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Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 9


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Illumina un cieco nato, e i Giudei con molti raggiri cercan di togliere a Cristo la gloria di questo miracolo, e perchè colui, che era stato cieco, difendeva Cristo, lo cacciano dalla Sinagoga; ma egli istruito da Cristo, crede, e lo adora. Dice, se esser venuto al mondo per far giudizio.

1E in passando vide Gesù un uomo cieco dalla sua nascita:2E i suoi discepoli gli dimandarono: Maestro, di chi è stata la colpa, di costui, o de' suoi genitori, ch'ei sia nato cieco?3Rispose Gesù: Né egli, nè i suoi genitori han peccato; ma perché in lui si manifestino le opere di Dio.4Conviene, che io faccia le opere di lui, che mi ha mandato, fintantoché è giorno: viene la notte, quando nissuno può operare.5Sino a tanto che io sono nel mondo, sono luce del mondo.6Ciò detto sputò in terra, e fece con lo sputo del fango, e ne fece un impiastro sopra gli occhi di colui,7E disselli: Va', lavati nella piscina di Siloe (parola, che significa il Messo). Andò pertanto, e si lavò, e tornò, che vedeva.8Quindi è, che i vicini, e quelli, che l'avevan prima veduto mendicare, dicevano: Non è questi colui, che si stava a sedere chiedendo limosina? Altri dicevano: È desso.9Altri: No, ma è uno, che lo somiglia. Ma egli diceva: Io son quel desso.10Ed essi dicevangli: Come mai ti si sono aperti gli occhi?11Rispose egli: Quell'uomo, che si chiama Gesù, fece del fango, e unse i miei occhi, e mi disse: Va' alla piscina di Siloae, e lavati. Sono andato, mi son lavato, e veggio.12Allora gli dissero: Dev' è colui! Rispose: Nol so.13Menano il già cieco da' Farisei.14Ed era giorno di sabato, quando Gesù fece quel fango, e aprì a lui gli occhi.15Di nuovo adunque l'interrogavano anche i Farisei, in qual modo avesse ottenuto il vedere. Ed ei disse loro: Mise del fango sopra i miei occhi, e mi lavai, e veggio.16Dicevan perciò alcuni de' Farisei: Non è da Dio quest'uomo, che non osserva il sabato. Altri dicevano: Come può un uom peccatore far tali prodigj? Ed erano tra loro in scissura.17Disser perciò di nuovo al cieco: Tu, che dici di colui, che ti ha aperti gli occhi? Egli rispose: Che è un profeta.18Non credettero però i Giudei, che egli fosse stato cieco, e avesse riavuto il vedere, sino a tanto che ebber chiamati i genitori dell'illuminato.19E gli interrogaron, dicendo: E' questo quel vostro figliuolo, il quale dite, che nacque cieco? Come dunque ora ci vede?20Risposer loro i genitori di lui, e dissero: Sappiamo, che questi è nostro figliuolo, e che cieco nacque:21Come poi ora ci vegga, noi sappiamo: e chi gli abbia aperti gli occhi noi noi sappiamo: domandatene a lui: Ha i suoi anni: parli egli da se di quel, che gli tocca.22Così parlarono i genitori di lui, perché avean paura de' Giudei: imperocché avean già decretato i Giudei, che se alcuno riconoscesse Gesù per il Cristo, fosse cacciato dalla Sinagoga.23Per questo dissero i genitori di lui: Ha i suoi anni, domandatene a lui.24Chiamarono adunque di bel nuovo colui, che era stato cieco, e gli dissero: Da' gloria a Dio: noi sappiamo, che quest' uomo è un uomo peccatore.25Disse egli loro: Se ei sia peccatore, nol so: questo solo io so, che era cieco, e ora veggio.26Gli disser perciò: Che ti fece egli? Come aprì a te gli occhi?27Rispose loro: Ve l'ho già detto, e l'avete udito: perché volete sentirlo di nuovo? Volete forse diventar anche voi suoi discepoli?28Ma essi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo: quanto a noi siami discepoli di Mosè.29Noi sappiamo, che a Mosè parlò Dio: ma costui non sappiamo, donde si sia.30Rispose colui, e disse loro: E qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete, donde ei si sia, ed ha aperti i miei occhi.31Or sappiamo, che Dio non ode i peccatori: ma chi onora Dio, e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio.32Dacché mondo è mondo, non si è udito dire, che alcuno abbia aperti gli irriti a un cieco nato.33Se questi non fosse da Dio, non potrebbe far nulla,34Gli risposero, e dissero: Tu se' venuto al mondo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciaron fuora.35Sentì dire Gesù, che lo avevan cacciato fuora: e avendolo incontrato, gli disse: Credi tu nel Figliuolo di Dio?36Rispose quegli, e disse: Chi è egli Signore, affinchè io in lui creda?37Disselli Gesù: E lo hai veduto, è colui, che teco parla, è quel desso.38Allora quegli disse: Signore, io credo. E prostratosi lo adorò.39E Gesù disse: Io son venuto in questo mondo per far giudizio: onde quei, che non vedono, veggano, e que', che veggono, diventino ciechi.40E lo udirono alcuni de' Farisei, che eran con lui, e gli dissero: Siamo forse ciechi anche noi?41Disse loro Gesù: Se foste ciechi, non sareste in colpa; ma al contrario voi dite: Noi veggiamo. Sussiste adunque il vostro peccato.

Note:

9,1:Cieco dalla sua nascita. E perciò incapace di ricevere guarigione al suo male da arte umana.

9,2:Di chi è stata la colpa, di costui, o de' suoi genitori, ec. Che fosse in que' tempi conosciuta tra gli Ebrei la falsa dottrina della metempsicosi, o sia del passaggio delle anime da un corpo all'altro, si deduce da Giuseppe Ebreo, da Filone, e da altri scrittori antichi. Con tuttociò non è da immaginarsi, che a questa opinione volessero mai alludere gli Apostoli addottrinati già in molto migliore scuola, che quella di Pitagora, e di Platone. Era dottrina comune, e volgare, che i mali di questa vita sono mandati da Dio in pena de' peccati. Fondati su tal principio, domandano a Gesù Cristo gli Apostoli, se quest'uomo venuto al mondo privo della luce degli occhi potesse aver meritato una tale sciagura con qualche suo proprio fallo; e supponendo come cosa evidente, che non possa egli aver peccato prima di na scere, quindi soggiungono, se mai la sua cecità fosse pena di qualche ignoto peccato de' suoi genitori; seguendo anche in ciò il sentimento assai comune, che ne' figliuoli talora gastighi Dio i peccati dei medesimi genitori, conforme lo stesso Dio avea detto, che egli punisce i peccati de' padri fin nella terza, e nella quarta generazione, Erod. XX. 5. Ma egli è da osservarsi, come non si esclude qui in alcun modo il peccato originale, qual fonte, e causa generale di tutti i mali anche della vita presente, come dalla Chiesa fu definito in molti Concili. Imperocchè l'interrogazione degli Apostoli tende a sapere la speciale, e propria ragione della speciale miseria di quest'uomo nato nella cecità.

9,3:Nè egli, nè i suoi genitori han peccato: ec. Si serve della curiosità degli Apostoli per istruirli di una verità molto essenziale alla Religione; ed è, che non sempre i mali, e le afflizioni di questa vita sono mandate in pena de' peccati; ma molte volte amcora per fini superiori di Dio, che tragge quindi sua gloria sia colla purificazione, e santificazione degli eletti, sia con far conoscere al mondo la sua bontà, e la sua potenza infinita.

9,4:Conviene, che io faccia .....fintantochè è giorno. Io debbo operare, e agire per compiere la volontà del celeste mio Padre sino al termine della mia vita. Queste parole fintantochè è giorno vagliono lo stesso, che quelle del seguente versetto sino a tanto che io sono nel mondo. Verra poi la notte, il tempo non di operare, ma di patire, e allora cesserò dal predicare, e dal far miracoli; quindi tolta a voi la corporale mia presenza, vi rimarrete anche voi nell'oscurità, e nelle tenebre, fino a quel nuovo giorno, che a voi splenderà nella mia risurrezione.

9,5:Sono luce del mondo. I miracoli, che Gesù Cristo operava nei corpi degli uomini, erano segni e figure dei miracoli molto naggiori, i quali era venuto per operare nelle anime. E questo è quello, che egli insinua adesso a' suoi Apostoli, preparandogli allo stupendo miracolo della illuminazione del cieco nato. Se voi mi vedrete aprire in un modo tutto nuovo e straordinario gli occhi di questo infelice, privo fin dal suo nascimento della facoltà di vedere, non vi fermate talmente a considerare, e ammirare questo fatto, che vi scordiate di riflettere a quello molto più importante e miracoloso, in cui il principale oggetto consiste della mia missione, che è d'illuminare tutto il genere umano privo per lo peccato di quella luce celeste, che sola guidar lo può al consegui mento della vera felicità.

9,7:Va', lavati nella piscina di Siloam. Tutti gli antichi Padri hanno ravvisato nel miracolo del cieco illuminato il maggiore, e più stupendo miracolo, che si opera da Cristo nelle anime per mezzo delle acque del santo Battesimo; il qual Battesimo nella chiesa Greca fu perciò chiamato sagramento di illuminazione. Le acque del fonte di Siloam, delle quali formavasi questa piscina, eran nel linguaggio profetico tipo, e figura del Salvatore; e il suo nome, che al dire dell'Evangelista significa il Messo, l'idea ci risveglia di colui, il quale sotto questo medesimo nome fu promesso, e predetto dal patriarca Giacobbe, e il quale se non fosse stato mandato a salute del mondo, nissuno degli uomini avrebbe potuto essere liberato dalla spirituale sua cecità. Vedi Gen. XLIX. 10.

9,12:Dov'è colui? Da questo, e da altri luoghi del Vangelo rilevasi, come Gesù Cristo,fatto che aveva qualche miracolo, soleva immediatamente ritirarsi, mostrando con questa maniera di fare, quanto lontano fosse dal bramare gloria presso gli uomini, e dando insieme l'esempio a'suoi servi di temere, e fuggire la tentazione, che per nostra miseria frequentemente suol nascere dalle buone opere, e dalle azioni di virtù.

9,17:È un Profeta. I Farisei istessi, benchè osservatori stranamente superstiziosi della legge, non avevano difficoltà di ammettere, che per comandamento di un Profeta potesse farsi in giorno di sabato quello che proibito credevano dalla stessa legge.

9,18:Sino a tanto che ebber chiamati ec. Queste parole non indicano, che costoro finalmente credessero dopo le informazioni prese dai genitori del cieco; ma vuol solamente intendersi, che non volendo credere alla deposizione del cieco, vollero sentire quello che sapesse dire il padre, e la madre di lui.

9,19:E' questo quel vostro figliuolo, il quale dite, ec. L'interrogazione è tale, che fa intendere, quale questi invidiosi bramassero, che fosse la risposta: volevano, che i genitori o negassero, che colui fosse quello stesso loro figliuolo, che era nato cieco, o che riconoscendolo per quello stesso, negassero almeno, che cieco fosse venuto al mondo, ma solamente per qualche accidente fosse stato privato della luce degli occhi: tutto bastava all'invidia per isminuire la grandezza del miracolo, se possibil non era di totalmente distruggerlo.

9,21:Noi nol sappiamo. La risposta dei genitori del cieco nato è degna di riflessione. Questi ammirando da una parte il prodigio fatto da Cristo nella persona del figliuolo, ma pieni di soggezione, e di timore in faccia a tali giudici malamente prevenuti contro l'autor del miracolo, si ristringono a dire, e confessare quello che non posson tacere. Sappiamo, che è nostro figliuolo, e che cieco nacque: in che modo ora ci vegga, nol sappiamo, e chi gli abbia aperti gli occhi, nol sappiamo: con le quali parole indicanti la turbazione, e la paura, onde sono agitati, vengono sufficientemente a spiegare, chi fosse colui, che non ardivano di nominare.

9,22:Fosse cacciato dalla Sinagoga. Vale a dire, fosse come reo di manifesta empietà scomunicato, e separato dalla societa d'Israele.

9,23:Per questo dissero i genitori ec. Temendo gli uomini piu, che Dio, non solamente non ebbero cuore di rendere a Cristo l'onore dovutogli per opera sì grande, ma furono tanto disamorati, che vollero piuttosto esporre all'odio de' Giudei il figliuolo.

9,24:Da'gloria a Dio. È questa una formola solenne, con la quale si interrogavano i rei, e si astringevano a dire la verità come davanti a Dio.
Noi sappiamo, ec. Noi capi del popolo, dottori della legge, giudici delle cose spettanti alla religione, noi sappiamo, che quest'uomo è pieno di peccati. Con questo orribile aggravio, che questi infuriati maestri della Sinagoga fanno al Salvatore, pretesero d'imporre al cieco nato onde non ardisse di più aprir bocca per parlare del suo medico, ma quasi vergognandosi di essere debitore di sua salute ad un uomo tanto diffamato, e così mal veduto da' primi personaggi della nazione, ritrattasse quello che avea già detto.

9,30:E qui appunto sta la meraviglia, ec. Questo appunto è quello che ha dell'incredibile, che voi, i quali vi arrogate la scienza, e il diritto di distinguere i veri da' falsi profeti, non sapete nondimeno, se vero, o falso Profeta sia colui, che ha aperti i miei occhi. Questo solo miracolo non basta forse per dimostrare, donde egli venga?

9,31:Or sappiamo, ec. Quest'uomo (dice s. Agostino lib. 3 de Baptismo) parla non ancor da Cristiano: conciossiachè Dio esaudisce anche i peccatori; altrimenti invano direbbe il pubblicano: Dio sii propizio a me peccatore. Era però questa quasi una maniera di proverbio pressogli Ebrei, come apparisce da molti luoghi della Scrittura, e particolarmente da quello di Isaia (LIX. I. 2.). Egli non vi esaudisce; perchè le vostre iniquità hanno posto una muraglia di separazione tra Dio, e voi. Restringendo però il sentimento di quest'uomo alla materia, della quale in questo luogo si tratta, è verissimo, che Dio non può concedere a un falso profeta la potestà di autenticare con veri miracoli la sua missione, non potendo Dio cooperare alla seduzione, e all'inganno. E che a questo senso possa ridursi l'argomento del cieco illuminato, sembra inferirsi dalle seguenti parole: Ma chi onora Dio, e adempie la sua volontà, questi è esaudito da Dio; con le quali vuol dire, che un uomo, che rettamente pensa intorno alla Divinità, e rettamente ne parla, e vive da giusto, può di leggieri ottenere da Dio il dono anche de' miracoli, quando di miracoli abbia bisogno per fare quello che Dio vuole da lui.

9,32:Dacchè mondo è mondo, non si è udito ec. Seguita a strignere (come suol dirsi) i panni addosso ai nemici di Cristo, ragionando così: quello che fa Cristo per provare, come egli è stato mandato da Dio, sorpassa di gran lunga tutto quello che è stato mai fatto da Mosè, e dagli altri profeti, nissuno de' quali si legge aver mai renduta la vista a un cieco nato. Per qual motivo credete a Mosè, e avete in venerazione i profeti, e non volete nè credere a Cristo, nè onorarlo?

9,33:Non potrebbe far nulla. Non potrebbe fare nissuna delle grandi cose, che veggiamo farsi da lui.

9,34:Tu se' venuto al mondo ricoperto di peccati. Tu sei tutto peccati nell'anima, e nel corpo; e in questa atroce ingiuria prendono forse per argomento della malvagità dell'animo la difformità del corpo, con la quale era nato.

9,35:Credi tu nel Figliuolo di Dio? Vale a dire nel Messia, cui tal cognome diavasi comunemente, come abbiamo altrove osservato.

9,38:E prostratosi lo adorò. Lo adorò come Messia, come Figliuolo di Dio, e come Dio: imperocchè tutti i Padri, e gli antichi Interpreti hanno ravvisato in questo atto del cieco illuminato una dimostrazione del culto sommo, che a Dio solo è dovuto.

9,39:Son venuto ..... per far giudizio. Sono venuto a manifestare i segreti della providenza divina in verso degli uomini, secondo i quali è stabilito, che coloro, che sono ciechi, e la loro cecità riconoscono, e la luce bramano, siano illuminati; quelli poi, che per veggenti si spacciano, e della luce, che si credono di avere, vanno superbi, e quai condottieri de' ciechi, e maestri degli ignoranti sono tenuti, ciechi rimangono; anzi in tenebre si avvolgono sempre maggiori. Cosi Gesù Cristo al suo solito dalla vista corporale concessa al cieco nato procura di sollevare gli animi alla considerazione della spirituale cecità, nella quale nascono gli uomini tutti dopo il peccato di Adamo, bisognosi perciò dell'aiuto, e della grazia di colui, che è luce delle anime. A questa luce, la cui virtù si manifestava adesso nel miracolo operato da Cristo, chiudevano ostinatamente gli occhi i Farisei, i quali pieni di se stessi, e incapaci per la loro superbia di riconoscere il bisogno, che avevano di essere illuminati, dice il Salvatore, che nelle loro mal conosciute tenebre si rimarranno, mentre la luce andrà a comunicarsi ai piccoli, e al semplice popolo. Si accenna ancora in queste parole l'indu ramento, e la ostinata cecità del maggior numero degli Ebrei, e la manifestazione della luce alle Genti mediante il Vangelo.

9,40:Siamo forse ciechi anche noi? Avevan costoro benissimo inteso, di qual sorta di cecità volesse Cristo parlare; ma non credono possibile, che egli abbia ardire di riporre anch'essi nel numero di tali ciechi.

9,41:Se foste ciechi. Vale a dire: se per ciechi vi teneste, se conosceste la vostra ignoranza, sareste in via di salute, perchè cerchereste la luce, e non sareste rei della orribile colpa, che commettete, quando ciechi come siete, non solamente non cercate la luce, ma gli occhi serrate per non vederla, quando ella a voi si presenta. Sussiste adunque il vostro peccato. Non si toglie, non si sana da alcuno, cioè a dire, è omai insanabile, e non ne troverete scusa, o perdono.