Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 5


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Riprende i Corinti, perche tolleravano un pubblico incestuoso; egli benché assente, dà questo tale nelle mani di Satana. Gli ammonisce, che tolto via il fermento de' vizi, celebrino la Pasqua con purità, e proibisce di aver commercio con i Cristiani rei di pubblici peccati.

1Insomma si parla tra di voi di fornicazione, e di tale fornicazione, quale neppur tralle genti, talmente che uno ritenga la moglie del proprio padre.2E voi siete gonfi: e non piuttosto avete pianto, affinchè fosse tolto di mezzo a voi chi ha fatto tal cosa.3Io però assente corporalmente, ma presente in ispirito ho già come presente giudicato, che colui il quale ha attentato tal cosa,4(Congregati voi, e il mio spirito nel nome del Signor nostro Gesù Cristo) con la potestà del Signor nostro Gesù,5Sia dato questo tale nelle mani di Satana per morte della carne: affinchè lo spirito sia salvo nel dì del Signor nostro Gesù Cristo.6Voi vi gloriate senza ragione. Non sapete voi, che un poco di lievito fa fermentare tutto l'impasto?7Togliete via il vecchio fermento, affinchè siate una nuova pasta, come siete senza fermento. Imperocché nostro agnello pasquale è stato immolato Cristo.8Per la qual cosa solennizziamo la festa non col vecchio lievito, né col lievito della malizia, e della malvagità, ma con gli azzimi della purità, e della verità.9Vi ho scritto per lettera: non abbiate commercio co' fornicatori:10Ma certamente non coi fornicatori di questo mondo, o con gli avari, o coi ladri, o idolatri: altrimenti dovreste senz'altro uscire di questo mondo.11Vi scrissi bensì, non abbiate commercio; se taluno, che si chiama fratello, è fornicatore, o avaro, o adoratore degli idoli, o maldicente, o dato all'ubriachezza, o rapace: con questi tale neppur prender cibo,12Imperocché tocca egli a me il giudicare anche di que', che sono di fuori? Non giudicate voi di quegli, che sono dentro?13Imperocché que' di fuori giudicheralli Dio. Togliete di mezzo a voi il cattivo.

Note:

5,1:In somma si parla tra di voi di fornicazione, e di tale ec. Avea minacciata a' Corinti la verga; viene adesso a dimostrare, che ciò non avea egli fatto senza grave motivo. Gli rimprovera adunque, che tollerassero impunita la colpa di un cristiano reo di fornicazione, di fornicazione pubblica e notoria, di fornicazione, da cui secondo i principi dell'onestà naturale si astenevano gli stessi Gentili, presso de' quali la semplice fornicazione non si credeva peccato. Vedi Atti cap. XV. Così dipigne l'Apostolo la enormità del delitto commesso da questo cristiano, di cui tace il nome, ed il quale teneva come in luogo di moglie la moglie del padre, o sia la matrigna. Or quantunque tralle tenebre delgentilesimo la corruzione de' costumi giungesse talora fino all'oscurare negli animi degli uomini i lumi dello stesso diritto naturale, onde di sì orribili congiunzioni non pochi esempi si leggono nella storia profana; nulladimeno erano queste abominate, e sotto gravissime pene proibite da' popoli più colti, e presso Cicerone leggiamo, che una tale scelleraggine era inaudita. Da quello, che leggesi 2. Cor. VII. 12. alcuni credono potersi inferire che fosse tuttor vivente il padre dell'incestuoso, lo che rendeva più atroce, e insoffribile si empio attentato. Ma da detto luogo ciò non può dedursi con certezza.

5,2:E voi siete gonfi: e non piuttosto avete pianto, ec. E voi dalla orrenda caduta di un fratello argomento prendete di vanità, mentre paragonandovi col peccatore vi tenete per innocenti, e per santi; quando era tempo non di levarsi in superbia, ma si di umiliarsi, e di piangere per la morte spirituale dello stesso fratello, e per lo scandalo dato a tutta la Chiesa, onde col Profeta dovevate pur dire: chi darà acqua alla mia testa, e agli occhi miei una fontana di lagrime, e piangerò notte e giorno l'ucciso della figlia del popol mio? Hierem. IX. Vedi Constit. Apostol. 1. II. 41. Orig. cont. Cels. 1. 3.
Affinchè fosse tolto di mezzo a voi ec. La esclusione de' pubblici peccatori dalla Chiesa era accompagnata dal lutto di tutti i fedeli, i quali come morto piangevano il fratello separato dalla comunione di Cristo, e de' suoi membri. Vuol dire adunque l'Apostolo, che avrebber dovuto piangere l'incestuoso come degno di essere scomunicato, e tolto dalla società cristiana.

5,3-5:Io però assente corporalmente, ma presente ec. Rimproverata a' Corinti la negligenza, con la quale dissimulavano si gran disordine commesso sotto de' loro occhi, supplisce egli con la sua autorità al loro mancamento. Io assente corporalmente, ma presente in ispirito, cioè con l'animo, e con la sollecitudine di pastore, ho meco stesso determinato, che colui, il quale è reo di sì enorme attentato, raunati nel nome di Gesù Cristo tutti voi col mio spirito, sia dato nelle mani di satana, perchè questi affligga la di lui carne, onde purificato per la temporale vessazione, e per la penitenza lo spirito,si riconcili con Dio, e conseguisca salute nel dì del Signore.
Sopra queste parole è da osservare primieramente, come vuole l'Apostolo, che la sua sentenza contro l'incestuoso sia proferita nella adunanza di tutti i fedeli congregati nel nome di Gesù Cristo; e ciò egli vuole, che sia fatto, non perchè a tutti si appartenesse il diritto di con dannare il reo, ma affinchè più solenne fosse il giudizio proferito dal Vescovo, e da' sacerdoti, e a tutti fosse.nota e la gravezza del delitto, e la giustizia della sentenza: 2. che se Paolo condanna il reo assente, e senza udir sue difese, ciò egli fa, come dice il Grisostomo, e Teodoreto, perchè il delitto era pubblico, e tale, che non poteva con alcun ripiego celarsi: 3. che l'autorità, con la quale la Chiesa dal mistico corpo di Cristo recide i membri corrotti, ella è l'autorità dello stesso Gesù Cristo, per cui ha vigore, e fermezza il giudizio della medesima Chiesa.
Alcuni Interpreti hanno creduto, che il dar nelle mani di Satana questo incestuoso altro non sia in sostanza, che scomunicarlo, vale a dire, dividerlo dalla società de' fedeli, che è la Chiesa di Cristo, e in conseguenza privarlo de' beni, che sono propri della stessa società, come sono le orazioni, la partecipazione de' sagramenti, la speciale protezione divina ec. e lasciarlo esposto alle insidie, e alla tirannia di Satana, il quale fuori della Chiesa ha il suo regno; e secondo questa interpretazione quelle parole dell'Apostolo per morte della carne le spiegano della morte della concupiscenza carnale, la quale col sentimento del gastigo venga ad esser mortificata, e renduta soggetta alla ragione, e a Dio: e in significato di con cupiscenza carnale si adopera la voce carne, Rom. VII.5. VIII, 9. e altrove.
Altri riconoscendo nella Chiesa di Dio la ordinaria potesta di punire con la scomunica i peccatori, ravvisano in questo fatto una straordinaria potesta concessa da Cristo a' soli Apostoli di dare nelle mani del demonio i peccatori, affinchè da questo fossero tormentati, e puniti nel corpo per salute dell'anima; onde riguardo all'ince stuoso abbia fatto Paolo quello stesso, che fece Dio riguardo a Giobbe, benchè non per l'istesso motivo, avendo Dio dato facoltà al demonio di affliggere il santo Giobbe per provare la virtù di lui, e simile facoltà dandogli l'Apostolo sopra l'incestuoso in pena del peccato, e affinchè a penitenza si riducesse. Questa sposizione è conforme al sentimento di molti Padri: basti per tutti s. Ambrogio, lib. I. de poenitentia cap. 13: Una gran podestà ella è questa, e grazia grande il comandare al diavolo, che se stesso distrugga; con riossiachè egli distrugge se stesso, quando colui, che egli cerca di gettare per terra per mezzo della tentazione, di debole lo rende forte, attesochè, mentre la carne debilita, la mente di lui rinvigorisce.

5,6:Voi vi gloriate senza ragione. Non sapete ec. Voi vi gloriate di essere sapienti, ma dove è la vostra sapienza, quando in sì orrendo disordine dissimulate, e tacete? Ignorate voi, che siccome un poco di lievito il suo sapore comunica a tutta quanta la pasta, così a tutta la società si estende la contagione di un solo peccatore? Si stende la contagione e perchè l'esempio di lui serve agli altri d'incitamento a peccare, e perchè del peccato di lui vengono gli altri ad essere partecipi col loro consenso, mentre non lo correggono. Rom. I. 32.

5,7:Togliete via il vecchio fermento, affinchè ec. Dalla ammonizione particolare fa passaggio ad una generale istruzione: imperocchè avendo con la similitudine del fermento dimostrata la sollecitudine, che dee aversi trai cristiani per reprimere i pubblici scandali, viene ora a dimostrare, qual debba essere la purità di vita degli stessi cristiani. Togliete via il vecchio fermento, vale a dire, tutti i sentimenti, e gli affetti dell'uomo vecchio vivente secondo la carne, non secondo lo spirito: il vecchio errore, come dice il Profeta Isaia VI.; onde voi siate nuovo impasto, nuova creatura, uomini nuovi, come per la professione Cristiana siete mondi dalla corruzione del peccato, siete senza fermento. E tali dobbiamo essere tutti noi, pe' quali è stato immolato Cristo quale Agnello pasquale, onde celebrando perpetuamente la memoria della nostra liberazione, e facendo continua pasqua, dobbiamo essere mai sempre senza fermento, vale a dire dobbiamo conservar l'innocenza, e la purità, e la santità della vita Cristiana.

5,8:Solennizziamo la festa non col vecchio lievito, ec. Celebriamo adunque la nostra pasqua non alla maniera della pasqua antica (la quale era figura della nostra) per sette giorni, ma per tutto il tempo di nostra vita; solennizziamo, dico, la festa della nostra liberazione non col fermento della vecchia vita per le prave passioni in fetta, e corrotta, nè col fermento della malizia, e della malvagità, ma con gli azzimi di una vita pura, e schietta, e conforme alla verità della fede.

5,9:Vi ho scritto per lettera: non abbiate commercio ec. La lettera, di cui si parla, secondo alcuni si è per duta. Aveva egli adunque scritto in quella lettera a' Corinti di fuggire ogni commercio, ogni relazione, ogni società con gli impudichi: imperocchè col nome di fornicazione debbe intendersi in questo luogo ogni maniera d'impurità. Il Grisostomo, ed altri credono, che l'Apostolo alluda qui a quello che avea detto sopra vers. 5.

5,10-11:Ma certamente non co' fornicatori di questo mondo, ec. I Corinti avevano prese la parole dell'Apostolo in un senso generale, e come se egli avesse voluto dire, che non trattassero con nissun uomo, che di tal pece fosse macchiato o Gentile, o Cristiano, che egli si fosse. Dice adunque l'Apostolo non esser questo il suo sentimento; conciossiachè quando egli ciò avesse preteso con una tal proibizione, gli avrebbe costretti a prendersi l'esilio non sol da Corinto, o dall'Achaia, ma da tutto il mondo, comuni essendo tra' Gentili i vizi nominati qui dall'Apostolo. Si spiega adunque egli, e dichiara, che la sua proibizione riguarda coloro, che portano il nome di fratelli, e sono cristiani di nome, se non di fatti. Con questi, allorchè è pubblico il loro peccato d'impudicizia, di avarizia, d'idolatria, di maldicenza, di ubbriachezza, vuole l'Apostolo, che anche avanti, che per pubblico giudizio della Chiesa siano separati dalla comunione de' fedeli, rompano questi ogni commercio, affinchè o per la vergogna di vedersi abbandonati, e fuggiti da tutti si riducano tai peccatori a conversione, o almeno non si dilati la contagione del mal esempio. Dove la nostra Volgata dice: Se taluno tra voi, che si chiama fratello, è fornicatore ec., il greco può tradursi con molti Padri greci, e latini: Se un tal fratello ha nome o di fornicatore, o di avaro ec. Donde intendesi, come si parla qui di peccati pubblici, e notori, e de' quali accusato sia il cristiano dalla voce comune.

5,12-13:Tocca egli a me il giudicare... di que' che sono di fuori? ec. La podestà spirituale, ed ecclesiastica non si estende se non ai membri della Chiesa. Io non giudico adunque (dice l'Apostolo) di quelli, che sono fuor della Chiesa; e voi stessi non dovete giudicare se non di quelli, che son nella Chiesa. Quanto agli altri voi dovete pur sapere, che hanno un giudice assai più terribile, che farà giudizio e vendetta delle loro iniquità: onde sebben non sono giudicati da noi, non saranno però impuniti. Togliete di mezzo a voi il cattivo. Togliete da voi, separate dalla vostra società il male, cioè il peccato. Si noti con s. Tommaso, che se l'Apostolo non proibisce a' Cristiani di aver commercio con gl'infedeli, ciò vuole intendersi di que' fedeli, i quali uon siano per la debolezza della lor fede in pericolo di esser sedotti. Coloro adunque, che stanno saldi nella fede, possono conversare con gl'infedeli, ed anzi adoperarsi per la loro conversione. Vedi il capo X. di questa lettera.