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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 14


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Che il dono delle lingue è inferiore al dono di profezia, ed è anzi inutile, ove non siavi chi interpreti: dà le regole per fare ordinato uso di tali doni, e vuole che le donne nella Chiesa si tacciano.

1Tenete dietro alla carità, ambite i doni spirituali: e massimamente il profetare.2Imperocché chi parla una lingua, non parla agli uomini, ma a Dio: conciossiachè nissuno l'ascolta. Ma parla misterj per Ispirito.3Ma colui, che profeta, parla agli uomini per edificazione, ed esortazione, e consolazione.4Chi parla le lingue, edifica se stesso: ma colui, che profeta, edifica la Chiesa di Dio.5Vorrei, che tutti, voi parlaste le lingue: ma anche più, che profetaste. Imperocché è da più chi profeta, che chi parla le lingue: se a sorte non le interpreta, affinchè la Chiesa ne riceva edificazione.6Ora poi, o fratelli, se io verrò a voi parlando le lingue, che bene vi farò, eccettochè io vi parli, o con la rivelazione, o con la scienza, o con la profezia, o con la dottrina?7Similmente le cose inanimate, che danno suono, e la tromba, e la celerà, se non danno distinzione di suoni; come si saprà egli quel, che sulla tromba si canti, o sulla cetera?8Imperocché se la tromba darà suono incerto; chi si metterà in ordine per la battaglia?9Cosi voi pure parlando una lingua, se non farete un discorso ben intelligibile; come s'intenderà egli quello, che vien detto? Conciossiachè parlerete all'aria.10Sonovi, per esempio, tante sorte di lingue nel mondo: e tutte hanno le loro voci.11Se io pertanto non saprò il valore delle voci, sarò barbaro per colui; a cui parlo: e colui, che parla, sarà barbaro per me.12Cosi voi pure, dacché siete amanti de' doni dello Spirito, fate si, che per edificazione della Chiesa ne abbondiate.13E perciò chi parla una lingua, domandi in grazia di interpretarla.14Imperocché se io fo orazione in una lingua, il mio spirito ora, ma la mente mia riman priva di frutto,15Che farò adunque? Orerò collo spirito, orerò colla mente: salmeggerò collo spirito, salmeggerò colla mente.16Dappoiché se tu renderai grazie con lo spirito, quegli, che sta al posto dell'idiota, come risponderà egli amen al tuo rendimento di grazie? Mentre non intende quel, che tu dici:17Conciossiachè tu veramente ben fai il rendimento di grazie: ma l'albo non ne è edificato.18Rendo grazie al mio Dio, che io parlo le lingue, che parlate tutti voi.19Ma nella Chiesa bramo di dir piuttosto cinque parole, sicché io sia inteso per isruire anche gli altri: che dieci mila parole in altra lingua.20Fratelli, non siate fanciulli nell'intelligenza, siate bensì pargoletti nella malizia: e perfetti nell'intendimento.21Nella legge sta scritto: per altri linguaggi, e per altre labbra parlerò a questo popolo; e nemmen così mi daranno retta, dice il Signore.22Le lingue adunque sono in segno non pe' fedeli, ma per gl' infedeli: la profezia poi non per gl' infedeli, ma pe' fedeli.23Se adunque si raduni insieme tutta la Chiesa, e tutti parlin le lingue, ed entrin dentro persone idiote, o infedeli: non dirann'elleno, che siete ammattiti?24Ma se tutti profetano, ed entra un infedele, o un idiota, è convinto da tutti, è sentenziato da tutti:25E per tal modo si manifesta quel, ch'egli ha occultamente nel cuore, e così gittatosi boccone, adorerà Dio, dichiarando, che Dio è veramente in voi.26Che è adunque da fare, o fratelli? Qualunque volta vi radunate, ciascuno di voi ha, chi il cantico, chi l'insegnamento, la rivelazione, le lingue, l'interpretazione: ogni cosa facciasi per l'edificazione.27E se v' ha di coloro, che parlante lingue (parlino) due, o al più tre a vicenda, e uno interpreti.28Che se non siavi chi interpreti, nella Chiesa si tacciano, ma seco stessi, e con Dio favellino.29De' profeti parlino due, o tre, e gli altri ne portino giudizio.30Che se ad un altro, che siede, sia stata fatta rivelazione, il primo si taccia.31Imperocché potete tutti profetare a un per uno: affinché tutti imparino, e tutti ricevano consolazione:32Gli spiriti de' profeti son sotto posti ai profeti.33Imperocché Iddio non è Dio del disordine, ma della pace: conforme io insegno in tutte le Chiese de' santi.34Le donne nelle Chiese stiano in silenzio, imperocché non è loro permesso di parlare, ma debbono star soggette, come dice anche la legge.35Che se bramano di esser istruite di alcuna posa in casa ne interroghino i loro mariti. Conciossiachè è cosa indecente per una donna il parlar nella Chiesa.36E forse da voi venuta la parola di Dio? Oppure a voi soli è venuta?37Se alcuno si tien per profeta, o per uomo spirituale, riconosca, che le cose, che io vi scrivo, sono precetti del Signore.38Chi poi è ignorante, sarà ignorato.39Per la qual cosa, o fratelli, amate di profetare; e non vietate il parlare le lingue.40Ma tutte le cose facciansi convenientemente, e con ordine.

Note:

14,1:Tenete dietro alla carità, ambite ec. Tali essendo i preti della carità, quali abbiamo veduto, conclude l'Apostolo con esortare i Corinti a tener dietro, a seguire, a non lasciar mai questa virtù, e posta che sia questa in sicuro, non proibisce loro di desiderare eziandio i doni o spirituali, e particolarmente i più utili a promuovere negli altri la carità, tra' quali il primo luogo egli dà al dono di profezia. Questo dono comprende, come abbiamo anche altrove notato, non solamente la predizione delle occulte cose future, ma anche la spiegazione ed esposizione delle Scritture, particolarmente profetiche, con le quali e si stabilivano i dommi della religione cristiana, e si illustravano gl'insegnamenti della pietà.

14,2:Chi parla una lingua, non parla agli uomini, ma a Dio. Colui, che parla in una lingua non intesa da chi la ode (quando non siavi, chi il sermone di lui interpreti), non agli uomini parla, i quali nulla intendono di quel ch'egli dice, ma a Dio parla, e a Dio rende onore, ch'è autore del dono delle lingue, e da lui solo è inteso.
Ma parla misteri per ispirito. Quello ch'egli fa, si è di parlare per istinto dello Spirito di cose misteriose, ed occulte non comprese dagli altri.

14,3-4:Ma colui, che profeta ec. Per lo contrario chi ha il dono di profezia, non parla per sè solo, ma anche per gli altri uomini, e gli edifica, e gli ammonisce, e gli consola, e vantaggio spirituale apporta non a sè solo (come chi parla una lingua ignota), ma anche alla Chiesa di Dio, mentre con la sposizione delle Scritture, e col dimostrare i dommi della religione, e i principi della vita cristiana coopera e alla santificazione de' credenti, e alla conversione degl'infedeli.

14,5:Vorrei, che tutti voi parlaste le lingue, ec. Dimostra l'Apostolo, che se tanto innalza il dono di profezia sopra quello delle lingue, ciò non fa egli, perchè di questo dono non faccia stima, ma perchè il fine di tutti i doni essendo la pubblica edificazione, ed utilità, certamente il Profeta di gran lunga avanza per tal riguardo il parlatore di lingue, quando questi unito non abbia il dono d'interpretare nella lingua comune quello ch'egli dice in lingua straniera.

14,6:Che bene vi farò, eccettochè io vi parli o con la rivelazione, ec. Se io venissi da voi (dice l'Apostolo) parlando le lingue, potrei io recarvi qualche vantaggio, se non avessi insieme lo spirito o di sapienza, o di scienza, o di profezia, o di dottrina? Il dono di rivelazione sembra, che possa essere quello che è dall'Apostolo chiamato dono di sapienza, cap. XII. 7. 8., dove anche gli altri tre rammentati qui da lui sono indicati. Dobbiamo però confessare, che non siamo noi in istato d'intendere in questa materia tutte le parole, e le espressioni di Paolo, come lo erano i Corinti, i quali avean sotto i loro occhi le cose, delle quali egli ragiona. Noi possiamo bensì ammirare questa (dirò così) inondazione immensa dello Spirito di Dio, la di cui moltiplice virtù in tante, e sì diverse guise manifestavasi tra i nuovi fedeli, che facea di mestieri, che i primi pastori si applicassero a porre ordine, e regola nell'uso di tali doni per evitare la confusione.

14,7:Similmente le cose inanimate, che danno suono, ec. Dimostra con la similitudine degli strumenti da suono, che le lingue, senza l'interpretazione non sono di alcun giovamento, nella stessa guisa, che inutilmente suonerebbe la tromba,o la cetera, se non rendessero suono di stinto, e significante, ed atto a risvegliare in chi lo ode i sentimenti, e gli affetti, che si prefigge di muovere chi suona tali strumenti.

14,8:Se la tromba darà suono incerto; ec. Grande era presso gli antichi l'uso della tromba nelle armate, e il principale di dar con essa il segno della battaglia. Vedi Num. cap. X. 6.

14,10:Sonovi....... tante sorte di lingue ec. Gli Ebrei contavano fino a settanta linguaggi diversi.

14,11:Sarò barbaro per colui, ec. Sarò straniero per colui, a cui parlo, se non gli parlerò in un linguaggio, che quegli intenda; ed egli similmente sarà straniero per me, quando in lingua parli da me non intesa.

14,12:Cosi voi pure... fate si, che per edificazione ec. Dee qui sottintendersi dopo il precedente versetto: nella stessa maniera sareste voi barbari gli uni per gli altri, ove tra di voi parlaste in lingue tra voi non intese: ma l'Apostolo lasciando, che ciò s'intenda, conchiude: perchè ciò non avvenga, giacchè amate, e ambite i doni dello Spirito, procurate, che non alla ostentazione, o a risvegliare solamente in altrui la meraviglia, ma alla edificazione della Chiesa siano impiegati gli stessi doni.

14,14-15:Il mio spirito dira, ma la mente mia ec. Per intelligenza di questo versetto è da notare, come la voce greca, che vien tradotta nella Volgata colla parola mente, significa talvolta anche sentimento, concetto, pensiero ec. Il ragionamento adunque dell'Apostolo sembra, che sia questo: ho detto, che colui, che parla le lingue, chiegga a Dio la grazia d'interpretarle: imperocchè ponete, che io nell'adunanza de' fedeli preghi il Signore in una lingua, che non è intesa dagli altri, non v'ha dubbio, che il mio spirito, cioè il mio affetto produrra una buona orazione, ma i miei pensieri, i miei concetti non recheranno agli altri alcun frutto, perchè questi nulla capiscono di quello che io dico. Ecco a questo passo la sposizione di s. Basilio, la quale viene a confermare la traduzione, che abbiamo dato a questo e al seguente versetto:Dicesi questo per coloro, i quali facevano orazione in una lingua non intesa da quelli che ascoltavano; imperocchè dice l'Apostolo: se io faccia orazione in lingua straniera, il mio spirito ora, ma il mio concetto non è di giovamento; conciossiachè qualunque volta a quelli che si trovan presenti, ignote sono le parole dell'orazione, i concetti di colui, che dirà, restano certamente infruttuosi, perchè niuno v'ha, che ne tragga profitto. Per lo contrario poi, quando l'orazione è atta a giovare altrui, ed intesa da' circostanti, allora certamente colui, che ora, ha per suo frutto il miglioramento, e profitto di coloro, a' quali è di giovamento: Reg. Brev. interrogazione 278. Orare spiritualmente, salmeggiare spiritualmente significa orare, e salmeggiare per movimento, ed istinto dello Spirito divino, lo che vuol dire orazione, e salmeggiamento buono, ed utile per chi lo fa, ma non sempre per chi ascolta, se questi non intende quello che il primo nella sua orazione, e ne' suoi cantici dice al Signore. Io adunque, dice l'Apostolo, orerò, e salmeggerò e spiritualmente, e intelligibilmente, affine di esser utile e a me stesso, ed anche agli altri.

14,16:Se tu renderai grazie con lo spirito, ec. Se tu offrirai a Dio de' cantici di ringraziamento, e di lode, quali in istranio linguaggio ti son dettati dallo Spirito, come potrà colui, che siede tra gl'idioti, approvare le tue laudi, e i tuoi ringraziamenti, e unirsi a' medesimi rispondendo amen, mentre egli non sa, nè comprende quel che tu dici?

14,18:Rendo grazie al mio Dio, ec. Vuol fare intendere, che quanto aveva detto intorno alla preferenza da darsi al dono di profezia sopra quello delle lingue, non potea provenire da invidia, ch'egli portasse a chi per tal dono risplendeva tra Corjnti: imperocchè di questo dono medesimo era egli fornito in guisa, che tutte quelle lingue, le quali parlavansi da tutti ifedeli di Corinto, egli ancor le parlava.

14,10:Ma nella Chiesa ec. Nella pubblica adunanza de' fedeli, dove molti si trovano, che la sola lingua comune, e volgare intendono, amo piuttosto di dire poche parole, delle quali l'intelligenza si comunichi per me agli altri, che di parlar molto in lingua ignota.

14,20:Non siate fanciulli nell'intelligenza; ec. Guardatevi dal preferire per debolezza di giudicio i doni di maggior comparsa a quelli di maggior frutto, e utilità, lo che sarebbe una puerile vanità. Voi dovete essere come pargo letti semplici, ed ignoranti per tutto ciò, che riguarda il male; ma uomini adulti, e perfetti per quel che è l'intendere, e il giudicare di tutte le cose, e per discernere il bene dal male. Vedi Matth. XVIII. 3.

14,21-22:Per altri linguaggi, e per altre labbra parlerò a questo popolo. Queste parole del capo XXVIII. d'Isaia sono conformi non alla versione dei LXX, ma a quella di Aquila, come osservò gia Origene. Le parole seguenti: e nemmen cosi ec. sono qui aggiunte dall'Apostolo per meglio spiegare il sentimento del Profeta, ma si trovano dopo alcune altre nello stesso luogo. Seguita Paolo a dimostrare la maggioranza del dono di profezia sopra quello delle lingue. Le lingue abbenchè servir possano anche a istruire, e confermare nella verità i fedeli, sono nulladimeno principalmente ordinate a ridurre con la novita di tal miracolo gl'infedeli alla fede, come apparisce dalle parole d'Isaia, nelle quali questo miracolo stesso promette agli Ebrei increduli, e contraddittori del Messia, e questa promessa è stata già adempiuta sotto de' loro occhi, senzachè perciò siansi convertiti, lo che era pur predetto da Isaia. Iddio adunque, il quale mandava agli Ebrei fedeli i suoi Profeti, mandò a' medesimi Ebrei di venuti infedeli, e persecutori del Cristo, gli Apostoli, i quali ripieni dello Spirito del Signore parlavano ogni sorta di lingue; ma non fu questo prodigio sufficiente a convertire quella indurata nazione, la quale anzi in quel medesimo tempo si ostinò sempre più nella infedeltà. La profezia poi è pel popolo fedele, pel popolo di Dio, cui ella è sempre utile, confermandolo nella fede, e conducendolo alla piena cognizione de' misteri, e di tutte le verità utili a conseguire la vita eterna: le lingue poi sono per gli infedeli, e non sempre sono utili alla loro conversione.

14,23:Se adunque si raduni... tutta la Chiesa, e tutti parlino ec. Solevano anche i Pagani introdursi, talora per nera curiosita, nelle adunanze de' Cristiani. Dice adunque Paolo a' Corinti, che riflettano alla sinistra impressione, che può far nello spirito di un infedele, o di un uomo rozzo, e ignorante il sentire nelle Chiese cristiane un numero di fedeli, che parlino tutti insieme in diversi non intesi linguaggi. Certamente una tal confusione non sarà di edificazione per l'infedele, e piuttosto dara gli occasione di disprezzare i fedeli, e la Chiesa.

14,24:Ma se tutti profetano, ed entra ec. Ma se tutti in virtù del dono ricevuto da Dio profetizzano, ed espongono le Scritture, e ragionano delle verità della fede, e istruiscono, ed esortano al bene, chi può dubitare, che venendo nell'adunanza un idiota, od un infedele, non rimanga convinto da tutti, e dimostrato reo d'infedeltà, d'ignoranza, di errore, di peccato?

14,25:E' per tal modo si manifesta quel, ch'egli ha occultamente nel cuore, e cosi gittatosi ec. Così egli avviene, che movendò Dio a suo talento la lingua del Profeta, viene questi a toccare gli occulti vizi di coloro, che lo ascoltano, onde muove il cuor loro a detestare i passati errori, e ad umiliarsi e con lo spirito, e col corpo dinanzi a Dio, e a riconoscere, e confessare, che non altronde, che da Dio può procedere l'unzione, e l'efficacia della parola, da cui egli sente e intenerito, e penetrato il suo cuore.

14,26:Che è adunque da fare, ec. Qual regola dovra stabilirsi riguardo all'uso di questi doni spirituali? Le parole che seguono, possono anch' esse leggersi a maniera d'interrogazione, ma ciò non è di necessità, ed il senso è lo stesso. Quando voi vi radunate, ognun di voi secondo il diverso dono, che ha ricevuto, si sente ispirato chi a cantare qualche nuovo cantico di lode, di ringraziamento, o di preghiera al Signore; chi a istruire, chi a parlare lingue ignote ec. Qual'è adunque la regola, che dee in tutto, e da tutti principalmente osservarsi? Ella è questa, che tutto si faccia per promuovere il bene della Chiesa di Cristo, nulla per proprio onore, tutto per utile de' prossimi. Novera qui l'Apostolo cinque doni, sotto de' quali anche gli altri comprende. Per rivelazione puo intendersi o la manifestazione fatta ad alcuno delle cose future, o l'intelligenza de' più astrusi misteri.

14,27:E uno interpreti. Quello, che è stato detto da colui, che in lingua ignota favella, sia spiegato in greco da uno di quelli, che hanno il dono d'interpretare.

14,28:Nella Chiesa si tacciano, ec. Non facciano inutilmente perdere il tempo a fedeli congregati, ma parlino, se cosi lor piace, seco stessi, e a Dio nella propria casa.

14,29:E gli altri ne portino giudizio. Gli altri si rifesce a quelli, che sono ornati di simile dono, cioè sono anch'essi Profeti, e capaci perciò di giudicare, se la dottrina di colui, che ragiona, è sana ed utile, affinchè non sia ricevuta come dottrina dello Spirito di Dio quella, che potrebb'essere talora dello spirito di errore.

14,30:Che se ad un altro, che siede, ec. Se uno del numero degli uditori ha da Dio ricevuto una rivelazione, e intelligenza particolare sopra la materia, di cui il primo ragiona, e si esibisce di parlarne,il primo allora si taccia.

14,31:Potete tutti profetare a un per uno; ec. Parla ai profeti, ai quali dice, che potranno uno dopo l'altro, profetar tutti (lo che s'intende in diverse adunanze ), e che maggiore sarà l'edificazione degli stessi profeti, mentre a vicenda insegneranno agli altri, e im pareranno dagli altri, dapoichè il dono di Dio secondo una certa misura è concesso.

14,32-33:Gli spiriti de' profeti son sottoposti ec. Previene una difficoltà, che poteagli essere opposta da alcuno di que' profeti, il quale dicesse: non posso io rattenere lo Spirito, che parla in me; risponde però l'Apostolo, che la divina ispirazione non è come quella dei profeti fanatici del demonio, i quali dal maligno spirito in vasati non sono padroni nè della lor lingua, ne di se stessi. L'ispirazione di Dio non isforza la volonta' de' profeti, ma solo dolcemente gli muove, ed è subordinata non solo all'arbitrio degli stessi profeti (i quali possono o parlare, o tacere, come fece Giona), ma anche al buon ordine, che dee osservarsi in tutte le cose, perchè questo pur viene da Dio, che Dio chiamasi non del tu multo, o del disordine, ma della pace. Vedi qui il Grisostomo, Hom. XXX. e s. Girolamo praef. in Nahum, e in epist. ad Ephes. lib. 2.
Conforme io insegno ec. Stimola efficacemente i Corinti all'osservanza di queste regole, dicendo, che sono le stesse, che sono state insegnate da lui a tutte le Chiese, e da tutte le Chiese osservate.

14,34-35:Le donne nelle Chiese ec. Questo insegnamento dell'Apostolo è conforme e all'uso della sinagoga, e ai costumi di tutte le nazioni.
Come dice anche la legge. Ha in mira l'Apostolo il luogo della Genesi, III. 16.
Che se bramano di essere istrutte di alcuna cosa, in casa ne interroghino i loro mariti. Ne' quali suppone l'Apostolo per conseguenza tal capitale di scienza delle cose di Dio da potere sufficientemente illuminare e le mogli, e tutta la propria famiglia; e massimo certamente è il bene, che far può un marito così illuminato.

14,36:E forse da voi venuta la parola ec. Severa riprensione, che fa ai Corinti l'Apostolo: siete voi forse stati i primi a ricevere da Dio la parola del Vangelo, e a predicarla agli altri? Ovvero siete i soli, che l'abbiate abbracciata? Come dunque avete ardimento d'introdur nuove regole, e nuove usanze non approvate da' primi fondatori del cristianesimo, nè ricevute da alcuna di quelle Chiese, che sono state fondate prima della vostra? A quelli, e a quelle dovete voi conformarvi, non quelli, o quelle a voi. Questa riprensione è probabile, che riguardi principalmente l'abuso, che era tra i Corinti di concedere alle donne la libertà di parlare, e di fare da dottoresse nelle pubbliche adunanze; ma può estendersi anche agli altri abusi accennati di sopra.

14,37:Se alcuno si tien per profeta, o per uomo spirituale, ec. Sarebb'egli credibile, che a tali miei insegnamenti si opponesser coloro, che si tengono per profeti, e per uomini spirituali, e fors'anche lo sono? No certamente; conciossiachè se hanno veramente lo Spirito di Dio debbon sapere, che i precetti ch'io do, sono precetti di Gesù Cristo, sono precetti del Signore, a' quali ubbi dirà chiunque è servo del Signore.

14,38:Chi poi è ignorante, sarà ignorato. Chi fa l'ignorante, e o dice, o mostra di non sapere, se dal Signore vengano tali ordini, sarà dal Signore ignorato, non sarà riconosciuto dal Signore per suo: il greco legge:Chi ignora, ignori ec. Chi non capisce, o non vuol capire, non capisca, resti nella sua ignoranza, pensi egli stesso al pericolo, in cui si pone; non mi prenderò io alcun fastidio per lui.

14,39:Amate di profetare; e non vietate ec. Ritorna all'argomento tralasciato al versetto 33., e ripete quello che gia più volte ha inculcato intorno ai doni dello Spirito; bramate lo Spirito di profezia, come più utile per la comune edificazione; ma non proibite, che coloro, a' quali è stato dato il dono delle lingue, ne facciano uso; non disprezzate questo dono, il quale è buono per se stesso ed è anche utile al lbene della Chiesa, quando usato sia coi debiti riguardi

14,40:Ma tutte le cose faccian si convenientemente. Le parti tutte del culto divino siano talmente ordinate, che servano alla gloria di Dio, e alla edificazione de' fratelli.