Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 18


font

Gesù è catturato da' Giudei, i quali prima ad una parola di lui caddero per terra. E' condotto ad Anna, e a Caifa. Risponde al Pontefice, che lo interroga, e riceve una guanciata. E' negato da Pietro tre volte. Condotto nel Pretorio dice a Pilato, che il suo Regno non è di questo mondo. I Giudei vogliono, che, sciolto Barabba, muoia Cristo.

1Detto questo, Gesù uscì co' suoi discepoli di là dal torrente Cedron, dove era un orto, in cui entrò egli, e i suoi discepoli.2Or questo luogo era cognito anche a Giuda, il quale lo tradiva: perché frequentemente si era colà portato Gesù co' suoi discepoli.3Giuda pertanto avuta una coorte, e de' ministri dai Principi dei sacerdoti, e da' Farisei, andò colà con lanterne, fiaccole, e armi.4Ma Gesù, che sapeva tutto quello che doveva accadere sopra di lui, si fece avanti, e disse loro: Di chi cercate voi?5Gli risposero: Di Gesù Nazzareno. Disse loro Gesù: Son io. Ed era con essi anche Giuda, il quale lo tradiva.6Appena però ebbe detto loro: Son io: dettero indietro, e stramazzaron per terra.7Di nuovo adunque domandò loro: Di chi cercate? E quelli dissero: Di Gesù Nazzareno.8Rispose Gesù: vi ho detto, che son io: se adunque cercate di me, lasciate,che questi se ne vadano.9Affinchè si adempisse la parola detta da lui: Di quelli, che hai dati a me, nissuno ne ho perduto.10Ma Simon Pietro, che aveva la spada, la sfoderò: e ferì un servidore del sommo Pontefice: e gli tagliò l'orecchia destra. Questo servitore chiamavasi Malco.11Gesù però disse a Pietro: Rimetti la tua spada nel fodero. Non berrò io il calice datomi dal Padre?12La coorte pertanto, e il tribuno, e i ministri de' Giudei afferrarono Gesù, e lo legarono:13E lo menarono di là primieramente ad Anna; perche era suocero di Caifa, il quale era Pontefice in quell'anno.14Caifa poi era quello, che avea dato per consiglio a' Giudei, che era spediente, che un sol uomo morisse pel popolo.15Teneva dietro a Gesù Simone Pietro, e uu altro discepolo. E quest'altro discepolo era conosciuto dal Pontefice, ed entro con Gesù nel cortile del Pontefice.16Pietro poi restò di fuori alla porta. Ma uscì quell'altro discepolo, che era conosciuto dal Pontefice, e parlò alla portinaja, e fece entrar Pietro.17Disse però a Pietro la serva portinaja: Sei forse anche tu dei discepoli di quest'uomo? Ei rispose: Nol sono.18Stavano i servi, e i ministri al fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano: e Pietro se nè stava con essi, e si scaldava.19Or il Pontefice interrogò Gesù circa i suoi discepoli, e circa la sua dottrina.20Gesù gli rispose: Io ho parlato alla gente, in pubblico: Io ho sempre insegnato nella Sinagoga, e nel Tempio, dove si radunano tutti i Giudei, e non ho fatto parola in segreto:21Perché interroghi me? Domanda a coloro, che hanno udito quel, che io abbia loro detto: questi sanno, quali cose io abbia dette.22Appena ebbe egli detto questo, che uno de' ministri quivi presentì diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: Così rispondi al Pontefice?23Risposegli Gesù: Se ho parlato male, dammi accusa di questo male: se bene, perché mi percuoti?24Lo aveva dunque mandato Anna legato al sommo Pontefice Caifa.25Ed eravi Simon Pietro, che si stava scaldando. A lui dunque dissero: Sei forse anche tu de' suoi discepoli? Egli negò, dicendo: Nol sono.26Dissegli uno de' servi del sommo Pontefice, parente di quello, cui Pietro avea tagliato l'orecchia? Non ti ho io veduto nell'orto con lui?27Ma Pietro negò di nuovo: e subito cantò il gallo.28Condussero adunque Gesù dalla casa di Caifa al pretorio. Ed era di mattino: ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi, affin di mangiare la Pasqua.29Uscì adunque fuora Pilato ad essi, e disse: Che accusa presentate voi contro quest' uomo?30Gli risposer, e dissero: Se non fosse costui un malfattore, non lo avremmo rimesso nelle tue mani.31Disse adunque loro Pilato: Prendetelo voi, e giudicatelo secondo la vostra legge. Mai Giudei gli dissero: Non è lecito a noi di dar morte ad alcuno.32Affinchè si adempisse la parola detta da Gesù, per significare, di qual morte doveva morire.33Entrò adunque di nuovo Pilato nel pretorio, e chiamò Gesù, e gli disse: Se' tu il Re de' Giudei?34Gli rispose Gesù: Dici tu questo da te stesso, ovvero altri te lo hanno detto di me?35Rispose Pilato: Son io forse Giudeo? La tua nazione, e i Pontefici ti hanno messo nelle mie mani: che hai tu fatto?36Rispose Gesù: Il regno mio non è di questo mondo: se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri certamente si adoprerebbero, perché non venissi dato in poter de' Giudei: ora poi il regno mio non è di qua'.37Dissegli però Pilato: Tu dunque sei re? Rispose Gesù: Tu dici, che io sono re. Io a questo fine son nato, e a questo fine sono venuto nel mondo, di render testimonianza alla verità: Chiunque sta per la verità, ascolta la mia voce.38Dissegli Pilato: Che cosa è la verità? E detto questo, di nuovo uscì a trovar i Giudei, e disse loro: Io non trovo in lui nissun delitto.39Ora poi avete per uso, che io vi lasci libero un uomo nella Pasqua: Volete adunque, che vi metta in libertà il Re de' Giudei.40Ma gridarono replicatamente tutti dicendo: Non costui, ma Barabba. Or Barabba era un assassino.

Note:

18,1:Usci co' suoi discepoli di là dal torrente ec. Uscì dalla città, della quale erano aperte le porte particolarmente in occasione dell'immenso concorso di gente per le grandi solennità, come era la Pasqua, nelle quali solennità non poteva tutta la moltitudine aver luogo per albergar dentro le mura. Davidde figura di Cristo essendo perseguitato dal figliuolo Assalonne,fuggendo dalla città passò lo stesso torrente accompagnato dalle lagrime di tutti i buoni. L'ingrato figliuolo era l'immagine del popolo Ebreo. Secondo l'opinione più verisimile il nome di questo torrente viene dal nero colore delle sue acque.

18,2:Or questo luogo era cognito ec. Elesse adunque Gesùi questo luogo a posta, perchè quivi volle essere catturato.

18,3:Avuta una coorte, ec. La coorte era, come diremmo noi, una compagnia di soldati, che faceva parte della legione Romana. Vedi Matth. XXVI. 4.

18,5:Gli risposero: Di Gesù ec. I grandi preparativi fatti per andare a prendere colui, il cui proprio carattere era la mansuetudine, e l'umiltà, dimostrano nei nemici di Cristo una vera paura; ed effetto di questa può essere stato il non averlo saputo riconoscere alla luce nè della luna, nè di tante lanterne, e fiaccole accese.

18,6:Dettero indietro, e stramazzarono ec. Così vide Giobbe ad un soffio di Dio perire gli empi, Job. IV. 9. Vedesi qui una gran prova dell'onnipotenza di Cristo.

18,7:E quelli dissero: Di Gesù ec. Si osservi la inflessibile durezza del cuore umano. Un miracolo sì grande, si pa tente non fece nissuna impressione nei nemici di Cristo.

18,8:Lasciate che questi se ne vadano. Comanda quello, che vuole, ed è fatto quello che egli comanda, tralu cendo anche in mezzo alle sue umiliazioni qualche raggio dell'essere divino di Gesù Cristo.

18,9:Di quelli che hai dati a me, nissuno ne ho perduto. Il testo originale dice nissuno è perito: sopra di che alcuni vogliono, che ciò s'intenda della morte del corpo, altri della morte dell'anima, altri finalmente dell'una e dell'altra insieme: il che sembra più verisimile. Il Salvatore non volle, che fosse preso con lui nissuno de' suoi Apostoli, perchè non si trovassero in pericolo o di essere uccisi, come egli lo fu, o di rinnegarlo per timor della morte, essendo essi tutt'ora infermi nella fede.

18,11:Non berò io il calice ec. Vedi Matth. XX.22.

18,14:Caifa poi era quello ec. Vuole l'Evangelista, che si sappia di qual carattere fosse il giudice, davanti al quale dovette comparire Gesù; per questo ricorda quello che avea raccontato nel capo XI.

18,15:E un altro discepolo. Alcuni Padri hanno creduto, che questo discepolo fosse il medesimo s. Giovanni; ma è difficile ad intendersi, come un pubblico discepolo di Cristo potesse essere in un certo grado di conoscenza, e di familiarità con Caifa, e come in tal occasione gli fosse permesso di entrare, e far entrare altri in casa del pontefice, e come finalmente essendo anch'egli Galileo, non fosse egli pure riconosciuto dai circostanti per discepolo di Cristo. Si può creder piuttosto, che costui fosse uno di que' Gerosolimitani, i quali credevano in Gesù Cristo, ma per timore nascondevano i loro sentimenti. Vedi sopra XII. 42.

18,23:Se ho parlato male, ec. Un reo costituito davanti al suo giudice è insieme mente sotto la potestà del medesimo, e sotto la sua tutela; onde non è lecito ad alcuno di usargli violenza o strapazzo, e molto meno ciò e lecito a un ministro del giudice.

18,24:Lo avea ... mandato Anna. Il Greco, e la Volgata dicono: Lo mandò Anna; ma ho tradotto così, perchè s'intenda, che quello, che è riferito di sopra, era succeduto in casa di Caifa, e non di Anna.

18,28:Non entrarono nel pretorio per non contaminarsi. Per non contrarre immondezza coll'entrare in casa di un Gentile, per la quale immondezza avrebber dovuto astenersi dal mangiare la pasqua. Che orribile sconvolgimento di ragione, e di religione in costoro! Si fanno grande scrupolo di metter piede in casa di un Gentile, nissuno scrupolo si fanno di spargere il sangue di un innocente.

18,31:Prendetelo voi, e giudicatelo secondo ec. Giacchè sono noti a voi i suoi delitti, non intesi, nè conosciuti da me, fate voi di lui quello, che vi permette la vostra legge. Parla Pilato con ironia, facendosi beffe di tali accusatori, i quali vogliono, che sopra la loro sola parola Cristo sia condannato da lui.
Non è lecito a noi di dar morte. I suoi delitti (seguitano a discorrere senza dar la minima prova di quel che avanzano) meritano la morte, e a noi è stata tolta l'autorità di condannare chicchessia alla morte. Tu puoi, tu dei farlo.

18,32:Affinchè si adempisse ec. Affinchè Gesù condannato da un giudice Romano morisse di morte di croce, genere di morte usato presso i Romani, non tra' Giudei.

18,33:Se' tu il re de' Giudei? Quel Re, che è tanto aspettato, e desiderato da' Giudei?

18,34:Dici tu questo da te stesso, ovvero ec. Hai tu veramente in cuor tuo qualche sospetto, che io possa pensare a farmi re, ovvero riporti solamente le accuse de' miei nemici? Se il primo, tu, che da molto tempo presiedi al governo della Giudea a nome di Cesare, ben puoi sapere, se io abbia dato mai segno di pensare a far novità nello stato. Se il secondo, appartiene a te come giudice di pesare il valore di tali accuse, le quali altro principio non hanno, che l'odio ingiusto de' capi della Sinagoga contro di me.

18,35:Son io forse Giudeo? Io non posso sapere quello che i Giudei si promettono sulla fede dei loro profeti. Gli stessi pontefici, i capi della nazione, i quali debbono di tali cose essere informati meglio di ogni altro, sono quelli, che ti qualificano reo di sedizione, e di attentato contro la maestà di Cesare.

18,36:Il regno mio non è ec. Il regno descritto, e promesso dai profeti non è un regno temporale, mondano, e caduco, e non ha niente di comune, nè di simile co' regni di questo mondo. E ne dà una prova infallibile: se fosse di questo mondo il mio regno, mi sarei fatto dei seguaci, e degli amici potenti, capaci di difendermi da' miei nemici. Io non ho per intimi amici, se non de' pescatori senz'arme, e senza autorità.

18,37:Tu dunque sei re? Tu, che dici, che non è di questo mondo il tuo regno, convieni adunque, çhe un regno lo hai, e per conseguenza sei re?
Tu dici, che io sono re. Dici quello, che è, perchè dici quello, che di me è stato detto da tanti profeti.
Io a questo fine sono nato ... di rendere testimonianza alla verità: ec. Viene ad accennare qual sorta di regio sia il suo. Io sono venuto al mondo per soggettare gli uomini alla verità, la quale io predico: tutti coloro, che amano la verità, e la seguono, e la mettono in pratica, sono miei sudditi, e mi ubbidiscono non per forza, ma volontariamente.

18,38:Che cosa è la verità? E detto questo, ec. Pilato si infastidi di sentir Gesù parlare di una specie di regno non più udita: quindi gli domanda, che cosa sia la verità, della quale parlava, e glielo domanda non per essere istruito, ma per movimento d'impazienza. E per questo se ne va, senza aspettar la risposta di Cristo, pienissimamente persuaso, che non erano di alcuna importanza per lui le cose, delle quali Cristo voleva parlare.

18,39:Volete adunque, che vi metta in libertà il Re de' Giudei? Scherza Pilato sull'accusa data a Cristo di voler farsi re. Voi dite, che Gesù ha ambizione di esserre; a nissuno dee premere di metter in chiaro un tal delitto, quanto a me. Or io vi dico, che nè io, nè i Romani te miamo un re di tal fatta. Se vi ha tra voi chi re lo chiami, e per re lo tenga, siagli permesso di averlo per re. Io quanto a me lo rimetterò in libertà, se voi lo volete.