Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 11


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L'uomo deve orare col capo scoperto, la donna col capo coperto. Riprende i Corinti, perchè alla celebrazione della cena del Signore non si aspettassero gli uni gli altri, ma fossero in dissensione tra di loro. Riferisce l'istituzione fatta da Cristo del Sagramento dell'Eucaristia, e quale sia la scelleraggine, e la pena di chi indegnamente si accosta al medesimo.

1Siate miei imitatori, come io pur di Cristo.2Vi do lode però, o fratelli, perchè in ogni cosa vi ricordate di me: e quali ve gli ho dati, ritenete i miei documenti.3Or voglio, che voi sappiate, come capo di ogni uomo è Cristo: capo poi della donna è l'uomo: e capo di Cristo è Dio.4Ogni uomo, che ora, o profeta col capo coperto, fa disonore al suo capo.5E qualunque donna, che ori, o profetizzi a capo scoperto, fa disonore al suo capo: imperocché è lo stesso, che se fosse rasa.6Conciossiachè se la donna non porta il velo, si tosi eziandio. Che se è indecente per la donna l'esser tosata, o rasa, veli la sua testa.7L'uomo poi non dee velar la sua testa: perché è immagine, e gloria di Dio, ma la donna è gloria dell'uomo.8Imperocché non è dalla donna l'uomo, ma dall'uomo la donna.9Conciossiachè non è stato creato l'uomo per la donna, ma la donna per l'uomo.10Per questo dee la donna avere sopra il capo la potestà per riguardo degli Angeli.11Per altro nè l'uomo senza la Donna, nè la donna senza l'uomo, secondo il Signore.12Imperocché siccome la donna dall'uomo, cosi l'uomo per mezzo della donna: tutto poi da Dio.13Siate giudici voi medesimi: è egli decente che la donna faccia orazione a Dio senza velo?14E non v' insegna la stessa natura, che è disonorevol per l'uomo il nudrire la chioma?15Per la donna poi è onore il nudrire la chioma: imperocché i capelli le sono stati dati per velo?16Che se taluno mostra di amar le contese: noi non abbiamo tale uso, né la Chiesa di Dio.17Di questo poi vi avverto: non per lodarvi, che vi radunate non con profitto, ma con iscapito.18Primamente adunque adunandovi voi nella Chiesa, sento esservi scissure tra di voi, e in parte lo credo.19Imperocché fa di mestieri, che sianvi anche delle eresie, affinchè si palesino que', che tra voi sono di buona lega.20Quando adunque vi radunate insieme, non è già un mangiare la cena del Signore.21Imperocché ciascheduno anticipamente prende a mangiar la sua cena. E uno patisce la fame, un altro poi è ubbriaco.22Ma e non avete voi case per mangiare, e bere? Ovvero dispregiate la Chiesa di Dio, e fate arrossire quegli, che non han nulla? Che dirovvi? Vi loderò? In questo io non vi lodo.23Imperocché io ho appreso dal Signore quello, che ho anche insegnato a voi, che il Signore Gesù in quella notte, in cui era tradito, prese il pane,24E rendute le grazie, lo spezzò, e disse: prendete, e mangiate: questo è il corpo mio, il quale sarà dato (a morte) per voi: fate questo in memoria di me.25Similmente anche il calice, dopo di aver cenato, dicendo: questo calice è il nuovo testamento nel sangue mio: fate questo tutte le volte, che lo berete, in memoria di me.26Imperocché ogni volta, che mangerete questo pane, e berete questo calice: annuncerete la morte del Signore per fino a tanto che egli venga.27Per la qual cosa chiunque mangerà questo pane, o berà il calice del Signore indegnamente: sarà reo del corpo, e del sangue del Signore.28Provi perciò l'uomo se stesso: e cosi mangi di quel pane, e beva di quel calice.29Imperocché chi mangia, e beve indegnamente, si mangia, e beve la condannazione: non distinguendo il corpo del Signore.30Per questo molti tra voi sono infermi, e senza forze, e molti dormono.31Imperocché se ci giudicassimo da noi stessi, non saremmo certamente giudicati.32Ma quando siam giudicati, siamo gastigati dal Signore, affinché non siamo condannati con questo mondo.33Per la qual cosa, fratelli miei, allorché vi radunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri.34Se uno ha fame, mangi a casa: onde non vi raduniate per essere condannati. Alle altre cose poi, tenuto che io sia, darò ordine.

Note:

11,1:Siate miei imitatori, com' io pur di Cristo. Anche nel versetto ultimo del capo precedente avea proposto a' Corinti il suo proprio esempio per regola del loro operare riguardo a' prossimi: il documento, ch'egli dà loro in queste parole, è più generale, ed è da notarsi, com'egli anima il loro coraggio, dicendo, che imitino lui, com'egli imita Gesù Cristo, quasi dir volesse: non dovete disperare di potere imitar me, mentre io lo stesso Figliuol di Dio vado imitando; anzi, come riflette s. Tommaso, per questo appunto sono da esser imitato da voi, perchè imito Gesù Cristo.

11,2:Vi do lode,...perchè ec. Con questa lode si fa strada a riprendergli in quello che avevano d'imperfetto, come vedremo. Dove la Volgata ha tradotto: precetti, o sia documenti, il greco ha tradizioni, ch'è la dottrina di viva voce insegnata da lui a' Corinti, e ritenuta, e custodita da' medesimi almeno in gran parte; onde da questo luogo ancora viene a confermarsi il domma cattolico risguardante le tradizioni della Chiesa. Imperocchè d'insegnamenti comunicati a viva voce si parla in ogni maniera in questo luogo.

11,3:Capo di ogni uomo è Cristo: capo poi della donna è l'uomo: e capo ec. Voglio, che sappiate, perchè è cosa necessaria a sapersi, che di ogni uomo è capo Gesù Cristo, cui gli uomini tutti, e le cose tutte sono soggette, Rom. XIV. 9. La donna o maritata, o non maritata ha per capo l'uomo, che ad essa sovrasta, e da cui ella debbe essere governata: capo di Cristo, in quanto uomo, egli è Dio padre.

11,4:Ogni uomo, che ora, ec. Dalle premesse del verso precedente ne deduce l'avvertimento, di cui eravi bisogno nella Chiesa di Corinto per conservar la decenza, e la onestà nelle pubbliche adunanze; dove molto importava al buon ordine, che la differenza posta da Dio trai due sessi fosse osservata. Un uomo, che orando, o profetando (vale a dire, spiegando gli arcani delle Scritture particolarmente profetiche, e i misteri della fede) tenga il capo coperto, fa torto al suo capo, cioè a se stesso, perchè avvilisce la dignità e la libertà del suo sesso, mentre vuol tenere sopra la testa quello ch'è un segno di soggezione, cioè il velo.

11,5-6:Qualunque donna, che ori, o profetizzi a capo scoperto, ec. Abbiamo nel Vangelo, e negli Atti esempi di donne, alle quali fu comunicato da Dio lo spirito di profezia, onde non è da maravigliarsi, che parli qui anche l'Apostolo di tali profetesse, nello stesso senso generale, in cui usa la voce profeti nel verso precedente. La donna, che ha per sua condizione di essere soggetta all'uomo, ove voglia profetare, ed orare a capo scoperto, disonora se medesima, perchè mostra di voler sottrarsi a quella natural dipendenza in cui fu costituita, e manca all'onestà e alla verecondia, di cui da Dio fu dotata. Ed è egualmente turpe per essa il lasciare il suo velo, che il portare la testa rasa; imperocchè i capelli sono il velo naturale datole dalla natura, al quale per naturale impulso un altro ella ne aggiunse, per dar a conoscere, che per propria volontà ella fa quello che la natura insegna doversi fare da lei, vale a dire, di essere soggetta all'uomo. Per questo dice l'Apostolo, che, se non vuole portare il velo, può anche tosarsi.

11,7:L'uomo poi non dee velar la sua testa: perchè è immagine, e gloria di Dio. Nell'uomo immediatamente, e principalmente risplende la immagine di Dio, ed egli è la gloria di Dio, vale a dire, l'opera, di cui Dio più si gloria, come più bella, e perfetta di ogni altra. Ma non è ella anche la donna immagine di Dio? E non è egli vero, che non v'ha presso Dio differenza tra maschio, e femmina? (Coloss. III.) L'uomo si dice essere specialmente immagin di Dio per riguardo ad alcune esteriori prerogative, perchè l'uomo è principio di tutto il genere umano, come Dio è principio di tutte le cose; perchè l'uomo è immediatamente da Dio, la donna immediatamente dall'uomo; perchè finalmente all'uomo è stata data la preminenza del dominio, laddove della donna è proprio di essere soggetta.
La donna è gloria dell'uomo. Ella fu formata dall'uomo, onde di lei come di cosa da lui procedente può gloriarsi l'uomo, dicendo: ora quest'osso delle mie ossa, e carne della mia carne; questa sarà chiamata viragine, perchè è stata tolta dall'uomo, Gen. cap. II.
L'uomo adunque non dee portar velata la testa, sì perchè, come abbiam detto, il velo è, per consenso delle nazioni, indizio di potestà residente in un altro secondo l'ordine di natura, e l'uomo a Dio solo imme diatamente è soggetto; in secondo luogo,perchè non dee nascondersi la gloria di Dio, qual è l'uomo, come dice l'Apostolo. La donna poi dee portare il velo, perchè debbe rendere onore all'uomo con questo segno della sua soggezione.

11,8:Non è dalla donna l'uomo, ec. Dimostra, che gloria dell'uomo è la donna, perchè dall'uomo ella è derivata, non l'uomo da lei. Vedi Genes. II.

11,9:Non è stato creata l'uomo per la donna, una ec. Un'altra ragione della superiorità dell'uomo si è, che per lui, come fine, fu creata la donna, vale a dire, per essere aiuto dell'uomo, compagna dell'uomo, e coopera trice di lui alla moltiplicazione del genere umano.

11,10:Dee la donna avere sopra il capo la potestà per riguardo ec. Deve adunque la donna per quello che si è già detto, avere sopra il suo capo il velo, ch'è potestà, cioè segno della potestà, cui ella è soggetta, e ciò ancora per riguardo degli Angeli, i quali in mezzo alle sagre adunanze si trovano, e son testimoni della onestà, e ri verenza, con la quale i fedeli alle stesse adunanze inter vengono. Ivi adunque debbono le donne essere velate per rispetto non solo degli uomini, ma anche degli Angeli di Dio.
Alcuni per gli Angeli intendono, i sacerdoti, e i ministri del santuario, per riverenza de' quali, ed anche per loro cautela voglia Paolo, che non compariscano le donne nella Chiesa, se non col velo sopra la testa.

11,11-12:Per altro nè l'uomo senza la donna, nè la donna ec. Tempera qui l'Apostolo quello che aveva detto a favore di uno de' sessi, affinchè questo non insolentisca, e si levi in superbia, dicendo, che quantunque le prerogative, che sopra ha notate nell'uomo, sian vere, egli è però anche vero, che secondo l'ordine stabilito da Dio ha bisogno l'uomo della donna, come la donna dell'uomo; e l'uno, e l'altra sono stati fatti da Dio, il quale ha voluto, che siccome nella prima istituzione fu la donna formata dell'uomo, così nelle susseguenti generazioni fosse prodotto l'uomo per mezzo della donna.
Tutto poi da Dio. E l'uomo, e la donna rappella l'Apostolo al principio sovrano universale di tutte le cose, ch'è Dio, affinchè sotto di lui (cui l'uno, e l'altra essenzialmente appartengono) come sotto del comune capo, e Signore si umilino.

11,13:Siate giudici voi medesimi: ec. Con grande artifizio rimette al giudizio degli stessi Corinti la decisione della causa.

11,14-15:E non v'insegna la stessa natura, ec. Natura chiama l'Apostolo in questo luogo, secondo s. Tommaso l'inclinazione naturale, dalla quale deriva una maniera di pensar generale tra gli uomini riguardo ad alcuna cosa, come nel fatto, di cui si parla, universalmente è creduta cosa ignominiosa ad un uomo il nudrire, e coltivare, e ornare la chioma. Riguardo poi alla donna e onorevole per lei il nudrire la chioma, e ciò ad essa conviene, perchè per lei i capelli sono il velo naturale, sotto di cui andar ricoperta in segno di sua soggezione, come si è detto di sopra. Per lo stesso motivo adunque, per cui ella dee tener conto del velo datole dalla stessa natura, porti ancora sempre l'altro velo, che per una saggia istituzione le fu dato presso tutte, o quasi tutte le nazioni.

11,16:Che se taluno mostra di amar le contese: ec. Che se v'ha tra di voi, chi amando di disputare non si acquieti alle ragioni da noi dette finora, abbia egli questa ultima finale risposta da noi, che nè da noi Apostoli, nè dalla Chiesa di Dio diffusa per tutte le nazioni, si ammette, che le donne orino col capo scoperto; e quando altra ragione per noi non si adducesse, questa sola potrebbe bastare a convincere chicchessia. Infatti s. Agostino (epist. Lxxxvi.): In tutte le cose, nelle quali nulla è stabilito di certo nelle Scritture, le costumanze del popol di Dio, e le istituzioni de' maggiori son da tenersi per legge.
La parola noi la spiegano alcuni Interpreti, come se dir volesse l'Apostolo noi Giudei, da' quali è stato annunziato a voi Corinti il Vangelo, e le consuetudini de' quali, allorchè sono utili per la edificazione, debbono osservarsi, e ritenersi. Or'è certissimo, che le donne Ebree andavan sempre velate.

11,17:Di questo poi vi avverto: non per lodarvi, ec. Dopo di avere con tanto calore ripreso i Corinti del permettere, che facevano che le donne loro intervenissero senzavelosulcapo alle adunanze della Chiesa, passa a riprenderli di un altro disordine introdottosi nelle stesse adunanze dopo la sua partenza da Corinto. Dice adunque: di un'altra cosa ora vi avverto, non lodandovi, che ridotto mi abbiate alla necessità di avvertirvi quando la cosa è tale, che da voi stessi potete conoscere, quant'ella sia biasimevole, e quanto sia necessario di porvi rimedio. Imperocchè le adunanze della Chiesa istituite essendo per avanzamento della pietà, e della mutua edificazione, le vostre adunanze sono tali, che non solamente non sono di profitto spirituale per voi, ma sono anzi di scapito.

11,18:Primamente... radunandovi voi nella Chiesa, sento ec. Quantunque la voce Chiesa per lo più significhi in questi libri la adunanza de' fedeli sotto i loro pastori, con tuttociò sì in questo, e sì nel seguente vers. 20. è manifesto, che questa voce significa il luogo dell'orazione, la casa della preghiera, dove concorrevano i fedeli per la comune orazione, per udir la parola di Dio, e per la celebrazione de' divini misteri. E che fino da' primi tempi, e avanti le persecuzioni avessero i cristiani de' luoghi sagri, o sia oratori al culto divino consagrati, è stato già dimostrato da molti. Dice adunque l'Apostolo, essergli stato riferito, come nelle pubbliche adunanze de' Corinti eravi in primo luogo poca unione, divisi essendo gli animi e de' dottori e de' semplici cristiani per la diversità de' sentimenti, di cui ha parlato anche nel capo I. 12. ec. E questo avviso, ch'era stato a lui dato, dice, che lo crede vero riguardo almeno ad una parte di loro.

11,19:Imperocchè fa di mestieri, che sianvi anche dell'eresie, ec. Non ho difficoltà a prestar fede a chi di tal cosa mi ha avvertito, perchè io ben so, che non solamente scissure, e dissensioni debbono esservi tra' fedeli, ma anche aperte eresie, dalle quali sa Dio trar questo bene, che serviranno a dimostrare, chi sian tra voi quelli, la fede, e pietà de' quali è degna dell'approvazione di Dio. In simili tentazioni l'oro, cioè i perfetti si affinano, ed è bruciata la paglia, cioè gl'imperfetti, i quali si dividono dalla Chiesa. Con queste parole l'Apostolo e consola i buoni, e rianima i deboli mostrando loro il consiglio di Dio nel permettere un male sì grande, quale è l'eresia.

11,20:Non è già un mangiare la cena del Signore. Quando voi vi adunate, le vostre cene non rappresentano la cena del Signore, e sono indegne del nome di cena del Signore, ed anche del nome di Agape, con cui le chiamate; imperocchè il Signore mangiò a una stessa mensa co' discepoli, e co' suoi servi, e usò i medesimi cibi con essi: voi vi fate delle mense a parte, e delle cene ineguali, e da' vostri banchetti rigettate i fratelli, che sono poveri.
La cena comune detta Agape, cioè dilezione, ovver carità, era stata introdotta tra' fedeli a imitazione della cena, in cui Gesù Cristo mangiò co' suoi discepoli l'Agnello pasquale prima d'istituire la Eucaristia. L'Agape si faceva dopo la celebrazione del sagrifizio.

11,21:Ciascheduno anticipatamente prende a mangiar la sua cena, ec. Costoro, preparate nella propria casa le vivande, e portatele alla comune adunanza, serbavano per loro soli quello, che doveva esser messo in comune, e o escludevano, o non aspettavano gli altri, onde avveniva, che mentre i ricchi erano pieni di cibo e di vino, i poveri, che nulla avevan portato, languissero per la fame.

11,22:Ma e non avete voi case per mangiare, e bere? ec. Se volete mangiar il vostro separatamente dagli altri, non potete farlo nelle vostre case private senza introdurre nella casa di orazione questo disordine, dove non dee mangiarsi, se non in comune? Disprezzate voi forse la Chiesa di Dio, la quale per la maggior parte e composta di poveri, o volete far vergogna a questi, che nulla hanno da portare per la cena comune, e a' quali più grave rendete la povertà col vostro disprezzo? Voi non pretenderete, che in questo io vi lodi, nè io certamente vi loderò.

11,23:Io ho appreso dal Signore quello, che ho anche insegnato a voi, ec. Riporta l'istituzione della Eucaristia per rimetter dinanzi agli occhi de' Corinti la grandezza, e dignità di questo sagramento: onde far conoscere, quanto grave ed enorme fosse il peccato di coloro, i quali alla partecipazione del medesimo si accostavano in degnamente come dispregiatori de' poverelli, e della Chiesa di Dio. Dice adunque l'Apostolo, che dal Signore stesso egli aveva imparato quello, che predicava riguardo al mistero, di cui si tratta. E questa maniera di parlare in dlica, che per immediata rivelazione divina era stato spiegato a lui lo stesso mistero, e ciò forse avvenne in quel suo ratto descritto nella seconda a' Corinti, cap. XII.I,2.
In quella notte, in cui era tradito. Rammemora il tempo della istituzione dell'Eucaristia sì per celebrare la carità del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nel tempo, in cui preparavasi a soffrire dagli uomini ingiurie, e strazii tanto crudeli, in quel tempo stesso volle lasciare ad essi un tal pegno dell'amor suo, e sì ancora, perchè s'intenda, quale debba essere la riverenza de' cristiani verso un tal sagramento, che Cristo quasi in andando a morire per noi volle in sua memoria lasciarci.

11,26:Imperocchè ogni volta, che mangerete ec. Spone qui l'Apostolo quelle precedenti parole di Cristo in memoria di me. Voi (dic'egli) rinnovando questo mistero, il quale sarà ogni di rinnovato per tutta la Chiesa fino alla seconda venuta di Gesù Cristo, rammemorerete ogni volta, e rappresenterete la morte del Signore.

11,27:Per la qual cosa chiunque mangerà questo pane, ec. Si noti attentamente questo ragionamento dell'Apostolo, il quale quanto è forte, e stringente secondo la dottrina della cattolica Chiesa, la quale sotto le specie del pane consagrato riconosce, e adora il vero corpo di Cristo, e sotto le specie del vino il vero sangue di Cristo, altrettanto sarebbe debole, ed anche falso secondo la dottrina di coloro, i quali a una semplice figura, o segno riducono il sagramento dell'Eucaristia. Ecco il ragionamento di Paolo: Gesù Cristo preso il pane disse: questo è il mio corpo: e preso il calice disse: questo è il mio sangue: adunque chiunque mangerà il pane, e berà il calice del Signore indegnamente, sarà reo di aver disprezzato, e violato, e conculcato il corpo, e il sangue del Signore: il pane adunque non è più pane dopo la consagrazione, ma è il corpo di Cristo; e il calice, o sia il vino, ch'era nel calice, non è più vino, ma il vero sangue di Cristo. Ecco quello, che Paolo dallo stesso Cristo immediatamente apparò, ecco quello, che insegnò a' Corinti, e a tutta la Chiesa, ed ecco quello, che la Chiesa ha insegnato a noi.

11,28:Provi perciò l'uomo se stesso, e cosi ec. Dice quello che debbano fare per non farsi rei della profanazione del corpo, e del sangue di Cristo. Chiami ogni uomo a sin dacato la propria coscienza, affin di vedere, se tale egli sia, quale esser dee, chi di tal mensa partecipa: imperocchè l'Eucaristia è il pane de' figliuoli, non già de' cani, pane di vita, che non si dà a coloro, che spiritual niente non vivono.

11,29:Chi mangia, e beve indegnamente, si mangia, e beve la condannazione: ec. Si converte per lui in veleno il cibo di salute, il corpo del Signore, cui egli non distingue da' cibi corporali; e contro di lui sta scritto ogni uomo, che si accosterà alle cose consagrate essendo immondo, perirà davanti al Signore, Levit. XXII.

11,30:Per questo molti tra voi sono infermi, ec. S. Tommaso, e molti altri spiegano questo versetto delle infermità corporali, e delle morti immature, con le quali sovente era punito da Dio il sacrilegio di coloro, che indegnamente accostavansi a questo sagramento. E vari esempi di gastighi sonori mandati da Dio per simil cagione son raccontati da s. Cipriano, e dal Grisostomo

11,31:Imperocchè se ci giudicassimo da noi stessi, non saremmo certamente giudicati. Se disaminassimo severa mente noi stessi, e gastigassimo da noi stessi i nostri peccati, certamente non saremmo per essi giudicati, e puniti da Dio.

11,32:Ma quando siam giudicati, ec. Aggiunge come amante maestro alla severità della riprensione questa consolazione, che, quando il Signore ci punisce nella vita presente con le malattie, e con le afflizioni corporali, ciò egli fa, perchè desistiamo dal peccare, affinchè non in corriamo nella dannazione eterna, in cui cadono gli empi, e gl'infedeli.

11,33-34: Per la qual cosa, fratelli miei, allorchè ec. Qualunque volta vi radunate per partecipare alla cena del Signore, aspettatevi gli uni gli altri per riceverla tutti insieme; se uno non può aspettare nella Chiesa a digiuno, fino che tutti siano adunati, mangi quello che vuole nella sua propria casa: conciossiachè il fare come nel passato, sarebbe un raunarvi non per edificazione, e salute, ma per vostra condannazione.
Alle altre cose poi, ec. Le cose, alle quali promette l'Apostolo di dar sesto nella sua andata a Corinto, riguardano probabilmente la maniera di degnamente ricevere la divina Eucaristia, e fors'anche l'ordine, e la liturgia da osservarsi nella celebrazione del sagrifizio. E da queste parole ancora intendesi, come la cattolica Chiesa ha, ed osserva molte cose istituite dagli Apostoli, e non contenute nella Scrittura.