Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Prima lettera ai Corinzi 6


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Gli riprende, perchè litigavano dinanzi a giudici infedeli, e novera alcuni peccati, che escludon dal regno di Dio. Dice, che alcune cose sono lecite, che non sono spedienti, e con varie ragioni dimostra doversi fuggire la fornicazione.

1Ha cuore alcuno di voi, avendo lite con un altro, di stare in giudizio dinanzi agli ingiusti piuttosto, che dinanzi ai santi?2Non sapete voi, che i santi giudicheranno il mondo? Che se per voi sarà giudicato il mondo, siete voi indegni dì giudicare di cose tenuissime?3Non sapete voi, che noi giudicheremo gli Angeli? Quanto più delle cose del secolo?4Se adunque avrete lite di cose del secolo: ponete a tribunale per giudicarle quegli, che non sono niente stimati nella Chiesa.5Dico queslo per farvi arrossire. Così adunque non v'ha tra voi neppur un sapiente, che possa entrar di mezzo a giudicare del fratello?6Ma il fratello litiga col fratello: e questo dinanzi agl'infedeli?7E già assolutamente delitto per voi l'aver tra voi delle liti. E perché non piuttosto vi prendete l'ingiuria? Perché non piuttosto soffrite il danno?8Ma voi fate ingiuria e portate danno: e ciò a' fratelli.9Non sapete voi, che gli ingiusti non saranno eredi del regno di Dio? Badate di non errare: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri,10Né gli effeminati, né quei, che peccano contro natura, né i ladri, né gli avari, né gli ubbriachi, né i maledici, né i rapaci avranno l'eredità del regna di Dio.11E tali eravate alcuni: ma siete stati mondati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e mediante lo spirito del nostro Dio.12Tutto mi è permesso, ma non tutto torna bene. Tutto mi è permesso, ma io non sarò schiavo di cosa alcuna.13Il cibo per il ventre, ed il ventre per i cibi: ma Dio distruggerà e quello, e questi: il corpo poi non per la fornicazione, ma pel Signore: e il Signore pel corpo.14Iddio però e risuscitò il Signore: e noi risusciterà con la sua potenza.15Non sapete voi, che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prese adunque le membra di Cristo, le farò membra di meretrice? Dio me ne guardi.16Non sapete voi, che chi si unisce ad una meretrice, divien (con essa) un solo corpo? Imperocché (dice) saranno i due solo una carne.17Chi poi sta unito col Signore, è un solo spirito con lui.18Fuggite la fornicazione. Qualunque peccato, che faccia l'uomo, è fuori del corpo: ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo.19Non sapete voi, che le vostre membra son tempio dello spirito santo, il quale è in voi, ed il quale è stato a voi dato da Dio, e che non siete di voi stessi?20Imperocché siete stati comperati a caro prezzo. Glorificate, e portate Dio nel vostro corpo.

Note:

6,1:Ha cuore alcuno di voi, avendo lite ec. Viene adesso l'Apostolo ad un altro capo di accusa contro i Corinti. Era avvenuto, che qualche Cristiano avea citato in giudizio al tribunale de' Gentili un altro Cristiano per qualche disputa d'interessi in cambio di rimetter l'affare all'arbitrio di uno, o più fratelli. Ed erano tanto più degni di biasimo quelli, che ciò facevano, perchè è noto, che i Romani permettevano agli Ebrei (tra' quali, e i Cristiani niuna differenza facevasi in quel tempo) di vivere secondo le proprie leggi, e le cause pecuniarie si decidevano nella sinagoga da' Triumviri a ciò deputati. Riprende adunque l'Apostolo coloro, i quali disprezzati i santi, cioè i fedeli, quasi incapaci fossero di terminare certe differenze di poco momento, amavan meglio di ricorrere al giudizio degli ingiusti, vale a dire degli in fedeli, da' quali niun motivo aveva un cristiano di sperare un'esatta giustizia. Gli Ebrei avevano per massima capitale di non litigare giammai dinanzi a' Gentili, e dicevano essere una profanazione del nome di Dio il citare un Israelita al tribunale de' Gentili, e generalmente parlando è proprio di un uomo giusto il rimettersi piuttosto al parere di arbitri, che ricorrere a' pubblici giudizi per causa di molti peccati, i quali o in niun modo, o difficilmente schivar si possono nel litigare. Ma l'Apostolo mirava principalmente allo scandalo, che veniva a darsi ai Pagani con queste liti, nelle quali con macchia del nome cristiano venivano a scoprirsi le dissensioni, l'a varizia, e le frodi di alcuni, per colpa de' quali era ca lunniata tutta la Chiesa.

6,2-3:Non sapete voi, che i santi giudicheranno il mondo? Che se per voi ec. Rileva l'Apostolo l'autorità, che è data da Dio ai santi di giudicare con Cristo nel futuro giudizio il mondo, cioè tutti gli uomini, ed anche gli stessi angeli cattivi. Se adunque i santi, i fedeli sono fatti degni di aver parte in un giudizio di tanta gravità, ed importanza, in cui si tratterà dell'acquisto, o della perdita di un bene eterno, vi sarà egli chi ardisca di rifiutare il loro giudizio in cose di legge rissima importanza, in cose, che la sola vita presente risguardano?

6,4:Se ... avrete lite di cose del secolo; ponete a tribunale ec. Nè di lite, nè di giudizio dovrebbe sentirsi il none tra voi; ma se contro ogni buon ordine per effetto della umana debolezza alcuna lite venga a nascer tra voi per cose temporali, prendete per giudici non i dottori, o i prelati della Chiesa, ma i più piccoli, i meno considerati tra' fratelli, quelli, che sono giudicati incapaci di ogni ministero nella Chiesa; questi eleggete, e prendetevi per giudici piuttosto, che ricorrere a un giudice pagano.

6,5-6:Dico questo per farvi arrossire. Cosi adunque non v'ha tra voi ec. Io non vi propongo questo partito, se non per confondervi. Come? È adunque ridotta a tale stato la Chiesa di Corinto (dove tanti sono, che di dottrina, e di sapienza si danno vanto) che un solo uomo non siavi atto ad intromettersi nelle controversie, che nascono tra' fratelli, per comporle amichevolmente, ma sia necessario di venire ad un ordinato giudizio, e che questo giudizio abbia a farsi dinanzi agli infedeli?

6,7:E già assolutamente delitto per voi l'aver tra voi delle liti. Osservano i Padri, che chiamasi un delitto, o sia mancamento grave l'aver liti, non perchè sia assolutamente cosa mala di sua natura il ripetere il suo per le vie di giustizia, ma perchè ordinariamente ha seco congiunti molti mali, e molti peccati; nascendo per lo più le liti da soverchio affetto alle cose temporali, ed essendo origine infausta di infiniti sospetti, e giudizi temerari, e maldicenze, e rancori con perdita e del tempo, e della pace dell'animo, e della mutua carità.
E perchè non piuttosto vi prendete l'ingiuria? Perchè ec. E perchè piuttosto che aver lite, e ricorrere in giudizio, non ricevete con pazienza, e moderazione cristiana il torto a voi fatto, e perchè non soffrite ancora qualunque danno, che a voi ne venga?

6,8:Ma voi fate ingiuria, ec. Si rivolge in questo versetto l'Apostolo a coloro, che erano i più rei, perchè facendo ingiuria a' fratelli, e danneggiandoli nell'interesse, davano occasione alle querele, ed alle liti.

6,9:Non sapete voi, ec. Voi così facendo commettete ingiustizia contro i fratelli. Or dee pur esser noto a voi, che gli ingiusti non avranno parte nel regno di Dio. Non vi lasciate ingannare da una stolta, e vana opinio ne, per cui crediate, che sia lasciato impunito alcun peccato. Sembra, che l'Apostolo abbia in mira la dottrina degli epicurei, i quali dicevano, che Dio, nè gradi-. vale buone opere, nè si offendeva delle cattive.

6,11:E tali eravate alcuni: ma siete stati mondati, ec. Tali foste voi una volta, almeno una parte, rei chi d'una, chi d'un'altra delle nominate scelleraggini, e chi di tutte, ma siete stati mondati interiormente per mezzo della lavanda di rigenerazione, santificati nel sangue di Gesù Cristo, e fatti partecipi della vera giustizia nel nome, cioè pe' meriti dello stesso Gesù Cristo, e per virtù dello Spirito santo diffuso ne' vostri cuori. Con quanta sollecitudine adunque guardarvi dovete dal ricadere, nelle antiche iniquità?

6,12:Tutto mi è permesso, ma non tutto torna bene. Tutto mi è permesso, ma io ec. Avendo l'Apostolo biasimate le liti, anche quelle, nelle quali uno non altro cerchi, che quello che per giustizia gli è dovuto, pote va alcuno rispondergli: è egli adunque assolutamente il lecito di litigare? A questa obbiezione risponde adesso l'Apostolo con una bella sentenza, di cui si serve eziandio in proposito di un'altra quistione, che egli tocca qui di passaggio, e di cui parlera più diffusamente nel cap. VIII., vale a dire intorno alla indifferenza dei cibi. Dice egli adunque: tutto mi è lecito, ma non tutto torna bene; mi è lecito generalmente parlando, di ripetere il mio per via di giudizio, mi è lecito di mangiar di qualunque cibo, e lo stesso dicasi di molte altre cose, le quali proibite non sono dalla legge di Cristo, nè sono di propria lor natura cattive. Di tali cose non niego, che possa dire chicchessia: tutto mi è permesso, na fa d'uopo però di aggiugnere, che non tùtto è utile, nè tutto conviene, dappoichè la libertà, che in questo ci è stata lasciata, debbe essere diretta dalle regole della carità, e della mutua edificazione. È lecito tutto quello che non è proibito, ma non torna bene, e non è spediente se non ciò, che secondo le particolari circostanze può dirsi ben fatto. Quindi aggiugne l'Apostolo: tutto mi è permesso, ma io (e lo stesso debbono pensare anche gli altri) sul pretesto della libertà, che ho in tali materie, non mi renderò schiavo di alcuna cosa, nè mi legherò a fare, se non quello che sarà utile per servigio di Cristo, e pel bene de' prossimi.

6,13:Il cibo per il ventre, e il ventre per li cibi: ma Dio distruggerà ec. Che è il cibo? Il cibo è per il ventre, in cui si concuoce per somministrar nudrimento a tutto il corpo. E che è egli il ventre? Il ventre è come un recipiente destinato a ricevere il cibo, e a digerirlo. Ma e l'uso de' cibi, e l'ufficio, che ha il ventre nel tempo di questa vita mortale, sarà una volta abolito da Dio. Non sarebbe ella adunque stoltezza grande, se uno per cose corruttibili, e passeggere venisse a soffrir danno, e discapito in ciò, che mai non finisce? Non dobbiamo adunque per amore del cibo, e della gola, e del ventre esporre a pericolo la nostra, o l'altrui salute eterna, altercando sopra tali cose con iscandalo del fratello.
Il corpo poi non per la fornicazione, ec. Ritorna qui l'Apostolo a parlare della fornicazione, intorno alla quale non è incredibile, che taluno di quei maestri, contro de' quali inveisce egli più volte in questa lettera, avesse de' sentimenti poco conformi alla santità, e severità del Vangelo. Avendo egli adunque detto in altro proposito: il cibo per il ventre, e il ventre pe' cibi: prende da queste parole occasione di far passaggio a quest'altra gravissima materia, dicendo: ma siccome il ventre è pe' cibi, destinato all'ufficio di riceverli, e di concuocerli pel sostentamento del corpo, sarà egli forse il corpo destinato alla fornicazione, e alla impurità? Chi è, che possa sognarsi tal cosa, quando ognun sa, che il corpo dell'uomo Cristiano a Gesù Cristo appartiene, che è il Signor nostro, e lo stesso Signore è stato dato agli uomini, affinchè non solo le anime, ma anche i loro corpi santifichi, e conformi un dì gli renda alla sua propria gloria?

6,14:Iddio però e risuscitò il Signore, e noi risusciterà ec. Il Padre risuscitò il Figliuol suo Gesù Cristo nostro capo, e nostro primogenito, e nella stessa guisa, con la stessa potenza renderà la vita anche a' nostri corpi mortali. Vedi Rom. VIII. II.

6,15-16:Non sapete voi, che i vostri corpi sono membra di Cristo, ec. Niuno di voi deve ignorare, che l'uomo cristiano rigenerato in Cristo diventa membro del mistico corpo di Cristo, che è la Chiesa, e tale egli è non solo riguardo all'anima, ma anche riguardo al corpo, il quale servendo adesso all'anima d'istrumento nel servire a Cristo, deve poi essere un di innalzato fino alla partecipazione della gloria dello stesso corpo di Cristo. E ciò essendo, chi crederà, che sia da tollerarsi, che coloro, che sono membra di Cristo, il loro augusto carattere profanino fino a tal segno, che membra divengano di meretrice? imperocchè siccome l'unione santa dell'uomo, e della donna nel legittimo matrimonio fa de' due un sol corpo secondo l'ordinazione di Dio; così un solo corpo colla meretrice diventa chi ad essa si unisce contro il divieto di Dio. Ecco adunque, come riflette s. Tommaso, il sacrilegio, che nel peccato della fornicazione si contiene.

6,17:Chi poi sta unito col Signore, ec.<7em> Chi poi per mezzo della fede, e della carità sta unito a Gesù Cristo sposo della Chiesa, questi spiritualmente è una stessa cosa con lui per la unione del suo spirito con quello di Cristo. Vedi Joan. XVII. Questa unione tutta santa, e spirituale, e degna dell'uomo rigenerato, anzi che è tutta la gloria dell'uomo rigenerato, questa unione, dico, oppone l'Apostolo alla obbrobriosa congiunzione, di cui ha parlato ne' due precedenti versetti.

6,18-19:Fuggite la fornicazione. Molto propriamente l'Apostolo non ha detto, resistete alla fornicazione, ma fuggite la fornicazione, perchè, come osserva s. Tomma so, negli altri vizi quanto più l'uomo gli considera, e sopra di essi ragiona, tanto meno vi ritrova ragione di amarli; ma quanto al vizio della impurità il solo pensarvi è un dare in mano le armi alla concupiscenza, e perciò non si vince questo vizio se non col fuggire, e schivare tutti gli impuri pensieri, e tutte le occasioni pericolose.
Qualunque peccato, che faccia l'uomo, è fuori del corpo: ec. Adduce l'Apostolo in questo, e nel seguente versetto una ragione molto efficace a ispirare ne' cuori de' fedeli orrore grandissimo al vizio della impurità, come quello per cui si disonora quel corpo, il quale nel santo battesimo fu consagrato tempio, ed abitacolo dello spirito santo, e questo Spirito divino con ingratitudine somma da sè discaccia il Cristiano impudico. Ecco le parole di Tertulliano de cult. templ. lib. 2. Conciossiachè noi tutti siamo templi di Dio per essere stato introdotto, e consagrato in noi lo Spirito santo, la custode, e la sacerdotessa di questo tempio è la pudicizia, la quale non dee permettere, che nulla vi sia portato dentro di profano o d'immondo, affinchè quel Dio, che lo abita, macchiata veggendo la sua sede, disgustato non la abbandoni.
Non siete di voi stessi? Non siete padroni di voi medesimi; e ne porta la ragione.

6,20:Siete stati comperati a caro prezzo. Glorificate, ec. Di Cristo voi siete, il quale a caro prezzo comprovvi, vale a dire col divino suo sangue. Se adunque siete per ciò servi di Dio, onorar lo dovete, e servirlo non solo col vostro spirito, ma anche col vostro corpo, portando il suo giogo, attentamente guardandovi da tutto quello che è contrario al servigio, che a Dio deve rendere anche il vostro corpo.