Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 7


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Il cristiano non è più sotto la legge, ma sotto la grazia

1- Ignorate voi, fratelli, che la Legge, (parlo a chi conosce la Legge), domina sull'uomo finchè egli vive2come una donna soggetta al marito è legata per legge al marito vivente; e se il marito muore vien sciolta dalla legge del marito.3Sicchè, vivente il marito, farà da adultera se stia con un altro uomo; e solo se muoia il marito, è libera dalla legge, rispetto al non essere adultera convivendo con un altro uomo.4Cosicchè, fratelli miei, anche voi siete morti alla Legge per il corpo di Cristo, sì da appartenere ad un altro, cioè a colui che risuscitò da morte, e ciò perchè cogliamo frutti a Dio.5Quando eravamo nella carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge, agivano nelle nostre membra così da portar frutti alla morte;6ma ora siamo stati affrancati dalla Legge, morendo a ciò da cui eravamo detenuti, in modo da servire in novità di spirito e non secondo l'antica lettera.

La Legge e il peccato nell'uomo

7Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? mai no, ma il peccato non l'avrei conosciuto se non era la Legge; giacchè non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto «Non desiderare»;8e il peccato, prese le mosse da quel comandamento, produsse in me tutta la concupiscenza; poichè all'infuori della Legge morto era il peccato.9Ed io una volta vivevo senza legge; ma venuto il precetto, il peccato prese vita,10e io morii; e così ne venne per me che il precetto, che mi doveva condurre alla vita mi fu cagion di morte;11perchè il peccato presa occasione dal precetto, mi ingannò e per esso mi uccise.12Sicchè, santa è soltanto la Legge, e il precetto è santo e giusto e buono.13Una cosa dunque buona mi fu cagion di morte? No, ma il peccato, per apparir peccato, mediante una cosa buona mi cagionò la morte, affinchè esso peccato diventasse estremamente colpevole per il divieto.14Noi sappiamo infatti che la legge è spirituale, ma io son carnale, venduto e soggetto al peccato.15Quello che fo io, non lo intendo; perchè non quel bene che voglio, io opero, ma quel male che odio, io fo.16E se fo quel che non voglio, consento alla legge, e riconosco che è buono;17ma ora non son più io che fo quello, bensì il peccato che abita in me.18Giacchè io so bene che non abita in me, cioè nella mia carne, il bene; c'è il volere sì in me, ma l'operare il bene no;19giacchè non fo il bene che voglio, ma il male che non voglio, questo io fo.20E se fo quel che non voglio, non son più io che lo fo, ma il peccato risedente in me.21Trovo dunque questa legge, che, volendo io fare il bene, mi sta presso il male;22mi diletto della legge di Dio secondo l'uomo di dentro,23e vedo un'altra legge nelle mie membra che fa guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo nella legge del peccato: la quale è nelle mie membra.24Disgraziato, che io sono! chi mi libererà da questo corpo di morte?25La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro; così io stesso colla mente sono servo della legge di Dio, colla carne della legge del peccato.