Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 10


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L'Apostolo prega pe' Giudei, i quali dice,che hanno zelo di Dio, e della legge non secondo la scienza, mentre non conoscendo Cristo fine della legge, la giustizia cercavano per mezzo delle opere della legge. Diversità della giustizia delle opere legali da quella, che vien dalla fede, la quale è comune tanto al Giudeo, che al Greco credente in Cristo. In ogni luogo del mondo e stata predicata la fede di Cristo, la quale rigettata da' Giudei abbracciata dalle Genti.

1Fratelli, il desiderio del mio cuore, e l'orazione, che io fo a Dio, è per la loro salvezza.2Imperocché io fo loro fede, che hanno zelo di Dio, ma non secondo la scienza.3Imperocché non conoscendo la giustizia di Dio, e cercando di stabilire la propria, non si sono soggettati alla giustizia di Dio.4Imperocché il termine della legge è Cristo per dar la giustizia a tutti coloro, che credono.5Imperocché Mosé scrìsse, che l'uomo, il quale avrà adempiuta la giustizia, che vien dalla legge, per essa viverà.6Ma la giustizia, che vien dalla fede, dice cosi: Non istare a dire in cuor tuo: chi salirà in cielo? Viene a dire per farne scendere il Cristo:7O chi scenderà nell'abisso? Viene a dire per risuscitare il Cristo da morte.8Ma che dice la scrittura? Tu hai presso di te la parola nella tua bocca, e nel cuor tuo: questa è la parola della fede, che noi predichiamo.9Perché se con la tua bocca confesserai il Signore Gesù, e crederai in cuor tuo, che Dio lo ha risuscitato da morte, e sarai salvo.10Imperocché col cuore si crede a giustizia: e con la bocca si fa confessione a salute.11Imperocché dice la scrittura: Chiunque in lui crede, non sarà confuso.12Imperocché non vi ha distinzione di Giudeo, o di Greco: Conciossiachè lo stesso è il Signore di tutti, ricco per tutti coloro, che lo invocano.13Conciossiachè chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo.14Ma come invocheranno uno, in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno, di cui non hanno sentito parlare? Come poi ne sentiranno parlare senza chi predichi?15Come poi predicheranno, se non sono mandati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro, che evangelizzano novella della pace, che evangelizzano novella di felicità!16Ma non tutti ubbidiscono all'Evangelio. Mentre Isaia dice: Signore, chi ha creduto quello, che ha sentito da noi?17La fede adunque dall'udito, l'udito poi per la parola di Cristo.18Ma, dico io: forse che non hanno sentito? Anzi per tutta la terra si è sparso il suono di essi, e le loro parole fino alle estremità della terra.19Ma, dico io: forse Israele non ne seppe nulla? Mosè è il primo a dire: Vi metterò a picca con una nazione che non è nazione: con una nazione stolta vi muoverò a sdegno.20Isaia poi più francamente dice: Mi hanno trovato coloro, che non mi cercavano: mi sono fatto pubblicamente vedere a coloro, che non domandavano di me.21Ad Israele poi dice: Tutto il dì stesi le mani mie al popolo incredulo, e contraddittore.

Note:

10,1:Il desiderio del mio cuore, e l'orazione, che io fo ec. Volendo parlare della caduta de' Giudei, principia con dimostrare la compassione, che ha di essi, e come instan temente a Dio domanda la loro salute.

10,2:Fo loro fede, che hanno zelo di Dio, ma non secondo la scienza. Ecco un motivo di compassione. Perseguitano Cristo e la sua Chiesa per ignoranza piuttosto, che per malizia, mossi da zelo, ma da zelo non diretto dalla scienza, e dalla cognizione del vero. Nello stesso caso si era trovato Paolo, come egli stesso racconta, Philip. III. 6.: Per izelo ho perseguitato la Chiesa di Dio.

10,3:Imperocchè non conoscendo la giustizia di Dio, e cercando di stabilire ec. La loro ignoranza consiste nel non conoscere quella giustizia, per la quale l'uomo di viene veramente giusto dinanzi a Dio, quella giustizia, che viene da Dio mediante la fede di Gesù Cristo. Quindi è, che con tanto calore si studiano di accreditare la propria giustizia, quella giustizia, che non aspettano da Dio, mn dalle proprie opere, e dalle forze della natura, giustizia umana, che non è giustizia al più al più se non presso gli uomini, ma non davanti a Dio. Vedi cap. IV. E da questa deplorabile ignoranza è proceduto, che non hanno voluto soggettarsi alla giustizia di Dio, cioè a Cristo, per la fede del quale sono giustificati gli uomini dinanzi a Dio.

10,4:Il termine della legge è Cristo per dar la giustizia ec. Gli Ebrei ignorano la vera giustizia, perchè non sanno, che tutta quanta la legge ha per termine, per fine e per iscopo il Cristo, per cui debbono gli uomini conseguir la vera giustizia, la qual giustizia non poteva darsi dalla legge, benchè a questo ordinata fosse la stessa legge; per la qual cosa oggetto della legge si è di condurre gli uomini a Cristo, il quale dà a chi con fede viva in lui crede, e la remissione de' peccati, e la riconciliazione con Dio.
Il Greco può anche tradursi: Cristo è il complemento, o sia la perfezione della legge: vale a dire, che per lui si adempie con perfezione la legge, e fassi acquisto della vera giustizia, dando Dio per Cristo e la remissione dei peccati ai credenti, e la grazia di viver bene.

10,5:Imperocchè Mosè scrisse, che l'uomo, il quale avrà adempiuta ec. Con le parole dello stesso legislatore Mosè dimostra l'Apostolo la diversa condizione della giustizia legale, e della giustizia di Dio. Mosè dice (Levit. XVIII. 5.) che il frutto, che riceverà l'uomo dall'osservanza della legge, sarà di non essere punito di morte come trasgressor della legge; imperocchè, come parla lo stesso Apostolo, Hebr.x. 28., Chiunque viola la legge di Mosè... muore senza misericordia. Restringevansi le promesse della legge secondo la lettera alla vita presente; che se in s. Matteo si dice, XIX.: Se vuoi giugnere alla vita (eterna) osserva i comandamenti; ciò debbe intendersi secondo il senso spirituale della legge, il qual senso contiene la fede in Gesù Cristo: laddove si parla in questo luogo, secondo il senso letterale, ed esterior della legge, e in questo senso la legge non fa menzione del premio della vita eterna. S. Tommaso, e Agost. contr. ep. Pelag. lib. 4. cap. V.

10,6:Ma la giustizia, che vien dalla fede, dice cosi: Non istar a dire... chi salirà in cielo? ec. È da notare in primo luogo, che l'Apostolo cita qui le parole del capo XXX. del Deuteronomio, dette da Mosè riguardo alla legge, e queste parole le applica a Cristo, e al Vangelo. La qual cosa dee farci ammirare l'altissima sapienza di Paolo, per la quale penetrando oltre la corteccia, e il velo della lettera, vide, e scopri l'elogio della fede di Cristo in queste parole, nelle quali senza di lui avremmo sempre creduto, che non di altro si favellasse, che della legge di Mosè. Ma adesso illuminati da lui, o piuttosto dallo Spirito divino, che in lui parlava, noi cominciamo a ripensare, che Mosè non fu solamente mediatore del vecchio testamento, ma anche insigne Profeta, che la dottrina insegnata da lui come principale oggetto riguarda il Cristo, e che Gesù Cristo medesimo di questa importantissima verità ci ha istruiti, dicendo: Di me egli (Mosè) scrisse, Joan. cap. 5. 46. Valendosi adunque nel senso più nobile, e sublime delle espressioni di Mosè, viene in primo luogo a mostrare l'Apostolo la fermezza della fede.
La giustizia, che vien dalla fede, dice cosi: ec. Non è Mosè, che della sua legge ragioni al popolo; ella è la giustizia derivante dalla fede di Cristo quella, che parla, ponendo in vista i due principalissimi oggetti della Cristiana credenza, l'incarnazione del Verbo disceso dal cielo a vestirsi di umana carne, e la sua risurrezione da morte; e quanto al primo ella dice: niuno sia, che per debolezza di spirito vada disputando in cuor suo, e di cendo: chi sarà, che al cielo possa salire? Che è quanto dire, chi è che giunto fin colassù, dal seno del Padre ne tragga il Cristo, perchè a liberarci egli venga? Questo dubbio è sciolto dalla fede, per cui siamo certi, che Cristo per propria virtù misericordiosamente discese dal cielo, ed esinanito per noi apparve sopra la terra, e fe' sua dimora tra gli uomini.

10,7:O chi scenderà nell'abisso? Viene a dire per risuscitare ec. Nella stessa guisa niuno sia, che vada sofisticando intorno al mistero di Cristo risuscitato, con dire: chi scenderà nell'abisso, o sia nel sen della terra, e nel sepolcro per trarne il Cristo, affinchè egli possa ritornare alla luce del giorno e alla vita? Anche questo dubbio è sciolto dalla fede, mercè di cui noi sappiamo, che Cristo era padrone e di depor la sua vita, e di ripigliarla, come egli dice in s. Giovanni, cap. X.10., e per propria virtù sua risuscitò. Così dimostrasi la fermezza della fede.

10,8:Ma che dice la Scrittura? Dappoichè la Scrittura ne' due precedenti versetti ha detto quello che noi dobbiamo dire, vediamo adesso quel che ella dica.
Hai presso di te la parola nella tua bocca, e nel cuor tuo: ec. La parola della fede è a te vicina, onde e rammentarla puoi con la bocca, e conservarla nella tua memoria, e nel cuor tuo. La stessa parola del Padre incarnata si è fatta dappresso per istruirti della fede, vale a dire del Vangelo, che dei abbracciare con fede. Questa parola (che è parola di fede, perchè tratta della fede di Cristo) è quella, che io, e gli altri Apostoli predichiamo, dice l'Apostolo.

10,9:Perchè se con la tua bocca confesserai il Signore Gesù, e crederai . .. che Dio lo ha risuscitato ec. Avrai la salute, e la vita eterna, se e confesserai con la bocca il Signore Gesù (vale a dire, se confesserai per tuo unico Salvatore il Verbo fatto carne), e col cuore, cioè con fede animata dalla carità, confesserai, che egli risuscitò da morte per virtù di Dio, cioè per quella potenza, che egli ha come Dio in comune col Padre. In questi due prinari articoli della Cristiana credenza combattuti allora piti di ogni altro e da 'Giudei, e dai Gentili si intendono compresi anche gli altri.

10,10:Col cuore si crede a giustizia. Col cuore, o sia con la volontà si crede, perchè, come dice s. Agostino, non può credere, se non chi vuole. Si crede adunque con la volontà e per mezzo di questa fede della giustizia si fa acquisto.
Colla bocca si fa confessione a salute. Giustificato che è l'uomo mediante la fede, per conseguir la salute fa d'uopo, che operi in lui la fede per mezzo della carità, e perciò dice l'Apostolo: con la bocca si fa confessione a salute, dove per la confessione di Cristo s' intende e la confessione che si fa del suo nome e de' misteri della sua fede, qualunque volta ciò sia di mestieri, e la confessione della nostra fede, che si fa con le buone opere, per le quali diventiamo il buono odore di Cristo, e dia mo occasione agli uomini di glorificare il nostro celeste Padre.

10,11:Dice la Scrittura: Chiunque in lui crede, ec. Qualunque uomo, di qualunque nazione egli sia, che creda in Cristo, non rimarrà deluso, nè confusione e rossore, ma gloria e innalzamento gli recherà la sua fede. Qui pure intendasi quella fede, cui vivifica, e anima la carità.

10,12-13:Non vi ha distinzione ec. Nell'affare della salute non si fa distinzione tra Greco, e Giudeo., primieramente perchè tutti gli uomini hanno uno stesso padrone, alla bontà di cui si appartiene di provvedere alla salute di tutti; secondariamente perchè questo padrone è ricco di bontà, misericordia, e potenza per salvar tutti coloro, che in vocheranno il suo nome, come egli stesso ha detto in Gioele II. 32.

10,14:Ma come invocheranno uno, in cui non hanno creduto? Dalle parole di Gioele prende motivo l'Apostolo di tornare al principale suo argomento, che è di provare, che dalla fede ne viene e la giustizia, e la salute, per passare di poi a far intendere, come il Vangelo non è pe' soli Giudei, ma dee essere predicato alle genti, nè debbono offendersi di ciò i medesimi Ebrei. Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo, dice il, Profeta. Ma può egli invocare il nome del Signore uno, che in lui non creda? No certamente; imperocchè l'invocazione appartiene alla confessione della bocca, e la confessione della bocca procede dalla fede del cuore.
E come crederanno in uno, di cui non han sentito parlare? È necessario di credere; dunque è necessario di udire; imperocchè credere vuol dire tener per vero quello, che uno non ha veduto, ma udito da altri.
Come poi ne sentiranno parlare senza chi predichi? È adunque necessaria la predicazione, e promulgazione del Vangelo.

10,15:Come poi predicheranno, se non sono mandati. Non è ambasciatore di un principe se non colui, che è spedito dal principe, il quale gli ha confidate le cose, delle quali dee trattare in suo nome. Coloro adunque, che quasi ambasciadori di Cristo vanno a predicar la sua fede, debbono essere spediti da lui, come lo furono gli Apostoli, e colla autorita di lui dalla Chiesa, e da' prelati della Chiesa. Come sta scritto: Quanto sono belli ec. Questa missione la ebbero da Cristo gli Apostoli; imperocchè di essi Isaia, che in ispirito li previde, parlo nelle parole qui riferite: Quanto sono belli ec., vale a dire, quanto è cara, e gradevole la venuta di questi uomini, che portano no vella di pace. Questa pace significa la riconciliazione dell'uomo con Dio annunziata dai santi Apostoli, dalla qual pace ne viene eziandio la pace dell'uomo con i suoi prossimi, e la pace con se medesimo, la quale egli con seguisce per la vittoria delle passioni soggettate allo spirito mediante la grazia di Gesù Cristo.
Che evangelizzano novella di felicità! Non solo predicano i beni, che abbiam di presente per mezzo di Cristo, e del Vangelo, ma quelli ancor che speriamo, i beni eterni promessi alla fede. Si può ancor dire, che per li piedi degli Apostoli venga significata la purità, e santità dell'affetto, con cui questi andarono a predicare la divina parola, annunziando Cristo non per umano interesse, nè per desiderio di lode, ma pervantaggio degli uomini, e pergloria del Salvatore.

10,16:Ma non tutti ubbidiscono all'Evangelio. Ma non tutti, quelli, che ascoltano colui, che lo predica, credono al Vangelo; con le quali parole viene a significare, che inescusabili sono i Giudei, a' quali il Vangelo è stato annunziato da' predicatori spediti loro da Dio, armati di potere divino per confermare con i miracoli la verità, e nulladimeno non hanno gli stessi Giudei creduto nè ai predicatori, nè a Dio.
Isaia dice: Signore, chi ha creduto ec. Parla il Profeta in persona degli Apostoli, i quali si querelano con Dio, perchè pochissimi degli Ebrei abbian creduto.

10,17:La fede adunque dall'udito, l'udito poi per la parola di Cristo. Secondo le ordinarie regole della Providenza divina dall'udito è la fede, perchè fa d'uopo avere udito la verità predicata per credere, onde a Cornelio fu mandato s. Pietro per istruirlo nella fede. Che poi la predicazione si oda, e per essa si insinui nello spirito la verità, ciò viene dalla parola di Cristo, che spedì i suoi ambasciadori ad annunziarla.

10,18:Ma, dico io: forse, che non hanno sentito? ec. Ma potranno forse scusarsi gli Ebrei con dire, che non è stato ad essi annunziato il Vangelo, che non ne hanno sentito parlare? Anzi, come dice Davidde, il suono de' predicatori dello stesso Vangelo si è sparso per tutta la terra, ed è arrivato sino agli ultimi confini del mondo.

10,19:Ma, dico io: forse Israele non ne seppe nulla? ec. È egli forse stato Israele senza alcun lume intorno al mistero di Cristo, intorno alla vocazione delle genti, e intorno alla riprovazione dei Giudei? No certamente. La stessa legge di tutte queste verità doveva istruirlo. Mosè il primo de' profeti, e loro legislatore dice, che Dio alta mente disgustato contro il suo popolo innalzato avrebbe a tanta gloria quelle genti, che gli Ebrei non credevano degne del nome di genti, perchè non riunite nel culto del vero Dio, quelle genti stolte, perchè prive di ogni lume della vera religione, avrebbe distinte con favori si grandi, che diverrebbono oggetto d'invidia, e di sdegno per li Giudei. Questa profezia si vedeva adempiuta fino dai tempi degli Apostoli con gli ammirabili, e immensi doni di ogni grazia e virtù sparsi dallo Spirito santo sopra le Chiese formate dal Gentilesimo. Vedi gli Atti.

10,20:Isaia poi... Mi hanno trovato ec. Con maggior energia ancora si spiega Isaia, predicando la stessa vocazione delle genti, senza far caso dell'odio, che per una tal predizione si acquistava presso la sua nazione. Mi hanno trovato (dice il Profeta in persona di Dio) que' che non cercavano di me, che non solo non avevano merito, ma neppure intenzione, nè desiderio di ritrovarmi. Mi sono dato a conoscere ad uomini, che nulla pensavano a me, e dediti interamente a' loro idoli non curavano la mia dottrina.

10,21:A Israele poi dice: ec. Il Greco può tradursi contro Israele poi dice: ec. Dopo la vocazione delle genti lo stesso Profeta predisse chiaramente la riprovazione del popolo Ebreo. Per bocca di lui dice Cristo: tuttodì, cioè per tutto il tempo della mia vita mortale stesi le mani mie a questo popolo incredulo, che sempre si è opposto a me, e alla verità, e io a me lo invitai con la mia voce, co' miei miracoli, co' miei benefizi, quasi tenera madre, la quale benchè disgustata per le disubbidienze del figliuolo, pur nondimeno con faccia tra dolce, e severa le braccia ver lui distende per invitarlo a ritornare al suo seno, e a ricordarsi dell'amor suo. Alcuni interpreti queste parole intendono come dette di Gesù Cristo, che stese in croce le mani sue verso il popolo, nel qual tempo, quantunque e il sole si oscurasse, e i sepolcri si aprissero, e si scuotesse la terra, e si spezzassero i sassi, i Giudei pur nondimeno ben lungi dall'essere commossi, seguitarono a bestemmiarlo. In questa interpretazione quelle parole tutto il dì, dovranno intendersi della parte principale del giorno, cioè dall'ora sesta fino alla sera.