Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 2


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Gesù invitato a nozze cangia l'acqua in vino, e da Cafarnaum va a Gerusalemme; caccia dal tempio i negozianti, e domandatogli da' Giudei un segno, dice: Disfate questo tempio. Molti a motivo de' miracoli credettero nel nome di lui, ma egli non fidava loro se stesso.

1Tre giorni dopo vi fu uno sposalizio in Cana di Galilea: ed era quivi la Madre di Gesù.2E fu invitati, anche Gesù co' suoi discepoli alle nozze.3Ed essendo venuto a mancare il vino, disse a Gesù la Madre: Ei non hanno più vino.4E Gesù le disse: Che ho io da fare con te, o donna? Non è per anco venuta la mia ora.5Disse la Madre a coloro, che servivano: Fate quello, che ei vi dirà.6Or vi erano sei idrie di pietra preparate per la purificazione Giudaica, le quali contenevano ciascheduna due in tre metrete.7Gesù disse loro: Empite d'acqua quelle idrie. Ed essi le empirono fino all'orlo.8E Gesù disse loro: Attignete adesso, e portate al mastro di casa. E ne portarono.9E appena ebbe fatto il saggio dell'acqua convertita in vino, il mastro di casa, che non sapeva, donde questo uscisse (lo sapevan però i serventi, che avevano attinta l'acqua): il mastro di casa chiama lo sposo,10E gli dice: Tutti servono da principio il vino di miglior polso: e quando la gente si è esilarata, allora danno dell'inferiore: ma tu hai serbato il migliore fin ad ora.11Cosi Gesù in Cana di Galilea diede principio a far miracoli: e manifestò la sua gloria, e in lui crederono i suoi discepoli.12Dopo di ciò andò con la sua Madre, e coi fratelli, e co' suoi discepoli a Cafarnaum: e vi stettero per poco tempo.13Ed era prossima la Pasqua dei Giudei, e Gesù si portò a Gerusalemme:14E trovò nel tempio della gente, che vendeva bovi, e pecore, e colombe, e banchieri, che sedevano a banco.15E fatta quasi una frusta di cordicelle di giunco, tutti coloro scacciò dal tempio, e le pecore, e i bovi, e gittò per terra il denaro de' banchieri, e rovesciò i loro banchi.16A quelli poi, che, vendevano le colombe, disse: Togliete via di qua queste cose, e non vogliate convertire la casa del Padre mio in bottega di traffico.17E i suoi discepoli si ricordarono, che sta scritto: Lo zelo della tua casa mi ha consumato.18Si rivolser però a lui i Giudei, e gli dissero: Con qual segno mostri tu a noi di poter fare queste cose?19Rispose loro Gesù: Disfate questo tempio, e io in tre giorni lo rimetterò in piedi.20Replicarono adunque i Giudei: Questo tempio fu fabbricato in quarantasei anni, e tu lo rimetterai in piedi in tre giorni?21Or egli parlava del tempio del suo corpo.22Quindi è, che allora quando fu risuscitato da morte, si ricordarono i suoi discepoli, come egli aveva detto questo, e credettero alla Scrittura, e alle parole di Gesù.23Nel tempo poi, che egli stette in Gerusalemme per la Pasqua, e per la solennità, molti credettero nel suo nome, vedendo i miracoli, che egli faceva.24Ma quanto a Gesù egli non fidava loro se stesso, perché tutti conosceva,25E perché non avea bisogno, che alcuno rendesse testimonianza d'un altro: conciossiachè da se stesso sapeva quel, che fosse nell'uomo.

Note:

2,1:In Cana di Galilea. Dice così per distinguerla da un'altra Cana, che chiamavasi Cana de' Sidoni per la vicinanza con questo popolo. Questa era della tribù di Aser, Jos. XIX. 28.
Ed era quivi la Madre di Gesù. Da queste parole, e da quello, che leggesi nel nostro Evangelista cap. XIX. 25. (dove Gesù Cristo moribondo raccomanda la Madre a Giovanni) hanno alcuni inferito, che s. Giuseppe fosse già morto, e che la Vergine nella casa vivesse, dove si fecero queste nozze; mentre di lei non si dice, che a queste fosse stata invitata; ma che già in quella casa si ritrovava: la qual cosa diede forse occasione all'invito, che fu fatto a Gesù, e a'suoi discepoli. La sollecitudine di Maria nel mancare del vino fa certamente vedere, che come di persone a lei attenenti aveva a cuore l'onore di quella famiglia.

2,2:E fu invitato anche Gesù co' suoi discepoli. Era con veniente, dicono molti Padri, che Gesù Cristo con la sua presenza onorasse le nozze, e legittima, e santa dimostrasse l'unione de' due sessi destinata dalla providenza divina alla conservazione del genere umano, egli, che doveva poi santificare la stessa unione con la grazia d'un Sagramento, il quale è grande, dice l'Apostolo, per la relazione, che ha con l'unione ineffabile di Cristo, e della Chiesa.

2,3:Ei non hanno più vino. La preghiera della Vergine è molto modesta. Ella si contenta di accennare il bisogno, e il rossore di quella famiglia, rimettendo interamente alla bontà, e carità del Figliuolo il pensiero di consolarla.

2,4:Che ho io da fare con te, o donna? Non v'ha dubbio, che queste parole prese per quello, che suonano naturalmente, porterebbero una specie di riprensione fatta dal Figliuolo alla Madre; ma oltre che quello, che havvi in esse di apparente durezza, potè essere temperato dall'aria del volto, e dalla maniera, con la quale furono dette, contengono esse piuttosto una sublime istruzione diretta non già alla Madre, a cui nulla era nascoso dei misteri del suo divino Figliuolo, ma bensi ai circostanti, i quali era necessario che imparassero a distinguere in Gesù Cristo le due differenti generazioni, sopra le quali parlò divinamente s. Giovanni nel capo precedente. Alla potenza infinita, che egli ha in quanto Dio, si appar tiene il fare miracoli, e non all'essere di uomo: ed essendo, come dice s. Agostino, vicino a fare un'opera tutta propria di Dio, mostra quasi di non riconoscere la Madre, dalla quale era stato generato secondo la carne, affinchè s'intenda, esservi in lui, oltre quello, che appariva, alcun'altra cosa, alla quale doveva estendersi la fede de' suoi discepoli; e di questa sublime verità, cioè a dire dell'essere divino di Cristo, doveva essere una prova il prodigioso cangiamento dell'acqua in vino.
Non è per anco venuta la mia ora. Il tempo determinato da Gesù Cristo, per operare il miracolo era, secondo il pensiero del Grisostomo, quando tutti i convitati avesser riconosciuto, non esservi assolutamente più vino; e questo tempo non era ancora, allorchè la Vergine gli fece istanza di provvedere al bisogno da lei conosciuto. Per sua ora intende adunque il Salvatore il momento stabilito nella eternità dal celeste suo Padre; nel qual momento cominciar doveva a stabilire co' miracoli la sua missione.

2,5:Disse la Madre. È argomento della fede grande di Maria il modo, con cui parla a coloro, che servivano a tavola. Non si offese, non si perdè d'animo per la risposta del Figliuolo; ma piena di giusta, e umile confidenza nella carità del medesimo, e, quasi direi, sperando in chi sembrava toglierle ogni speranza, parlò, ordinò, come se fosse stata sicura del miracolo, che le era stato negato. Così il primo miracolo di Gesù Cristo fu effetto dell'intercessione di Maria, affinchè per un fatto si grande istruita fosse la Chiesa a confidare assaissimo nella carità di sì buona Madre, dalla quale, dice s. Bernardo, volle l'eterno Padre, che ogni cosa noi ricevessimo, mentre per lei volle, che ricevessimo lo stesso suo Unigenito, in cui tutto ci ha dato.

2,6:Contenevano ciascheduna due in tre metrete. A dare due sole metrete per ogni idria, le dodici metrete (cia scuna delle quali pesava circa cento otto libbre di liquore) farebbero circa mille dugento libbre di vino, ed è ciò giustamente notato dall'Evangelista, perchè serve a far conoscere la grandezza del miracolo.
Preparate per la purificazione. S. Giovanni scrivendo pei Cristiani, tocca qui l'uso, che di tali idrie facevasi da' Giudei ne' loro conviti, e dice, che servivano per le purificazioni; cioè per la lavanda delle mani, e anche de' vasi, che servivano allo stesso convito. Vedi Matth. cap. XV. 2., Marc. VII. 4. E l'ordine, che Cristo dà di empirle di acqua, dimostra, come erano già o vote, o molto sceme per lo spesso lavarsi de' convitati.

2,11:E manifestò la sua gloria. Gloria, quale convenivasi all'Unigenito del Padre. Manifestò certamente un tal miracolo la sua divinità, e l'assoluta potestà, che aveva sopra tutte le creature.
E in lui crederono. Non è, che cominciassero allora a credere; ma cominciarono a credere più fermamente dopo aver veduto co' propri occhi sì gran miracolo.

2,12:Coi fratelli. Secondo l'uso degli Ebrei si dicevano fratelli quelli, che erano solamente parenti.

2,14:E banchieri. La voce Greca propriamente significa coloro, i quali cambiavano le monete più grosse in più piccole, e avevano luogo nel tempio per somministrare a' forestieri (i quali venendo di lontano non si potevano caricare di monete di basso metallo) del denaro per comperare le cose occorrenti pei sacrifici, che volevano offerire, e in tal cambio di denaro facevan essi il loro guadagno.

2,15:E fatta quasi una frusta ec. È certamente cosa di gran maraviglia il vedere, come Gesù non ancor quasi conosciuto tra' Giudei, con pochissimi discepoli, che lo seguissero, potè atterrire turba sì grande di mercatanti, i quali servivano alla religione del popolo, ed erano autorizzati nel loro negozio dai Sacerdoti. Il santo Vangelista narrando di qual debole, e vile strumento si valesse Cristo a porre tutti coloro in confusione, tacitamente accenna, che la Maestà divina lampeggiante nel volto di lui fu la causa, onde furono tutti posti in iscompiglio, e in fuga.

2,17:Si ricordarono, che sta scritto: ec. Si rimisero alla memoria un passo celebre del Salmo LXIXI, che è quello che riferisce l'Evangelista, il quale viene così a farci sapere, che il detto Salmo appartiene al Messia, e del Messia in esso discorresi sotto il nome, e in persona di Davidde, e che tale era la tradizione, e il sentimento della Sinagoga.

2,19:Disfate questo tempio. Se i cristiani a motivo dello Spirito santo, che in essi abita, sono giustamente chiamati tempio di Dio (I. Cor. III. I6., 2. Cor. VI. 16.), con quanto miglior ragione tempio di Dio poteva, e dovea chiamarsi Gesù Cristo in quanto uomo, mentre in lui secondo la frase dell'Apostolo, la pienezza tutta della divinità abitava corporalmente, cioè a dire, perfettamente, e non in parte, ma in solido, e perpetuamente. Oltre di che del suo corpo medesimo era figura quel tempio, il quale Dio per sua abitazione si elesse, e nel quale diede oracoli, e volle essere da tutti adorato.

2,20:Questo tempio fu fabbricato ec. Parlasi del secondo tempio fabbricato da Zorobabele: imperocchè quantunque Erode il grande e lo ristaurasse in gran parte, e lo in grandisse, e l'ornasse, non fu considerata la sua fabbrica, come un nuovo tempio. Questo secondo tempio adunque fu edificato in meno di dieci anni, quando si computi ilsolo tempo del lavoro; ma se si computino ancora gli anni, ne'quali restò interrotta la fabbrica sino all'intero suo compimento, non avrà nulla di esorbitante quello, che dicono gli Ebrei, che quarantasei anni di cure, e di fatiche costò l'edificazione del secondo tempio. La maniera poi di calcolare questi quarantasei anni non è uniforme in tutti gli Interpreti. Ma tali questioni sono lontane dal fine, che in questo nostro lavoro ci siam proposto.

2,24:Non fidava loro se stesso. Conosceva la debolezza della loro fede, nè si fidava del fervore, col quale mossi dalla forza de' miracoli grandi da lui operati si erano soggettati alla verità; onde non comunicava loro più alti misteri: così Agost., Cir., Grisost.

2,25:Da se stesso sapeva ec. Vedeva fino a' più intimi nascondigli del cuore umano, dove a Dio solo è permesso di penetrare coll'occhio suo, come tante volte si legge nelle Scritture. Egregiamente perciò da queste parole ne inferirono i Padri la divinità di Gesù' Cristo contro gli Ariani.