Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 15


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1Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi2e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
3A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che
4fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?13Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto!14Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti.22Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.23Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.24Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.25È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte,27perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo?31Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.33Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi».34Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?».36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore.37Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non tutti i corpi sono uguali: altro è quello degli uomini e altro quello degli animali; altro quello degli uccelli e altro quello dei pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità;43è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza;44è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che
45il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo.48Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.49E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.50Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
51Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità.54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria.
55Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge.57Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Note:

1Cor 15,1-58:Certi cristiani di Corinto respingevano la risurrezione dei morti (1Cor 15,12). I greci la consideravano una concezione grossolana (At 17,32+), mentre gli ebrei l'avevano a poco a poco intravista (Sal 16,10+; Gb 19,25+; Ez 37,10+), poi esplicitamente insegnata (Dn 12,2+; Dn 12,3+; 2Mac 7,9+). Per combattere l'errore degli abitanti di Corinto, Paolo parte dall'affermazione fondamentale della proclamazione evangelica, il mistero pasquale del Cristo morto e risuscitato (vv 3-4; cf. Rm 1,4; Gal 1,2-4; 1Ts 1,10 , ecc.), che sviluppa enumerando le apparizioni del Risorto (vv 5-11; cf. At 1,8+). A partire di là mostra l'assurdità dell'opinione che combatte (vv 12-34, cf. 1Cor 15,13+). Il Cristo è la primizia e la causa efficace della risurrezione dei morti (vv 20-28; cf. Rm 8,11+). Infine Paolo risponde sul «come» avverrà la risurrezione dei morti (vv 35-53) e termina con un inno di ringraziamento (vv 54-57).

1Cor 15,3:ho ricevuto: la parola vivente del vangelo è trasmessa, ricevuta e custodita: termini tecnici desunti dal vocabolario della tradizione rabbinica (cf. 1Cor 11,23). Ma soprattutto questo vangelo è annunziato (vv 1.2), proclamato (v 1Cor 11 , il «kerygma»; cf. Mt 4,23 , ecc.), oggetto di fede (vv 2.11; cf. Mc 1,15) e portatore di salvezza (v 2; cf. At 11,14; At 16,17). - morì: il carattere salutare della morte del Cristo fa dunque parte della proclamazione evangelica anteriore a Paolo (cf. Rm 6,3).

1Cor 15,4:Queste espressioni (vv 3-4), già fissate nella loro formulazione, sono il germe delle future professioni di fede (credo).

1Cor 15,6:vive ancora: Paolo sottintende: possono ancora testimoniare oggi ciò che hanno visto; la vostra fede nella resurrezione del Cristo riposa su una testimonianza sicura. - morti: alla lettera: «si sono addormentati». Medesima espressione nei vv 18.20.51; cf. 1Ts 4,13+ .

1Cor 15,7:Gli apostoli appaiono come formanti un gruppo più largo di quello dei dodici del v 5.

1Cor 15,8:aborto: allusione al carattere anormale, violento, «chirurgico» della sua vocazione. Paolo non fa alcuna differenza tra l'apparizione sulla via di Damasco e le apparizioni di Gesù dalla resurrezione all'ascensione.

1Cor 15,13:Se si nega la resurrezione dei morti, si nega anche il caso particolare che è la resurrezione di Cristo. Altra interpretazione: la risurrezione del Cristo non ha senso che come primizia della nostra. Se questa è negata, quella di Cristo non ha più senso. Ma questa considerazione non interviene che nel v 20.

1Cor 15,14:Tutti gli aspetti del messaggio cristiano e della fede che gli corrisponde non hanno senso che in rapporto alla realtà centrale: il Cristo resuscitato. Senza di essa, tutto crolla.

1Cor 15,17:Ciò che fa scomparire il peccato è la vita nuova, partecipazione alla vita del Cristo resuscitato (cf. Rm 6,8-10; Rm 8,2+).

1Cor 15,19:Altra traduzione: «Se in questa vita non abbiamo fatto che sperare nel Cristo, siamo da compiangere più di tutti gli uomini». - Rinunziare alle gioie del tempo presente è un inganno, se la morte è la fine definitiva. L'immortalità dell'anima non è considerata fuori della prospettiva della resurrezione della carne.

1Cor 15,22:La prospettiva non è solamente fisica e biologica, ma comprende tutto l'uomo: morte spirituale del peccato, vita risorta nella giustizia e nell'amore. Si noterà che la prospettiva di Paolo non include la resurrezione dei peccatori, affermata in Gv 5,29; At 24,15 ; cf. Dn 12,2 .

1Cor 15,23:venuta: in greco «parusia», termine di origine ellenistica e accolto dal cristianesimo primitivo per designare la gloriosa venuta di Cristo nel suo «giorno» (1Cor 1,8+) alla fine dei tempi (Mt 24,3+ ; cf. anche 1Ts 2,19; 1Ts 3,13; 1Ts 4,15; 1Ts 5,23; 2Ts 2,1; Gc 5,7; Gc 5,8; 2Pt 1,16; 2Pt 3,4; 2Pt 3,12; 1Gv 2,28). In 2Ts 2,8; 2Ts 2,9 questa parola è applicata alla venuta dell'empio. Confrontare i termini analoghi di «rivelazione» (1Cor 1,7+) e di «apparizione» (1Tm 6,14+).

1Cor 15,24:Tutte le potenze ostili al regno di Dio (cf. 1Cor 2,6; Ef 1,21; Col 1,16; Col 2,15; 1Pt 3,22).

1Cor 15,27:Una volta «posta ogni cosa sotto i suoi piedi», Gesù si presenterà davanti al Padre per rendergli conto della missione compiuta. Si traduce anche, a torto: «Ma quando la scrittura dice che ogni cosa gli è stata sottoposta...».

1Cor 15,29:battezzati per i morti: allusione a una pratica la cui natura ci sfugge. Senza pronunziarsi su di essa, Paolo si limita a sottolineare che è assurda se i morti non resuscitano.

1Cor 15,32:contro le belve: si tratta forse di una metafora. Questa prova non la conosciamo altrimenti, ma cf. 2Cor 11,23-26 . - ...moriremo: cf. Qo 9,7-10 . Vi si trova una certa esagerazione retorica. Si può rinunziare alle gioie terrene anche per motivi soltanto umani, Paolo stesso l'ha appena detto (1Cor 9,25).

1Cor 15,33:Verso del poeta Menandro forse divenuto un detto popolare.

1Cor 15,38:Nella mentalità popolare, la germinazione era un processo dipendente dal buon volere di una divinità, non un fenomeno naturale (cf. 2Mac 7,22-23). Nel rapporto tra il corpo attuale e il corpo di gloria, Paolo insiste più sull'alterità che sulla continuità. Vuole forse rispondere all'obiezione (v 35) che rifiuti, e giustamente, di prendere alla lettera una descrizione fantastica come Ez 37,1-10+ .

1Cor 15,44:animale: per Paolo come per la tradizione biblica, la psyche (ebraico nefesh; cf. Gen 2,7) è il principio vitale che anima il corpo umano (1Cor 15,45). E' la sua «vita» (Rm 16,4; Fil 2,30; 1Ts 2,8 ; cf. Mt 2,20; Mc 3,4; Lc 12,20 , Gv 10,11; At 20,10 ; ecc.), la sua anima vivente (2Cor 1,23) e può servire a designare tutto l'uomo (Rm 2,9; Rm 13,1; 2Cor 12,15; At 2,41; At 2,43 , ecc.). Ma resta un principio naturale (1Cor 2,14 ; cf. Gd 1,19) che deve scomparire davanti al pneuma, perché l'uomo ritrovi la vita divina. Questa sostituzione, che comincia già durante la vita mortale per il dono dello Spirito (Rm 5,5+ ; cf. 1Cor 1,9+), ottiene un pieno effetto dopo la morte. Mentre la filosofia greca attendeva una sopravvivenza immortale soltanto per l'anima superiore (noûs), liberata finalmente dal corpo, il cristianesimo non concepisce l'immortalità che nella restaurazione integrale dell'uomo, cioè nella risurrezione del corpo mediante lo Spirito, principio divino che Dio aveva ritirato dall'uomo in seguito al peccato (Gen 6,3) e che gli restituisce in forza dell'unione con Cristo risuscitato (Rm 1,4+; Rm 8,11+), uomo celeste e Spirito vivificante (1Cor 15,45-49). Da «psichico» il corpo diviene allora «pneumatico», incorruttibile, immortale (1Cor 15,53), glorioso (1Cor 15,43 ; cf. Rm 8,18; 2Cor 4,17; Fil 3,21; Col 3,4), libero daile leggi della materia terrestre (Gv 20,19; Gv 20,26) e nel modo di mostrarsi (Lc 24,16). - In un senso più largo anche psyche può designare l'anima in opposizione al corpo, la sede della vita morale e dei sentimenti (Fil 1,27; Ef 6,6; Col 3,23 ; cf. Mt 22,37p; Mt 26,38p; Lc 1,46; Gv 12,27; At 4,32; At 14,2; 1Pt 2,11 ; ecc.), e anche l'essere spirituale e immortale (Mt 10,28; Mt 10,39p; At 2,27; Gc 1,21; Gc 5,20; 1Pt 1,9; Ap 6,9 ; ecc.).

1Cor 15,45:essere vivente: cioè un essere dotato, per la sua psyche, di una vita puramente naturale, e sottoposto alle leggi del deperimento e della corruzione.

1Cor 15,49:porteremo: variante: «ci sia dato di portare».

1Cor 15,51:La lezione della volg. («tutti moriremo, ma non tutti saremo cambiati») è da scartare.

1Cor 15,52:A partire dalla teofania del Sinai (Es 19,16; Es 19,19), la tromba fa parte del simbolismo delle manifestazioni divine (Mt 24,31; 1Ts 4,16+). Essa ritma le tappe del disegno finale di Dio (cf. le sette trombe di Ap 8,6-11,19). - noi: cioè quelli che saranno allora viventi. Paolo considera la possibilità di essere tra quelli, ma cf. 1Ts 4,15+; 1Ts 5,1+ .

1Cor 15,54:Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità: om. da volg., codice sinaitico, palinsesto di sant'Efrem, ecc. - Scrittura: citata liberamente.

1Cor 15,56:Formula sintetica che annunzia già lo sviluppo di Rm 5-7 .

1Cor 15,58:Questo v collega lo sviluppo precedente a 1Cor 15,14 , dove ha avuto inizio l'istruzione. La certezza della vittoria dà al credente la forza di progredire. Per Paolo non può esserci fede senza vita in continuo progresso.