Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 27


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1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l’Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio, della coorte Augusta.2Salimmo su una nave della città di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d’Asia, e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalònica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone, e Giulio, trattando Paolo con benevolenza, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilìcia e della Panfìlia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria diretta in Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all’altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmone;8la costeggiammo a fatica e giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale si trova la città di Lasèa.
9Era trascorso molto tempo e la navigazione era ormai pericolosa, perché era già passata anche la festa dell’Espiazione; Paolo perciò raccomandava10loro: «Uomini, vedo che la navigazione sta per diventare pericolosa e molto dannosa, non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite».11Il centurione dava però ascolto al pilota e al capitano della nave più che alle parole di Paolo.12Dato che quel porto non era adatto a trascorrervi l’inverno, i più presero la decisione di salpare di là, per giungere se possibile a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, ritenendo di poter realizzare il progetto, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta da vicino.14Ma non molto tempo dopo si scatenò dall’isola un vento di uragano, detto Euroaquilone.15La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Cauda, a fatica mantenemmo il controllo della scialuppa.17La tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per tenere insieme con funi lo scafo della nave. Quindi, nel timore di finire incagliati nella Sirte, calarono la zavorra e andavano così alla deriva.18Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l’attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole né stelle e continuava una tempesta violenta; ogni speranza di salvarci era ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava; Paolo allora, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Uomini, avreste dovuto dar retta a me e non salpare da Creta; avremmo evitato questo pericolo e questo danno.22Ma ora vi invito a farvi coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi si è presentato infatti questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo,24e mi ha detto: “Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione”.25Perciò, uomini, non perdetevi di coraggio; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato detto.26Dovremo però andare a finire su qualche isola».
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell’Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione che una qualche terra si avvicinava.28Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma, poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prua,31Paolo disse al centurione e ai soldati: «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo».32Allora i soldati tagliarono le gómene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Fino allo spuntare del giorno Paolo esortava tutti a prendere cibo dicendo: «Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza mangiare nulla.34Vi invito perciò a prendere cibo: è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto».35Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si fecero coraggio e anch’essi presero cibo.37Sulla nave eravamo complessivamente duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare.
39Quando si fece giorno, non riuscivano a riconoscere la terra; notarono però un’insenatura con una spiaggia e decisero, se possibile, di spingervi la nave.
40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare. Al tempo stesso allentarono le corde dei timoni, spiegarono la vela maestra e, spinti dal vento, si mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave si incagliò: mentre la prua, arenata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde.42I soldati presero la decisione di uccidere i prigionieri, per evitare che qualcuno fuggisse a nuoto;43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo proposito. Diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.

Note:

At 27,1:fu deciso che ci imbarcassimo: Luca prende parte di nuovo all'azione. L'esattezza del racconto dà l'impressione di un accurato diario di viaggio.

At 27,5:giungemmo a Mira: BJ con il testo occ. aggiunge: «dopo quindici giorni».

At 27,9:la festa dell'espiazione: nel testo originale è indicata come «(giorno del) digiuno», altra maniera di indicare la festa dell'espiazione. Era l'unico giorno di digiuno prescritto dalla legge (Lv 16,29-31). Si celebrava verso l'equinozio d'autunno.

At 27,21:Da molto tempo non si mangiava: il secondo intervento di Paolo (vv 33s) viene dopo questa osservazione. Il racconto del primo (vv 21-26) sembra inserito nel contesto in maniera molto maldestra e fa in parte da duplicato del secondo.

At 27,24:devi comparire davanti a Cesare: davanti al tribunale imperiale non davanti a Nerone in persona.

At 27,27:nell'Adriatico: si indicava così tutto il Mediterraneo che si estendeva fra la Grecia, l'Italia e l'Africa.

At 27,35:e cominciò a mangiare: una variante occ. aggiunge: «avendone dato anche a noi». Ogni giudeo, al momento di prender cibo, recitava una preghiera di benedizione. Ma i termini scelti da Lc sembrano richiamare il rito eucaristico (cf. At 2,42+).