Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 17


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1Percorrendo la strada che passa per Anfìpoli e Apollònia, giunsero a Tessalònica, dove c’era una sinagoga dei Giudei.2Come era sua consuetudine, Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture,3spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: «Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio».4Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà.5Ma i Giudei, ingelositi, presero con sé, dalla piazza, alcuni malviventi, suscitarono un tumulto e misero in subbuglio la città. Si presentarono alla casa di Giasone e cercavano Paolo e Sila per condurli davanti all’assemblea popolare.6Non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città, gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono venuti anche qui7e Giasone li ha ospitati. Tutti costoro vanno contro i decreti dell’imperatore, perché affermano che c’è un altro re: Gesù».8Così misero in ansia la popolazione e i capi della città che udivano queste cose;9dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.10Allora i fratelli, durante la notte, fecero partire subito Paolo e Sila verso Berea. Giunti là, entrarono nella sinagoga dei Giudei.11Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalònica e accolsero la Parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così.12Molti di loro divennero credenti e non pochi anche dei Greci, donne della nobiltà e uomini.13Ma quando i Giudei di Tessalònica vennero a sapere che anche a Berea era stata annunciata da Paolo la parola di Dio, andarono pure là ad agitare e a mettere in ansia la popolazione.14Allora i fratelli fecero subito partire Paolo, perché si mettesse in cammino verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero là.15Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e ripartirono con l’ordine, per Sila e Timòteo, di raggiungerlo al più presto.
16Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli.17Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava.18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: «Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere uno che annuncia divinità straniere», poiché annunciava Gesù e la risurrezione.19Lo presero allora con sé, lo condussero all’Areòpago e dissero: «Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci?20Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta».21Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità.
22Allora Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse:
«Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi.
23Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un dio ignoto”. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio.24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo25né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa.26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio27perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi.28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”.
29Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano.30Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano,31perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
32Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta».33Così Paolo si allontanò da loro.34Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

Note:

At 17,4:Alcuni di loro: fra i quali forse Aristarco, uno dei compagni più fedeli di Paolo (cf. At 20,4; Col 4,10). - greci credenti in Dio: BJ adotta la lezione testimoniata dal testo occ.: «come anche un buon numero di credenti in Dio e di greci». Questa variante suppone una distinzione fra i «credenti in Dio» (cf. At 10,2+) e i «greci» fino a questo momento non ancora raggiunti dalla propaganda giudaica. La cristianità di Tessalonica sarà composta principalmente di pagani convertiti (cf. 1Ts 1,9-10 , ecc.).

At 17,5:alla casa di Giasone: forse quello di Rm 16,21 .

At 17,7:c'è un altro re, Gesù: veramente i cristiani evitavano di dare al Cristo il titolo di basileus («re»), che spettava all'imperatore: preferivano piuttosto quello di «Cristo» (Messia) e di «Signore» (Kyrios).

At 17,10:fecero partire Paolo: questa partenza non fece cessare la persecuzione a Tessalonica (cf. 1Ts 2,14).

At 17,15:di raggiungerlo al più presto: Luca abbrevia e semplifica. Timoteo dovette accompagnare Paolo, dal momento che Paolo lo rinvierà da Atene a Tessalonica (1Ts 3,1s), da dove ritornerà, con Sila, per raggiungere Paolo a Corinto (At 18,5).

At 17,16:Atene... la città piena di idoli: centro spirituale dell'ellenismo pagano, agli occhi di Luca Atene era un simbolo, come lo manifesta il discorso di Paolo, l'unico esempio, conservato in Atti, della sua predicazione ai pagani e unico caso nel quale lo vediamo fare ricorso alla sapienza profana per combattere il paganesimo.

At 17,17:sulla piazza principale: è il solo caso esplicitamente ricordato in Atti di una predicazione di questo genere (cf. però At 14,7s).

At 17,18:epicurei e stoici: le due principali scuole di filosofia d'allora. - questo ciarlatano: il termine (nel gergo ateniese) significa propriamente: «raccoglitore di semente». Designava anche un uccello beccasemi, o la cornacchia. Lo si applicava pure all'accattone, che trova il cibo dove può e al parolaio che ripete, come un pappagallo, luoghi comuni. - annunziatori di divinità straniere: sono gli stessi termini usati per accusare Socrate. - Gesù e la risurrezione: cf. v 32: Si prende la parola «resurrezione» come nome di una dea (Anastasis), consorte di Gesù.

At 17,19:lo condussero sull'Areòpago: il nome indica una collina posta a sud dell'agorà. Indica anche il supremo tribunale di Atene, che in passato teneva colà le sedute. Il testo può intendersi in due maniere: o i filosofi hanno condotto Paolo «sulla collina dell'Areòpago», ossia in un luogo appartato per ascoltarlo con comodo; oppure, meglio ancora, l'hanno condotto «davanti (alla corte de) l'Areòpago».

At 17,22:Allora Paolo... disse: dopo un esordio di circostanza (vv 22-23), Paolo sviluppa l'annunzio del vero Dio, in antitesi alla concezione pagana: 1. Dio ha creato l'universo; non si può quindi pensare che egli abiti in un tempio o che abbia bisogno del culto che gli si rende (vv 24-25); 2. Dio ha creato l'uomo e l'ha circondato di benefici; è assurdo equipararlo a oggetti materiali (le statue, vv 26-29). Il discorso termina con un invito alla conversione, nella prospettiva del giudizio (vv 30-31). Le due parti del discorso hanno una punta anti-idolatrica. Paolo s'ispira agli schemi abituali della propaganda monoteistica del giudaismo ellenistico (cf. At 14,15-17; Sap 13-14; Rm 1,19-25; Ef 4,17-19).

At 17,23:Al Dio ignoto: i pagani dedicavano altari «agli dèi ignoti», nel timore di attirarsi il risentimento di qualche divinità di cui si fosse ignorata l'esistenza. Paolo dà un senso diverso alla dedica: il senso biblico dell'ignoranza dei pagani, che non conoscono Dio (1Ts 4,5; 2Ts 1,8; Gal 4,8; 1Cor 15,34; Ef 4,17-19; 1Pt 1,14; Ger 10,25; Gb 18,21; Sap 13,1; Sap 14,22). E si difende anche dall'accusa di predicare una divinità straniera.

At 17,25:come se avesse bisogno di qualche cosa: idea familiare al pensiero greco e al giudaismo ellenistico, che peraltro corrisponde a un antico tema biblico (cf. 1Cr 29,10s; 2Mac 14,35; Sal 50,9-13; Am 5,21 , ecc.).

At 17,26:da uno solo: BJ traduce: «da un unico principio». Altre varianti: «da un solo sangue» o «da una sola nazione» o «da una sola razza». - l'ordine dei tempi: alla lettera: «tempi determinati», espressione che allude specialmente alle stagioni, il cui succedersi regolare assicura agli uomini quanto è necessario alla vita (At 14,17 ; cf. Gen 1,14; Sap 7,18; Sir 33,8). - i confini del loro spazio o «i limiti dell'abitazione degli uomini» (BJ) sono probabilmente quelli che separano la terra abitabile dalle acque dell'abisso (Gen 1,9-10; Sal 104,9; Gb 38,8-11; Pr 8,28-29 ; cf. Ger 5,22-24; Sal 74,17). Secondo un'altra spiegazione, si tratterebbe dei tempi e delle frontiere che Dio ha assegnato ai vari popoli (Gen 10; Dt 32,8s). In ogni modo si tratta dell'ordine dell'universo, atto a condurre alla conoscenza di Dio.

At 17,27:Dio: BJ con il testo occ. traduce: «la divinità» (cf. v 29); un'altra variante legge: «il Signore».

At 17,28:dei vostri poeti: il testo occ., adottato da BJ, ha semplicemente: «alcuni dei vostri». Altra variante: «dei vostri saggi». - di lui stirpe noi siamo: citazione derivata da Fenomeni At 5 , di Arato di Soli, poeta originario della Cilicia (III sec. a.C.). Anche lo stoico Cleante, Inno a Zeus, 5 (III sec.) si esprime quasi nella stessa maniera. La predicazione monoteistica giudaica a questo proposito ricorreva al fatto che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,26-27; Sap 2,23; Sir 17,1-8) per dimostrare l'assurdità del culto agli idoli.

At 17,29:l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana: Paolo si ispira a un vecchio tema della propaganda anti-idolatrica (cf. Is 40,20+).

At 17,31:giudicare la terra con giustizia: cf. Sal 9,9; Sal 96,13; Sal 98,9 . E nella prospettiva del giudizio che gli apostoli esortano al ravvedimento (cf. specialmente At 10,42-43; 1Ts 1,10). - col risuscitarlo dai morti: la risurrezione del Cristo è una garanzia per la nostra fede nella sua missione di giudice e di salvatore, alla fine dei tempi (cf. Rm 14,9; 2Tm 4,1; 1Pt 4,5).

At 17,32:Ti sentiremo... un'altra volta: nel mondo greco, anche fra i cristiani, l'argomento della risurrezione incontrò molte difficoltà per superare i pregiudizi esistenti (cf. 1Cor 15,12s). I membri del sinedrio di Gerusalemme condannavano e perseguitavano il messaggio cristiano; gli areopagiti di Atene si accontentano di riderne. Lo scacco di Paolo fu quasi totale. D'ora in poi la sua predicazione rifiuterà i paludamenti della sapienza greca (1Cor 2,1-5).

At 17,34:Dionigi membro dell'Areòpago: i lettori di Luca dovevano conoscerlo. La leggenda si è impadronita di lui, specialmente dopo che un autore del sec. V (lo Pseudo-Dionigi) ha messo i propri scritti mistici sotto il suo nome. E stato anche identificato con san Dionigi, primo vescovo di Parigi (III sec.).