Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 7


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Istruisce i Corinti intorno al matrimonio, e intorno all'indissolubile vincolo del medesimo, lodando, che i non maritati si rimangano nel celibato. Come abbia da diportarsi il conjuge fedele con l'infedele. Che ognuno resti in quello stato di vita, in cui fu chiamato alla fede. Antipatie al matrimonio la verginità; dice, che, morto il marito, la moglie è in libertà di rimaritarsi a chi vuole nel Signore.

1Intorno poi alle cose, delle quali mi avete scritto: è buona cosa per l'uomo il non toccar donna.2Ma per cagione della fornicazione ognuno abbia la sua moglie, è ognuna abbia il suo marito.3Alla moglie renda il marito quello, che le deve: e parimente la donna al marito.4La donna maritata non o più sua, ma del marito. E similmente l'uomo ammogliato non è più suo, ma della moglie.5Non vi defraudate l'un l'altro, se non forse di consenso per un tempo, affine di applicarvi all'orazione: e di nuovo riunitevi insieme, perché non vi tenti satana per la vostra incontinenza.6E questo io dico per indulgenza, non per comando.7Imperocché bramo, che voi tutti siate, qual son io: ma ciascnno ha da Dio il suo dono: uno in un modo, uno in un altro.8A que', che non hanno moglie, ed alle vedove, io dico, che è bene per loro, che se ne stiano cosi, come anch' io.9Che se non si contengono, contraggano matrimonio. Conciossiaché è meglio contrar matrimonio, che ardere.10Ai coniugati poi ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito:11E ove siasi separata, si resti senza rimaritarsi, o si riunisca col suo marito. E l'uomo non ripudii la moglie.12Agli altri poi dico io, non il Signore. Se un fratello ha una moglie infedele, e questa è contenta di abitare con lui, non la ripudii.13E se la moglie fedele ha un marito infedele, che è contento di abitare con essa, non lo lasci:14Imperocché è santificato il marito infedele per la moglie fedele, e la moglie infedele pel marito fedele: altrimenti i vostri figliuoli sarebbero immondi, ed or sono santi.15Che se l'infedele si separa, sia separato: imperocché non soggiace a servitù il fratello, o la sorella in tal caso: Iddio però ci ha chiamati alla pace.16Imperocché che sai tu, o donna, se tu sii per salvare il marito? E che sai tu, o uomo, se tu sii per salvare la moglie?17Solamente ciascheduno secondo quello, che il Signore gli ha dato, e ciascheduno secondo che Dio lo ha chiamato, in quel modo cammini; conforme io pur insegno in tutte le Chiese.18E stato uno chiamato, essendo circonciso? Non procuri di apparire incirconciso. E stato uno chiamato, essendo incirconciso? Non si circoncida.19Non importa niente l'essere circonciso, e non importa niente l'essere incirconciso: ma l'osservare i comandamenti di Dio.20Ognuno resti in quella vocazione, in cui fu chiamato.21Se' tu stato chiamato, essendo servo? Non prendertene affanno: ma potendo anche diventar libero, piuttosto eleggi di servire.22Imperocché colui, che essendo servo, è stato chiamato al Signore, è liberto del Signore: parimente chi è stato chiamato, essendo libero, è servo di Cristo.23Siete stati comperati a prezzo, non diventate servi degli uomini.24Ognuno adunque, o fratelli, qual fu chiamato, si resti davanti a Dio.25Intorno poi alle vergini io non ho comandamento del Signore; ma do consiglio, come avendo ottenuto dal Signore misericordia, perché io sia fedele.26Credo adunque, che ciò sia un bene attesa la urgente necessità, perché buona cosa è per l'uomo starsene cosi.27Se' tu legato a una moglie? Non cercar d'essere sciolto. Se' tu sciolto dalla moglie? Non cercar di moglie.28Che se prenderai moglie: non hai peccato. E se una vergine prende marito, non ha peccato: ma avranno costoro tribolazione della carne. Ma io ho riguardo a voi.29Io dico adunque, o fratelli: il tempo è breve: resta, che e que', che hanno moglie siano come que', che non l'hanno:30E quegli, che piangono, come que', che non piangono: e quegli, che sono contenti, come que', che non sono contenti: e quegli, che fan delle compere, come que', che non posseggono:31E quegli, che usano di questo mondo, come que', che non ne usano: imperocché passa la scena di questo mondo.32Or io bramo, che voi siate senza inquietezza. Colui, che è senza moglie, ha sollecitudine delle cose del Signore, del come piacere a Dio.33Chi poi è ammogliato, ha sollecitudine delle cose del mondo, del come piacere alla moglie, ed è diviso.34E la donna non maritata, e la vergine ha pensiero delle cose del Signore; affine di essere santa di corpo, e di spirito. La maritata poi ha pensiero delle cose del mondo, del come piacere al marito.35Or questo io lo dico per vostro vantaggio: non per allacciarvi, ma per quello, che è onesto, e che dia facoltà di servire al Signore senza impedimento.36Se poi uno crede di incorrer biasimo per cagione della sua fanciulla, perché ella oltrepassa il fiore dell'età, ed è necessario di far cosi: faccia quel lo che vuole: non pecca, ov' ella prenda marito.37Chi poi ha risoluto fermamente dentro di se (non essendo stretto da necessità, ma potendo disporre a suo talento), e ha determinato in cuor suo di serbar vergine la sua (figliuola) ben fa.38Chi adunque la marita, fa bene: e chi non la marita, fa meglio.39La moglie è legata alla legge tutto il tempo, che vive il marito: che se muore il marito, ella è in libertà: sposi chi vuole: purché secondo il Signore.40Ma sarà più beata, se si resterà cosi, secondo il mio consiglio: or io mi penso d'avere io pure lo spirito di Dio.

Note:

7,1:Intorno poi alle cose, delle quali mi avete scritto è buona cosa ec. Dopo avere parlato con tanta forza contro la fornicazione, nella quale tutti comprende i peccati contro la purità, risponde adesso ai quesiti fattigli da' Corinti intorno al matrimonio, ed alla verginità, e in questa risposta viene a stabilire le regole, secondo le quali si è governata, e tuttor si governa la cattolica Chiesa. Non è improbabile, che tra' Corinti medesimi fosse chi per eccessivo zelo contro la fornicazione trascorresse fino a condannare, o almen biasimare il matrimonio, e che ciò desse occasione di ricorrere all'Apostolo per imparare da lui i veri principi della cristiana dottrina sopra, si grave argomento. Stabilisce egli adunque in primo luogo, che, generalmente parlando, è bene per l'uomo l'astenersi dal prender moglie, e per la stessa ragione dee intendersi, che è bene per la donna il non prender marito. Il celibato adunque è buono e lodevole; ne adduce le ragioni vers. 33. 34. 35.

7,2:Ma per cagione della fornicazione ec. Quantunque il celibato sia migliore e più utile per la spirituale salute dell'uom cristiano, che lo stato del matrimonio; con tuttociò siccome non tutti sono capaci di tanto bene, e per questi l'astenersi dal matrimonio servir potrebbe di occasion di cader nel vizio della impurità, quindi dice, che e l'uomo abbia moglie e la donna abbia marito, affinchè chi non ha virtù di raffrenare i propri affetti, dentro i confini restringali della legittima congiunzione, come dice il Grisostomo.

7,3-6:Alla moglie renda il marito ec. Supposto, che l'uomo, e la donna fossero uniti per mezzo del matrimonio, potea dubitarsi, se fosse in libertà del marito di tenere la donna piuttosto come sorella, che come moglie; e parimente se fosse lecito alla donna, quando cosi le piacesse, di ritirarsi dalle obbligazioni dello stato matrimoniale; e questo è quel che nega l'Apostolo, e ne aggiugne la ragione, ed è, che in virtù del mutuo con tratto nè il marito è più padrone di se stesso riguardo ai doveri procedenti dallo stesso contratto, nè similmen te la donna è padrona di se medesima, na ambedue i coniugi hanno scambievol diritto l'uno sopra dell'altro. Onde ne deduce l'Apostolo, che non può una delle parti togliere all'altra o limitare a suo capriccio questo diritto:non vi defraudate l'un l'altro ec. aggiugnendo però, che possano di scambievol consenso non usarne per alcun tempo, affin di impiegarsi con più libero cuore all'orazione, il che vuol intendersi delle orazioni pubbliche, e solenni, come nei giorni di domenica, e nelle fe ste dell'anno, e ne' giorni di penitenza, come la quaresima: imperocchè sappiamo avere i cristiani fino da' primi tempi avuto il costume di unire la continenza al digiuno, e ciò si ricava anche da questo luogo secondo la greca lezione. Oltre questi confini non vuole l'Apostolo, che si estenda da' coniugi la mutua volontaria separazione; affinchè la poca virtù dell'uno o dell'altro, o di ambedue non gli esponga alle insidie del demonio. Non parla egli in questo luogo della perpetua continenza, la quale può osservarsi di comun consenso tra' coniugati, perchè questa non era da consigliarsi generalmente, non essendo molto frequenti i casi, ne' quali la provata virtù di ambe le parti utile renda, e sicuro un tal consiglio. Havvene però molti illustri esempli nella storia della Chiesa; e che ella sia da lodarsi, apparisce da quel che soggiugne Paolo,vale a dire, che quanto egli ha detto del non defraudarsi l'un l'altro se non per un tempo limitato, e del riunirsi insieme dopo quel tempo, ciò egli ha detto, avendo riguardo alla loro debolezza, non perchè cosa sia da farne comando, nè perchè assolutamente sia proibito il contenersi perpetuamente; con le quali parole tacitamente esorta a questa virtù, e molto più con quello che segue.

7,7:Imperocchè bramo, che voi tutti siate, ec. Bramerei, che tutti, se fosse possibile, abbracciassero la continenza, come io la osservo; ma non tutti da Dio ricevono lo stesso dono, e ad alcuni concede Dio la grazia di custodire la verginità, ad altri di santamente vivere nel matrimonio.

7,8-9:A que' che non hanno moglie, e alle vedove ec. Questi due versetti la sposizione contengono della precedente sentenza; imperocchè ripetendo egli il consiglio del maggior bene, nuovamente tempera questo consiglio con la condizione, che siano l'uomo, e la donna di virtù forniti per contenersi; altrimenti al matrimonio ricorrano, e al bene minore si attengano, più tollerabile essendo la privazione di un bene più grande, che la per dita della salute, nella quale potrebbe incorrere chi per desiderio del medesimo bene eleggesse uno stato, per cui non ha virtù sufficiente. Tale è la spiegazione di questo luogo, in cui l'Apostolo si serve di una forma di dire non interamente propria, ma molto usitata nella comune maniera di favellare. Imperocchè dicendo: è meglio contrar matrimonio, che ardere: potrebbe parere, ch'ei volesse significare, che il matrimonio sia un male, quantunque minore, che quello d'esser vinto, ed arso dal fuoco della concupiscenza; ma da un tal sentimento egli è infinitamente lontano il nostro Apostolo, e perciò debbono queste parole intendersi nel modo accennato. Simili maniere di parlare si hanno nella Scrittura, come ne' proverbi cap. XVI. 8.: è meglio ogni poca cosa con giustizia, che molti frutti con iniquità; e nel vers. 19.: è meglio essere umiliato co' mansueti, che aver parte alle prede de' superbi: e così in molti altri luoghi. Ardere, secondo tutti i PP. significa non contenersi, peccare; in una parola non vuol dire l'Apostolo, che sia meglio il prender moglie, che esser tentato, ma che è meglio il prender moglie, che cedere alle tentazioni imperocchè, come dice s. Ambrogio, la gloria del continente non istà nel non esser tentato, ma nel non esser vinto.

7,10-11:Ai coniugati poi ordino non io, ma il Signore, ec. Passa adesso l'Apostolo ad un argomento necessario a trattarsi per lo strano abuso, che tra' Gentili, e tra gli Ebrei stessi regnava, di sciogliere per qualunque leggerissima cagione i matrimoni contratti. Ella è adunque, dice egli, dottrina, la quale non io vengo adesso ad annunziare a' Cristiani, ma predicata prima di me da Gesù Cristo, che la moglie non si separi dal marito. Il comandamento di Gesù Cristo è in s. Matteo cap. XIX. 8. 9., dove è eccettuata la causa della fornicazione, della qual cosa come notoria non men dello stesso comandamento, non fa parola l'Apostolo, ma supponendola, soggiunge, che, se dal marito dividasi la moglie o per causa di fornicazione, o per qualunque altra ragione, non ardisca di passare, vivente il primo marito, ad altre nozze, perchè ella può ben essere da lui separata quanto al coabitare insieme, ma non quanto al vincolo del matrimonio, il qual vincolo è insolubile, onde o si riconcili col suo marito, o senza marito rimanga. E siccome eguale perfettamente è la condizione di ambedue i coniugati, aggiunge, che parimente il marito non ripudi la moglie, e quando, per qualunque motivo siasi, la abbia da sè allontanata, vuole, che si intenda ripetuto riguardo al marito quello che detto avea della donna, vale a dire che egli o con la sua moglie si riunisca, o celibe si rimanga.

7,12-13:Agli altri poi dico io, non il Signore. Se un fratello ec. Ha parlato finora del matrimonio fra due persone fedeli; parla adesso di que' matrimoni, ne' quali dedue coniugi uno è fedele, infedele l'altro. Di questi non avendo Gesù Cristo fatta parola, quindi dice l'Apostolo: agli altri poi dico io, non il Signore: supplisce egli adunque con l'autorità di Apostolo, ricevuta da Dio a ciò che le circostanze de' tempi esigevano, che stabilito fosse nella Chiesa, dacchè frequentemente avveniva, che uno dei coniugi abbracciasse la fede, rimanendosi l'altro nella infedeltà: imperòcchè tale è il caso, di cui si parla in questo luogo. Che un uomo fedele sposi una donna infedele, o una donna fedele ad un uomo infede le si mariti, non lo ha mai approvato la Chiesa, e da molti secoli nullo era riputato, e si reputa un tal matrimonio, predi Tertull. ad uxor. Ma se un fratello, vale a dire un uomo divenuto cristiano ha moglie, e questa rifiuta di ricever la fede di Cristo, ma consente di convivere, e coabitar col marito fedele, dice l'Apostolo, che egli non la rimandi. E lo stesso dice alla donna cristiana, la quale ha un marito, che tuttora vuol vivere nella infedeltà. Sopra queste parole dell'Apostolo è da vedere primieramente, se un comandamento contengano, ovvero un consiglio; e si risponde esser questo, come dice s. Agostino,un consiglio di carità: la separazione del coniuge fedele dall'infedele non proibita dal Signore con ordinazione di legge, perchè veramente una tale separazione negli occhi di lui non è ingiusta, vien proibita dall'Apostolo per consiglio di carità, perchè recherebbe impedimento alla salute degli infedeli. Ad Poll. cap. 14. et I. 13. quaest.
In secondo luogo è da considerarsi la condizione posta dall'Apostolo: se l'infedele consente di abitare col fedele: che è, come se avesse detto, purchè di piena volontà l'infedele si accordi a vivere col fedele, salvo l'onore della religione, o come si spiegano comunemente i teologi dopo s. Tommaso, senza oltraggio del Creatore. Imperocchè quando la cosa andasse altrimenti, può, e dee la parte fedele separarsi.

7,14:Imperocchè è santificato il marito infedele per la moglie fedele, ec. Porta una ragione del suo consiglio, ed un'altra ne porterà in appresso nel Vers. 16. Vuole adesso principalmente sbandire dall'animo, della donna fedele, o del marito fedele il timore, che aver potrebbero di contrarre una specie d'immondezza dal coabitare con l'infedele: non solo, dice egli, niun'ombra d'impurità ridonda nella donna fedele dal vivere in matrimonio con un uomo infedele, ma anzi dalla santità, che quella ha in Gesù Cristo, una certa santità si diffonde sopra il marito infedele, il quale eziandio dagli esempi di virtù, e di pietà, che vede nella sua moglie, viene a preparar si e disporsi per ricevere la vera santità. E lo stesso opera riguardo alla donna infedele la unione di questa con un marito fedele. Altrimenti i vostri figliuoli sarebbero immondi, ed or sono santi. Argomento, onde prova l'Apostolo, che niuna immondezza ridonda nel coniuge fedele dal con sorzio coll'infedele: i figli, che di tal matrimonio procedono, non solamente sono capaci di santificazione, ma molti sono ancora già santi, ricevuto avendo per opera, e per li meriti del coniuge fedele il lavacro della rigene razione, e lo spirito di santità. Niuno adunque ardisca di chiamare immonda, o vituperevole tale unione, da cui ha origine un bene sì grande. Non è da dubitare, che molto frequenti fossero i casi, ne' quali per le sue orazioni, per le pie industrie, per l'esempio di una vita irreprensibile, e per la buona edu cazione riuscisse al coniuge fedele di poter consagrare a Cristo la prole di consenso del coniuge infedele. E questi casi non rari tra gli stessi Corinti accenna Paolo in queste parole: tale è la spiegazione, che a questo difficile passo dà Tertulliano.

7,15:Che se l'infedele si separa, sia separato: imperocchè ec. Se per esempio il marito infedele rifiuta di convivere, e coabitare colla moglie fedele, faccia egli quello che vuole: in tal caso non è soggetta la donna fedele alla legge, o come dice l'Apostolo, alla servitù del matrimonio: può star separata dal marito. Iddio pero ci ha chiamati alla pace. Aggiugne un temperamento alla dottrina precedente: ho detto, che se l'infedele vuol separarsi, rimane in piena libertà il coniuge fedele; ognuno però, ed ognuna deve ricordarsi, che Dio ci ha chiamati alla pace, e questa pace dobbiam procurare di averla, per quanto da noi dipende, con tutti gli uomini, Rom. XII. 28. massime poi con una persona sì strettamente congiunta, come è la moglie al marito, e il marito alla moglie. E con questo vuol dire l'Apostolo, che tutto dee farsi per prevenire la divisio ne. Il versetto seguente dimostra, se mal non m'appongo, che tale è il senso di queste parole. Altri le spiegano, come se volesse dir Paolo, che il fe dlele debbe esser posto in piena libertà, perchè Dio non intende, che sia obbligato il marito cristiano, o la moglie cristiana a vivere in una società, in cui turbata sia di continuo la pace del cuore, e la tranquillità dello spirito.

7,16:Imperocchè che sai tu, o donna, ec. La speranza, che può giustamente nutrire il coniuge fedele di guadagnar l'infedele alla fede, ed a Cristo, dee animarlo a soffrire con pazienza, e magnanimità le contraddizioni, e le pene, delle quali per lo più abbondano tal matrimoni. Chi sa, dice l'Apostolo, che tu, o donna, non si per essere lo strumento, di cui voglia servirsi Dio per condurre il tuo marito a salute? Alla stessa maniera chi sa che tu, o uomo, non sii per essere occasione di ravvedimento, e di salute per la tua moglie? Simili esempi si vedevano allora frequentemente. Vedi Aug. de adult. coniug. lib. I. cap. 13.

7,17:Solamente ciascheduno secondo quello, che il Signore gli ha dato, ec. Avendo esortato il coniuge fedele a non abbandonar l'infedele, quando questi disposto sia a seco convivere, anzi avendo anche aggiunto, che la speranza della conversione dell'infedele doveva animare il fedele a soffrir con pazienza le pene, che non potevan mancargli a motivo della diversità de' sentimenti, ch'era tra loro in materia di religione, dice adesso, che ognuno abbia in ciò riguardo al dono, cioè a dire, alla virtù, che ha ricevuto da Dio, alla costanza, ed alla carità, di cui Dio lo ha adornato; e riguardo dee pur avere a non cangiar di leggeri quello stato di vita, in cui egli fu da Dio chiamato alla fede. Così l'Apostolo e previene il pericolo della seduzione del coniuge fedele, e va incontro agli inconvenienti, che dalla mutazione dello stato leggermente fatta derivano. Ed affinchè l'importanza di questa dottrina fosse compresa da' suoi Corinti, dice, che ciò egli ha insegnato, ed insegna in tutte le Chiese.

7,18:E stato uno chiamato, essendo incirconciso? ec. La qualità di Cristiano non obbliga alcuno in cangiare quello stato, o quel genere di vita, in cui si trovava, allorchè Dio chiamollo alla fede, ogni volta che un tale stato nulla ha, che sia incompatibile con il Vangelo. Così disse di sopra, che, chi è stato chiamato, mentre trovavasi nello stato matrimoniale, in matrimonio continui a vivere, per quanto da lui dipende. Viene adesso a parlare di altre condizioni, e di altri generi di vita, i quali nulla hanno di contrario alla salute, e da' quali non dee cercare di dipartirsi colui, che ha abbracciato la fede. Un Ebreo, per esempio, cui Dio chiami alla fede, non si creda di esser da meno di un altro Cristiano a motivo dell'essere circonciso, nè voglia vergognandosi della sua circoncisione usare industria, o artifizio per farsi credere incirconciso. E nella stessa maniera il cristiano, che nacque gentile, non dee curarsi della circoncisione.

7,19:Non importa niente ... ma l'osservare ec. Riguardo alla salute eterna non è di veruna importanza o l'aver ricevuto la circoncisione, o il non averla ricevuta; ma quello che grandemente, e unicamente importa, si è l'osservanza de' divini comandamenti. Da queste parole, e da quelle, che leggonsi nell'epistola a' Galati cap. v. 6., si viene ad intendere, che osservanza de' comandamenti di Dio rivelati nel Vangelo, nel linguaggio dell'Apostolo è la stessa cosa, che la fede operante per mezzo della carità.

7,20:Ognuno resti in quella vocazione, ec. La parola vocazione, con cui spiega l'Apostolo la condizione, e il genere di vita, in cui il fedele si ritrovava, allorchè fu chiamato alla sequela di Cristo, questa parola, dico, è posta, come osserva l'Estio, per dimostrare, come si tratta qui di uno stato lecito, ed approvato da Dio, ed anzi nel quale in certo modo da Dio stesso (il quale le cose tutte dispone per la salute degli eletti) sia stato l'uomo collocato.

7,21:Se' tu stato chiamato, essendo servo? Non prender tene affanno. Tu, che ti se' convertito a Cristo, mentre eri in istato di servitù, non t'inquietare della bassezza di tua condizione, anzi abbila cara, e quand'anche potesse riuscirti di ricuperare la libertà, rimani servo, e della umiltà dello stato tuo fanne uso per tua salute, ed anche per la conversione del tuo padrone. Dall'epistola di s. Ignazio martire a Policarpo, sappiamo, che molte volte i servi convertiti molestavano non poco i vescovi, affinchè questi col denaro della Chiesa gli riscattassero. La miseria di tale stato accresciuta sovente dalla inumanità de' padroni poteva rendere in essi scusabile il desiderio di libertà, ma non la soverchia sollecitudine, e la indiscrezione nella scelta de' mezzi per ottenerla. Quindi è, che l'Apostolo con molta carità imprende ad animargli alla pazienza, facendo loro conoscere, che quella libertà, che dagli uomini cercano con tanta ansietà, la hanno già ricevuta in maniera più nobile, e più eccellente da Cristo.

7,22:Colui, che essendo servo, è stato chiamato ec. Rende ragione di quello che aveva detto nel versetto precedente: Non prendertene affanno. Eguale (dice egli) è in Cristo la condizione di libero, e quella di servo: imperocchè chi, allora quando fu chiamato alla fede, era sotto il dominio altrui, è liberato per Cristo da una servitù molto più dura, e ignominiosa, qual'è quella del peccato, onde divien liberto di Cristo. Liberti chiamavansi i servi posti in libertà dal padrone, cui erano obbligati a prestare certi uffizi di riconoscenza. E parimente colui, che libero si ritrovava quando fu chiamato alla fede, di venne servo di Cristo, come per lui ricomprato dalla medesima servitù.

7,23:Siete stati comperati a prezzo, non diventate ec. Tutti voi e liberi, e servi, e circoncisi, e incirconcisi siete stati comprati a prezzo, a prezzo non solo grande, ma inestimabile; per la qual cosa in qualunque stato voi vi troviate, non agli uomini, ma a Cristo servir dovete, vostro Signore, a gloria di cui tutta impiegar dee la sua libertà chi è libero, e tutta l'ubbidienza, che per ragion del suo stato rende al padrone il cristiano, chi è in servitù; imperocchè comune dovere di tutti si è di fare la volontà non degli uomini, ma di Dio, e questa volontia divina aver per oggetto, e per fine di tutte le azioni della vita presente.
Alcuni Interpreti credono, che l'Apostolo con queste parole: Non diventate servi degli uomini, parlar voglia di quella servitù, a cui si soggettavano imprudentemente i Corinti per soverchio affetto verso de' falsi dottori. Vedi cap. XVIII. 3. Quasi volesse dire, se è grave la servitù, che è fondata nelle leggi, e nelle consuetudini delle nazioni, perchè mai vorrete voi sottoporvi ad una non necessaria servitù, mentre a sì gran prezzo siete stati comperati per essere (quanto allo spirito) servi di Cristo solo, e non degli uomini?

7,24:Davanti a Dio: salva la fede, e l'ubbidienza dovuta a Dio.

7,25:Intorno poi atte vergini io non ho comandamento del Signore. La verginità, o sia il celibato, come spiega s. Ambrogio, e con esso tutti i Padri, è materia di voto, non di precetto, o di legge generale.
Ma do consiglio, come avendo ottenuto ec. Consiglio però (dice Paolo) ad abbracciar questo stato, e questo consiglio, io lo do in qualità d'Apostolo, qual io sono per la grazia data a me da Dio, affinchè fedelmente io adempia il ministero, e tanto nel comandare, come nel dar consiglio io mi porti da dispensatore fedele: cap. v. 2. Cosi dimostra essere degno di ogni stima il suo consiglio. Con quelle parole: come avendo ottenuto misericordia ec. spiega Paolo anche in altri luoghi la sua vocazione all'Apostolato.

7,26:Credo adunque, che ciò sia un bene attesa la urgente necessità, perchè ec. Quelle parole la urgente necessità sono diversamente intese, e spiegate dagl'Interpreti, ma quasi tutti gli antichi e greci, e latini le intendono delle molestie, e delle inquietudini dello stato ma trimoniale, le quali più sotto son dette dall'Apostolo tri bolazioni della carne. Alcuni moderni le espongono della necessità di morire, e del breve spazio di vita, che ci è dato per guadagnare l'eternità. E questa sposizione pare conforme a quello che dicesi nel Vers. 29. Altri in altre guise le espongono, che mi sembrano meno possibili. Dice adunque Paolo, che lo stato delle vergini è un bene, e che è buona cosa (cioè onesta, ed utile) per ambedue i sessi il rimanere in tale stato. Sopra questa dottrina dell'Apostolo sono fondati i grandi elogi, che tutti i Padri fanno della verginità. S. Cipriano dice, che le vergini sono la più nobile porzione del gregge di Cristo.

7,27:Se' tu legato a una moglie o.... Se' tu sciolto ec. Ma quantunque la verginità, e la continenza siano cosa buona, non è però, che chi è legato col vincolo del matrimonio, possa cercare di sciogliersi col ricorrere al di vorzio; per quelli però, che da un vincolo son liberi, il consiglio, che io do loro, si è, che non cerchino di moglie, non perchè non sia buono, e santo il matrimonio, ma perchè la castità è migliore.

7,28:Avranno costoro tribolazion della carne. Ma io ho riguardo a voi. Costoro saranno esposti alle angustie, ed alle afflizioni inseparabili dallo stato matrimoniale; io però di queste non parlo, ma le tocco sol di passaggio per non distogliere dal matrimonio coloro, che non hanno virtù di essere continenti, pe' quali accenno il rimedio del matrimonio. Vedi Aug. de. s. virg. cap. VI.

7,29:Io dico adunque.... il tempo è breve: resta, ec. Quello che a tutti i cristiani io dico, si è, che ristretto è il tempo, che omai ci resta, onde avverto quelli che hanno moglie, che con tale distaccamento di cuore vivano, come se non la avessero. A questi tali, che nel matrimonio hanno in mira non la soddisfazione di se stessi, ma Dio, e la sua volontà, può applicarsi ciò, che s. Agostino dice di Abramo, vale a dire, che il matrimonio di questo gran patriarca non fu di merito inferiore alla castità di Giovanni. De bono coniug. cap. XXI.

7,30:E quelli che piangono, come que' ec. E quelli che nell'afflizione si trovano, con tal pazienza, e rassegnazione soffrano i mali presenti, che quasi non si distinguano da coloro, che dagli stessi mali sono esenti; si consolino cioè, e al patir si confortino con la speranza della futura felicità.
E quelli che sono contenti, come que' ec. E quelli che del presente loro stato si godono, considerata la corta durata delle umane contentezze, simili siano a quelli che niuna parte hanno alle prosperità, ed alle allegrezze del secolo.
E quelli che fan delle compere, come ec. E quelli che di beni temporali fanno acquisto, e per uso proprio, e de' prossimi gli ritengono, non pongano in tali beni il cuor loro, ma siano d'ogni attacco vuoti, come se non gli avessero: se ne servano (dice s. Bernardo) con la modestia propria di chi fa uso d'una cosa imprestata, non con affetto di proprietarii.

7,31:E quelli che usano di questo mondo, come ec. Coloro, che per un debito fine fanno uso de' beni di questo mondo, ne usino come di passaggio, e quando la neces sità lo richiede, e siano quanto all'affetto del cuore eguali a coloro, che quasi niente ne usano. Il testo greco dice: coloro, che usano di questo mondo, come que' che non ne abusano, servendosene smoderatamente contro le in tenzioni di Dio.
Imperocchè passa la scena ec. Le cose di questo mondo sono tutte transitorie, e presto si cangia la scena, e dal transitorio si passa all'eterno.

7,32-34:Bramo, che voi siate senza inquietezza, ec. Vi vorrei esenti dalle cocenti sollecitudini delle cose temporali. E a ciò molto giova lo stato di continenza, perchè in questo è più facile l'occuparsi con libero cuore delle cose di Dio, e nelle opere di pietà, per le quali si piace a Dio; laddove coloro, che sono legati in matrimonio, da molte cure mondane sono distratti, e molte ancora sono costretti ad incontrarne per conservare la domestica pace, condiscendendo alle inclinazioni della consorte: ond'è, che l'uomo ammogliato, quasi diviso in due, parte a Dio serve, e parte al mondo. Dove è da notare, che non niega l'Apostolo, che, quantunque divise siano le azioni de' coniugati, possa la intenzione di questi aiutata dalla grazia essere una sola, la quale abbia per unico scopo Dio, e la sua volontà, ma significa, che ciò è molto difficile, e che per la corruzione di nostra natura agevol mente addiviene, che i pensieri, e le curetemporali dal pensiere di Dio, e dell'anima ci distraggano.

7,35:Or questo io lo dico ec. Quello che io ho detto intorno ai vantaggi della continenza, non lo ho detto per imporvi un'assoluta necessità di abbracciare un tale stato, ovvero come se io volessi esporre al pericolo di cadere nella fornicazione coloro, che non han ricevuto da Dio questo dono; lo ho detto bensì per risvegliare in voi la stima, e l'amore di una cosa buona in se stessa, edutile per servire a Dio con piena libertà di cuore e senza di strazione.

7,36-37:Se poi uno crede ec. La cura di accasare le figlie, e i figliuoli secondo la consuetudine degli Ebrei de rivata poi nella Chiesa, appartiene ai genitori. Dice adunque l'Apostolo, che se un padre ha una figlia, la quale è già in età competente per prendere uno stato, ed egli ha motivo di temere biasimo o disonore, se di marito non la provvede, e, considerata l'inclinazione della fanciulla, è necessario di maritarla, faccia il padre ciò che egli vuole, conciossiachè non èun male, che una fanciulla prenda marito. Chi poi senza lasciarsi smuovere o dalla maniera di pensare degli altri uomini, o dai partiti vantaggiosi offertigli per la figlia, considerate tutte le cose ha fissato in cuor suo di tenerla vergine, e a cangiare il suo proponimento non viene astretto dalla diversa volontà della figlia, cui può senza timor di peccato eleggere a suo talento lo stato, lodevol cosa egli fa, dando alla figliuola la parte migliore.

7,38:Fa meglio. Non solamente per la figliuola, ma anche per se stesso, facendosi merito presso a Dio dello stato migliore, in cui la colloca.

7,39:La moglie è legata ec. Vedi Rom. VII. 2. Purchè secondo il Signore. Non per impeto di passione, ma avendo dinanzi agli occhi la legge del Signore, e il fine santo del matrimonio: con queste condizioni permette l'Apostolo le seconde nozze, dalle quali bramerebbe, che si astenessero i Cristiani.

7,40:Or io mi penso d'avere io pure lo Spirito di Dio. Con somma modestia, ed umiltà dimostra l'autorità de' suoi consigli, i quali dice essere suggeriti da quello Spirito, il quale a lui non meno, che agli altri Apostoli ispirava quello che doveva insegnarsi nella Chiesa di Dio per condurre i cristiani alla maggior perfezione. Niuno adunque si faccia lecito di far poco conto di questi consigli. I nemici adunque della verginità, e del celibato manifesta mente contraddicono non solo a Paolo, ma anche allo Spirito del Signore parlante nell'Apostolo.