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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 21


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Pescando i Discepoli, Gesù fa, che prendano gran copia di pesci; onde Pietro avvisato da Giovanni riconosce il Signore, e si getta nel mare; e dopo il pranzo interrogato tre volte da Cristo, se lo amasse, tre volte gli sono date a pascere le pecorelle di Cristo, il quale gli annunzia la futura passione. Indarno egli cerca curiosamente di saper qualche cosa della morte di Giovanni. Non tutti i fatti di Cristo sono stati scritti.

1Dopo di ciò manifestossi di nuovo Gesù a' discepoli al mare di Tiberiade. E si manifestò in questo modo:2Erano insieme Simon Pietro, e Tommaso soprannominato Didimo, e Natanaele, il quale era di Cana della Galilea, ed i figliuoli di Zebedeo, e due altri de' suoi discepoli.3Disse loro Simon Pietro: vo a pescare. Gli risposero: venghiamo anche noi teco. Partirono, ed entrarono in una barca: e quella notte non presero nulla.4E fattosi giorno Gesù si pose sul lido: i discepoli però non conobbero, che fosse Gesù.5Disse adunque loro Gesù: figliuoli, avete voi companatico? Gli risposer di no.6Ed egli disse loro; gettate la rete dalla parte destra della barca, e troverete. La gettarono adunque; e non potevano più tirarla a causa della gran quantità di pesci.7Disse perciò a Pietro quel discepolo amato da Gesù: egli è il Signore. E Simon Pietro sentito, che è il Signore, si mise la tonaca (imperocché egli era nudo), e gittossi nel mare.8E gli altri discepoli si avanzarono colla barca (imperocché non erano lungi da terra, ma circa a dugento cubiti), e tiravan la rete co' pesci.9E quando furon a terra, videro preparato il carbone (sul qual era stato messo del pesce), e del pane.10Disse loro Gesù: date qua de' pesci, che avete presi adesso.11Andò Simon Pietro, e tirò a terra la rete piena di cento cinquantatre grossi pesci. E sebbene erano tanti, la rete non si strappò.12Disse loro Gesù: su via desinate. Nissuno però de' discepoli ebbe ardire di domandargli: chi sei tu? sapendo che era il Signore.13Si appressa dunque Gesù, e prende del pane: e lo distribuisce ad essi, e similmente il pesce.14Cosi già per la terza volta si manifcestò Gesù a' suoi discepoli, risuscitato che fu da morte.15E quando ebber pranzato, disse Gesù a Simon Pietro: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu più, che questi? Gli disse: certamente, Signore, tu sai, che io ti amo. Dissegli: pasci i miei agnelli.16Dissegli di nuovo per la seconda volta: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Ei gli disse: certamente, Signore, tu sai, che io ti amo. Dissegli: pasci i miei agnelli.17Gli disse per la terza volta: Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Si contristò Pietro, perché per la terza volta gli avesse detto, mi ami tu? E dissegli: Signore, tu sai il tutto. Tu conosci, che io t'amo. Gesù dissegli: pasci le mie pecorelle.18In verità, in verità ti dico: quando eri giovane, ti cingevi la veste, e andavi dove ti pareva; ma quando sarai invecchiato, stenderai le tue mani, e un altro ti cingerà, e ti menerà, dove non vuoi.19Or questo lo disse, indicando con qual morte fosse per glorificare Dio. E dopo di ciò gli disse: seguimi.20Pietro voltatosi indietro vide, che gli andava appresso quel discepolo amato da Gesù (il quale anche nella cena posò sul petto di lui, e disse: Signore, chi è colui, che ti tradirà?)21Pietro adunque avendolo veduto, disse a Gesù: Signore, e di questo che sarà?22Dissegli Gesù: se io vorrò che questi rimanga sino a tanto che venga io, che importa a te? Tu seguimi,23Si sparse perciò questa voce tra i fratelli, che quel discepolo non muore. E Gesù non disse: ei non muore: ma: se voglio, che egli rimanga sino a tanto che io venga, che importa a te?24Questo è quel discepolo, che attesta queste cose, e le ha scritte: e sappiamo, che è veridica la sua testimonianza.25Sono molte altre cose fatte di Gesù: le quali se si scrivessero a una a una, credo, che nemmen tutta la terra capir potrebbe i libri, che sarebber da scriverne.

Note:

21,3:E quella notte non presero nulla. Benchè sia la notte il tempo più proprio per la pesca. Ma al mistero, che in questo raffiguravasi, si conveniva, che non si facesse presa alcuna, prima che venisse Cristo, e mostrasse a' pescatori quello, che dovean fare.

21,6:Non potevano più tirarla a causa della gran quantità ec. Figura dell'infinito numero di uomini, i quali dovevano essere tratti alla Chiesa per opera degli Apostoli guidati dallo Spirito di Cristo.

21,9:Veggono preparato il carbone ec. Il carbone acceso, il pesce, il pane erano stati miracolosamente prodotti da Cristo, che volle in tal guisa far mostra della suprema sua potestà, affine di avvivar maggiormente la fede degli Apostoli.

21,12:Nissuno... ebbe ardire di domandargli: ec. Quantunque vedessero in lui quel non so che di sovrumano, che nol lasciava parer quell'istesso, che avea sì familiarmente trattato con essi ne' tempi addietro; con tutto questo nissuno si arrischiò a domandargli, chi egli fosse, perchè alla voce, e a' fatti conoscevan, che era Gesù.

21,15:Simone, figliuolo di Giovanni, mi ami tu piu, che questi? Rammentando a Pietro il nome di suo padre, vuole, che si ricordi della bassa sua origine. Ed è certamente mirabile la sapienza, e la bontà di Cristo in questa interrogazione. Pietro si era vantato di superar tutti nell'amore del suo Maestro: quand'anche tutti si scandalizzassero, io non mi scandalizzerò giammai: di poi lo aveva negato tre volte. Gli somministra adesso l'occasione di dare una pubblica soddisfazione a lui per averlo bruttamente negato, e a' compagni, de' quali si era creduto più forte.

21,16:Signore, tu sai, che io ti amo. Non dice ti amo più, che questi: la sua caduta lo aveva reso più umile. Gli bastò, dice s. Agostino, di rendere testimonianza del proprio cuore, non volle esser giudice del cuore altrui.
Pasci i miei agnelli. Queste parole aggiunte da Cristo dopo la triplice solenne interrogazione dimostrano evidentemente, che qualche cosa diede Cristo in tale occasione a s. Pietro, che agli altri Apostoli non fu data: e questa fu certamente la suprema podestà di pascere, e governare la Chiesa, la qual potestà non nel solo Pietro dovea fermarsi, ma in tutti i successori di lui transfondersi sino alla fine del mondo. Imperocchè adempie qui Gesù Cristo quello, che aveva già promesso a Pietro, Matth. XXI. 17., e come dice s. Cipriano, sopra di lui solo edifica la sua Chiesa, e a lui commette di gover nare le sue pecorelle. E non questa, o quella parte di gregge, ma tutte le pecorelle, e tutto il gregge, come notò s. Bernardo.

21,17:Si contristò Pietro. Temè, che forse, com'eragli accaduto altra volta, Gesù non vedesse nel suo cuore un amore molto più scarso di quello, che a lui pareva d'avere.

21,18:In verità . .. Quando eri giovine, ec. Consola finalmente Pietro: imperocchè mostra, che ha pervera la sua risposta, e nello stesso tempo gli mette davanti agli occhi la difficoltà, e la malagevolezza dell'ufficio, al quale lo eleggeva. L'adempire le tue parti ti ha da costare oltre le immense fatiche la perdita della libertà, e anche della vita, la quale finirai a imitazione di me sopra una croce. Questo è quello, che Gesù Cristo vuol fargli intendere allorchè dice, che da giovane era in sua libertà l'andare dove voleva; venuta poi la vecchiezza, sarà costretto a stender le mani, e lasciarsi legare, e andare alla morte, dalla quale per naturale istinto l'uomo abborrisce.

21,19:Indicando, con quali morte fosse per glorificare Dio. La morte di Pietro, come quella di tutti i Martiri, glorifica Dio, perchè sofferta in conferma della verità.

21,20:Vide... quel discepolo... il quale anche nella cena ec. Tutte queste cose sono qui dette per far intendere, che Pietro avendole in vista dopo aver ricevuto l'annunzio da Cristo di dover dare per lui la vita, crede, che quest'altro discepolo poteva esser destinato alla medesima sorte.

21,22:Se io vorrò. Se a me piacerà, che egli resti nel mondo sino alla mia venuta, che importa a te? Tale è il senso del Greco seguitato da s. Girolamo, e generalmente da tutti i cattolici Interpreti. E certamente per errore de' copisti si legge nella Volgata sic in cambio di si. È più difficile di spiegare quel che significa sino a tanto che io venga. Alcuni, come s. Agostino, vogliono che sia lo stesso, che dire: sino ch'io venga a condurlo nella mia gloria per mezzo di una morte naturale. Altri intendono per questa venuta la rovina di Gerusalemme; la qual rovina altre volte nel Vangelo è annunziata sotto il nome di venuta di Cristo. Vedi Matth. XVI. 28. XXIV.29.30.34. S. Giovanni infatti non morì se non circa trent'anni dopo la distruzione di Gerusalemme.

21,23:Tra i fratelli. Non vuol dire tra' discepoli, ma trai cristiani, viene a dire tra quelli, che credettero alla predicazione degliApostoli, i quali cristiani tra di loro chiamavansi col nome di fratelli.
Ma: se voglio, ch'egli rimanga, sino a tanto che io venga, ec. Queste parole sino a tanto, ciò venga le intesero molti dell'ultimo giorno del mondo, giorno della venuta di Cristo; e credettero che in conseguenza non dovesse s. Giovanni nè morire, nè risuscitare, ma vivere sino a quel dì per passare dalla vita temporale all'eterna con Gesù Cristo. Or il s. Evangelista dice, che questà io, terpretazione non era adattata alle parole di Cristo; il quale non aveva detto mai di escluder Giovanni dalla morte . e nè men di lasciarlo nel mondo sino alla sua ultima venuta, ma semplicemente, se paresse a me di lasciarlo ec., che importa a te questo?

21,24:E sappiamo, che è veridica ec. S. Giovanni comincia la sua prima Epistola quasi nello stesso modo, col quale pon fine al Vangelo: Quello, che fu da principio, quello, che udimmo, quello, che vedemmo co' nostri occhi, quello, che considerammo, e che colle mani nostre toccammo riguardo al Verbo di vita; onde con poca ragione hanno taluni immaginato, che gli ultimi due versi di questo capo fossero stati aggiunti dalla Chiesa di Efeso, parendo loro, che non istesse bene in bocca dello stesso Giovanni questo tal qual elogio della verità della sua storia. Poteva senza offendere la modestia parlare così un uomo pieno dello Spirito di Dio, pieno di santità, di autorità, e anche di giorni.

21,25:Credo, che nè men tutta la terra ec. È un'iperbole, con la quale il s. Evangelista vuole, che s'intenda l'infinito numero di cose operate da Cristo, non registrate da lui, nè da alcun altro degli Evangelisti, delle quali cose era fresca ancor la memoria, essendo non molto prima passati all'altra vita quelli, che ne erano stati testimoni oculari.