Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 12


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Accolto da Marta, e da Lazzaro, è unto da Maria con unguento, e Giuda ladro ne mormora. I Principi de' sacerdoti pensano di uccidere anche Lazzaro. Gesù sopra un asinello entra con gloria in Gerusalemme: e bramando alcuni Gentili di vederlo, dice essere imminente l'ora della sua glorificazione; ma che il granello del frumento dee prima morire. Voce del Padre, che vuol glorificare il tuo nome. Il Principe di questo mondo sarà cacciato fuora. Dell'accecamento de' Giudei predetto da Isaia: in Cristo è onorato, o disprezzato il Padre.

1Gesù adunque sei dì avanti alla Pasqua andò a Betania, dove era Lazzaro già morto, e risuscitato da Gesù.2E ivi gli diedero una cena: e Marta serviva a tavola: Lazzaro poi era uno di quelli, che stavano a mensa con lui.3Maria però, presa una libbra di unguento di nardo liquido di gran pregio, unse i piedi di Gesù, e asciugò i piedi di lui colle sue trecce: e la casa fu ripiena dell'odor dell'unguento.4Disse perciò uno de' suoi discepoli, Giuda Iscariote, il quale era per tradirlo:5E perché un unguento come questo non si è venduto trecento danari, e dato ai poveri?6Ciò egli disse, non perché si prendesse pensiero de' poveri, ma perché era ladro, e tenendo la borsa, portava quello, che vi era messo dentro.7Disse adunque Gesù: Lasciatela fare, che riserbi questo pel dì della mia Sepoltura.8Imperoccchè i poveri gli avete sempre con voi: me poi non sempre mi avete.9Seppe pertanto una gran torba di Giudei, come Gesù era in quel luogo: e vi andarono non per Gesù solamente, ma anche per veder Lazzaro risuscitato da lui.10Tenner consiglio perciò i Principi de' sacerdoti di dar morte anche a Lazzaro:11Perché molti per causa di esso si separavano da' Giudei, e credevano in Gesù.12Il di seguente una gran turba di gente concorsa alla festa avendo udito, che Gesù andava a Gerusalemme,13Preser de' rami di palme, e uscirongli incontro, e gridavano: Osanna, benedetto colui, che viene nel nome del Signore, il Re d'Israele.14E Gesù trovò un asinello, e vi montò sopra, conforme sta' scritto:15Non temere, figlia di Sion: ecco che il tuo Re viene sedente sopra un asinello.16Queste cose non le compresero da principio i suoi discepoli: ma glorificata che fu Gesù, allora si ricordarono, che tali cose erano state scritte di lui, e a lui erano state fatte.17La turba poi, che era con lui, attestava, com' egli chiamò Lazzaro dal sepolcro, e risuscitollo da morte.18E per questo gli andò incontro la turba: perché avevano adito, che avea fatto quel miracolo.19I Farisei pertanto disser tra di loro: Vedete voi, che non facciamo nulla? Ecco che il mondo tutto gli va dietro.20Ed eranvi alcuni Gentili, di quelli, che erano andati ad adorare Dio nella festa.21Questi si accostarono a Filippo, che era di Betsaida della Galilea e lo pregavano, dicendo: Signore, desideriamo di vedere Gesù.22Filippo andò, e dircelo ad Andrea: e Andrea, e Filippo lo dissero a Gesù.23E Gesù rispose loro con dire: E venuto il tempo, che sia glorificato il Figliuolo dell'uomo.24In verità, in verità ti dico: se il granello di frumento caduto in terra non muore,25Resta infecondo: se poi muore, fruttifica abbondantemente. Chi ama l'anima sua, la ucciderà: e chi odia l'anima sua in questo mondo la salverà per la vita eterna.26Chi mi serve, mi segua: e dove son io, ivi sarà ancora colui, che mi serve. E chi servirà a me, sarà onorato dal Padre mio.27Adesso l'anima mia è conturbata. E che dirò io? Padre salvami da questo punto. Ma per questo sono io arrivato in questo punto.28Padre glorifica il nome tuo. Venne allora dal cielo questa voce: e lo ho glorificato, e lo glorificherò di bel nuovo.29Or la turba, che ivi si trovava, e udì diceva, che era stato un tuono. Altri dicevano: Un Angelo gli ha parlato.30Ripigliò Gesù, e disse: Questa voce non è stata per me, ma per voi.31Adesso si fa giudizio di questo mondo: adesso il Principe di questo mondo sarà cacciato fuora.32Ed io, quando sia levato da terra, trarrò tutto a me.33(E ciò egli diceva per significare di qual morte era per morire).34Risposegli la turba: Noi abbiamo apparato dalla legge, che il Cristo vive eternamente: E come dici tu, che il Figliuol dell'uomo dee esser levato da terra? Chi è questo Figliuolo dell'uomo?35Disse adunque loro Gesù: Per poco ancora o la luce con voi, camminate, mentre avete lume, affinchè non vi sorprendan le tenebre: e chi cammina nelle tenebre, non sa, dove si vada.36Sino a tanto che avete la luce, credete nella luce, affinchè divenghiate figliuoli della luce. Così parlò Gesù: e se n'andò, e ad essi si nascose.37Ed avendo egli fatto sì grandi miracoli su' loro occhi, non credevano in lui:38Affinchè si adempisse il detto di Isaia profeta, quando disse: Signore, chi ha creduto quello, che ha udito da noi? Ed a chi è stata rivelata la potenza del Signore?39Per questo non potevano credere, il perché disse parimente Isaia:40Accecò i loro occhi, e indurò loro il cuore: affinchè con gli occhi non veggano, e col cuor non intendano, e si convertano, ed io gli risani.41Tali cose disse Isaia, allorché vide la gloria di lui, e di lui parlò.42Nondimeno molti anche de' grandi credettero in lui: ma per paura de' Farisei noi confessavano per non essere scacciati dalla Sinagoga:43Imperocché amarono più la gloria degli uomini, che la gloria di Dio.44Ma Gesù alzò la voce, e disse: chi crede in me, crede non in me, ma in colui, che mi ha mandato.45E chi vede me, vede colui, che mi ha mandato.46Io son venuto luce al mondo, affinchè chi crede in me, non resti tralle tenebre.47E chiunque avrà udite le mie parole, e non avrà creduto in me, io non lo giudico: imperocché non son venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.48Chi rigetta me, e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica: la parola annunziata da me, questa sarà suo giudice nel giorno estremo.49Conciossiacbé io non ho parlato di mie arbitrio, ma il Padre, che mi ha mandato, egli mi prescrisse quel, che ho da dire, e di che ho da parlare.50E so, che il suo comandamento è vita eterna. Le cose adunque, che io dico, ve le dico in quel modo, che le ha dette a me il Padre.

Note:

12,2:E ivi gli diedero una cena. Questa cena molti credono essere la medesima, che quella descritta da s. Matteo cap. 26. e da s. Marco cap. 14, supponendo, che Simone il lebbroso fosse parente stretto di Lazzaro, e la casa di lui o la stessa che quella di Lazzaro, o vicina, e scelta per la cena come più comoda. Vedi quello, che in que' luoghi abbiamo osservato sopra le particolarità di questa storia.

12,6:Era ladro, e tenendo la borsa ec. Pensava a metter da parte per provvedere a' casi suoi, non dubitando di doversi trovare in necessità, ogni volta che si riducesse ad effetto quello, che sapeva tramarsi da' Giudei contro Cristo. Si prevaleva perciò della occasione di aver egli la borsa, nelia quale si temeva il denaro offerto dalle persone pie, e amorevoli a Cristo pe' bisogni di lui, e degli Apostoli.

12,7:Che riserbiquesto pel dì ec. Lasciate, che con questo utlizio di carità ella dimostri, come è vicino il tempo della mia sepoltura, e faccia a me vivo quello, che non potra farmi dopo la morte: non vi faccia pena, che in vece di darne a' poveri il prezzo abbia questa donna ser bato quest'unguento per me, e per adombrare secondo le disposizioni del Padre un tal mistero.

12,10:Tenner consiglio perciò ec. Si vede il progresso dell'errore, e della malvagità. Caifa avea spacciato per massima di governo, che tutto era lecito per il pubblico bene. La morte di Cristo non sembra adesso, che basti per acquietare i loro timori. Un uomo tratto dalle braccia della morte sara sempre, finchè viverà, monumento in contrastabile della onnipotenza di Gesù, che gli guada gnera sempre de' nuovi discepoli, e terra in divisione, e scissura la nazione. Fa d'uopo pertanto di ucciderlo, e levar dagli occhi del popolo un oggetto tanto pericoloso. Si uccida. Così una rabbiosa malignita giunge fino a di chiarare a Dio stesso la guerra.

12,12:Il di seguente ec. Ai dieci del mese di Nisan, cinque giorni avanti la Pasqua, nel qual giorno siccome si menava l'agnello, che si serbava per la Pasqua; così si presentò alla s. città questo Agnello di Dio, di cui il primo era figura. Vedi Matth. XXI. Exod. XI. 3.

12,13:Re d'Israele. Quel Messia tanto aspettato, e desiderato. In tal guisa volle Cristo prima della sua morte essere riconosciuto pubblicamente, e solennemente per re; e diede nello stesso tempo a conoscere, qual sorta di regno fosse il suo, movendo con la unzione della sua grazia i cuori di tutta quella gran moltitudine, e particolar mente de' teneri fanciulli (come è notato da s. Matteo XXI.15) a onorarlo, e adorarlo.

12,16:Queste cose non le compresero. Non si vergogna S. Giovanni di confessare la propria ignoranza, e quella degli altri Apostoli, e discepoli. Non avea ancora Dio aperti i loro intelletti per combinare con le Scritture gli avvenimenti della vita di Gesù Cristo.

12,20:Eranvi alcuni Gentili. L'essere questi Gentili venuti a Gerusalemme in tal tempo, cioè in occasione della Pasqua per adorare Dio ha indotto molti Interpreti a credere, che fossero proseliti, che è quanto dire, Gentili di nascita, ma Giudei di religione. Altri per lo contrario gli hanno creduti veri Gentili; i quali mossi o dalla fama de' miracoli di Cristo, o dalla rinomanza del Tempio, o finalmente da un principio di pietà, eran venuti per adorare il Dio de' Giudei. Questi Gentili avevano accesso all'atrio, che perciò chiamavasi atrio de' Gentili. Pare a me questa seconda opinione più verisimile pel riflesso, che essendo certamente questi destinati dalla Providenza a rappresentare la conversione futura di tutte le genti al solo e vero Dio (come ricavasi dai versetti 23. e 24), non doveano perciò costoro già conoscerlo, e adorarlo senza mescolamento di altri dei.

12,21:Desideriamo di veder Gesù. Vale a dire di discorrere con lui, e udire la sua dottrina.

12,22:Disselo ad Andrea, come a più anziano discepolo (Joan. I. 40. ). Filippo potea temere, che Gesù non volesse aver comunicazione con uomini Gentili, ricordandosi della proibizione fatta già a tutti gli Apostoli di andare a predicare tralle nazioni.

12,23:Rispose loro . .. è venuto il tempo. La risposta di Cristo, quantunque concepita in termini generali, lascia però luogo a intendere, che egli non ricusò di trattare con que' Gentili, e di istruirgli. È venuto il tempo, che non solamente i Giudei, ma tutte ancor le nazioni conoscano il Figliuolo dell'uomo, cioè il loro Salvatore, e con la loro conversione lo glorifichino.

12,24:Se il granello di frumento ec. La messe ubertosa di tanti popoli da ridursi alla fede non può da me acquistarsi, se non per mezzo delle ignominie, e de' patimenti, appunto come dal granello seminato in terra non ispunta la spiga, se non dopo che questo sia cotto, e disfatto dal calor della terra.

12,25:Chi ama l'anima sua, ec. Affinchè nissuno si pensi, che solo per Cristo la via per giugnere alla gloria sia quella delle umiliazioni, e del patire, soggiunge perciò questa generale sentenza, sopra la quale vedi Matth. x. 39.

12,26:Chi mi serve mi segua: e dove son io, ec. I mini stri miei, quelli de' quali io mi servirò per istabilire il mio regno, sono più specialmente chiamati a tenermi dietro per la via della croce: chi per tal via mi seguirà. Mi seguirà ancora nella mia beatitudine.

12,27:L'anima mia è conturbata. Affinchè coloro, che erano chiamati a imitarlo, non credessero, che esente egli fosse dal naturale amor della vita, dall'orror della morte, e delle ignominie; viene perciò a mostrare con queste parole fino a qual segno si fosse voluto rendere in tutto e per tutto simile a' suoi fratelli, rivestendosi (eccetto il peccato) di tutte le loro affezioni, meritando ad essi col vincerle la grazia di non esserne superati, e divenendo in tal guisa idoneo ad essere vero nostro modello: Noi (dice s. Agostino) trasportò sopra di sè, noi ricevette dentro di sè, ed essendo nostro capo, fece suo gli affetti delle sue membra.
E che dirò io o Padre, salvami. Che domanderò io al Padre? Che dalla morte mi liberi, e da' patimenti? Ma non son io che volontariamente, e deliberatamente ho bramato, che quest'ora venisse? Che ho cercato quasi di affrettarla? Che sono per questo appunto ritornato a Gerusalemme a mettermi tra le mani de' miei nemici?

12,28:Padre, glorifica il nome tuo. Vale a dire, patiro volentieri qualunque cosa, e la morte, purchè gloria ne sia a te.
E lo ho glorificato, e lo glorificherò. I tuoi miracoli, le tue vittorie, la tua ubbidienza sono a me state di gloria; lo sarà ancora, e molto piu, la tua morte, la tua risurrezione, la fondazione della nuova Chiesa, nella quale entreranno tante nazioni, alle quali ignoto era il nome mio.

12,30:Non è stata per me, ma per voi. Perche conosciate, che io sono veramente Figliuolo di Dio; e questa fede vi tenga fermi e costanti contro lo scandalo della croce.

12,31:Adesso si fa giudizio di questo mondo. Viene a spiegare la gloria, che ritrar debbe il Padre dalla sua morte. Si fa ora giudizio del mondo, si tratta la di lui causa. Il Demonio si soggettò il mondo per mezzo del peccato, e schiavi si fe' tutti gli uomini. Si tratta, se sotto una tal tirannia debba perpetuamente restare il mondo, o esserne liberato. Io prenderò il patrocinio di tutto il genere umano, e presentandomi contro del comune avversario al trono del Padre mio offerendo tutto il mio sangue in prezzo della libertà, e della salute di tutti, soddisfatta e placata la divina giustizia, discaccerò dall'usurpato impero il Demonio con distrugger l'idolatria, e stabilire dappertutto il Regno di Dio.

12,32:E io quando sia levato da terra, trarrò ec. La morte mia ancorchè obbrobriosa, perchè morte di croce, sarà il vero principio della mia gloria e della mia esaltazione; trarrò dalla stessa croce, divenuta argomento di benedizione, e di salute, tutti a me i popoli della terra, li trarrò con dolcezza, e soavità, e insieme con efficacia. Abbiamo procurato nella versione di conservare l'equivoco, che è nella parola del testo originale, la quale poteva significare ed esser innalzato per ingrandimento, e anche esser tolto dal mondo. Gesù Cristo la usò per significare non tanto la morte, quanto la maniera di essa, cioè di esser levato in croce.

12,34: Abbiamo apparato dalla legge, ec. L'obbiezione degli Ebrei mostra, che presero le parole di Cristo nel senso, in cui furon proferite. I profeti, che avevano parlato del regno eterno del Messia, avevano anche parlato de suoi patimenti, e della sua morte. Ma i maestri degli ultimi tempi non ad altro intesi, che a pascere con vane speranze l'ambizione, e la vanità del popolo, non volevano vedere nelle Scritture, se non grandezze, vittorie, e conquiste terrene del loro Messia. Accecati in tal guisa non fa meraviglia, se scandalo divenne per essi la croce del Salvatore.

12,35:Disse adunque ec. Non risponde adunque alla obbiezione, perchè non erano capaci di tali misteri, ma confermando il suo dire gli esorta a valersi del beneficio della luce divina, che hanno presente per quel poco di tempo, che resta ancor con essi.
Chi cammina nelle tenebre, non sa, ec. Avvertimento, che fu insieme una profezia della terribile depravazione de' costumi, nella quale caddero gli Ebrei abbandonati da Cristo, e dalla luce delVangelo; depravazione, che andò sempre crescendo sino al totale loro esterminio.

12,36:Credete nella luce, affinchè divenghiate ec. Credere nella luce è lo stesso, che camminar nella luce, seguire la luce; quella luce divina, dalla quale rischiarati sono gli animi pel conoscimento del vero, e del giusto.
Ad essi si nascose. Se ne andò a Betania. Vedi Luc. XXI. 37.

12,38:Chi ha creduto ec. Il santo Evangelista con citare questo passo di Isaia ha voluto prevenire l'obbiezione, che poteva formarsi contro il Vangelo dal vedere, come sì gran parte del popolo Ebreo dopo tutti i miracoli di Cristo era rimasto nell'incredulità: fa egli pertanto vedere, come era stato già predetto apertamente l'accecamento di quella infelice nazione.
A chi è stata rivelata la potenza ec. Chi ha saputo riconoscere ne' miracoli del Messia la potenza infinita di un Dio, il quale voleva con questo mezzo condurre tutti gli uomini alla fede? Moltissimi sono, che han veduto con gli occhi del corpo le opere meravigliose di Cristo: ma non hanno compreso, per così dire, il linguaggio degli stessi prodigi. S. Agostino per braccio del Signore crede, che sia significato lo stesso Figliuolo di Dio, come quegli, per cui Dio fece tutte le cose: il senso è sempre l'istesso.

12,39:Non potevano credere, ec. Non potean credere, perchè non volevano (dice s. Agostino, tract. 53. in Joan.), e la prava loro volontà fu preveduta da Dio, e predetta dal Profeta. Ma chi previde, e predisse la loro infedeltà, non la fece; e fu ancora giusta pena della prava lor volontà, se Dio gli accecò, vale a dire, gli abbandono, e non gli aiutò, come spiega lo stesso Santo, ibid. Vedi Rom. IX.

12,40:Accecò i loro occhi, ec. Vedi Marc. IV. 12

12,41:Tali cose disse Isaia, allorchè vide la gloria di tui, ec. Isaia nel principio del capo VI. (dal quale è preso il precedente versetto di s. Giovanni) descrive la gloria del Signore veduta da lui in ispirito; e siccome è certo, che di Dio si parla in quel luogo, se, come dice qui s. Giovanni, la gloria veduta da Isaia era la gloria di Cristo, ne, viene per legittima conseguenza contro gli Ebrei, che Cristo è Dio, e per tale fu conosciuto da Isaia.

12,44:Chi crede in me, crede non in me, ec. Significa, che il fedele credente in Cristo non crede solamente in lui, ma crede ancora nel Padre: ovvero, che non crede in lui, come solamente uomo, quale agli occhi de' Giudei appariva; ma crede in Dio, come chi crede nel Padre. Qualunque di queste due sposizioni si tenga, con queste parole dimostra Cristo la sua divinità: in primo luogo, perchè non dice egli, chi crede a me: ma, chi crede in me. Or agli uomini si crede, ma in nissuno si crede, se non in Dio: in secondo luogo, se è lo stesso il credere in Cristo, e il credere nel Padre, il Figliuolo adunque, e il Padre sono un solo Dio.

12,45:Chi vede me, vede colui, ec. Risplende nelle opere mie la maestà, la bontà, la potenza del Padre. Così ancora più chiaramente conferma quello che aveva detto nel precedente versetto.

12,46:Io son venuto luce al mondo, affinchè chi crede ec. Al mondo pieno di errori, e d'ignoranza in tutto quello che principalmente importa che sappiano gli uomini per arrivare alla felicità, verso la quale il naturale istinto li porta.

12,47:Io non lo giudico. Vuol dire, che non è egli auto re della condannazione di quelli, che non credono; ma che per propria lor colpa costoro periscono, non prestan dofede alla sua parola, la quale null'altro contiene, se non quello, che il Padre volle, che fosse da lui predicato agli uomini; onde la parola stessa serva poi a giudicare, e condannare gl'increduli nel giorno estremo.

12,50:E so, che il suo comandamento è vita eterna. Io so, che quello, che mi è stato ingiunto dal Padre di insegnare, e comandare agli uomini, è principio per essi, e causa di vita eterna.