Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Genesi 28


font

1Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: «Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan.2Su, va’ in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi là una moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre.3Ti benedica Dio l’Onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga un insieme di popoli.4Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda la terra che Dio ha dato ad Abramo, dove tu sei stato forestiero».5Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram presso Làbano, figlio di Betuèl, l’Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù.
6Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l’aveva mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie originaria di là e che, mentre lo benediceva, gli aveva dato questo comando: «Non devi prender moglie tra le Cananee».
7Giacobbe, obbedendo al padre e alla madre, era partito per Paddan-Aram.8Esaù comprese che le figlie di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco.9Allora si recò da Ismaele e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalàt, figlia di Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt.
10Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran.11Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo.12Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.13Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato.14La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra.15Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto».
16Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo».17Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».18La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.19E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz.
20Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi,21se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.22Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima».

Note:

Gen 28,6:Qui continua la fonte sacerdotale.

Gen 28,10-22:In questo racconto si uniscono una tradizione sacerdotale e un'altra jahvista. La prima riferisce: il sogno della scala o scalinata che conduce al cielo (una idea mesopotamica simboleggiata dalle torri a piani, o ziqqurat, vv 12 e 17), il voto di Giacobbe e la fondazione del santuario di Betel (vv 18.20.21a.22); alla tradizione jahvista appartiene invece il racconto dell'apparizione di Jahve che rinnova le promesse fatte ad Abramo e Isacco, Jahve che anche Giacobbe riconosce per suo Dio (vv 13-16.19.21b) . Tutte e due queste tradizioni rialzavano il prestigio del santuario di Betel (1Re 12,29-30+). Parecchi Padri, seguendo Filone di Alessandria, hanno visto nella scala di Giacobbe l'immagine della Provvidenza che Dio esercita sulla terra per il ministero degli angeli. Per altri, essa prefigurava l'incarnazione del Verbo, ponte gettato tra cielo e terra. Il v 17 è utilizzato dalla liturgia nell'ufficio e la messa della dedicazione delle chiese.

Gen 28,18:La pietra localizza la presenza divina. Essa diventa una bet'el, una «casa di Dio», ciò che spiega il nome di Betel, e riceve un'unzione di olio, come atto di culto. Ma tali pratiche, trovandosi nella religione cananea e in tutto l'ambiente semitico, furono più tardi condannate dalla legge e dai profeti (vedere Es 23,24). Anche qui, all'idea di una dimora divina sulla terra si giustappone una nozione più spirituale: Betel è la «porta del cielo» dove Dio risiede (cf. 1Re 8,27).