Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 15


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I più robusti portar debbono, e sollevar le imperfezioni dei deboli, mirando non al proprio vantaggio, ma a quel de' prossimi, e alla mutua concordia. Cristo secondo le promesse fatte ai padri predicò a' Giudei: a' Gentili poi per effetto di misericordia mandò gli Apostoli senza precedente promessa. Fa sue scuse l'Apostolo per avere scritto un po' liberamente a' Romani, come Apostolo delle Genti; e dice in qual modo abbia eseguita questa sua incombenza, e che andrà a vedere anche essi, quando avrà rimesso alla Chiesa di Gerusalemme le limosine date dai Macedoni, e che frattanto lo aiutino colle loro orazioni.

1Or dobbiamo noi più forti sostenere la fiacchezza dei deboli, e non aver compiacenza di noi stessi.2Ognun di voi si renda grato al prossimo suo nel bene per edificazione.3Imperocché Cristo niun riguardo ebbe a se, ma come sta scritto: Gli improperj di coloro, che te oltraggiavano, cadder sopra di me.4Imperocché tutte le cose, che sono state scritte, per nostro ammaestramento furono scritte: affinchè mediante la pazienza, e la consolazione delle scritture abbiamo speranza.5Il Dio poi della pazienza, e della consolazione dia a voi di avere uno stesso animo gli uni per gli altri secondo Gesù Cristo:6Onde d'uno stesso animo con una sola bocca glorifichiate Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo.7Per la qual cosa accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo accolse voi per gloria di Dio.8Imperocché io dico, che Gesù Cristo fu ministro di quelli della circoncisione per riguardo della veracità di Dio, affine di dar effetto alle promesse fatte ai padri.9Le genti poi elle rendano gloria a Dio per la misericordia come sta scritto: Per questo io ti confesserò tralle genti, o Signore, e laude canterò al nome tuo.10E di nuovo dice: Rallegratevi, o nazioni col popolo di lui.11E di nuovo: Nazioni, lodate tutte il Signore: popoli tutti, magnificatelo.12E di nuovo Isaia dice: Avverrà, che nella radice di Jesse, e in colui, che sorgerà per governare le nazioni, in esso spereranno le genti.13E il Dio della speranza vi ricolmi di ogni gaudio, e di pace nel credere: onde di speranza abbondiate, e di virtù dello Spirito santo.14Io son però persuaso riguardo a voi, fratelli miei, che anche da voi siete pieni di carità, ricolmi di ogni sapere; onde possiate ammonirvi gli uni gli altri.15Ma vi hoscritto un po' arditamente o fratelli, quasi per risvegliar la vostra memoria sul riflesso della grazia, che è stata a me data da Dio,16Perché io sia ministro di Gesà Cristo presso le nazioni: facendola da sacerdote del Vangelo di Dio, affinchè l'obblazione delle genti diventi accetta, e santificata dallo Spirito santo.17Ho adunque onde gloriarmi appresso Dio in Cristo Gesù.18Imperocché non sosterrei di raccontar cosa, che non abbia operata Cristo per mezzo mio per ridurre alla ubbidienza le genti con la parola e co' fatti:19Con la virtù de' miracoli, e de' prodigj, con la virtù dello Spirito santo: talmente che da Gerusalemme, e da' paesi all'intorno sino all'Illirico tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo.20Studiatomi così di predicare questo Vangelo, non dove era stato nominato Cristo, per non fabbricare sopra gli altrui fondamenti: ma come sta scritto:21Quelli, che non hanno sentita nuova di lui, lo vedranno: e que' che non l'hanno udito, lo intenderanno.22Per il qual motivo pur molte volte mi fu impedito il venir da voi, e mi è impedito sino adesso.23Ora poi non essendovi più luogo per me in questi paesi, e avendo da molti anni in qua desiderio di venir da voi,24Quando mi incamminerò verso la Spagna, spero, che di passaggio vi vedrò, e da voi avrò compagania percolà, dopo essermi in parte saziato di voi.25Adesso poi andrò a Gerusalemme in servigio de' Santi.26Imperocché la Macedonia, e l'Achaja hanno stimato bene di fare qualche colletta pei poveri, che sono tra' Santi di Gerusalemme.27Hanno, dico, stimato bene: e sono debitori ad essi. Imperocché se i Gentili sono stati fatti partecipi delle cose spirituali di essi: debbono ancora sovvenirli nelle temporali.28Terminato adunque questo, e consegnato che avrò loro questo frutto, di costà partirò per la Spagna.29Io poi so, che venendo da voi, verrò con la pienezza della benedizione del Vangelo di Cristo.30Vi scongiuro adunque, o fratelli, per il Signor nostro Gesù Cristo, e per la carità dello Spirito santo, che mi aiutiate colle vostre orazioni per me dinanzi a Dio,31Affinchè io sia liberato dagli infedeli, che sono nella Giudea, e affinchè l'obblazione del mio ministero sia accetta in Gerusalemme ai Santi,32Affinchè con gaudio io venga a voi per volontà di Dio, e con voi mi riconforti.33Il Dio della pace sia con tutti voi. Cosi sia.

Note:

15,1:Or dobbiamo noi più forti sostenere la fiacchezza dei deboli. Siamo obbligati noi, che siamo più fermi nella fede, non che a guardarci dal dar loro occasione di scandalo, siam, dico, anche obbligati a sollevare, e porger la mano ai più deboli, non contraddicendo loro fuori di tempo, ma sopportandoli, e illuminandoli secondo l'opportunità, e rincorandoli.
E non aver compiacenza di noi stessi. La debolezza di alcun de' fratelli non dee servire di motivo a noi per invanirci, nè per istabilire un falso concetto di noi medesimi sul disprezzo degli altri.

15,2:Ognun di voi si renda grato al prossimo suo nel bene per edificazione. Ognun di voi per mezzo della Cristiana condiscendenza si renda accetto al suo prossimo quanto puo, non per ambizione, o per altro fine umano, ma per bene e per edificazione dello stesso prossimo, il quale mediante una tale condiscendenza sarà più facilmente mosso ad abbracciare quel che è più perfetto. Abbiamo in queste poche parole dell'Apostolo e il precetto della condiscendenza di carita, e i segni, a' quali si riconosce questa santa condiscendenza, e il fine, cui ella dee tendere.

15,3:Imperocchè Cristo niun riguardo ebbe a sè, ma come sta scritto: ec. Dimostra la giustizia del comandamento precedente coll'esempio di Cristo, il quale, chec chè gli convenisse perciò di soffrire, con immenso amore non badando a se stesso, ma al bene nostro, elesse di soggettarsi a tutto quello, che più dispiace all'uomo: onde egli per bocca di Davidde parlando col Padre suo, dice: che erano caduti sopra le sue spalle tutti gli improperi, cioè tutte le scelleraggini, con le quali i Giudei increduli facevano a Dio onta, e disonore.

15,4:Imperocchè tutte le cose, che sono state scritte, per nostro ammaestramento furono scritte; affinchè mediante ec. Questo è l'esempio, che il cristiano debbe imitare; conciossiachè questo, e tutto quello che è stato scritto nelle Scritture, per noi, e per nostra regola, e istruzione si trova scritto. Or dopo quello, che è fine, e termine, e complemento di tutta la legge, quale è l'oggetto per cosi dir principale delle divine Scritture? La pazienza dei giusti; la consolazione de' giusti; la pazienza con la quale sostennero i mali, e le tribolazioni della vita presente; la consolazione, con cui Dio gli sostenne; e l'una, e l'altra cosa è per noi, che in istato simile al loro ci ritroviamo, e dal loro esempio appariam la costanza, e della loro stessa consolazione restiamo consolati, e finalmente mediante questa pazienza, e questa consolazione, ferma serbiamo, e vivace la speranza de' beni eterni, a' quali quelli pervennero, e noi pure per la stessa via perverremo.

15,5:Il Dio poi della pazienza, e della consolazione ec. Ma un tal bene, un tanto bene, qual'è l'imitazione della stessa carità di Gesù Cristo, non è da sperarsi dalle sole forze dell'uomo. Ricorre perciò l'Apostolo a Dio, da cui e la pazienza viene, e la consolazione; e lo prega, che tolte le dissensioni, e le dispute riunisca tutti i fedeli di Roma nei medesimi sentimenti; onde tutti lo stesso pensino secondo Gesù Cristo, vale a dire secondo la dottrina di Cristo, secondo il Vangelo; e con questo dimostra l'Apostolo, che avendo sommamente a cuore gli interessi della carità, non si dimentica però di quelli della verità, bramando, e chiedendo a Dio, che tutti siano daccordo; non però in una falsa dottrina, ma in quella, che è secondo Gesù Cristo, cioè secondo la verità.

15,6:Onde di uno stesso animo con una sola bocca ec. Affinchè divenuti tutti un solo spirito per l'unione nella fede, e nella carità, da una sola bocca si parta il sagrifizio di lode, che offerite a Dio Padre di Gesù Cristo, per cui siamo tutti un solo corpo. L'unione adunque de' sentimenti in ciò, che riguarda la fede, e molto più l'unione di carità è necessaria, affin di poter con frutto offerire a Dio le orazioni nostre, e i rendimenti di grazie pe' suoi benefizi.

15,7:Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo ec. Abbracciatevi adunque gli uni gli altri, sopportatevi, aiutatevi scambievolmente: imperocchè così fece Cristo, il quale per gloria di Dio voi tutti accolse; e voi pure la stessa carità imitate, affinchè Dio siane glorificato.

15,8:Imperocchè io dico, che Cristo Gesù ec. Avendo detto l'Apostolo a' Romani, che Cristo gli avea accolti tutti per gloria di Dio e Giudei, e Gentili, spiega adesso in qual modo. E primieramente quanto ai Giudei dice, che Gesù Cristo fu predicatore, o (come egli dice ) ministro de' circoncisi, e a questi soli predicò, essendo stato mandato solamente per le pecorelle disperse della casa di Israele, ed essendo stato a queste mandato per riguardo della veracità di Dio, cioè affin dimostrare, come Dio è verace, e fedelmente eseguisce quel che promette; e avendo promesso a' Patriarchi di quella nazione di inviare a lei il Messia, a lei lo mandò. Mostra l'Apostolo la prerogativa degli Ebrei, a' quali era stato promesso il Cristo, e a' quali venne egli a predicare il Vangelo in virtù di questa promessa: e ciò egli fa, affin di attutire i Gentili convertiti, onde non faccian sì poco conto degli Ebrei.

15,9:Le genti poi elle rendano gloria a Dio per la misericordia. Dio doveva mandare il Cristo agli Ebrei per dimostrare la sua veracità, avendolo misericordiosamente promesso ai lor Patriarchi. Ma le genti ebber forse alcuna sorta di ragione a sì gran bene per qualche simil promessa? Mai no: rendano adunque gloria a Dio per la misericordia, in virtù della quale sono state fatte partecipi della grazia di Gesù Cristo; per la misericordia, dalla quale sola debbono riconoscere il felice passaggio, che han fatto dall'errore, e dalle tenebre all'ammirabil luce di Cristo. Ecco in qual modo e Giudei, e Gentili sono stati tutti accolti da Gesù Cristo.
Come sta scritto: Per questo io ti confesserò tralle genti ... e laude canterò al nome tuo. In queste parole contiensi un rendimento di grazie fatto da Cristo al Padre per la conversione de' Gentili, ed elle son prese dal Salmo 17., il quale appartiene a Cristo, come qui ci insegna l'Apostolo, e come la cosa stessa il dimostra; conciossiachè certamente Davidde non ebbe giammai speranza di vedere seco unite le genti nel celebrare il nome di Dio. Dice adunque il vero Davidde, cioè Cristo al Padre: renderò grazie a te per la vocazione, e conversion delle genti ese guita da me, e celebrerò il nome tuo per la misericordia usata con esse.

15,10:E di nuovo dice: Rallegratevi, o nazioni, col popolo di lui. Molti essendo i luoghi, ne' quali questo stesso sentimento, benchè con qualche varietà di parole, si trova nelle Scritture, non si saprebbe di certo, quale di questi luoghi abbia in vista qui l'Apostolo, se ricorrendo alla edizione dei LXX, di cui egli fa uso costantemente, non trovassimo le stesse formali parole, che egli adduce nel libro del Deuteronomio, cap. XXXII. 43. Or con esse si invitano le nazioni a unirsi in far festa col popolo di Dio. Il che manifestamente vuol dire, che egli comune Dio sarà dell'uno, e dell'altro popolo, e comune sarà il gaudio, perchè anche le nazioni saranno fatte partecipi de' benefizi del medesimo Dio per Gesù Cristo.

15,11:E di nuovo: Nazioni, lodate ec. Anche in queste parole del Salmo 116. I. secondo la versione dei LXX si suppone la misericordia fatta alle genti, per cui loderanno, e benediranno il Signore.

15,12:Isaia dice: Avverrà, che nella radice di Jesse, ec. Anche queste parole di Isaia sono prese dalla edizione dei LXX. Radice nelle Scritture figuratamente significa e il capo, e l'origine di una stirpe, e que' che da essa son derivati; e perciò Cristo si dice nell'Apocalisse radice di David. Qui egli è chiamato radice di Jesse, cioè discendente di Jesse, padre di Davidde. In questo, dice Isaia, che si leverà per comandare alle genti, e riunirle sotto di sè in un sol corpo, spereranno le genti, vale a dire, lo riconosceranno per loro Dio, autore e principe della salute.

15,13:E il Dio della speranza vi ricolmi di ogni gaudio, e di pace nel credere: ec. Dio autore della speranza riempia il cuor vostro di quel gaudio inenarrabile, che nasce dalla cognizione degli immensi benefizi ricevuti da Cristo, e lo ricolmi ancora di quella vera pace, che ha per fondamento la vera fede, onde andiate sempre crescendo nella speranza, e nella carità, la quale è diffusa in noi dallo Spirito santo.

15,14:Io son però persuaso riguardo a voi... che anche da voi ec. Raddolcisce, e indora l'Apostolo al suo solito la severità delle sue ammonizioni con dire a' Romani, che egli è ben persuaso, che non ne avevano bisogno; ma e per la carita, e per la sapienza, di cui erano stati abbondevolmente forniti potevano da lor medesimi e avvertirsi, e istruirsi gli uni gli altri in ogni occorrenza. Ed era vero di una parte di quella gran Chiesa ciò che egli dice in comune di tutti; artifizio innocente, degno della carità, della prudenza, dello spirito, e della umiltà di Paolo, il quale e quelli stessi, che avea ripresi, e corretti, rianima, e riconoscendo le grazie fatte loro da Cristo, gli infervora a santamente impiegarle. Osserva s. Tommaso, come accenna qui l'Apostolo i due requisiti, che necessari sono per utilmente ammonire i fratelli, vale a dire la carità, e la scienza.

15,15:Vi ho scritto un po'arditamente.... quasi per ri svegliare.... sul riflesso della grazia, ec. Segue l'Apostolo a scusare quella tal qual libertà, che spira in questa sua lettera, e due son le sue scuse; prima, che veramente egli non ha scritto per correggergli, e riprendergli o come ignoranti, o come disubbidienti; ma conoscendo e la loro sapienza, e la loro docilità, ha creduto, che solo avesser bisogno di chi rimettesse loro a memoria alcune cose, che potevano aver forse dimenticate. La seconda scusa si è, che in ciò fare egli ha avuto pensiero di non mancare agli obblighi del suo apostolato, il quale, come egli suole, descrive con quelle parole, la grazia, che mi e stata data, quasi dica anche qui, come in altro luogo, quella grazia, per cui son ciò, che sono, grazia non meritata da me, ma concessami da Dio per pura misericordia.

15,16:Perchè io sia ministro di Gesù Cristo presso le nazioni: facendola da sacerdote del Vangelo di Dio, affinchè l'oblazione delle genti ec. Or questa grazia mi è stata data per servire a Cristo nella conversione, e santifica zione delle genti, onorando e con le parole, e coi fatti il Vangelo di Dio, affinchè le stesse genti convertite pel mio ministero siam fatte degne di essere offerte per le mie mani a Dio, come sacrifizio accettevole, santificato dal fuoco divino dello Spirito santo, vale a dire per la ardente carita, e per gli altri doni del medesimo Spirito. E in queste parole l'Apostolo una principalissima parte descrive del sacerdozio cristiano, che è di preparare a Dio per mezzo dell'esempio, della predicazione, dell'i struzione, e dell'orazione delle vive vittime piacenti a Dio, degne di essere a lui presentate in odore di soavità, come si offerse lo stesso Cristo.

15,17:Ho adunque, onde gloriarmi appresso Dio in Cristo Gesù. E tale essendo il mio ministero, e il servigio sagro, a cui sono stato chiamato, io posso gloriarmi davanti al Signore non per quello, che io abbia fatto, ma per quello bensì, che Gesù Cristo ha fatto per mezzo mio. Il motivo di santamente gloriarsi (non per innalzare se stesso, ma perchè conosciuto sia Dio, e ringraziato per quello, che faceva a prode' Gentili ) lo trage l'Apostolo dai progressi grandi, che faceva per la sua predicazione il Vangelo, come dice in appresso.

15,18:Non sosterrei di raccontar cosa, ec. Io intorno al frutto del mio ministero non dirò cosa, che effettivamente non sia stata operata da Cristo per mezzo mio: così dispone i Romani a credere quel poco, che in generale riporta delle sue immense conquiste, e per conseguenza delle immense fatiche sofferte per ridur tante genti all'ubbidienza della fede.

15,19:Con la virtù de' miracoli, e de' prodigi, con la virtù dello Spirito santo. Tre cose nota l'Apostolo, delle quali fece uso la Providenza per la conversione degli uomini a Cristo: 1. la parola divina (mentovata nel versetto precedente): 2. il dono de' miracoli: 3. l'operazione interna dello Spirito del Signore, per cui mirabilissime, e repentine conversioni furono fatte. Talmente che da Gerusalemme, e da' paesi all'intorno sino all'Illirico ec. Paolo adunque avea già predicato in tutti i paesi intorno a Gerusalemme, vale a dire nella Fenicia, e in altre parti della Siria, nell'Arabia, nell'Asia minore, nella Grecia, nella Macedonia, e nella Dalmazia, che era parte dell'antico Illirico. Tutto ciò è chiaro dagli Atti degli Apostoli.

15,20:Studiatomi cosi di predicare .... non dove era stato nominato Cristo, ec. Procurava l'Apostolo ordinariamente di spargere la semenza del Vangelo in que' luoghi, dove Cristo non era ancor conosciuto, fondando di continuo nuove Chiese, affinchè più presto fosse portata per ogni dove la notizia del Vangelo; e lo stesso facevasi ancora dagli altri Apostoli; e perciò egli dice di non aver predicato, dove altri gettato avesse i fondamenti di nuova Chiesa.

15,21:Quelli, che non hanno sentita nuova di lui, ec. In queste parole d'Isaia era non solo predetta la vocazione de' Gentili, ma di più ancora il vantaggio, che questi avrebbono avuto sopra gli Ebrei, mentre questi ebber notizia de' misteri di Cristo per le parole de' profeti, i Gentili videro adempiuti questi misteri. Quelli adunque, ai quali niente era stato predetto intorno al Cristo, vedranno cose non prima annunziate, e intenderanno cose non prima udite. Per adempiere adunque questa gran predizione, dice l'Apostolo, che non era suo costume di trattenersi a parlare di Cristo, dove il suo nome, e il suo Vangelo era gia noto, ma di andar sempre avanti portando lo stesso Vangelo a nuovi popoli, e a nuovi paesi, dove non era ancor penetrata la luce della verità.

15,23:Ora poi non essendovi più luogo per me in questi paesi, ec. Parla della Grecia, dove egli allor si trovava, e dove non rimaneva più luogo, in cui egli avesse da gettare i fondamenti del Cristianesimo.

15,24:Quando mi incamminerò verso la Spagna, spero, che di passaggio vi vedrò, e da voi avrò ec. Disegnava l'Apostolo, com'egli dice, di andare a predicar Cristo nella Spagna, e passando per l'Italia di vedere anche Roma, e trattenersi alcun poco con i fedeli, che in gran numero si trovavano in quella capitale del mondo, e avere da loro chi come pratico di que' paesi ve lo accom pagnasse. Imperocchè tutti i passi, e tutte le mire dell'Apostolo tendevano ad adempiere il suo ministero. V'ha, chi crede, che egli andasse nelle Spagne dopo la sua prima comparsa al tribunal di Nerone, e a ciò potrebbe forse alludere s. Clemente P. M. nella sua lettera a' Corinti, dove dice, che Paolo era stato banditor del Vangelo e nell'oriente, e nell'occidente. Ma troppo scarsi sono i lumi, che abbiamo intorno alla storia Apostolica. Quello, che possiamo con sicurezza, per quanto parmi, inferire da questo versetto, si è, che nelle Spagne non era ancora stato predicato Gesù Cristo; e di più, che avendo intenzione, come egli dice, di aver da Roma, chi nel viaggio verso la Spagna lo accompagnasse, non pare, che sia da dubitare, che il suo viaggio avrebbe fatto per le Gallie, paese omai notissimo a' Romani non men, che la stessa Italia: onde dicendo l'Apostolo di voler adirittura andar nella Spagna, sembra più che verisimile, che ei già sapesse, che nelle Gallie era noto il Vangelo. Imperocchè egli ebbe per regola di non predicare, dove altri avesser già predicato.,
Dopo essermi in parte saziato di voi. Non poteva l'Apostolo con maggior enfasi esprimere l'ardente affetto, la stima, e il desiderio di vedere i Romani.

15,25-26:Adesso poi anderò a Gerusalemme in servigio de Santi. Imperocchè la Macedonia, ec. Adduce il motivo, per cui è costretto a differire il suo viaggio, dovendo allora andare a Gerusalemme a portarvi le collette delle Chiese della Macedonia, e della Achaia per sovvenire i poveri della Chiesa di Gerusalemme, come si è veduto negli Atti, cap. XI. Ma si osservi, com'egli raccontando questo impedimento del suo viaggio tacitamente vada insinuando a' Romani di imitare la carità de' Macedoni, e degli Achei per sollievo de' cristiani di Gerusalemme.

15,27:E sono debitori ad essi ec. Questa non è pura liberalità, è un debito, perchè i Gentili sono stati fatti partecipi del Vangelo, e delle grazie del Vangelo per ministero d'uomini mandati dalla Chiesa di Gerusalemme a predicar Cristo a tutte le genti, le quali per questo mezzo hanno goduto, e godono de' beni spirituali di quella medesima Chiesa. Chi negherà adunque, che tenuti non siano tutti i fedeli del Gentilesimo a soccorrere i poveri di Gerusalemme ne' temporali loro bisogni?

15,28:Consegnato che avrò loro questo frutto. Chiama frutto quella colletta, quasi produzione di una pianta coltivata con molta cura da lui, vale a dire della fede de' Gentili della Macedonia, e dell'Achaia.

15,29:Io poi so, che venendo da voi, verrò con la pienezza ec. So, che venendo da voi, vi troverò ripieni di tutti i doni di Cristo. Così espone queste parole il Grisostomo; e questa interpretazione pare, che sia concorde a quel che dicesi nel versetto 14.; onde verrebbe l'Apostolo, lodando i Romani, ad esortarli di far sì, che egli andando da loro, li trovi quali qui li suppone. Altri, come s. Ambrogio, più semplicemente le espongono, e quasi dicesse Paolo: so, che la mia venuta sarà utile per la vostra perfezione, perchè meco avrò la benedizione di Cristo, e la pienezza de' suoi doni.

15,30:Vi scongiuro... per il Signor nostro Gesù Cristo, ec. È degno di riflessione questo luogo non solo per l'ammirabile esempio di cordiale umiltà, che ci dà l'Apostolo, ma ancora perchè può servire a ricoprir di vergogna quegli Eretici, i quali stimano, che Dio resti offe so, quando un uomo fedele implora l'intercessione dei Santi, che in cielo regnan con Cristo; mentre l'Apostolo con tanto affetto, con sì grande effusione di cuore implora il soccorso, e le orazioni di uomini viatori, e non tutti perfetti, nè santi: vi scongiuro, o fratelli, per il Signor nostro Gesù Cristo, in cui noi siamo una stessa cosa, e per la comune carità, che abbiam ricevuta dallo Spirito santo, che combattiate meco (così il Greco) con le vostre orazioni per me dinanzi a Dio.

15,31:Affinchè io sia liberato dagli infedeli, ec. Dalle mani degli increduli, e furiosi Giudei. Imperocchè egli ben sapeva quel che avea da temer da coloro. Vedi Act. XXI. II.
E affinchè l'oblazione del mio ministero ec. Affinchè eziandio la limosina ragunata per mio ministero sia gradita dai Santi di Gerusalemme. A questi era stato detto male dell'Apostolo, quasi poco rispetto avesse per Mosè, onde egli raccomanda a' Romani, che chieggano a Dio, che non voglia permettere, che a motivo di sua persona fosse meno accetto il sovvenimento, che egli ad essi portava. Vedi Act. XXI.

15,32:Affinchè con gaudio'io venga a voi per volontà di Dio. Onde niuna cosa possa più impedirmi dal venire, come, a Dio piacendo, farò con molto gaudio, per prendere tra di voi qualche ristoro, e conforto alle molte mie tribolazioni.

15,33:Il Dio della pace sia con tutti voi. La pace domandò a Dio pei Romani nel principio di questa divinissima lettera: la pace domanda nel fine di essa. E non poteva in verun altro modo raccomandare così efficacemente questa pace, quanto con dire, che Dio è il Dio della pace, amatore e autore della pace.