Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 13


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1Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio,5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità.7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà.9Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo.10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.11Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
12Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.13Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Note:

1Cor 13,1:A differenza dell'amore passionale ed egoista, la carità (agape) è un amore di dilezione che vuole il bene altrui. La sua sorgente è in Dio che ama per primo (1Gv 4,19) e ha dato il suo Figlio per riconciliarsi i peccatori (Rm 5,8; Rm 8,32-39; 2Cor 5,18-21; Ef 2,4-7 ; cf. Gv 3,16s; 1Gv 4,9-10) e farne degli eletti (Ef 1,4) e dei figli (1Gv 3,1). Attribuito dapprima a Dio, cioè al Padre (Rm 5,5; Rm 8,39; 2Cor 13,11; 2Cor 13,13; Fil 2,1; 2Ts 2,16 ; cf. 1Gv 2,15), questo amore, che è la natura stessa di Dio (1Gv 4,7s; 1Gv 4,16), si trova allo stesso titolo nel Figlio (Rm 8,35; Rm 8,37; Rm 8,39; 2Cor 5,14; Ef 3,19; 1Tm 1,14; 2Tm 1,13) che ama il Padre come ne è amato (Ef 1,6; Col 1,13 ; cf. Gv 3,35; Gv 10,17; Gv 14,31); come lui, anche il figlio ama gli uomini (Gv 13,1; Gv 13,34; Gv 14,21; Gv 15,9) per i quali si è dato (2Cor 5,14s; Gal 2,20; Ef 5,2; Ef 5,25; 1Tm 1,14s ; cf. Gv 15,13; 1Gv 3,16; Ap 1,5). E' anche l'amore dello Spirito santo (Rm 15,30; Col 1,8); egli poi lo espande nel cuore dei cristiani (Rm 5,5+ ; cf. Gal 5,22), dando loro di compiere (cf. Rm 8,4) il precetto essenziale della legge, cioè l'amore di Dio e del prossimo (Mt 22,37-40p; Rm 13,8-10; Gal 5,14). Difatti l'amore dei fratelli e anche dei nemici (Mt 5,43-48p) è la conseguenza necessaria e la vera prova dell'amore di Dio (1Gv 3,17; 1Gv 4,20s); è il comandamento nuovo, che ha dato Gesù (Gv 13,34s; Gv 15,12; Gv 15,17; 1Gv 3,23 ; ecc.) e che i suoi discepoli non cessano di inculcare (Rm 13,8; Gal 5,13s; Ef 1,15; Fil 2,2s , Col 1,4; 1Ts 3,12; 2Ts 1,3; Fm 1,5; Fm 1,7 ; cf. Gc 2,8; 1Pt 1,22; 1Pt 2,17; 1Pt 4,8; 1Gv 2,10; 1Gv 3,10s; 1Gv 3,14 ecc.). E' così che Paolo ama i suoi (2Cor 2,4; 2Cor 12,15 ; ecc.) e che ne è amato (Col 1,8; 1Ts 3,6 ; ecc.). Questa carità a base di sincerità e umiltà, di dimenticanza e dono di sé (Rm 12,9s; 1Cor 13,4-7; 2Cor 6,6; Fil 2,2s), di servizio (Gal 5,13 ; cf. Eb 6,10) e di mutuo sostegno (Ef 4,2 ; cf. Rm 14.15; 2Cor 2,7s), deve provarsi con atti (2Cor 8,8-11; 2Cor 8,24 ; cf. 1Gv 3,18) e custodire i comandamenti del Signore (Gv 14,15; 1Gv 5,2s ; ecc.), rendendo la fede efficace (Gal 5,6 ; cf. Eb 10,24). E' il vincolo della perfezione (Col 3,14 ; cf. 2Pt 1,7) e «copre i peccati» (1Pt 4,8 ; cf. Lc 7,47). Appoggiandosi sull'amore di Dio, non teme nulla (Rm 8,28-39 ; cf. 1Gv 4,17s). Esercitandosi nella verità (Ef 4,15 ; cf. 2Ts 2,10), dà il vero senso morale (Fil 1,9s) e apre l'uomo a una conoscenza spirituale del mistero divino (Col 2,2 ; cf. 1Gv 4,7) e dell'amore del Cristo che sorpassa ogni conoscenza (Ef 3,17-19 ; cf. 1Cor 8,1-3; 1Cor 13,8-12). Facendo abitare nell'anima il Cristo (Ef 3,17) e tutta la Trinità (2Cor 13,13+ ; cf. Gv 14,15-23; 1Gv 4,12), l'agape nutre la vita delle virtù teologali (cf. Rm 1,16+; Rm 5,2+), di cui è la regina (1Cor 13,13), perché solo essa non passerà (1Cor 13,8) ma sfocerà nella visione (1Cor 13,12 ; cf. 1Gv 3,2), quando Dio accorderà ai suoi eletti i beni che ha promessi a quelli che lo amano (1Cor 2,9; Rm 8,28; Ef 6,24; 2Tm 4,8 ; cf. Gc 1,12; Gc 2,5).

1Cor 13,3:dessi: var. preferita da alcuni: «dessi il mio corpo per trarne gloria».

1Cor 13,4:La carità è paziente: nei vv 4-7 la carità è definita da una serie di quindici verbi. E' caratterizzata non in modo astratto, ma con l'azione che suscita.

1Cor 13,8:La carità non avrà mai fine: mentre la nostra conoscenza di Dio, imperfetta (v 11) e indiretta (v 12) sparirà per far posto alla visione faccia a faccia, la carità sarà, negli eletti, la stessa che ebbero sulla terra.

1Cor 13,13:tre cose: il gruppo delle tre virtù teologali, che appare in Paolo già da 1Ts 1,3 e gli è forse anteriore, ritorna spesso nelle sue lettere, con diverse variazioni nell'ordine (1Ts 5,8; 1Cor 13,7; 1Cor 13,13; Gal 5,5s; Rm 5,1-5; Rm 12,6-12; Col 1,4-5; Ef 1,15-18; Ef 4,2-5; 1Tm 6,11; Tt 2,2 . Cf. Eb 6,10-12; Eb 10,22-24; 1Pt 1,3-9; 1Pt 1,21s). In più si trovano insieme fede e amore (1Ts 3,6; 2Ts 1,3 , Fm 1,5), costanza e fede (2Ts 1,4), carità e costanza (2Ts 3,5 . Cf. 2Cor 13,13).