Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 15


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Come Cristo risuscitò da morte, e apparve a molti, e finalmente a Paolo, che si chiama il minimo degli Apostoli: dimostra la futura nostra risurrezione, e l'ordine, e modo di essa, e la diversa gloria de' risuscitati non solo quanto all'anima, ma anche quanto al corpo. Nella risurrezione sarà assorbita la morte.

1Or io vi dichiaro, o fratelli, il Vangelo, che vi annunziai, il quale voi pur riceveste, ed in cui voi state saldi,2Per cui siete anche salvati: se lo ritenete in quella guisa, che io vi predicai, eccettochè indarno abbiate creduto.3Imperocché io vi ho insegnato in primo luogo quello, che io pur apparai: che Cristo mori pe' nostri peccati secondo le scritture:4E che fu sepolto, e che risuscitò il terzo di secondo le scritture:5E che fu veduto da Cefa, e di poi dagli undici:6E di poi fu veduto da sopra cinquecento fratelli in una volta: de' quali i più vivon fino al di d'oggi, alcuni poi sono morti:7E poi fu veduto da Giacomo, e poi da tutti gli Apostoli:8Per ultimo poi di tutti come da un aborto fu veduto anche da me.9Imperocché io sono il minimo degli Apostoli, che non son degno di esser chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Ma per la grazia del Signore son quello, che sono, e la grazia di lui, che è in me, non è stata infruttifera, ma ho travagliato più di tutti loro: non io però, ma la grazia di Dio, che è con me;11Ed io adunque, e quegli, cosi predichiamo, e così avete creduto.12Che se si predica Cristo come risuscitato da morte, come mai dicono alcuni tra voi, che non havvi risurrezione de' morti?13Che se non v' ha risurrezione de' morti: neppur Cristo è risuscitato.14Se poi Cristo non è risuscitato, vana è adunque la nostra predicazione, vana è ancora la vostra fede:15Siamo anche scoperti testimonj falsi di Dio: dappoiché abbiam renduto testimonianza a Dio dell'aver lui risuscitato Cristo, cui non ha risuscitato, se i morti non risorgono.16Imperocché se non risorgono i morti, neppur Cristo è risuscitato.17Che se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede, conciossiachè siete tuttora ne' vostri peccati.18Per la qual cosa anche quegli, che in Cristo si addormentarono, sono periti.19Se per questa vita solamente speriamo in Cristo siamo i più miserabili di tutti gli uomini.20Ora però Cristo è risuscitato da morte primizia de' dormienti:21Dappoiché da un uomo la morte, e da un uomo la risurrezione da morte.22E siccome in Adamo tutti muojono, cosi pure tutti in Cristo saranno vivificati.23Ciascheduno però a suo luogo, Cristo primizia: di poi quegli, che sono di Cristo, i quali nella venuta di lui hanno creduto.24Di poi la fine; quando avrà rimesso il regno a Dio, e al Padre, quando avrà abolito ogni principato, e ogni podestà, e virtù.25Or è necessario, che egli regni, sino a tanto che (Dio) gli abbia posti sotto dei piedi tutti i nimici.26L'ultima poi ad esser distrutta sarà la morte nemica: imperocché tutte le cose ha soggettate a' piedi di lui. Or quando dice:27Tutte le cose sono soggette a lui: senza dubbio si eccetua colui, che ha soggettate a lui tutte le cose.28Allorché poi saranno state soggettate a lui tutte le cose: allora anche lo stesso figlio sarà soggetto a lui, che gli ha assoggettata ogni cosa, onde Dio sia il tutto in tutte le cose.29Altrimenti che faranno quegli, i quali si battezzano per li morti, se assolutamente i morti non risorgono? E perché si battezzano per quegli?30E noi pure perché ci esponghiamo ogn' ora ai pericoli?31Io muojo ogni giorno, (lo giuro) per la gloria vostra, che è mia in Cristo Gesù Signor nostro.32Se (per parlare da uomo) combattei in Efeso con le bestie, che mi giova, se i morti non risorgono? Mangiamo, e beviamo, che doman si muore.33Non vi lasciate sedurre: i discorsi cattivi corrompono i buoni costumi.34Vegliate, o giusti, e non peccate imperocché certuni ignorano Dio, parlo, perché ne abbiate rossore.35Ma dirà taluno: come risuscitano i morti? E con qual corpo ritorneranno?36Stolto, quel, che tu semini, non prende vita, se prima non muore.37E seminando, non semini il corpo, che dee venire, ma un nudo granello, per esempio, di frumento, o di alcun altra cosa.38Ma Dio gli da corpo nel modo, che a lui piace: e a ciascun seme il suo proprio corpo.39Non ogni carne (è) la stessa carne: ma altra è la carne degli uomini, altra poi quella delle bestie, altra quella degli uccelli, altra quella de' pesci.40E (v' ha) de' corpi celesti, e de' corpi terrestri: ma altra la vaghezza de' celesti, e altra de' terrestri,41Altra la chiarezza del sole, altra la chiarezza della luna, e altra la chiarezza delle stelle. Imperocché v'ha differenza tra stella, e stella nella chiarezza:42Cosi pure la risurrezione de' morti. Si semina (corpo) corruttibile, sorgerà incorruttibile.43Si semina ignobile, sorgerà glorioso: si semina inerte, sorgerà robusto.44Si semina un corpo animale, sorgerà un corpo spirituale. Se v'ha un corpo animale, v'ha pure un corpo spirituale, come sta scritto.45Il primo uomo Adamo fu fatto anima vivente, l'ultimo Adamo spirito vivificante.46Ma non è prima lo spirituale, ma si l'animale: e poi lo spirituale.47Il primo uomo della terra terrestre: il secondo uomo dal cielo celeste.48Quale il terrestre, tali anche i terrestri: quale il celeste, tali anche i celestiali.49Siccome adunque abbiam portato l'immagine del terreno, portiamo anche l'immagine del celeste.50Dico questo, o fratelli, perché la carne, e il sangue non possono ereditare il regno di Dio: né la corruzione renderà l'incorruttibilità.51Ecco, che io vi dico un mistero: risorgerem veramente tutti, ma non tutti saremo cangiati.52In un momento, in un batter d'occhio, all'ultima tromba: imperocché suonerà la tromba, e i morti risorgeranno incorrotti: e noi saremo cangiati.53Imperocché fa d'uopo, che questo corruttibile dell'incorruttibilità ti rivesta: e questo mortale si rivesta dell'immortalità.54Quando poi questo mortale si sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola, che sta scritta: è stata tracannata la morte nella vittoria.55Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov' è, o morte, il tuo pungiglione?56Il pungiglione poi della morte è il peccato: e la forza del peccato è fa legge.57Ma grazie a Dio, il quale c'ha dato vittoria per Gesù Cristo Signor nostro.58Per la qual cosa, fratelli miei cari, siate stabili, ed immobili, abbondando sempre nell'opera del Signore, poichè sapete, come il vostro travaglio non è infruttuoso nel Signore.

Note:

15,1:Or io vi dichiaro, o fratelli, ec. V'erano in Corinto alcuni, i quali presi da' sofismi de' filosofi Gentili o negavano la risurrezione de' morti, o la spiegavano in un senso allegorico, come gli Gnostici, i quali per risurrezione intendevano la separazione dagli affari, e dalle imcombenze della vita, e particolarmente la fuga dal matrimonio, e l'attendere alla sola contemplazione, come racconta s. Epifanio. Contro di costoro prende Paolo in questo capitolo a stabilire la fede della risurrezione della carne. Rammemora adunque a' Corinti in primo luogo quello, che aveva lor predicato nel comunicare ad essi i primi rudimenti del cristianesimo.
In cui voi state saldi. Si può anche tradurre, per cui state in piedi, elevati verso le cose celesti. Vedi Rom. v. 2,

15,2:Per cui siete anche salvati. La salvazione de' fedeli si comincia nella vita presente, si compie nella vita futura. Eccettochè indarno abbiate creduto. Se pure indarno non vi gloriate del nome di Cristiani: imperocchè senza la fede della risurrezione inutilmente credereste tutti gli altri misteri.

15,3:Imperocchè io vi ho insegnato in primo luogo quelno, che io pur apparai: ec. Da Cristo, e dallo Spirito santo. Vedi Gal. I. 12.
Secondo le scritture. Le profezie del vecchio testamento registrate in Isaia, in Geremia, in Daniele, ec.

15,4:E che fu sepolto. Nota l'Apostolo anche la sepoltura, perchè questa dimostra, che Cristo veramente mori.

15,5:E che fu veduto da Cefa. Vedi Luc. XXIV. 34

15,6:Da sopra cinquecento fratelli ec. Di questa apparizione non abbiamo nulla ne' Vangeli; con altissimo consiglio, volle Dio moltiplicare i testimoni di una verità si essenziale alla fede cristiana, e tanto superiore ai lumi della umana ragione.

15,8:Come da un aborto fu veduto ec. Vedi gli Atti cap IX. L'aborto è un parto immaturo ancora, imperfetto; e tale con grande umiltà si chiama Paolo, come se dicesse: non son io vero, e perfetto Apostolo, ma un aborto di Apostolo, e (come segue a dire) il minimo degli Apostoli. Ed è da osservare come dovendo egli per autorizzare la testimonianza, che rendeva alla verità, raccontare una parte di quello che avea operato per il Vangelo, si umilia primamente, e deprime se stesso con la memoria degli antichi suoi falli.

15,10:Non io però, ma la grazia ec. Non io da me solo, o con le sole mie forze, ma la grazia con me; con le quali parole viene a notarsi il cooperar della grazia, e del libero arbitrio dell'uomo; in tal guisa però, che tutto si ascriva alla grazia, con la quale ci dà Dio di volere il bene, e di far il bene. Vedi Philipp. II. 13.

15,11:Ed io adunque, e quelli... e cosi avete creduto. Tale è la fede di tutta la Chiesa; tale la vostra.

15,12:Alcuni tra voi. Questa maniera di parlare pare, che insinui, che coloro, i quali negavano la risurrezione, fossero del corpo de' fedeli, e tutto il precedente discorso dell'Apostolo, e quello che segue, sembra che non lasci alcun dubbio su questo punto. Alcuni Interpreti nondimeno hanno creduto potersi ciò intendere o de' discepoli di Corinto, o de' filosofi Gentili, o de' Sadducei, che abitassero in Corinto.

15,13:Se non v'ha risurrezione de' morti; neppur Cristo ec. Negata la risurrezione dei morti si viene a negare anche la risurrezione di Cristo, perchè la ragione, che milita per le membra, milita anche per il capo. Quindi s. Agostino serm. v. de resurrect.: Affinchè noi fossimo pienamente certi della futura risurrezione de' corpi, si degnò lo stesso Signore nostro di farcela vedere adempiuta nel suo proprio corpo. Risuscitò Cristo, affinchè il Cristiano non dubiti, ch'ei sia per risuscitare: imperocchè quello, che avvenne prima nel capo, sarà poscia nel corpo: è adunque Cristo e cagione insieme, e modello della nostra risurrezione.

15,14:Vana è.... la nostra predicazione, vana ec. Gli Apostoli si valevano della risurrezione di Cristo per dimostrare la verità del Vangelo; conciossiachè non avrebbe Dio (dicevan essi) risuscitato Cristo, se questi non avesse predicato la verità: Atti cap. 1. 22. II. 32. IV. 10. 33. XIII. 7. Rom. 1. 4. IV. 24. Se adunque, dice l'Apostolo, Cristo non è realmente risorto, falsa e inutile è la nostra predicazione, falsa e inutile la vostra fede.

15,15:Siamo anche scoperti testimoni falsi di Dio: ec. Saremmo anche convinti di avere renduto falso testimonio a Dio dicendo, aver lui fatto quello, che mai non fece; e se è gran peccato l'attestare in cosa di grave momento il falso di un uomo, che sarà l'attestare il falso riguardo a Dio? E di tale sacrilega temerita siamo rei, se Cristo non è risuscitato, avendo noi predicata la di lui risurrezione.

15,17-18:Siete tuttora ne' vostri peccati. Se è vana la vostra fede, vale a dire falsa, e fallace (lo che sarebbe, credendo voi, che Cristo sia risuscitato, quando risuscitato non fosse) voi siete tuttora ne' vostri peccati, i quali non possono essere a voi rimessi in virtù di una tal fede. Vedi Atti XV. 9. E per la stessa maniera sono periti eternamente tutti coloro, i quali con la fede in Cristo passarono all'altra vita; nè per essi, nè per noi v'ha più speranza dopo la morte.

15,19:Se per questa vita solamente ec. Se la fede di Cristo, l'amore di Cristo non ci dà speranza alcuna se non per la vita presente, certamente noi, che in lui crediamo, noi, che non altro ci veggiamo continuamente davanti, se non pericoli, persecuzioni, tornenti e morti, siamo i più infelici uomini, che siano sopra la terra.

15,20:Primizia de' dormienti. Cristo adunque risuscitò, e risuscitò non per essere solo a risorgere, ma per essere il primo e in ordine di tempo, e in dignità tra' risuscitati, come le primizie de' frutti della terra sono e anteriori di maturita, e migliori di bontà, che gli altri frutti. Cristo è adunque primizia di tutti coloro, i quali nella speranza della risurrezione dormono e riposano, aspettando il tempo di risorgere, a imitazione del loro Capo. I morti risuscitati da Cristo nel tempo della sua predicazione, e quelli, che furono risuscitati da alcuniprofeti, ricuperarono la vita per nuovamente morire, onde la loro risurrezione non fa, che anche riguardo a questi non sia Cristo primizia de' risuscitati. Quelli poi de' quali parla s. Matteo, cap. XXVII. 52., si tiene comunemente per certo, che non risuscitarono se non dopola risurrezione di Cristo, quantunque l'Evangelista anticipando il racconto di questo prodigio, lo descriva insieme con gli altri che accompagnarono la morte di Cristo.

15,21-22:Da un uomo la morte, ec. La morte è temporale, ed eterna nel mondo entrò per un uomo; la risurrezione alla vita non temporale ma eterna per un uomo è data al mondo, ristorandosi per mezzo di un uomo la dignità dell'umana natura degradata per la colpa di un uomo. Vedi Rom. v. 14. 15. ec. Dal che ne segue, che siccome in Adamo divenimmo tutti soggetti alla morte; così in Cristo diventeremo tutti eredi di una vita im mortale.

15,23:Ciascheduno però a suo luogo, ec. Risorgeremo non tutti a un tempo. Cristo come primizia, come capo, e principe di tutti è già risorto, e fa a tutti noi fede della futura nostra risurrezione. Di poi a suo tempo risorge ranno quelli che sono di Cristo, quelli i quali con fede viva operante hanno creduto, e aspettato la seconda venuta del medesimo Cristo dal cielo.

15,24:Di poi la fine; quando avrà rimesso ec. Dopo questa risurrezione ne viene la fine di questo secolo, e di tutte le cose, allora quando tutti gli eletti suoi, il popolo di sua conquista, in cui egli regna, avrà condotto dinanzi a Dio, e al Padre, e a lui gli avrà presentati, ed offerti come trofeo di sua vittoria. Dicendo l'Apostolo, che il Figliuolo rimetterà il regno a Dio, accenna l'umanità di Cristo, secondo la quale egli è creatura, e soggetto a Dio; aggiungendo poi, al Padre, accenna la natura divina, secondo la quale egli è uguale al Padre, ed a lui in tal modo rimette il regno, che non lascia di regnare con lui, e con lo Spirito santo per tutti i secoli.
Quando avrà abolito ogni principato, ec. Quando saran tolti di mezzo tutti i nemici del regno di Cristo, e della Chiesa, e particolarmente i demoni, i quali sono nominati principati, podestà, virtudi secondo la gerarchia, a cui appartennero prima della loro caduta. Vedi Rom. VIII. 34. Ephes. VI. 12.

15,25:Or è necessario, che egli regni, fino a tanto che ec. Secondo i decreti di Dio fa di mestieri, che egli regni, governi la Chiesa, conquida i nemici, liberi i suoi eletti, fino a tanto che il Padre i nemici di lui abbia tutti a lui soggettati, onde niun avversario gli resti più da combattere, ma tutti alla podestà di lui restino sottomessi. Così egli regna adesso in mezzo ai nemici, de' quali l'insidie, e la forza fa servire all'amplificazione del suo regno.
Ma non regnerà egli anche in appresso? Sì certamente, ma in differente maniera; e l'Apostolo con quella parola fino a tanto che, ha voluto renderci certi della stabilità del regno di Cristo nel tempo presente, in cui questo regno è circondato da tanti nemici; che poi Cristo sia per regnare, quando tutti i nemici saran distrutti, è tanto evidente, che non ne parla l'Apostolo, ma vuol che si intenda.

15,26:L'ultima poi ad esser distrutta sarà la morte nemica: ec. Se Dio ha sottoposti a' piedi di Cristo tutti i nemici; dunque tra questi anche la morte ha a lui soggettata, e questa sarà l'ultimo nemico, di cui Cristo trion ferà, nemico, che sarà distrutto da lui per sempre: Isaia XXV., e in conseguenza i morti per virtù di Cristo risorgeranno.

15,27: Si eccettua colui, che ec. Dicendo la Scrittura, che tutte quante le cose sono state soggettate al Figlio, non vuole, che tra queste si intenda compreso il Padre, quasi egli pure a lui sia soggetto, quando anzi egli è, che ha tutte le cose rendute a Cristo soggette. È molto probabile, che queste parole siano state aggiunte dall'Apostolo, come una dichiarazione, e limitazione della proposizione generale, affine di togliere agli Ebrei ogni motivo di ca villare, e affinchè questi non dicessero, che egli facesse ingiuria al Creatore, esaltando sopra di lui Gesù Cristo. Dice perciò l'Apostolo, che quelle parole stesse del salmo benchè generali, evidentemente si vede, che debbono restringersi, escludendone il Padre.

15,28: Allora anche lo stesso Figlio sarà soggetto ec. Non sono ancora perfettamente soggettate a Cristo tutte le cose, ma quando ciò sarà fatto, allora lo stesso Figliuolo sara soggetto al Padre, da cui ha ricevuto assoluto dominio sopra tutte le cose; vale a dire, apparirà allora manifestamente agli occhi del cielo, e della terra, come il Figliuolo secondo quella natura, che assunse (la quale benchè unita ipostaticamente al Verbo è per se stessa infinitamente inferiore alla divinità) è perfettamente soggetto al Padre, affinchè Dio solo sia riconosciuto come Signore anche di Cristo in quanto uomo, e autore di tutti i beni, che a lui, ed alla Chiesa di lui sono stati conceduti, e Dio solo sia in tutti gli eletti glorificato. Cristo (dice s. Agostino De Trin. I. 8.) in quanto egli è Dio insieme col Padre, ha noi a sè soggetti; in quanto egli è sacerdote, è insieme con noi soggetto a lui. Con quelle parole onde Dio sia il tutto ec. vuol dimostrare l'Apostolo, come nella risurrezione sarà introdotta la creatura ragionevole nella contemplazione della divinità, nella quale contemplazione consiste la beatitudine dell'uomo, e come Dio solo è il fine dell'uomo, e tutto il bene dell'uomo.

15,29:Che faranno quelli, i quali si battezzano per li morti, se ec. Nel tempo, in cui fu scritta questa lettera vi erano degli eretici, e fors'anche de' fedeli non ben istruiti, i quali ricevevano il battesimo pe' loro amici, o parenti, che fossero morti senza averlo ricevuto. Non approva qui l'Apostolo la condotta di costoro, ma vuole, che quindi ne traggano i Corinti nuovo argomento per la fede della futura risurrezione; imperocchè questa usanza, dice egli, qualunque ella sia, dimostra, che costoro si persuadono, che ai morti può giovare quello, che per essi si fa dai vivi, e per conseguenza dimostra l'immortalità dell'anima, stabilita la quale, la risurrezione dei corpi rendesi come evidente, perchè è degno della giustizia di Dio, che i corpi, i quali servirono all'anime di strumenti per bene, o mal operare, abbian parte alla gloria, o alla pena. Tra le molte sposizioni diverse mi è paruta questa la più verisimile, come ella è la più antica, ed è seguitata anche da s. Tommaso.

15,30:E noi pure, perchè ci esponghiamo ec. Vedi Vers. 19. La speranza della vita avvenire sostiene i santi nelle afflizioni, e nelle tempeste della vita presente, ma tolta la risurrezione va in fumo questa speranza.

15,31:Io muoio ogni giorno, (lo giuro) ec. Dipinge in questo, e nel seguente versetto lo stato suo, e in conseguenza quello di tutti gli altri predicatori del Vangelo; io, dice Paolo, mi veggo ogni dì tra le fauci della morte, lo giuro per quella gloria, che è vostra, perchè voi la sperate, e la aspettate, e che è anche mia, perchè io pure la spero, e la aspetto per Gesù Cristo. Questa gloria è Dio stesso, e per lui giura l'Apostolo, ed è pieno di grande emfasi questo discorso, in cui esponendo egli la violenza delle tribolazioni, dalle quali vedevasi circonda to di continuo, risolutamente protesta, che il suo vivere è un continuo morire, e con sommo artifizio ne prende in testimone non Dio assolutamente, ma Dio come autore della gloria, onde son coronati nell'altra vita coloro che quaggiù soffrono per Cristo, e la speranza, e l'espetta zione di questa gloria accomunando a se stesso, ed a tutti i Corinti gli sforza in certo modo ad impegnarsi con tutto lo spirito a mantenere la fede della futura risurrezione, sopra di cui tutte posano le speranze di quella gloria, che è il comune conforto de' maestri e de' discepoli.

15,32:Se (per parlare da uomo) combattei in Efeso ec. Non leggiamo nè negli Atti, nè in alcuna delle lettere di s. Paolo, che quest'Apostolo fosse condannato alle bestie, onde molti Padri, e Interpreti vogliono, che col nome di bestie intendasi in questo luogo gli uomini di Efeso, i quali pieni d'ira, e di furore contro di lui volevano farlo morire, come leggesi negli Atti cap. XXIX. Sembrami, che le parole del gran martire s. Ignazio nella sua lettera a' Romani riferite da s. Girolamo, alludendo a questo luogo dell'Apostolo, ne dimostrino il vero senso: Dalla Siria fino a Roma io combatto con le bestie in mare, e in terra, legato con dieci leopardi, cioè soldati, i quali sono mia guardia, ed a' quali se fai del bene, diventano peggiori ec. La parola secundum hominem, altri l'espongono: quanto è mai possibile a un uomo, quanto può reggere un uomo. Mi è paruto, che, come Rom. III. 5. Gal. III. 15. sia usata questa maniera di dire dall'Apostolo in questo luogo per significare, che in questo racconto fa quello, che sogliono far gli uomini di rammemorar volentieri i mali e i pericoli, ne' quali si sono trovati.
Mangiamo, e beviamo, ec. Proverbio famigliare, e notissimo degli Epicurei, i quali negavano l'immortalità dell'anima, e le pene, e le ricompense dell'altra vita.

15,33:I discorsi cattivi corrompono ec. Cita l'Apostolo un verso del poeta Menandro dopo di aver riportato l'infame dettato degli Epicurei; e vuol dimostrare, come è molto necessario di tenersi lontani dalla conversazione, e dalla famigliarità di coloro, i quali fan professione di nulla temere, e nulla sperare dopo questa vita, perchè di leggeri può avvenire, che un tal sistema favoreggiante le passioni, e le prave inclinazioni della corrotta natura trovi ingresso nel cuore dell'uomo.

15,34:Vegliate, o giusti, ec. Vale a dire: io non parlo solo per li deboli, e per gli imperfetti, quando dico, che fuggasi la conversazione de' malvagi; parlo anche a voi, o giusti, e vi esorto a vegliare sopra voi stessi, e a guardarvi dal peccato, perchè l'amor delle creature può alienarvi dalla fede, e da Dio, e ciò tanto più, perchè so novi tra voi (per incutervi vergogna io lo dico, ed affinchè a si gran male procuriate di por rimedio) vi sono tra voi di quelli, i quali non conoscono più Dio, i quali perduta la fede della risurrezione, e vivendo non più da uomini, ma da bruti, inoltrati si sono fino a negare Dio in cuor loro.

15,35:Come risuscitano. ... E con qual corpo? Viene qui l'Apostolo a sciogliere le difficoltà de' filosofi contro la risurrezione de' corpi.

15,36-38:Stolto, quel, che tu semini, ec. Chiama stolto colui, che con tali sofismi combatte la risurrezione. Tu se'stolto, perchè non sai soggettare il tuo pensare alla sapienza divina, la quale nelle cose stesse naturali fa a te veder di continuo miracoli non inferiori a quello, che dalla fede ti è proposto nella risurrezione. Tu dici, che non puoi concepire, come sia per farsi questa risurrezio me, perchè i nostri corpi renduti alla terra, onde furono tratti, si corrompono, e se noi risuscitiamo nello stato, in cui siamo adesso, avremo allora le stesse necessità; e come saremo felici? Ma osserva un po' quello, che succede nel granello del frumento, seminato che sia nella terra: questo granello primieramente corrompesi, indi il germe si dilata, e fa cesto, e produce il suo stelo, il fiore, il frutto. Quello che tu semini, non è altro, che un granello, per esempio, di frumento, e ne nasce una bella spiga, e talora anche più spighe, dando Iddio ad ogni granello la virtù di riprodursi, e moltiplicarsi nella sostanza, che a Dio piacque di dargli, sostanza, che è la propria di quel granello, e differente da quella di qualunque altra pianta. Nella stessa guisa i corpi nostri ritornano nel sen della terra, ed ivi corromponsi; ma Dio finalmente questi corpi rianima, e rende loro la vita, e que', che eran prima corruttibili, e infermi, nuovo aspetto prendono, e nuova gloria, divenuti nella risurrezione incorruttibili, ed immortali, rendendo Dio a ciascuno di noi il suo proprio corpo, ma ornato di quelle qualità, che convengono ad uomini gloriosi e beati.

15,39-41:Non ogni carne (è) la stessa carne: ec. Vuole in questi tre versetti porre dinanzi agli occhi in primo luogo la differenza, che v'ha tra il corpo dell'uomo mortale, e quello dell'uomo risuscitato, il qual corpo benchè sia sempre della stessa natura, come dice s. Gregorio, è però differente per la nuova gloria, onde è rivestito. In secondo luogo vuol anche dimostrare, come differenti saranno i gradi di gloria nei corpi dei risuscitati.

15,42-44:Si semina (corpo) corruttibile, ec. Parla delle doti del corpo risuscitato, che sono l'impassibilità, la chiarezza, l'agilità, la sottigliezza, come dopo s. Tommaso osservano i teologi; alle quali doti contrappone Paolo le imperfezioni del corpo, che si seppellisce, poichè egli è per natura sua corruttibile, e vile, e greve, e di per petuo impedimento ai moti, ed alle azioni dello spirito. Corpo animale dicesi in questo luogo il corpo dell'uomo prima della risurrezione come aggravato dal peso della mortalità, per opposizione allo stato del corpo risuscitato, che sarà immortale, e in certa guisa spirituale, perchè sciolto, e libero da tutte le qualità terrene, sarà in una perfetta pace, e concordia con lo spirito. Vedasi s. Agostino lib. XIII. civ. cap. 20.

15,45:Il primo uomo Adamo fu fatto ec. Grande è la differenza, che corre tral corpo animale, e il corpo spirituale. Due principii ha l'uomo, uno secondo la vita naturale, uno secondo la grazia. L'essere di anima vivente (cioè a dire di sostanza vivente di quella vita, che viene dall'anima, la quale è vita animale) lo ha ogni uomo da Adamo, il quale fu fatto da Dio anima vivente; Cristo, secondo Adamo, essendo stato fatto da Dio non anima vivente, ma bensì spirito vivificante, ha potestà di comunicare non come il primo una vita animale, e di breve durata, ma lavita spirituale, spiritualizzando, per così dire, il corpo stesso dell'uomo, e immortale rendendolo per virtù dello Spirito santo.

15,46-47:Ma non è prima lo spirituale, ec. L'ordine naturale esige, che si cominci da quello che è imperfetto, per indi passare al perfetto. Così niuno si meravigli di quel ch'io dico, nè creda,che noi non siamo per avere un corpo spirituale, perchè adesso non lo abbiamo se non animale. Noi seguiamo l'ordine dei nostri due principi: al primo Adamo, che fu di polvere, si conveniva un corpo animale e terreno; al secondo Adamo, che veniva dal cielo, si doveva un corpo di quella perfezione che si conviene a chi viene dal cielo, e tale è il corpo di Gesù Cristo risuscitato, vale a dire, corpo perfetto, corpo glorioso, corpo spirituale.

15,48-49:Quale il terrestre, tali ec. L'Adamo terrestre trasmise ai suoi figliuoli quel corpo terreno, e mortale, che avea egli stesso, onde sono tutti terrestri; il nuovo celeste Adamo i suoi figliuoli (i quali per la speranza, e per l'amore vivono già ne' cieli) gli fa immortali, e gloriosi anche secondo il corpo; dapoichè è necessario, che siccome nella nostra mortalità siamo stati simili, e con formi al primo Adamo, così nello stato d'immortalita e di gloria siamo conformi al secondo, quando il nostro corpo sarà conformato alla chiarezza del corpo del medesimo Cristo. Dove la nostra Volgata ha, portiamo, il greco dice, porteremo, la qual lezione meglio lega il discorso di Paolo.

15,50:Dico questo, o fratelli, perchè la carne, e il sangue ec. Dico questo, affinchè intendiate che nel regno di Dio dopo la nostra risurrezione non sarà il nostro corpo soggetto alla corruzione, non sarà quale lo abbiamo su questa terra, fragile, caduco, animale, pieno d'im perfezione; nulla di tutto questo avrà nel cielo il corpo nostro, perchè immortale sarà, ed incorruttibile. Cosi s. Agostino, s. Tommaso, e molti altri, i quali per la carne, e il sangue intendono la corruzione della carne, e del sangue.

15,51:Risorgerem veramente tutti, ec. Il testo greco è qui differente dalla Volgata, ma la lezione della Volgata si trova in vari manoscritti greci, ed anche in alcuni Padri greci, ed è autorizzata, può dirsi, da tutta la Chiesa latina, che ha sempre letto, come ora leggiamo. Il mistero adunque, che qui propone l'Apostolo, mistero degnissimo di tutta la riflessione, si è, che tutti gli uomini risusciteranno, ma non in tutti gli uomini succederà quel cangiamento felice, che succederà negli eletti, come abbiamo già detto.

15,52:Sonerà la tromba, e i morti risorgeranno ec. Questa tromba è (come dice s. Tommaso) la voce del Figliuolo di. Dio (Joan. V.) ovvero la stessa presenza di Cristo, il quale in quell'ora si manifesterà a tutti gli uomini, i quali allora risorgeranno incorrotti, cioè interi, e senza diminuzione alcuna quanto alle membra de' loro corpi, lo che è comune a tutti; ma de' soli eletti è proprio l'essere cangiati, passando questi dallo stato di mortalità, e di miseria allo stato di felicità, e di gloria im mortale.

15,53:Fa d'uopo, che questo corruttibile ec. Non poteva l'Apostolo più vivamente spiegare, come in quel corpo stesso risorgeremo che adesso portiamo; tenendo (dice Tertulliano) con le mani la propria pelle, ci mostra, che quella, che di incorruttibilità, e di immortalità sarà un di rivestita, è quella carne medesima, la quale adesso è corruttibile, e mortale.

15,54:È stata tracannata la morte nella vittoria. Queste parole sono d'Isaia cap. XXV. 8.: secondo l'Ebreo, in luogo di dire, nella vittoria si può tradurre per mezzo della vittoria. Cristo vimse, e debellò la morte, allorchè soffer se la morte per noi; ma il frutto della vittoria da lui riportata si manifesterà pienamente nella risurrezione, dopo la quale non sarà più la morte.

15,55:Dov'è, o morte, la tua vittoria. Parole di Osea XIII. 14.
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? La metafora è presa da quelli insetti (come gli scorpioni, le vespe, e simili), i quali non possono far danno, quando loro sia tolto il pungiglione.

15,56:Il pungiglione poi della morte è il peccato. La morte non avrebbe avuto arme per nuocere all'uomo, se l'uomo non avesse peccato.
E' la forza del peccato è la legge. Affinchè nissun Giudeo, e nissun Cristiano giudaizzante credesse, che la legge avesse avuto virtù di vincere il peccato, e per con seguenza di frenare la morte, aggiugne, che la legge piuttosto diede occasione al peccato di rendersi viepiù forte. Vedi Rom. III. 20. V. 13., e le note a' medesimi luoghi.

15,57:Grazie a Dio, il quale ci ha dato vittoria per Gesù Cristo Signor nostro. Ma quella vittoria del peccato, e della morte, la quale non potevamo sperare per virtù della legge, la abbiamo conseguita per la grazia di Gesù Cristo, il quale ci ha redenti dalla tirannia del peccato, e della morte, onde dobbiamo a Dio perenni rendimenti di grazie.

15,58:Poichè sapete, come il vostro travaglio non è infruttuoso ec. Stabilita la fede della risurrezione viene l'Apostolo a dimostrare ai Corinti l'uso, che debbon fare di questa verità per confortarsi nel bene, per animarsi a fare, e sopportare virilmente tutto quello che Dio vuol che facciano per la propria santificazione, e per gloria di Cristo. Infatti niuna cosa dee parere difficile, o grave a chi la mercede aspetta di una vita immortale e beata.