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Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 10


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Descrive il vero pastore, e il mercenario. Cristo è la porta delle pecorelle, e il buon pastore: il quale ha ancora altre pecorelle da condurre allo stesso ovile; e pone la sua vita per nuovamente ripigliarla. I Giudei vogliono lapidarlo, perchè sulla testimonianza delle opere sue diceva, se essere una stessa cosa col Padre, e di essere il Figliuolo di Dio; la qual proposizione dimostra, che non è una bestemmia.

1In verità, in verità vi dico: chi non entra nell'ovile per la porta, ma vi sale per altra parte, è ladrone, e assassino.2Ma quegli, che entra per la porta è pastore delle pecorelle.3A lui apre il portinaio, e le pecorelle ascoltano la sua voce, ed egli chiama per nome le sue pecorelle, e le mena fuora.4E quando ha messe fuora le sue pecorelle, cammina innanzi ad esse: e le pecorelle lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Ma non vanno dietro a uno straniero, anzi fuggon da lui: perché la voce non conoscono degli stranieri.6Questa similitudine fu loro detta da Gesù. Ma quelli non compresero quel, ch'egli dicesse loro.7Disse adunque loro nuovamente: Gesù: In verità, in verità vi dico, ch'io sono porta alle pecorelle.8Quanti son venuti, sono tutti ladri, e assassini, e le pecorelle non gli hanno ascoltati.9Io sono la porta. Chi per me passerà, sarà salvo: ed entrerà, e uscirà, e troverà pascoli.10Il ladro non viene, se non per rubare, e uccidere, e disperdere. Io sono venuto, perché abbiano vita, e siano nell'abbondanza.11Io sono il buon Pastore. Il buon pastore da la vita per le sue pecorelle.12Il mercenario poi, e quei, che non è pastore, di cui proprie non sono le pecorelle, vede venire il lupo, e lascia le pecorelle, e fugge: e il lupo rapisce, e disperge le pecorelle.13Il mercenario fugge, perché è mercenario, e non gli cale delle pecorelle.14Io sono il buon Pastore: e conosco le mie, e le mie conoscono me.15Come il Padre conosce me, e io conosco il Padre: e do la mia vita pero le mie pecorelle.16E ho dell'altre pecorelle, le quali, non sono di questa greggia: anche queste fa d'uopo, che io raguni, e ascolteranno la mia voce, e sarà un solo gregge, e un solo pastore.17Per questo mi ama il Padre: perché depongo la mia vita per nuovamente ripigliarla.18Nissuno a me la toglie: ma io la depongo da me stesso, e sono padrone di deporla, e sono padrone di riprenderla: questo è il comandamento, che ho ricevuto dal Padre mio.19Nacque nuovamente scisma fra i Giudei per causa di questi discorsi.20Imperocché molti di essi dicevano: Egli è indemoniato, e ha perduto il senno: perché state a sentirlo?21Altri dicevano: discorsi come questi non sono da indemoniato: può forse il Demonio aprire gli occhi a' ciechi?22E si faceva in Gerusalemme la festa della Sagra: ed era d'inverno.23E Gesù camminava pel Tempio nel portico di Salomone.24Se gli affollarono perciò d'intorno i Giudei, e gli dicevano: fino a quando terrai tu in sospeso gli animi nostri? Se tu se' Cristo, dillo a noi apertamente.25Rispose loro Gesù: ve l'ho detto, e voi non credete: le opere, che io fo nel nome del Padre mio, queste parlano a favor mio.26Ma voi non credete, perché non siete del numero delle mie pecorelle.27Le mie pecorelle ascoltano la mia voce: e io le conosco, ed elleno mi tengono dietro.28Ed io do ad esse la vita eterna: e non periranno in eterno, e nissuno le strapperà a me di mano.29Quello, che il Padre ha dato a me, sorpassa ogni cosa: e niuno può rapirle di mano del Padre mio.30Io, e il Padre siamo una cosa sola.31Dieder perciò i Giudei di piglio alle pietre per lapidarlo.32Disse loro Gesù: Molte buone opere vi ho fatto vedere per virtù del Padre mio, per quale di queste opere mi lapidate?33Gli risposero i Giudei, e dissero: Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia: e perché tu essendo uomo, fai Dio te stesso.34Rispose loro Gesù: Non è egli scritto nella vostra legge: Io dissi: siete dii?35Se dii chiamò quegli, ai quali Dio parlò, e la Scrittura non può mancare:36Io cui il Padre ha santificato, mandato al mondo, voi dite: Perché tu bestemmii, perché ho detto: Son Figliuolo di Dio?37Se non fo le opere del Padre mio non mi credete.38Ma se le fo, quando non vogliate credere a me, credete alle opere, onde conosciate, e crediate, che il Padre è in me, e io nel Padre.39Tentavano pertanto di prenderlo, ma egli usci dalle loro mani.40E se n' andò di nuovo di lì dal Giordano in quel luogo, dove Giovanni avea dato principio a battezzare: e quivi si fermò.41E andarono molti da lui, e dicevano: in quanto a Giovanni ei non fece nissun miracolo.42E tutto quello, che di costui disse Giovanni, era la verità. E molti credettero in lui.

Note:

10,1:In verità vi dico. I Farisei avevano cacciato il cieco dalla Sinagoga; avevano dichiarato, che Cristo era un seduttore, si spacciavano per soli maestri,e pastori del popolo: quindi prende egli occasione di trattare dell'uffizio del vero pastore, e di assegnarne i caratteri, i quali fa vedere, che non concorrevano nelle persone di coloro, che si arrogavano tale uffizio. Col nome di unico, e vero pastore era stato nominato il Messia da' profeti, e particolarmente da Ezechiello, XXXIV. 23., onde dimostrando Cristo, come egli è quel pastore, dimostra insieme di essere il Messia.
Chi non entra... per la porta, ma ec. È questo una maniera di proverbio, il quale applicato al caso, di cui si parla, vuol dire: colui, che nel ministero, e nel governo della Chiesa si intrude per propria elezione, e non vi è collocato da autorità superiore, cioè da Dio, non può essere se non un ladrone, perchè usurpa l'altrui; un assassino, perchè non è atto a pascere, ma solo ad uccidere.

10,3:A lui apre il portinaio. Con queste parole non altro si vuole, che spiegare, come il vero pastore è conosciuto nell'ovile: imperocchè non è necessario, come altrove abbiam detto, che nelle parabole abbia ciascuna parte la sua corrispondenza nella cosa significata; contuttociò altri credono, che il portinaio sia Dio medesimo, da cui sono mandati i pastori.
Chiama per nome le sue ec. Le conosce distintamente a una a una, perchè, come dice l'Apostolo, 2. Tim. II.19., il Signore conosce que' che son suoi.

10,4:Cammina innanzi ad esse. Mostrando alle pecorelle la vera strada, e sicura, viene cosi ad accennare il debito, che hanno i pastori di anime di precedere coll'esempio, e di esser norma del gregge.

10,7:Io sono porta alle pecorelle. Nè pecorella, nè pastore non può entrare nell'ovile, se non vi è introdotto da me.

10,8:Quanti son venuti, ec. È molto probabile, che i falsi pastori condannati in questo luogo da Cristo, siano i maestri delle tre Sette dominanti in quel tempo nella Sinagoga, i Farisei, i Sadducei, e gli Esseni, da' quali era malamente guidato il popolo già da gran tempo, e i quali tutti si univano nell'odiar, e perseguitar Cristo. V'ha chi pretende, che ciò debba intendersi degl'impostori, che ardirono di prendere il titolo di pastore, e di spacciarsi ciascuno pel vero Messia. Sappiamo però dalle storie, che moltissimi di tali impostori, e falsi Cristi usciron fuora dopo la morte di Gesù Cristo; ma prima della sua venuta appena un solo potrà forse trovarsi; donde un forte argomento ricavasi della perfidia degli Ebrei: Imperocchè non d'altronde potea nascere l'ardire, che ebbero tanti scellerati uomini di arrogarsi la dignità di Messia dopo solamente la venuta del vero Cristo, se non dalla comune tradizione, che fosse quello il tempo, in cui questo Liberatore doveva comparire.
Le pecorelle non gli hanno ascoltati. E propria dei veri fedeli non meno l'avversione dai falsi pastori, che la ub bidienza, e la sommissione ai veri, e legittimi.

10,9:Ed entrerà, e uscirà. Questa maniera di parlare vuol dire, che in qualunque luogo e dentro e fuori, e dovunque volga i suoi passi, l'anima fedele, troverà pascoli di vita eterna.

10,10:E siano nell'abbondanza. Non avranno solamente la vita eterna, ma con essa ogni sorta di bene, e tutte le delizie della casa di Dio.

10,11:Io sono il buon Pastore. Il vero Pastore, quel Pastore per eccellenza, del quale hanno tante volte parlato i profeti: Pastore, che non sono solamente guardiano, e custode delle pecorelle, ma Signore di esse.

10,12:Il mercenario. Colui, che le pecore non sue governa solo per amor del guadagno, non per l'affetto, che ad esse porti, o al padrone.

10,14:Conosco le mie. Dovunque siansi, in qualunque parte vadano errando senza segno esteriore alcuno, che dalle altre, che mie non sono, le distingua, io pur le conosco tutte, e tutte presenti sono al mio cuore,e all'amor mio. Sopra di che vuolsi osservare, che in tutto questo ragionamento Cristo si trasporta in ispirito alla futura sua Chiesa composta della Gentilità, e del Giudaismo riunito in un sol gregge, e sotto un solo pastore.
E le mie conoscono me. Sanno l'amore, che ho per esse, e vicendevolmente mi amano, come loro Pastore, e Salvatore.

10,15:Come il Padre conosce me, e io ec. Non solamente in questo luogo, ma anche altrove più volteparagona Cristo l'unione di amore, che è tra lui, e le sue pecorelle, o sia le anime fedeli, a quella stessa unione, che è tra lui, e il celeste suo Padre. Vedi Joan. VI.56,57., e XVII. 23. E sebbene non uguaglianza, ma solamente similitudine vuol intendersi delle due unioni, nulladimeno quanto è glorioso per l'uomo un tal paragone!

10,16:E ho dell'altre pecorelle. Viene a spiegare più chia ramente, che la sua greggia doveva essere composta non di soli Ebrei, ma ancor di Gentili,pei quali ancora dovea dar la sua vita.
E sarà un solo gregge, e un solo pastore. Come io sono il solo, e unico vero Pastore, così rotto il muro di divisione farassi de' due popoli, Ebreo e Gentile,un solo gregge, una sola Chiesa.

10,17:Per questo mi ama il Padre. Tralle ragioni, che ha il Padre di amarmi, una si è questa: perchè sacrifico la mia vita per la salute delle mie pecorelle.
Per nuovamente ripigliarla. Abbiam procurato di esprimere la forza di questa giunta, che fa Cristo alla sua precedente proposizione, quasi dir voglia; ho detto, che do la mia vita, che la depongo, e me ne spoglio per le mie pecorelle: questo vuol dire, che io non mi espongo alla morte per essere sua preda, nè per soggettarmi al suo dominio, come gli altri uomini; mi spoglio della vita, come uno si spoglia di un vestimento per ripigliarlo quando che voglia; muoio per risuscitare, muoio per trion far della morte.

10,18:Sono padrone di deporla, e sono ec. Questa assoluta padronanza sopra la vita, e sopra la morte non può appartenere ad altri, che all'Uomo Dio. E se Dio si dimostra in queste parole, come uomo parla quando soggiugne, che e nel morire, e nel risuscitare altro non fa, che adempire la volontà dell'eterno suo Padre.

10,22:E si faceva . .. la festa della Sagra. Era stata questa festa di otto giorni istituita da Giuda Maccabeo in memoria della purificazione fatta da lui nel tempio, dopo le profanazioni in esso commesse per ordine di Antioco, soprannominato l'Illustre, e chiamasi anche la festa de' lumi, o vero i lumi, perchè si facevano grandi illuminazioni anche la notte alle case. Questa festa cadeva in dicembre.

10,25:Ve l'ho detto. Più volte e infatti e in parole; e se oscure vi sembrano le mie parole, le opere mie non lascian luogo a difficoltà. Io fo tutto quello che i profeti han pre detto, che dee fare il Messia.

10,26:Non credete, perchè non siete ec. La cagione della vostra incredulità non è nella oscurità del mio linguaggio, non è in me, ma bensì in voi. Voi non siete di quel gregge, che è stato a me confidato dal Padre, e per colpa vostra nol siete.

10,28:E non periranno in eterno, e nissuno ec. Non si per deranno giammai, dice s. Agostino; perchè avendole Dio per pura misericordia predestinate alla gloria, ha preparato tutte le grazie, mediante le quali infallibilmente per vengano alla salute.

10,29:Quello, che il Padre ec. Il testo Greco legge: Il Padre mio, che a me le consegnò ec. E così verrebbe ad esporre, e dichiarare quello che aveva detto, che nissuno può rapire a lui di mano le pecorelle consegnategli dal Padre; conciossiachè questi è infinitamente più forte, e più potente per salvarle, che non sono tutti insieme i nemici per offenderle, e trarle in rovina. Ma la lezione della Volgata si trova in s. Cirillo, in s. Agostino, in s. Ilario, e iti altri Padri: Quello che il Padre mio ha dato a me, sorpassa ogni cosa: lo che intendono della natura divina comunicata al Figliuolo dal Padre nella terza sua generazione. E ciò egualmente prova, come nissuno potrà rapire dalle mani del Figliuolo le pecorelle a lui affidate dal Padre, perchè nissuna possanza può essere uguale a quella di lui, che è Dio come il Padre.

10,30:Io, e il Padre siamo ec. Se dalle mani del Padre nessunò può strappare le sue pecorelle, nè meno potrà alcuno strapparle dalle mie mani, perchè una cosa stessa siamo io, e il Padre; onde è lo stesso l'essere quelle da me custodite, e difese, e l'essere custodite, e difese dal Padre. Dicendo una cosa sola esprime l'unità di natura; dicendo siamo esprime la distinzione delle persone.

10,31:Dieder perciò... di piglio ec. Inteser benissimo, com'egli dicevasi Dio, e perciò accesi di rabbia vollero lapidarlo come reo di bestemmia.

10,32:Molte buone opere vi ho fatto vedere per virtù del Padre. Queste opere, le quali essendo manifesti segni di una potenza superiore a tutte le forze della natura, sono insieme una solenne approvazione divina della dottrina, che io predico: non meritano certamente, che voi mi trattiate senz'altro riflesso come bestemmiatore; meritano piuttosto di essere considerate, e pesate in un retto giudicio affin di decidere, se tanto possa Dio permettere di fare a un impostore, e a un falso profeta.

10,34:Io dissi: siete dii? Queste parole sono del Salmo LXXXII., e sono dette a' giudici d'Israele deputati da Dio per governare, e amministrare a nome di lui la giustizia. Dice Cristo, che queste parole erano scritte nella legge, perchè col nome di legge intendevasi sovente tutto quello che noi diciamo vecchio Testamento.

10,35-36:Se dii chiamò quelli, a' quali ec. Se coloro, a'quali la parola di Dio fu diretta, in virtù della quale furono destinati a reggere, e governare Israele, dii si appellano, perchè ad essi comunicata fu da Dio stesso una porzione della sua potestà, nè può riconvenirsi df'errore la Scrittura; come potrò essere accusato di bestemmia, per aver detto di essere Figliuolo di Dio, io, parola del Padre, io, che sono stato santificato dal Padre, da cui nell'eterna generazione ricevetti insieme con l'essere di Dio la pienezza della santità; io, che dal Padre sono stato mandato al mondo Salvatore, e Re di tutte le genti, e non di un solo popolo, sarò reo di bestemmia, chiamandomi Figliuol di Dio? Così Gesù Cristo non solo distrugge evidentemente l'accusa datagli di bestemmiatore, ma con nuovi argomenti conferma la sua divinità. Vedi s. Agost. tract. 48. in Joan.

10,37:Se non fo le opere del Padre mio. Se in tutto quello, che fo, non apparisce una virtù divina, una maniera di agire degna di Dio, e propria solamente di Dio, Son contento, che neghiate a me fede.

10,38:Il Padre è in me, e io nel Padre. Le opere, che io fo, portano tutte il carattere della divinità. Intendete perciò, e confessate una volta, che il Padre non è, se non quello, che io sono; e io non sono, se non quello, che è il Padre, chè come egli è Dio, io pur lo sono, di una stessa natura con lui, e di una stessa potenza.

10,39:Tentavano pertanto ec. Udito, come egli avea evidentemente mostrata falsa, e irragionevole l'accusa da tagli di bestemmiatore, non ardiscono più di tentare di lapidarlo, ma cercano di mettergli le mani addosso per presentarlo al Sinedrio, che avrebbe cercati altri pretesti per levarlo dal mondo.
Uscì dalle loro mani. Con tutta quiete si ritirò, facendo di bel nuovo vedere a' suoi nemici, quanto fosse a lui facile il render vani i loro attentati.

10,40:Dove Giovanni avea dato principio ec. Ha aggiunto l'Evangelista questa particolarità, perchè si intendesse, che avea Cristo voluto, ritirandosi in quel luogo, rammentare al popolo la testimonianza, che quivi gli avea renduto il santo Precursore.

10,41:In quanto a Giovanni ec. Giovanni non fece nissun miracolo, e nondimeno poco mancò, che noi nol riconoscessimo per Messia. Giovanni tanto venerato da noi disse, che Gesù era infinitamente di sè maggiore, che era l'Agnello di Dio, che toglieva i peccati del mondo: Gesù ha provato coll'opere, che quanto avea detto Giovanni, era la verità; che vi vuol egli di vantaggio, perchè Gesù credasi il Cristo, il Messia tanto bramato? Ragiona mento semplice, ma senza replica contro l'ostinazione della Sinagoga.