Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 10


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Col racconto dell'ingratitudine de' Giudei puniti sovente da Dio per varj loro peccati vuol ritrarre i Corinti da simile ingratitudine; della tentazione umana, e dell'aiuto di Dio nelle tentazioni. Non solamente dee fuggirsi l'idolatria, ma anche la mensa dì coloro, che si cibano delle cose offerte agl'idoli, sì perchè con questo sembra, che si attribuisca qualche cosa agl'idoli, e si ancora perche ciò reca scandalo ai deboli.

1Imperocchè non voglio, che voi ignoriate, o fratelli, come i padri nostri furono tutti sotto quella nuvola, e tutti passarono per quel mare;2E tutti furono battezzati per Mosè nella nube, e nel mare:3E tutti mangiarono dello stesso cibo spirituale,4E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: (or bevevano della pietra spirituale, che gli accompagnava: e quella pietra era Cristo).5Ma non a favore de' più di essi fu il beneplacito di Dio: conciossiachè furono messi per terra nel deserto.6E queste cose erano figure di noi, affinchè non desideriamo cose cattive, come quegli desiderarono:7Né siate adoratori degli idoli, come alcuni di loro, conforme sta scritto: si adagiò il popolo per mangiare, e bere, e si alzarono per tripudiare.8Né fornichiamo, come alcuni di essi, fornicarono, e ne peri in un sol giorno ventitre mila.9Né tentiamo Cristo: come alcuni di loro lo tentarono, e furono uccisi da' serpenti.10Né mormorate, come alcuni di loro mormorarono, e furono spersi dallo sterminatore.11Or queste cose tutte accadevan loro in figura: e sono state scritte per avvertimento di noi, ai quali è venuta la fine de' secoli.12Per la qual cosa chi si crede di star in piedi, badi di non cadere.13Non vi ha sorpreso tentazione se non umana: ma fedele è Dio, il quale non permetterà, che voi siate tentati oltre il vostro potere, ma darà con la tentazione il profitto, affinchè possiate sostenere.14Per la qual cosa, diletti miei, fuggite l'idolatria:15Parlo come a persone intelligenti, giudicate voi di quel, ch'io dico.16Il calice della benedizione, cui noi benediciamo, non è egli comunicazione del sangue di Cristo? E il pane,che noi spezziamo, non è egli comunicazione del corpo del Signore?17Dappoiché un pane solo, un solo corpo siamo noi molti, quanti di quel solo pane partecipiamo.18Mirate Israele carnale: non è egli vero, che quegli, che mangiano dell'ostia, hanno comunione coll'altare?19Che dico io adunque? Che sia qualche cosa l'immolato agli idoli? o che qualche cosa sia l'idolo?20Ma quello, che le genti immolano, lo immolano ai demonj, e non a Dio. Non voglio che voi siate consorti de' demonj: voi non potete bere il calice del Signore, ed il calice de' demonj.21Non potete partecipare alla mensa del Signore, e alla mensa de' demonj.22Provochiam noi a emulazione il Signore? Siamo forse di lui più forti? Tutto mi è permesso, ma non tutto è spediente.23Tutto mi è permesso, ma non tutto è di edificazione.24Niuno cerchi quel, che torna a lui, ma ognuno quel che torna per gli altri.25Tutto quello, che si vende al macello, mangiatelo senza cercar altro per riguardo della coscienza.26Conciossiachè del Signore è la' terra, e quello, che la riempie.27Che se alcuno degli infedeli vi invita a cena, e vi piace di andare: mangiate di tutto quello, che vi è posto davanti, senza cercar altro per riguardo della coscienza.28Che se uno diravvi: questo è stato immolato agli idoli: non ne mangiate per riguardo a colui, che vi ha avvertito, e per riguardo della coscienza:29Della coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro. Imperocché per qual motivo la mia libertà è condannata dalla coscienza altrui?30E se io partecipo di una grazia, e perché si dice male di me per cosa, di cui rendo grazie?31O mangiate adunque, o beviate, o facciate altra cosa: tutto fate a gloria di Dio.32Non siate d'inciampo né a' Giudei, né a' Gentili, nè alla Chiesa di Dio:33Siccome io pure in tutto mi adatto a tutti, non cercando la mia utilità, ma quella di molti, affinchè siano salvi.

Note:

10,1:Non voglio, che voi ignoriate, ec. Avendo detto di sopra, com'egli gastigava il proprio corpo per non restar defraudato del premio desiderato, avverte ora i Corinti a fare altrettanto, e a non lusingarsi di soverchio pe' molti doni da Dio ricevuti, i quali l'obbligano bensì l'uomo a maggior vigilanza, ma non lo pongono fuori di pericolo. Sopra di che porta egli quello che avvenne ne' primi tempi al popolo Ebreo figura del nuovo popolo adunato da Cristo. Ricordatevi, che gli antichi Ebrei padri nostri, perchè noi precedettero nella vera religione, e nel culto del vero Dio, e la fede di lui a noi tramandarono, ebbero tutti nel loro viaggio verso la terra promessa per guida, e per riparo contro gli ardori del sole, quella nube famosa, e tutti passarono miracolosamente il mar rosso.

10,2:E tutti furono battezzati per Mosè ec. Mose mediatore dell'antica alleanza era figura di Gesù Cristo, e sotto la guida di lui fu condotto da Dio il popolo Ebreo nel suo viaggio verso la terra promessa, e per lui passò il mare; or in questo passaggio, tutti gli antichi Padri hanno riconosciuto dietro all'Apostolo una espressa figura del battesimo di Gesù Cristo; basti per tutti Tertulliano laddove dice: Allorchè il popolo tratto dall'Egitto passando per l'acqua del mare si sottrae al furore del Re di Egitto, lo stesso Re con tutte le sue milizie resta affogato nelle acque. Qual più manifesta figura del sagramento del battesimo? Sono liberate dal secolo le nazioni, e ciò per mezzo dell'acqua, e lascian sommerso nell'acqua il loro antico signore, il demonio. Per la nuvola vari Padri ed Interpreti vogliono, che si adombrasse lo Spirito santo, per virtù del quale è data alle acque la virtù di mondare, e santificare le anime. Dice adunque l'Apostolo, che a tutti gli Israeliti fu comune la grazia di essere in certo modo battezzati mediante quella sensibile, e miracolosa figura del battesimo cristiano, come a tutti fu comune il beneficio della nuvola, e del libero transito lasciato loro dall'acque

10,3:E tutti mangiaron dello stesso cubo spirituale. Vale a dire della manna piovuta nel deserto. E la chiama l'Apostolo cibo spirituale, o perchè data miracolosamente dal cielo, ònde è anche detta pane degli Angeli, Ps. LXXVIII. 25., o perche significava quel pane vivo, che dovea discendere dal cielo per dare al mondo la vita, Joan. VI. 32.

10,4:E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. Tutti pur bevvero dell'acqua tratta dal vivo sasso (Num. XX), o questa bevanda ancora è chiamata spirituale, o perchè miracolosa, o perchè avea una sublimissima significazione, come dice dipoi l'Apostolo.
Bevevano della pietra ... che gli accompagnava e quella pietra era Cristo. Gesù Cristo fonte perenne di vita era significato in quella pietra, da cui sgorgarono in abbondanza le acque a dissetare il popolo. Due volte dalla pietra percossa con la sua verga da Mosè scaturirono vive acque; la prima volta vicino a Raphidim, il primo anno dopo l'uscita di Egitto; la seconda volta vicino a Cades l'anno 40. Alcuni Interpreti perciò sono di parere, che la prima sorgente gli accompagnasse per lo spazio di 38 anni, conducendo Dio il suo popolo per luoghi sempre più bassi,fino a tanto che o per provarlo, o per punirlo permise, che l'acqua nuovamente mancasse; con che verrebbe ad intendersi, il perchè dica Paolo, che la pietra (cioè le acque, che da essa uscivano) accompagnava gli Ebrei. Questa interpretazione sembra approvata da Tertulliano, allorchè parlando dell'acqua del battesimo, dice: Questa è l'acqua, la quale dalla pietra compagna scorreva: e da S. Tommaso in questo luogo: Siccome dalla pietra percossa usci l'acqua, che consolò, e sostenne il popolo nel deserto; cosi dal fianco di Cristo aperto usci l'acqua, ed il sangue, onde sostenuti sono i fedeli nel faticoso cammino verso la terra de' vivi.

10,5:Ma non a favore de' più di essi ec. Abbenchè tutti gli Israeliti, che uscirono dall'Egitto, avesser parte a' medesimi favori di Dio, anzi avesser tutti ricevuto da Dio in certa guisa i medesimi sagramenti, de' quali siamo noi stati graziati, dappoichè siccome nel passaggio del mare, e nella nuvola ebbero una figura del nostro battesimo, così nella manna, e nell'acqua scaturita dalla pietra ebbero l'immagine e della divina Eucaristia, e degli altri sagramenti; contuttociò la maggior parte di essi non furono accetti a Dio, anzi furono odiati da lui, e in vece di entrare nella terra promessa miseramente perirono per viaggio in pena dei loro peccati. Vedi Num. XIV. 29. Giosuè, e Caleb furono i soli, che di tanto numero di Ebrei usciti dall'Egitto posero piede nella terra di promissione.

10,6:E queste cose erano figure di noi, affinchè ec. Nella storia del popolo Ebreo è scritta tutta la storia della Chiesa cristiana, come anche in altri luoghi dice l'Apostolo. Negli avvenimenti adunque de' padri nostri dobbiam noi ravvisare quello che a noi pure avverrà, se gli imiteremo. I gastighi, co' quali furon puniti gli Israeliti, che desiderarono le carni, e le cipolle d'Egitto, ci debbono fare avvertiti a non desiderare quello che Dio ci ha proibito. Vedi Num. XI. Queste parole di Paolo sono indiritte a quei Corinti, che amavano i piaceri della gola.

10,7:Nè siate adoratori degli idoli...conforme sta scritto: ec. Tocca l'istoria riportata nel cap. XXXII. 6. dell'Esodo secondo la versione de' Settanta, e prende di mira quei Corinti, che si cibavano degli immolati: lo che o era culto idolatrico, o almeno un incamminamento a simil culto.

10,5:Nè fornichiamo, ec. Vedi Num. XXV. I. ec. La differenza del numero tra 'l testo di Mosè, e 'l nostro o è errore de' copisti, ovvero dicendo l'Apostolo, che in un sol giorno perirono ventitre mila, non si esclude, che un miglinio in circa fossero stati uccisi il giorno avanti, onde in tutto fossero ventiquattro mila morti, come scrivesi ne' Numeri. Del rimanente queste parole di Paolo possono aver relazione al fatto dell'incestuoso.

10,9:Nè tentiamo Cristo: come ec. Tentano Dio coloro, che diffidano della divina potenza, e perciò chieggono dei segni. Tale fu il peccato degli Israeliti, Num. XXI. 5., per cui mandò Dio contro il popolo i serpenti infuocati. In qualche antico codice in vece di Cristo si legge Dio, ma non è necessario di variar lezione, mentre Cristo, il quale come Dio fu prima che fosse Abramo (Joan. VIII.58), potè essere tentato dagli increduli, e molti Interpreti per quell'Angelo promesso da Dio per conduttore al suo popolo (Erod. XXIII. 21.) intendono il verbo di Dio. Forse son qui ripresi que' Corinti, i quali dubitavano della futura risurrezione. Vedi cap. XV. 12.

10,10:Nè mormoriate, come ec. Nè mormoriate o contro Dio, o contro gli uomini dativi da Dio stesso per superiori; dappoichè gli Israeliti mormoratori furono uccisi dall'Angelo sterminatore. Vedi Num. XVI.

10,11:Or queste cose tutte accadevan loro in figura. Erano come tante pitture profetiche, che annunziavano quello che avvenir dee alla Chiesa cristiana.
i quali è venuta la fine de' secoli. Sono state scritte queste cose per volere di Dio ad esempio e ammaestramento per noi, i quali ci siamo imbattuti nella ultima età del mondo, che è quella, che è tralla venuta di Cristo, e la fine de' secoli. Gli Ebrei dividevano tutta la durazione del mondo in tre parti, avanti la legge, sotto la legge, e sotto il Messia. Questa ultima parte è chiamata da Paolo fine de' secoli; e in questo tempo, che è il tempo del Messia, e della Chiesa cristiana, tutte debbono adempirsi le figure de' tempi antichi registrate nel vecchio testamento.

10,12:Chi si crede di star in piedi, badi ec. Da tutto il precedente raziocinio deduce questa conclusione l'Apostolo, essere necessaria la vigilanza, e cautela continua per tutti, e principalmente per chi forte si crede, e robusto nella fede; conciossiachè egli pur può cadere, come gli Ebrei sopra mentovati caddero e perirono.

10,13:Non vi ha sorpreso tentazione, se non umana. Credete voi forse già provata, e sperimentata abbastanza la vostra fede? E come ciò, mentre la tentazione, che avete fin qui sofferta, non è stata se non molto leggera e ordinaria tra gli uomini? Può Dio permettere, che altre tentazioni vi assaliscano molto più gravi, e violente. Non vi scoraggite però a simile annunzio, che io fo non per atterrirvi, ma per tenervi umili, e vigilanti; non vi scoraggite, mentre Dio è fedele, ed egli l'aiuto suo ha promesso a coloro, che sono tentati, e gli eletti suoi custo disce, ed alle loro forze proporziona la tentazione: colui (dice s. Agostino in ps. LXI.) che dà al demonio la licenza, o la podestà di tentare, egli stesso dà la misericordia ai tentati.
Darà con la tentazione il profitto, affinchè ec. Darà con la tentazione accrescimento di grazia per uscire dalla tentazione vittoriosi; vi darà la grazia della perseveranza, affinchè non restiate soccombenti.

10,15:Parlo come a persone intelligenti, giudicate ec. Loda i Corinti per rendergli più attenti, e docili a' suoi insegnamenti. Conoscendovi, dice egli, per uomini bene istruiti nelle cose della fede, non ho difficoltà di rimettermi al giudizio di voi medesimi in quello onde sono ora per ragionarvi.

10,16:Il calice della benedizione, cui noi benediciamo, ec. Calice della benedizione è quello in cui il vino è consagrato, e converso nel sangue di Cristo mediante la parola del medesimo Cristo. La voce benedizione è sovente usata da' Padri per significare la consagrazione, e trasmutazione del pane, e del vino, come qui dall'Apostolo. Bevendo di questo calice, dice l'Apostolo, cui noi sacerdoti, e ministri dell'altare benediciamo, e consagriamo, non veniamo noi a partecipare del sangue di Cristo? E mangiando il pane celeste, cui noi sull'altare spezziamo, non venghiamo noi a partecipare del corpo di Cristo? E partecipando al sangue, e al corpo di Cristo non divenghiamo noi una stessa cosa e tra noi, e con Cristo?

10,17:Un pane solo, un solo corpo ec. Vuol dimostrare quello che ha accennato di sopra, che tutti i fedeli sono una sola cosa nel mistico corpo di Cristo; cibandoci di un solo medesimo pane noi diventiamo un sol corpo sì con Cristo, perchè il nudrimento una stessa cosa diviene con chi ne è nudrito, e sì tra di noi, perchè quello che due cose sono riguardo a un terzo, lo sono tra loro stesse, onde uniti, e incorporati i fedeli con Cristo, sono anche tra loro uniti, e incorporati. Così s. Ireneo, s. Ilario, il Grisostomo, ed altri; ed ecco l'argomento, che da tali promesse vuole l'Apostolo, che ne deducano i Corinti: mediante la partecipazione del calice, e del pane nella mensa di Cristo una sola cosa diventano i fedeli e tra loro stessi, e con Cristo. Nella stessa guisa se il fedele del calice de' demoni partecipa, una stessa cosa diviene e con essi, e con gli infedeli.

10,18:Mirate Israello carnale; ec. Considerate Israele, Israele, dico, non quello che è tale secondo lo spirito e secondo la fede (conciossiache il vero Israele siam noi fedeli Rom. IX. 6), ma sì Israele carnale, occupato tuttora ne' carnali suoi sagrifizi. Non è egli vero che coloro, i quali mangiano dell'ostia immolata secondo la legge, sono tenuti partecipi del sagrifizio fatto sopra l'altare secondo la legge, come offerto anche per essi? E da questo ancora vuole Paolo, che ne inferiscano i Corinti che chi mangia delle ostie immolate agli idoli alla stessa mensa con gli infedeli, si dichiara di aver parte ai sagrifizi degli idolatri.

10,19:Che dico io adunque? ec. Ma con simile discorso vengo io forse a distruggere quello che ho detto di sopra (VIII. 4.), e a dire, che qualche cosa sia l'idolo, e qual che forza abbiano per nuocere le cose immolate a un idolo? No certamente.

10,20-21:Ma quello, che le genti immolano, ec. Quantunque un nulla sia l'idolo, e non possa perciò nulla o di santo, o di contaminato derivar da lui nelle cose, che al medesimo sono immolate, la verità però si è, che ai demoni sono impolate le ostie, che agli idoli sono offerte. Imperocchè tutti gli Dei de' Gentili sono demonii, psalm. XCVI. Or io non voglio, nè è da tollerarsi, che alcuna cosa abbiate voi di comune con i demoni.
Voi non potete bere ec.Le libazioni del vino in onore degli Dei erano usate nelle feste de' Gentili. Or dice l'Apostolo, non è ella cosa assurda, e perversa, e (per la opposizione infinita, che è tra Cristo, e il demonio) moralmente impossibile di mescolare il calice del Signore col calice de' demoni? Così fa vedere a' Corinti, quanto debbano vergognarsi di aver preteso, che indifferente cosa si fosse l'intervenire a' solenni conviti degli idolatri; dappoichè una tal comunion co' demoni non può stare in alcun modo con la comunione nostra con Cristo.

10,22:Prorochiam noi a emulazione ec. Allude l'Apostolo alle Scritture, nelle quali Dio è chiamato un Dio geloso, che non soffre rivale; onde dice: siam noi tanto stolti, che non temiamo d'irritare lo zelo di Dio, mentre una specie di lega, e di amicizia facciamo col suo rivale, e nemico, il Demonio? Certamentenoi non siamo di lui più forti, nè vantaggio possiamo sperare da simil pugna.

10,23:Tutto mi è permesso, ma non tutto ec. Viene adesso ad un'altra gravissima ragione per indurre i Corinti ad astenersi dall'uso degli immolati. Ha già egli detto più volte, che non è, assolutamente parlando, illecito l'uso degli immolati; in genere di cibi adunque può il Cristia io generalmente far uso di quello che più gli piace; e relativamente a questa libertà dice l'Apostolo: tutto mi è permesso: ma con molta ragione aggiugne, che non tutto è giovevole al bene del prossimo, e specialmente del prossimo debole, e non tutto è utile al vantaggio pubblico, e alla edificazione della Chiesa.

10,24:Niuno cerchi quel, che torna a lui, ma ec. Non debbe il Cristiano badar solamente al suo proprio comodo, trascurando il bene de' suoi fratelli: imperocchè la carità non cerca il proprio suo bene, ma sì l'altrui. Cap. XIII.

10,25:Quello che si vende al macello, mangiatelo senza cercar altro ec. Mangiate liberamente delle carni, che vendonsi alle pubbliche macellerie, senza domandare, se siano state immolate agl' idoli, o non immolate: imperocchè il domandarne potrebbe porre scrupolo nella coscienza o di chi si trova presente, quando voi le comprate, o di chi è alla vostra tavola, quando le mangiate. Alcuni Interpreti riferiscono quelle parole per riguardo della coscienza a quell'istesso, che compra le carni, ed il quale se venisse a sapere, che sono carni immolate, temerebbe di non potere con sicura coscienza cibarsene, che è il caso, di cui parla l'Apostolo cap. VIII. 7. La prima interpretazione sembra più verisimile, perchè vuol qui l'Apostolo dire, quando sia lecito, o non lecito di cibarsi degli immolati riguardo al prossimo.

10,26:Del Signore è la terra, ec. Potete liberamente mangiar di tutto, perchè tutto è del Signore, e non può essere immondo quello che è del Signore.

10,27:Che se alcuno degli infedeli vi invita ec. A privato, e domestico convito, non sagro, o fatto in onore dei falsi dei.

10,28:Che se uno diravvi: ec. Se uno de' convitati, sia egli fedele, o sia infedele, vi avverta che la tal cosa e stata immolata agli idoli, non ne mangiate per non iscan dalizzare colui, che vi ha avvertiti: imperocchè se que gli è un fedele, o giudicherà (essendo egli debole di coscienza) che tu fai peccato a mangiarne, o forse anche l'esempio tuo lo indurrà a cibarsene contro il dettato della propria coscienza, e peccherà: se poi chi ti avverte, è un infedele, vedendo, che tu avvertito ne mangi, potrà di leggeri pensare, che tu o per rossore, e rispetto umano, o per allettamento di gola dai principii della tua religione ti allontani, e perderà ogni concetto di te, onde in vece di guadagnar lui a Cristo (che è il solo motivo, per cui ti si permette di accostarti alla mensa di un infedele), agli insulti, e agli schermi del medesimo esporrai te stesso, e la Chiesa.

10,29:Della coscienza, dico, non tua, ec. Non mangiare adunque della cosa immolata per non offendere, noi dico la tua coscienza, perchè tu essendo bene istruito, non credi di peccare mangiandone; ma per non offendere la coscienza di lui, che ti ha avvertito.
Imperocchè per qual motivo la mia libertà ec. Per qual ragione usando temerariamente, e senza riflesso della liberta, che io ho di mangiar di ogni cosa, mi esporro al pericolo di essere condannato dalla coscienza del mio fratello, cui io sono occasione di caduta? Certamente ma le io farei, operando cosi.

10,30:E se io partecipo di una grazia, ec. Se io di qualunque cibo, che prendo, ne partecipo con render grazie a Dio secondo l'esempio lasciatoci da Gesù Cristo, come mai vorrò io permettere di essere accusato o di idolatria, o di golosità per l'uso di un cibo, per cui rendo a Dio grazie? Or ciò avverrebbe, quando senza riguardo dovuto a' miei prossimi io volessi di ogni cosa indistintamente cibarmi in qualunque occasione.

10,21:O mangiate adunque, o beviate, o facciate altra cosa: tutto fate a gloria di Dio. Abbiate adunque e nel mangiare, e nel bere, e in tutte le cose per iscopo, e per fine la gloria di Dio, a promuover la quale tutte esser debbono indiritte le azioni dell'uom Cristiano. Vedi s. Agostino in psalm. CXLVI.

10,32:Non siate d'inciampo ec. Non siate causa con alcuna azione vostra, che sia offeso l'onore di Dio, e siano scandalizzati o i Giudei, o i Gentili, o i fedeli membri della Chiesa di Cristo: imperocchè e ai domestici, ed agli estranei siam di ciò debitori.

10,33:Siccome io pure in tutto mi adatto ec. Come buono, ed amante maestro il suo proprio esempio propone. Io cerco, dice egli, di adattarmi a tutti, di farmi al genio di tutti per non dare a nissuno occasione di scandalo per essere a tutti di edificazione; a' privati miei comodi antepongo in ogni cosa la pubblica spirituale utilità dei molti per condurgli a salute. Fate voi altrettanto.