestato l'uomo al corpo mistico di Cristo la giustizia insieme, e l'adozione con seguisce; onde uomo nuovo diventa, nuova creatura, e di una nuova vita batte la strada.

3,4:Può egli forse ec. L'obbiezione proposta da Nicodemo è molto grossolana, e carnale, suggerita nondimeno non da genio di contraddire, ma dal desiderio d'intendere la verità.

3,5:Chi non rinascerà per mezzo dell'acqua, e dello Spirito santo, ec. Tutti gli antichi Padri, anzi tutta la Chiesa non ha mai dubitato, che in queste parole volesse Gesù Cristo parlare del battesimo, nel quale l'uomo riceve una nuova nascita, e quasi un nuovo essere spirituale; onde a questo alludendo l'Apostolo lo stesso battesimo chiamò lavacro di rigenerazione, e di rinnovellamento. Osservano ancora molti Padri, che siccome l'uomo di due diverse parti è composto, materiale l'una e visibile, spirituale l'altra, e invisibile; cosi due principii assegnati furono da Cristo alla rigenerazione dell'uomo, corporale l'uno, cioè l'acqua; immateriale l'altro, cioè lo Spirito santo.

3,6:Quello, che è generato dalla carne, ec. E indispensabile, che l'uomo rinasca (dice Gesù Cristo); perchè la prima sua nascita secondo la carne, ben lungi dall'essergli di profitto per conseguire l'immortalita, gli nuoce piuttosto: conciossiachè per essa nasce sotto il dominio de' sensi, e delle passioni. In questa nascita traendo dal terreno Adamo l'origine, ne trae insieme la depravazione di sua natura, e la colpa, dalla quale ne viene la morte. Ha bisogno perciò, che un nuovo Adamo nuova indole infondendogli, e nuovo spirito, lo mondi, lo ristori, e capace lo renda di una vita tutta spirituale.

3,8:Lo spirito spira dove vuole: ec. L'intelligenza di queste verità è un dono dello Spirito divino, il quale si comunica a chi egli vuole. Voi udite il suono delle sue parole, allorchè egli vi parla pe' profeti, e nelle Scritture; ma egli è a voi invisibile, e nè il principio, nè gli effetti conoscete delle soprannaturali sue operazioni nelle anime, le quali sono da lui rinnovellate, e rigenerate. Tale è secondo i Padri il senso di queste parole del Salvatore, ed è veramente un mistero impenetrabile per l'uomo la condotta, che tiene Dio nell'illuminare, e convertire le anime.

3,10:Tu sei in Israele maestro, ec. Rimprovera giustamente non solo a Nicodemo, ma anche agli altri dottori d'Israele lo scarso loro sapere, e la poca intelligenza delle Scritture, nelle quali consisteva tutto il loro studio, e dove il mistero appunto, del quale parlava, era stato predetto, e particolarmente in Isaia, in Geremia, in Ezecchiello, e ne' Salmi. In Ezechiele XXXVI. 25. 27: Spargerò sopra di voi un'acqua monda, e sarete lavati da tutte le vostre sozzure.... E darò a voi un cuor nuovo.... e il mio spirito porrò in mezzo a voi.

3,11:Ti dico, che noi parliamo di quel che sappiamo, e attestiamo ec. Frase proverbiale, con la quale Gesù Cristo rafferma quello che aveva insegnato a Nicodemo, a cui viene a dire: non perchè tali cose sorpassano la tua intelligenza, per questo sono men certe, o men vere: imperocchè e io, e i profeti, da' quali sono state e pre vedute, e descritte, non parliamo, se non per iscienza infallibile, e come testimoni irrefragabili.

3,12:Se vi ho parlato di cose della terra, ec. Il mistero della rigenerazione dell'uomo, mediante il Battesimo, era stato spiegato da Cristo con similitudini prese dalle cose della terra; ed è men difficile a intendersi, che non sono altri misteri, come la generazione eterna del Verbo, la sua Incarnazione, e l'unione di due nature in Cristo. Del Battesimo cristiano una figura era ancor nella Chiesa Giudaica, nella quale non entravano i Gentili, se non per mezzo d'una simile lavanda, con la quale il medesimo nostro Sagramento veniva adombrato. Se adunque, dice Gesù Cristo, io non trovo credenza, nè fede presso di voi, quando vi parlo di cose non tanto rimote dalla sfera delle vostre cognizioni, e ve ne parlo secondo l'umano linguaggio, come presterete a ne fede, quando delle più alte, e sublimi imprenda a ragionarvi, e senza parabole, nè figure a voi le proponga, quali esse sono in loro stesse?

3,13:Or nissuno ascese in cielo, ec. Vale a dire, continuando il precedente discorso: fa però di mestieri, che crediate, se volete esser salvi; e nè credere potete, nè saper tali misteri, se questi non vi sono insegnati dal Figliuolo dell'uomo, il quale solo ha penetrato i cieli, cioè a dire gli arcani di Dio, ed è disceso dal cielo per rivelarli ai mortali, quantunque secondo l'essere suo divino non lasci di essere tutt'ora anche nel cielo. E in queste parole abbiamo chiarissimamente dichiarata la distinzione delle due nature nel Verbo incarnato.

3,14:E siccome Mosè ec. Con questa bella similitudine dimostra, che bisognava credere in lui per giugnere alla salute, e in qual modo ancora dovesse egli essere principio, e fonte di salute per gli uomini, cioè a dire patendo, e morendo per essi. Il serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto, la vista del quale guariva quelli, che erano stati avvelenati dal morso di altri serpenti (Num. XXI. 9),fu una maravigliosa figura del Salvatore. Questi senza peccato, ma portando in sè, secondo l'espressione dell'Apostolo, la similitudine della carne del peccato, fu alzato sulla sua croce in mezzo al mondo corrotto, perchè fosse argomento di salvazione per tutti gli uomini infetti dal veleno della colpa, e vicini a cadere nella morte eterna. Non è più lecito di dubitare dopo l'applicazione, che Gesù Cristo ha fatto a se medesimo di questa istoria, che il serpente di bronzo fosse una figura dell'Uomo Dio crocifisso; nondimeno non è inutile di osservare per maggior confusione degli Ebrei, pei quali è uno scandalo la croce di Cristo, che vi sono degli antichi Rabbini, i quali al Messia applicarono lo stesso fatto.

3,15:Affinchè chiunque in lui crede, ec. Siccome del serpente di bronzo fu scritto: Chi lo mirerà, avrà vita; così di Gesù Cristo si dice, che chi lo mirerà, e a lui si unirà per mezzo di viva fede, non perirà; ma avrà la vita eterna. Dove è fuor di dubbio, che di quella fede si parla, la quale è accompagnata dalle opere e dalla imitazione di lui, il quale dall'Apostolo è chiamato l'autore, e il consumatore della fede.

3,16:Imperocchè Dio ha talmente amato il mondo, ec. Ogni parola di questo versetto esprime, e rileva grandiosamente l'immensità del dono fatto da Dio agli uomini, e l'eccessiva carità di Dio nel mandare il suo stesso Figliuolo a illuminargli, e redimergli a spese della propria vita, e del proprio suo sangue. I Giudei aspettavano dal Messia la liberazione della loro nazione, e la distruzione degli altri popoli. Gesù Cristo fa sapere a Nicodemo, che la salute, e la redenzione è preparata gratuitamente per tutto il mondo.

3,17:Non ha Dio mandato .....per dannare il mondo. Dio sovente nelle Scritture si chiama il Dio delle vendette. Gli uomini pertanto consapevoli dell'infinito numero, e della enormità delle offese fatte al Signore, non senza ragione poteano temere, che il Figliuolo fosse appunto mandato al mondo per vendicare le ingiurie fatte al Padre. Non è così, dice Gesù Cristo, non è così.

3,18:E' stato già condannato. Dalla sua medesima incredulità inescusabile.

3,19:Venne al mondo la luce. Questa luce è Gesù Cristo, la sua dottrina, i suoi esempi. Gli uomini dominati dalle loro passioni amarono meglio di vivere nella loro cecità, e nelle loro tenebre, che godere del beneficio di quella luce, la quale manifestava la bruttezza de' loro costumi, da' quali non volevano di partirsi.

3,21:Perchè sono fatte secondo Dio. In diversi modi può intendersi fatta un'opera secondo Dio, o perchè ha per principio la grazia, e l'amore di Dio, o perchè ha Dio per oggetto, e per fine l'adempimento della sua volontà.

3,22:E battezzava. Per mano de' suoi discepoli, conne si vede in appresso, cap. v. 2.

3,25:Intorno alla purificazione. La voce Greca potrebbe anche tradursi battesimo, dove la nostra Volgata dice purificazione. E allora potrebbe forse inferirsi, che que' Giudei, che disputavano co' discepoli di Giovanni, pretendessero, che inutile fosse il battesimo, che davasi dal loro Maestro.

3,26:Ecco, che questi battezza. Usurpa (vengono a dire questi discepoli a Giovanni) il tuo ministero, e a te stesso si agguaglia. Abbiamo in questo fatto un esempio dell'umana debolezza in ciò, che chiamasi spirito di partito. I discepoli di Giovanni, benchè dalla bocca del loro Maestro udito avessero celebrare si altamente la di gnità, e la superior condizione di Cristo, non essendo umili, come il Maestro, non poterono senza invidia, e gelosia vedere il concorso del popolo a Gesù Cristo.

3,27-29:Non può l'uomo ec. Non può, nè dee alcun uomo attribuirsi un onore, o dignità, che non gli sia data dal cielo. Mi arrogherò io quello che non è stato a me concesso? Imperocchè voi sapete aver io già detto, che non sono il Cristo. Io non sono adunque lo sposo, nè mia è la sposa; sono bensì un ministro, e un amico dello sposo mandato innanzi per affrettare la sposa a prepararsi, e mettersi in ordine per ricevere lo sposo. Io ho adunque adempito il mio ufficio, e ho ottenuto tutto il contento che poteva desiderare, quando ho condotto la sposa allo sposo (il popolo Ebreo, e la Chiesa Giudaica al Cristo) e quando la carità osservo, e i segni di amore, co' quali dallo sposo è ricevuta la sposa.

3,31:E sopra tutti. Sopra di me, e sopra tutti i profeti, perchè di natura celestiale, e divina.
E parla della terra. Quale è l'origine, e la natura di ciascheduno, tale è il suo sapere, e il suo parlare; onde colui, che vien dalla terra, non può avere di per se stesso, se non dottrina dedotta da principi bassi, e terreni. In tal guisa con divina umiltà abbassa se stesso il Precursore per innalzare Gesù Cristo.

3,32:Attesta cose,..che ha vedute, e udite. Siccome la cognizion di tutte le cose si ha dagli uomini per questi due sensi, vista, e udito; così per ispiegare la certezza infallibile della dottrina di Cristo, Giovanni dice con una maniera di proverbio, che Gesù quelle cose predica, che ha vedute, e udite presso del Padre suo.
E nissuno presta fede ec. Queste parole, benchè generali, non vi ha dubbio, che principalmente vadano a ferire gli stessi discepoli di Giovanni, e i Giudei simili ad essi gelosi della gloria di Cristo. E con esse insieme dimostra il Batista, come ben lungi dal provar dispiacere, che la gente lasci lui per andar dietro a Cristo, la sua pena grande consiste nel vedere, che tutti nol seguitino; anzi pochi sieno quelli, che ciò fanno in comparazione di tanti increduli.

3,33:Depone, che Dio è verace. Non solo in generale, ma anche specialmente in quello che per mezzo del Figliuolo si è degnato di rivelare. E la ragione di questo viene addotta nel versetto seguente.

3,34:Non gli dà Iddio lo spirito con misura. Chi ha ricevuto lo Spirito di Dio con una data misura, potrà talora parlare secondo il suo proprio spirito, non secondo quello di Dio. Non così uno, cui lo Spirito divino comunicato siasi senza restrizione, o misura. Con misura fu dato lo spirito a Giovanni, e agli altri profeti; senza misura lo ebbe l'Unigenito delPadre,perchè come Dio lo ebbe per sua natura, non per partecipazione, nè per dono, come gli altri. Dal che eziandio ne viene, che possa il Figliuolo comunicare agli uomini lo stesso Spirito, come cosa sua propria.

3,35:E nelle sue mani ha poste le cose tutte: Che vuol dire (dice s. Agostino tract. 14. in Joan.): il Padre ha posto nelle mani di lui le cose tutte? vuol dire, che tanto è grande il Figliuolo, quanto il Padre; imperocchè questi lo generò uguale a se stesso, onde non sia un'usurpa zione l'esser egli uguale a Dio. Diede ancora il Padre potestà assoluta sopra tutte le cose al Figliuolo, anche in quanto uomo, non solamente affinchè di tutto fosse padrone, ma perchè di più ne facesse agli uomini parte secondo la sua volontà.

3,36:Chi niega fede al Figliuolo, non vedrà la vita; ma sta sopra di lui l'ira di Dio. Quell' ira, che sempre percuote, nè mai uccide, a differenza di quella che percuote per qualche momento per risanare dalle spirituali malattie gli eletti.