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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 6


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Con cinque pani, e due pesci sazia cinque mila uomini. Flegge da coloro, che volevano farlo re. Camminando sul mare va a trovare i discepoli agitati dal vento. Discorre del pane del cielo, e dice, se esser pane di vita, e la carne sua cibo, che dee essere mangiato, e il sangue bevanda, che dee essere bevuta. Alcuni discepoli disgustati del suo discorso lo abbandonano. Gli Apostoli restano con lui, de' quali però egli dice, che uno è un demonio.

1Dopo questo Gesù se n'andò di là dal mare di Galilea, cioè di Tiberiade:2E seguitavate una gran turba, perché vedeva i miracoli fatti da lui a prò de' malati.3Salì pertanto Gesù sopra un monte: ed ivi si pose a sedere co' suoi discepoli.4Ed era vicina la Pasqua, solennità de' Giudei.5Avendo adunque Gesù alzati gli occhi, e veduto, come una gran turba veniva da lui, disse a Filippo: Dove compreremo pane per cibar questa gente?6Lo che egli diceva per far prova di lui: imperocché egli sapeva quello, che era per fare.7Risposegli Filippo: Dugento denari di pane non bastano per costoro a darne un piccolo pezzo per uno.8Dissegli uno de' suoi discepoli, Andrea fratello di Simone Pietro:9Evvi un ragazzo, che ha cinque pani d'orzo, e due pesci: ma che è questo per tanta gente?10Ma Gesù disse: Fate, che costoro si mettano a sedere. Era quivi molta l'erba. Si misero pertanto a sedere in numero di circa cinque mila.11Prese adunque Gesù i pani: e, rese le grazie, li distribuì a coloro, che sedevano: e il simile dei pesci, fin che ne vollero.12E saziati che furono, disse a' suoi discepoli: Raccogliete gli avanzi, che non vadano a male.13Ed essi li raccolsero, ed empirono dodici canestri di frammenti dei cinque pani di orzo, che erano avanzati a coloro, che avevano mangiato.14Coloro pertanto veduto il miracolo fatto da Gesù, dissero: Questo è veramente quel Profeta, che dovea venire al mondo.15Ma Gesù conoscendo, che erano per venire a prenderlo per forza per farlo loro re, si fuggì di bel nuovo da se solo sul monte.16Fattasi poi sera, i suoi discepoli scesero alla marina.17Ed entrati in barca andavano tragittando il mare verso Cafarnaum: ed era già bujo: e Gesù non era andato da essi.18E soffiando un gran vento, il mare si alzava.19Spintisi adunque innanzi circa venticinque, o trenta stadi, vedono Gesù, che camminava sul mare, e avvicinavasi alla barca, e si impaurirono.20Ma egli disse loro: Son io, non temete.21Bramavano pertanto di riceverlo nella barca: e tosto la barca toccò la terra, dove erano incamminati.22Il dì seguente la turba, che era restata di là dal mare, aveva veduto, come altra barca non v'era fuori di una sola, e che Gesù non era entrato in quella co' suoi discepoli; ma i soli discepoli erano partiti:23(Sopraggiunsero però altre barche da Tiberiade presso al luogo, dove, poi ché il Signore ebbe rese le grazie, avevano mangiato quel pane.)24Avendo adunque visto la turba, che non era quivi più né Gesù, nè i suoi discepoli, entrarono anch'essi nelle barche, e andarono a Cafarnaum cercando Gesù25E avendolo trovato di là dal mare, gli dissero: Maestro, quando se' tu venuto qua?26Rispose loro Gesù, e disse: In verità, in verità vi dico: voi cercate di me non pei miracoli, che avete veduti; ma perché avete mangiato di que' pani, e ve ne siete satollati.27Procacciatevi non quel cibo, che passa, ma quello, che dura sino alla vita eterna, il quale sarà a voi dato dal Figliuolo dell'uomo. Imperocché in lui impresse il suo sigillo il Padre Dio.28Essi però gli dissero: Che faremo noi per praticare opere grate a Dio?29Rispose Gesù, e disse loro: Opera di Dio è questa, che crediate in colui, che egli ha mandato.30Ma quelli disser a lui: Che miracolo fai tu adunque, onde vediamo, e a te crediamo? Che fai tu?31I padri nostri mangiaron nel deserto la manna, come sta scritto: Diede loro a mangiare il pane del cielo.32Disse adunque loro Gesù: In verità, in verità vi dico: Non diede Mosè a voi il pane del cielo, ma il Padre mio da a voi il vero pane del cielo.33Imperocché pane di Dio è quello, che dal cielo è disceso, e da al mondo la vita.34Gli dissero adunque: Signore, da' sempre a noi un tal pane.35Gesù disse loro: Io sono il pane di vita: chi viene a me, non patirà fame: e chi crede in me, non avrà sete mai più.36Ma io ve l'ho detto, che e mi avete veduto, e non credete.37Verrà a me tutto quello, che il Padre da a me: e io non caccierò fuora chi viene a me:38Perché sono disceso dal cielo non a fare la mia volontà ma la volontà di lui, che mi ha mandato.39E la volontà del Padre, che mi ha mandato, si è, che di tutto quello, che egli ha dato a me, nulla io ne sperda, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40E la volontà del Padre, che mi ha mandato, si è, che chiunque conosce il Figliuolo, e crede in me, abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.41Mormoravano perciò di lui i Giudei, perché aveva detto: Io sono quel pane vivo, che è sceso dal cielo,42E dicevano; Costui non è egli quel Gesù figliuolo di Giuseppe, del quale noti ci sono e il padre, e la madre? Come dunque dice costui: Sono sceso dal cielo?43Rispose adunque Gesù, e disse loro: Non mormorate tra voi:44Non può alcuno venire da me, se nol tragga il Padre, che mi ha mandato: e questo io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto ne' profeti: Saranno tutti ammaestrati da Dio. Chiunque pertanto ha udito, e imparato dal Padre, viene a me.46Non perché alcuno abbia veduto il Padre, eccetto colui, che è da Dio, questi ha veduto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede in me, ha la vita eterna.48Io sono il pane di vita.49I padri vostri mangiarono nel deserto la manna, e morirono.50Questo è quel pane disceso dal cielo: affinchè chi ne mangerà, non muoia.51Io sono il pane vivo, che son disceso dal cielo.52Chi di un tal pane mangerà, viverà eternamente: e il pane, che io darò, ella è la carne mia per la salute del mondo.53Altercavano perciò tra loro i Giudei, dicendo: Come mai può costui darci a mangiare la sua carne?54Disse adunque loro Gesù: In verità, in verità vi dico: Se non mangerete la carne del Figliuolo dell'uomo, e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita.55Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha la vita eterna: ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno.56Imperocché la mia carne è veramente cibo, e il sangue mio veramente bevanda.57Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, sta in me, e io in lui.58Siccome mandò me quel Padre, che vive, ed io per il Padre vivo: così chi mangerà me, viverà anch' egli per me.59Questo è quel pane, che è disceso dal cielo. Non (sarà) come de' padri vostri, i quali mangiarono la manna, e morirono. Chi di questo pane mangia, viverà eternamente.60Tali cose egli disse, insegnando nella sinagoga di Cafarnaum.61Molti perciò de' suoi discepoli, udite che le ebbero, dissero: Questo è un duro sermone, e chi può reggere ad ascoltarlo?62Conoscendo adunque Gesù da se stesso, che mormoravano per questo i suoi discepoli, disse loro: Vi scandalizzate voi di questo?63Se adunque vedrete il Figliuolo dell'uomo salire, dove era prima?64Lo spirito è quello, che dà la vita: la carne non giova niente: le parole, che io vi dico, sono spirito, e sono vita.65Ma sono tra voi alcuni, i quali non credono. Imperocché sapeva Gesù fin da principio, chi fossero quelli, che non credevano, e chi fosse per tradirlo.66E diceva: Per questo vi ho detto, che nissuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio.67Da indi in poi molti de' suoi discepoli si ritirarono indietro: e non conversavano più con lui.68Disse perciò Gesù ai dodici: Volete forse andarvene anche voi;69Ma Simone Pietro risposegli: Signore, a chi anderemo noi? Tu hai parole di vita eterna:70E noi abbiam creduto, e conosciuto, che tu se' il Cristo Figliuolo di Dio.71Rispose loro Gesù: Non sono stato io, che ho eletti voi dodici: e uno di voi è un diavolo.72Voleva dire di Giuda Iscariote figliuolo di Simone: Perché questi, che era uno dei dodici, era per tradirlo.

Note:

6,6:Lo che egli diceva per far prova di lui. Per isperimentare la sua fede, e far vedere, fino a qual segno sapesse confidare nella bonta, e nel potere di Gesù Cristo.
Imperocchè egli sapeva ec. Era determinato nell'animo di Cristo, quello, che egli voleva fare per consolazione delle turbe, e talmente determinato e fisso, che per nissun caso poteva altrimenti succedere. Or a Dio solo convengono determinazioni si immutabili.

6,9:Evvi un ragazzo, che ha cinque pani d'orzo, ec. Queste parole mostrano nel cuore di Andrea un grado maggiore di fede. Ma quanto vi volea ancora per non dubitare, che con sì poco potessero satollarsi alcune migliaia di uomini!

6,17:Andavano tragittando il mare. Il seno di mare tra Betsaida e Capharnaum. Lo stesso intendasi nel Vers. 22.

6,23:Presso al luogo, dove, poichè il Signore ebbe rese le grazie, ec. Pare, che la Scrittura abbia voluto fissare invariabilmente il nome di quel cibo celeste, del quale era figura il miracoloso pane somministrato dal Signore alle turbe; e forse di qui imparò la Chiesa a chiamare col nome di Eucaristia, cioè rendimento di grazie, il più grande, e augusto di tutti i sagramenti. Gli Eretici degli ultimi tempi sono degni di molto biasimo anche per questo, di aver ardito di togliere a questo Sagra mento un nome fondato nelle Scritture, e usato per tutti i precedenti secoli nella Chiesa.

6,24:Entrarono anch'essi nelle barche. Per la sollecitudine di arrivare più presto, dove era Gesù.

6,25:Quando se'tu venuto qua? Sapevano, che non vi era andato per barca: sapevano, che la strada di terra era lunghissima; onde non dubitano, che se ivi si ritrovava di qualche tempo, non poteva ciò essere se non per miracolo.

6,26:Rispose loro Gesù. In verità, ec. Non risponde all'interrogazione di quella gente, nella quale scorgeva avidità più grande del cibo terreno, che di quello, onde la vita spirituale si alimenta; ma disvelando agli occhi loro il proprio lor male si avanza a mostrarne il rimedio.
Cercate di me non pei ec. Voi non considerate ne' miei miracoli il fine, per cui son fatti, che è di condurvi a credere in me, e ad abbracciare la dottrina, che vi predico; considerate soltanto l'utile, che da' medesimi ne ritraete; e questo solo vi sollecita a cercare di me, e a tenermi dietro, dovunque io vada.

6,27:Non quel cibo, che passa, ma quello che dura. Cibo, che passa, e non giova se non a tempo, è il cibo terreno, col quale si ristora di tanto in tanto il corpo, appunto perchè non ha effetto di lunga durata. Cibo, che dura fino alla vita eterna, siè per l'anima si la carne vivificante del Salvatore, e sì ancora l'amore delle cose celestiali, e la dottrina Evangelica. Così secondo il suo costume dal cibo corporale dato miracolosamente alle turbe prende occasione di sollevare i loro animi a un'altra specie di alimento, di cui non minore è per l'uomo il bisogno, benchè con poca, o nissuna sollecitudine sia per lo più ricercato.
In lui impresse il suo sigillo. Nel Figliuolo dell'uomo risplende come in chiara, e visibile immagine il Padre Dio, il quale in lui impresse il carattere della sua infinita potenza, e bontà manifestata dai miracoli, e dalla santità, e sublimità de' suoi divini insegnamenti, onde la fede si meriti di tutte le genti, come colui, che è autorizzato dal Padre ad essere il condottiere, ed il precettore delle nazioni; e a lui perciò debba ricorrere ogni uomo per procacciarsi quel cibo, senza del quale non può con servarsi la vita dell'anima; cibo, che egli è pronto a dare ad ogni uomo nel tempo opportuno.

6,30:Che miracolo fai tu ec. Da quello, che segue s'intende, che il miracolo della moltiplicazione de' cinque pani non lo credevano sufficiente a far loro credere indubitatamente, che Gesù fosse il Messia. Ma non son eglino costoro que' medesimi, che satollati prodigiosamente da Cristo avevano confessato, che egli era veramente quel profeta aspettato, e desiderato dal mondo? Sì certamente; ma la umana malizia feconda nell'inventare argomenti, e difficoltà contro la fede, dopo il beneficio ricevuto suggerì a molti di costoro, che Mosè avea fatto di più, e su tal fondamento altre prove dimandano, e maggiori miracoli.

6,31:I padri nostri mangiaron nel deserto ec. I padri nostri in numero di seicento mila, e più anime furon nutriti nel deserto, o sia tutto il tempo, che stettero nel deserto (cioè per quarant'anni), di un cibo miracoloso, cui diede il nome l'ammirazione, e lo stupore de' nostri progenitori, allorchè lo videro la prima volta, chiamandolo Manna, la qual voce significa, che è questo? E in conferma di questo citano le parole del Salmo LXXVII.: cosi cercano di estenuare il miracolo di Cristo, il quale e una sola volta, e ad un numero molto inferiore di persone avea dato da mangiare. Poteasi rispondere, che chi avea dato una volta da mangiare a cinque mila uomini, avrebbe potuto farlo anche altre volte, e anche a maggior numero di persone. Poteva ancor paragonarsi l'un miracolo con l'altro, e dirsi, che nel primo Dio era stato quegli, che per amore di Mosè suo servitore avea piovuto dal cielo la manna; nel secondo Gesù Cristo da se medesimo, di propria sua podestà avea moltiplicato i cinque pani, onde bastassero a tanta gente, e ne avan zasse. Ma Gesù Cristo non si ferma a dir nulla di tutto questo, nè cura si prende di ciò, che si giudichino delle opere di Dio uomini tanto grossolani, e carnali; solamente si avanza a predicare la eccellenza di un altro pane, di cui voleva risvegliare ne' loro cuori il desiderio, e l'amore.

6,32:Non diede Mosè a voi ec. Il vero pane del cielo non fu quello che a' padri vostri fu dato per mediazione di Mosè nel deserto; imperocchè questo non era se non immagine, e figura del vero, che è quello, che vi dà in oggi il Padre mio.Un puro uomo non poteva dare il vero pane del cielo, e alla manna non davasi se non impropriamente un tal nome. Dalle quali cose conclude, sè essere il vero pone del cielo dato agli uomini non da un uomo, ma da Dio.

6,34:Signore, da' sempre a noi un tal pane. Cristo aveva detto, che il pane di Dio dà al mondo la vita: costoro inteseroricadendo nel medesimo errore ciò della vita del corpo. Sopra di che è da ammirarsi la infinita pazienza di Cristo, il quale senza commuoversi a tanta durezza di cuore, continua con somma mansuetudine, e soavità ad istruirli.

6,35:Io sono il pane di vita. Pane vitale, che dà la vita.

6,36:Che e mi avete veduto, ec. Mi conoscete, e avete tanta notizia di me, quanta può bastare, perchè a me crediate.

6,37:Verrà a me tutto quello, ec. Rende ragione del perchè a lui non andassero, cioè in lui non credessero molti di quelli, che lo ascoltavano: vengono a me (dice Cristo) tutti coloro, i quali sono a me dati dal Padre mio, e di tutti coloro, che a me vengono, nissuno sarà rigettato da me, nè dalla comunione de' miei beni. Nè vi pensaste di accattar quindi scusa alla vostra incredulità: imperocchè siccome è vero, che a me non viene, se non chi è tratto dal Padre mio; così è anche vero, che il Padre vuole la salute di tutti, e da voi medesimi, e non da lui viene la vostra perdizione.

6,39:Nulla io ne sperda, ma lo risusciti ec. Nulla io ne lasci perire, ma fino al porto li conduca della salute, fino alla risurrezione dei giusti, per la quale si dinota il principio della eterna felicità. È gloria del Figliuolo il conservare intera, e intatta l'eredità lasciatagli dal Padre, nulla perderne, non diminuirla in nissuna, benchè minima parte.

6,40:Che chiunque conosce il Figliuolo. Riconosce il Figliuolo come mandato dal Padre per essere la speranza, e la salute di tutte le genti.

6,41:Mormoravano.... i Giudei. Mormoravan non tanto perchè diceva di esser pane di vita, quanto perchè si diceva disceso dal cielo; conciossiachè comprendevano, che con ciò veniva a dichiararsi vero Figlio di Dio, che non dalla terra, ma dal cielo traeva l'origine. Ciò si fa manifesto dal versetto seguente.

6,44:Non può alcuno venire da me, se nol tragge il Padre. Nessuno tema, che dovendo l'uomo, per andare a Cristo, esser mosso, anzi tratto dal Padre,venga per ciò a violarsi la libertà dell'arbitrio. Dio creò l'uomo, e lasciollo in mano de' suoi consigli, e anche dopo la funesta caduta di Adamo potè bensì rimanere indebolito, e (per usar la parola del sacro Concilio di Trento) inclinato il libero arbitrio, ma non distrutto. Tragge adunque gli uomini a Cristo il Padre, non facendo violenza alla lor volontà, ma illuminando la loro mente, e inclinando il loro cuore all'ubbidienza, e all'amor del Vangelo, dando loro, secondo la frase delle Scritture, un cuor nuovo: Tu vieni (dice s. Agostino tract. 26. in Joan.), se credi; tu se' tratto, se ami. Ma il nostro libero arbitrio capace per se medesimo di ogni male non può far il bene, se non aiutato dalla grazia, della quale è proprio il condurre con soavità, e con efficacia ammirabile la volontà all'amore del bene, che già non si amava; onde quella bella orazione di santa Chiesa: Spingete, o Signore, verso di voi le volontà nostre anche ribelli.

6,45:Sta scritto ne' profeti: ec. Ecco il perchè è necessario, che coloro, che andar debbono a Cristo, sieno tratti dal Padre. La nuova legge, come quella, che non in tavole di pietra è stata scritta, ma ne' cuori degli uomini si scolpisce dallo Spirito santo, non può essere insegnata efficacemente se non da Dio, e perciò si legge ne' profeti, che i discepoli di questa legge sono direttamente da Dio medesimo ammaestrati, e istruiti.

6,46:Non perchè alcuno abbia veduto il Padre, ec. Non v'immaginaste, che quando io dico che chi ha udito, e imparato gl'insegnamenti del Padre, viene a me, io abbia voluto intendere, che il Padre parli in maniera sen sibile, o sia veduto cogli occhi del corpo. Il solo Figliuolo, il quale per eterna generazione è da Dio, ed è uno stesso essere con Dio, questi solo vede Dio. Non mi dite pertanto: come potremo noi udire gl'insegnamenti del Padre? Uditeli da me stesso, che sono la sua Sapienza, il suo Figlio, il suo Verbo.

6,48:Io sono il pane di vita. Avrà la vita eterna chi in me crede, perchè io sono quel pane, che per sua propria natura dà vita agli uomini.

6,49-50:I padri vostri mangiarono.... e morirono, ec. La manna, che piovve già nel deserto, non ebbe virtù di conservar lungamente la vita del corpo a' padri vostri, che furon con essa nudriti; molto meno poteva alle ani ne conferire la vita eterna, e beata. Il pane, di cui vi parlo, è disceso veramente dal cielo, ed è disceso appunto per questo fine, di dare alle anime vita eterna, e molto più potrà dar vita anche a'corpi. Gesù Cristo avendo in tutto il discorso precedente mostrato, come egli era il nudrimento, e il vero cibo delle anime sì per mezzo della verità, colla quale le pasce, e sì ancora per mezzo della fede, e della carità, onde a sè unite le avviva, passa adesso a spiegare una terza maniera inventata dalla in concepibile sua carità, colla qual maniera ha voluto di venire più perfettamente, e più intimamente nostro cibo, e nostro pane; e questa si è l'averci dato il proprio suo corpo in cibo, e il proprio suo sangue in bevanda nella divina Eucaristia sotto i simboli del pane, e del vino. Questo mistero dell'amore di Gesù Cristo non solamente è argomento, e mezzo, e pegno di salute, e di vita eterna per l'anima, nna è ancora come una semenza di immortalità pei corpi di coloro, che santamente lo ricevono. E in questo senso il gran martire s. Ignazio chiamò l'Eucaristia farmaco di immortalità, antidoto contro la morte (ep. ad Eph.).

6,52:Ella è la carne mia per la salute ec. Il pane, che io darò egli è quella stessa carne, la quale io esporrò alla morte per salute di tutto il genere umano: imperocchè appunto per questo è vivificante per noi la carne di Cristo, che riceviamo nel sagramento dell'altare, perchè è stata sagriticata per noi, e per noi patì morte sopra la croce.

6,53:Come mai può costui ec. Come potrà egli dare in cibo a noi la sua propria carne, senza spezzarla, e divi derla? E dividendola a noi, come potrà egli stesso sussistere?

6,54:In verità, in verità vi dico: ec. Gesù Cristo legge nel cuore de' Giudei le difficoltà, e gli argomenti, onde si armavano per non credere alla sua parola. Con tutto questo però non solamente non pensa a moderare, o restringere il suo discorso, ma procedendo più avanti inti ma ad essi con giuramento, che se non mangeranno la carne, e non beranno il sangue del Figliuolo dell'uomo, non potranno vivere. Ecco tutta la spiegazione, che ebbero questi increduli; ecco qual risposta fu data alle difficoltà, e alle obbiezioni, che andavano formando contro questo sublimissimo e divinissimo mistero. Le prove, che Gesù Cristo avea date della sua divinità, e della sua infinita potenza, meritavano certamente, che coloro prestassero fede al suo dire; e se comprendere non sapevano, come potesse Cristo adempire promesse si nuove, e inaudite, si contentasser di credere, e colla fede si preparassero alla intelligenza di cose si grandi.

6,55:Ha la vita eterna. In quanto s' appartiene alla natura, e alla virtù del Sagramento, che riceve; imperocchè non lascia di essere infallibile la promessa, quantun que contro l'instituzione del Salvatore molti per loro colpa mangino, e bevano la loro condannazione, mangiando, e bevendo indegnamente il corpo, e il sangue del Signore.

6,56:Imperocchè la mia carne è veramente cibo, ec. Nissun cibo, o bevanda può dar vita all'anima, e se la dà al corpo, non gliela da se non per brevissimo spazio di tempo. La mia carne,e il sangue mio conferiscono la vita eterna all'anima, e anche al corpo.

6,57:Chi mangia la mia carne.... sta in me, ec. Questa è quella unione dell'anima con Gesù Cristo, e di Gesù Cristo con l'anima, che di lui si nudrisce nella Eucaristia; secondo la quale unione i Padri dicono, che noi diventiamo uno stesso corpo, uno stesso sangue, e uno stesso essere con lui. Odasi per tutti il Nisseno, Hom. 8. in Ecclesiast.: Colui, che è eternamente, ci dà a mangiare se stesso, affinchè ricevuto che lo abbiamo dentro di noi, diventiamo noi quello che egli è.

6,58:Siccome mandò me quel Padre, ec. Il senso di questo versetto s'intenderà meglio con questa parafrasi: Siccome il Padre, che mi ha mandato, è il primo fonte dell'essere, e della vita, e io vivo della vita ricevuta dal Padre; cosi ancora chi mangerà me, viverà della vita, che riceverà da me. Quelle parole ed io vivo pel Padre possono intendersi di Cristo o in quanto è Dio, o in quanto è uomo. Secondo la natura divina può dirsi, che viva Cristo della vita ricevuta dal Padre, non per una partecipazione della vita del Padre, come può dirsi di noi, che in lui ci moviamo, e in lui esistiamo; ma perchè dal Padre nella eterna generazione ricevè tutto il suo essere, e la pienezza della vita. È però più naturale l'intendere queste parole di Cristo, in quanto egli è uomo.
Viverà.... per me. Di quella vita eterna, soprannaturale, e divina, della quale partecipa l'anima fedele nella stretta unione contratta con Cristo mediante la comunione del suo corpo, e del suo sangue; di quella vita, io dico, che Dio ha per sua propria natura, e Cristo come uomo per l'unione ipostatica con la divinita, in virtù della quale unione derivò nella umana natura tutto quello che a Dio si apparteneva. Del rimanente vuolsi osservare co' Padri della Chiesa, come Cristo va maneggiando, e spiegando molto diligentemente questo argomento, affine di ben imprimerlo nella mente de' suoi uditori; la qual cosa è certissimo indizio, che il mistero, di cui parlava, era non solamente altissimo ad intendersi, ma anche di infinita conseguenza per la fede. E per questo ancora volle parlarne in una delle più grandi, e popolate città, e in mezzo alla Sinagoga, dove il popolo concorreva da ogni parte.

6,61:Molti ... de' suoi discepoli. Non s' intende ciò degli Apostoli, ma di coloro, che seguitavano ordinariamente Gesù Cristo, e avevano maggiore stima, e affetto per lui. Dicendo però, che questi stessi mormoravano, viene a significare, che molto più era restato offeso del discorso di Cristo il rimanente del popolo.

6,62:Conoscendo ....... Gesù da se stesso. Non ardivano di spiegarsi apertamente; ma Gesù Cristo colla sua sapienza divina conobbe, come internamente contraddicevano alla sua dottrina.

6,63:Se adunque vedrete ec. Se incredibile vi sembra quello che io vi ho detto del mangiar la mia carne, se incredibil vi sembra ora, che questa è qui presente sopra la terra, quanto più parrà ciò a voi incredibile, allor chè questa stessa carne sarà rimota da voi, asceso che sia al cielo il Figliuolo dell'uomo? Tale è la spiegazione di questo versetto approvata anche da uno (Teod. Beza in questo luogo ) de' più famosi capi di quegli Eretici, i quali negli ultimi tempi imitando i Cafarnaiti non ebber difficoltà di contraddire a Gesù Cristo medesimo: e avendo egli detto, che darebbe alla sua Chiesa, e a' suoi fedeli la sua carne in cibo, e il suo sangue in bevanda, bestemmiando empiamente ciò, che non intendevano, ardirono di dire, non altro averci lui dato, se non una pura immagine, e figura della sua carne, e del sangue suo. Ma siccome tutto quello, che leggiamo in questo capitolo dal versetto 52. in poi, è una piena, e invitta dimostrazione della dottrina della Chiesa intorno a questo augustissimo mistero; così l'interpretazione di questo versetto adottata dall'Eretico può sola bastare a confondere l'eresia. Imperocchè se l'Eucaristia non altro contiene, che una nuda, e semplice figura del corpo, e del sangue del Salvatore, dica egli, se può, come mai maggior difficoltà provar doveano i Cafarnaiti a credere, che Gesù Cristo potesse ciò fare dopo la sua ascensione al cielo, che prima di essa? Questa difficoltà è vera solamente nel sentimento della Chiesa cattolica, la quale professa di credere, che Gesù Cristo, benchè glorioso segga nel cielo alla destra del Padre, si sta ancora in qualunque luogo sotto i simboli del pane e del vino il sagramento consagrisi del corpo e del sangue di lui. Anzi questa difficoltà è quella, che di continuo a noi Cattolici gettano in faccia gli stessi Eretici. Ma se Gesù Cristo ha detto, e promesso di operare a benefizio degli uomini anche questo miracolo, chi è, che ardisca o negare, ch'ei possa, o dubitare, se abbia voluto farlo? Ma checchè della onnipotenza vostra si pensin coloro, che separandosi dalla Chiesa si sono insiememente sepa rati dallo spirito di verità, onde ella è guidata, non altri, che i veri vostri discepoli, o mio Dio, capaci sono di credere alla carità, che voi avete avuta per noi: Noi abbiamo conosciuto, e creduto alla carità, che Dio ha per noi, I. Joan. IV. I6. Carità, della quale è pegnb massimo il dono, che di tutto voi stesso ci fate nella Eucaristia.

6,64:Lo spirito è quello, che dà la vita: la carne non giova. Quello, che io ho detto del mangiare la mia carne, è inteso da voi in una maniera bassa, e carnale, come se la stessa mia carne dovesse o mettersi in pezzi, o dividersi a membro a membro per essere tra voi spartita, come la carne, che vendesi per essere nudrimento dell'uomo. Le mie parole hanno un senso più rilevato, e sublime. Esse sono spirito, e vita per chi spiritualmente sa intenderle. La voce carne si adopera sovente nelle Scritture per significare un pensare basso, e carnale, come quando dice l'Apostolo: la carne, e il sangue non possono far acquisto del regno di Dio.

6,66:Per questo vi ho detto, ec. Appunto perchè io conosceva, che vi sono di que' che non credono alle mie parole; per questo vi dissi già (vers. 44.), che è dono del Padre mio il credere in me. Ma con questo viene forse Gesù Cristo a scusare gl'increduli? No certamente, perchè era colpa della mala loro volontà il non credere. Viene anzi a stimolargli a chiedere, e domandare con umili preghiere a Dio il dono della fede. Il motivo per cui il Padre tragge l'uno, e l'altro nol tragge, ad uno dà il credere, not dà ad un altro, nissun lo cerchi (dice s. Agostino), se cader non vuole in errore: forse tu non sei ancora tratto? Prega per esserlo.

6,67:Si ritirarono indietro. Lo abbandonarono, e nol riconobbero per Messia. Apostatarono dalla fede.

6,68:Volete forse andarvene...? Non ignorava certamente la fermezza della fede de' suoi Apostoli, ma fa loro una simile interrogazione, primo, per far loro intendere, che egli non avea bisogno di chicchessia per eseguire l'opera ingiuntagli dal Padre suo; nè di discepoli cercava, e di seguaci per proprio vantaggio, ma per bene e vantaggio di essi; secondo, per animare la stessa loro fede, e trarre da loro la magnifica confessione, che fece a nome di tutti il primo di essi.

6,69:Signore, a chi anderemo noi? S. Agost. (in Joan. hic) così spiega queste parole: Ci discacciate da voi, o signore? Dateci un altro voi; altrimenti ritirandoci da voi, da chi anderem noi?

6,70:Che tu se' il Cristo Figliuolo di Dio. Noi ti abbiamo riconosciuto per vero Messia, e per tale ti confessiamo. Dobbiamo adunque e credere, e adorare le tue parole, o si intendano, o non si intendano da noi. Tu se'il Figliuolo di Dio vivo, non figlio di Giuseppe, come po co fa dicevano gl'increduli.

6,71:Uno di voi è un diavolo. Fa sapere a Pietro, che egli avea troppo buona opinione di tutti i suoi compagni: mentre tra di essi uno ve n' era, che era già in cuor suo infedele, e traditore; e coll'esempio di questo, eletto da lui al pari degli altri, risveglia in tutti un santo timore, e gli premunisce contro lo scandalo, che nascer doveva dalla infelice apostasia di un uomo, che in tal grado di dimestichezza con Cristo vivea nel collegio Apostolico.