Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 2


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Riprende i Giudei, i quali per cagione della legge, che ad essi era stata data, condannavano i Gentili, mentre essi pure le stesse cose facevano. Dio renderà a ciascheduno secondo le opere, che avrà fatte, talmente che anche i Gentili, i quali col lume naturale osservano quel, che ordina la legge, sono da aversi per circoncisi, e saranno giudici di coloro, i quali della sola cognizione dilla legge, e della circoncisione gloriandosi, fanno il contrario della legge.

1Per la qual cosa inesensabile se' tu, o uomo, chiunque tu sii, che giudichi. Imperocché nello stesso giudicare altrui, te stesso condanni: mentre le stesse cose fai, delle quali tu giudichi.2Or noi sappiamo essere il giudizio di Dio secondo la verità contro di costoro, che fanno tal cose.3E ti pensi tu forse, o uomo, il quale giudichi chi fa tali cose, e le fai, che sfuggirai il giudizio di Dio?4Disprezzi tu forse le ricchezze della bontà, e pazienza, e tolleranza di lui? non sai tu, che la bontà di Dio a penitenza ti scorge?5Ma tu colla tua durezza, e col cuore impenitente ti accumuli un tesoro d'ira pel giorno dell'ira, e della manifestazione del giusto giudizio di Dio,6Il quale renderà a ciascheduno secondo le opere sue.7A quegli, i quali costanti nel ben operare cercano la gloria, l'onore, e l'immortalità, (renderà) vita eterna:8A quelli poi, che sono pertinaci, e non danno retta alla verità, ma ubbidiscono alla ingiustizia, ira, e indignazione.9Affanno, ed angustia per l'anima di qualunque uomo, che male opera, del Giudeo prima, poi del Greco:10Gloria, e onore, e pace a chiunque opera il bene, al Giudeo prima, poi al Greco:11Imperocché non è dinanzi a Dio accettazione di persone.12Conciossiachè tutti quelli, che senza legge hanno peccato, periran senza legge: e tutti quelli, che con la legge hanno peccato, saran condannati dalla legge.13Imperocché non quelli, che ascoltan la legge, sono giusti dinanzi a Dio, ma que', che la legge mettono in pratica, saranno giustificati.14Imperocché quando le genti, le quali non hanno legge, fanno naturalmente le opere della legge, costoro, che legge non hanno, sono legge a se stessi:15I quali fanno vedere scritto ne' loro cuori il tenor della legge, testimone anche la loro coscienza, e i pensieri, che a vicenda tra di lor si accusano, od anche si difendono16Per quel di, nel quale giudicherà Iddio i segreti degli uomini per Gesù Cristo secondo il mio Vangelo.17Che se tu ti nomi Giudeo e sopra la legge riposi, e in Dio ti glorii,18È la sua volontà conosci, e addottrinato dalla legge distingui quel, che più giova,19E ti confidi di essere guida de' ciechi, luce a' quei, che son nelle tenebre,20Precettore degli stolti, maestro de' pargoletti, come quegli, che hai nella legge la idea della scienza, e della verità.21Tu adunque, che insegni ad altri, non insegni a te stesso: tu, che predi, chi, che non dee farsi furto, rubi:22Tu, che dici, non doversi commettere adulterio, sei adultero: tu, che dai in abbominazione gli idoli, fai sacrilegio:23Tu, che ti fai gloria della legge, violando la legge disonori Dio.24(Imperocché il nome di Dio per cagion vostra è bestemmiato tra le genti come sta scritto.)25Imperocché la circoncisione giova, se osservi la legge: che se tu se' prevaricatore della legge, tu con la tua circoncisione diventi un incirconciso.26Se adunque uno non circonciso osserverà i precetti della legge: non sarà, egli questo incirconciso riputato come circonciso?27E colui, che per nascita è incirconciso, osservando la legge giudicherà te, il quale con la lettera, e con la circoncisione trasgredisci la legge?28Imperocché non quegli, che si scorge al di fuori, è il Giudeo: né la circoncisione è quella, che apparisce nella carne:29Ma il Giudeo è quello, che è tale in suo segreto: e la circoncisione è quel la del cuore secondo lo spirito, non secondo la lettera: questa ha lode non presso gli uomini, ma presso Dio.

Note:

2,1:Inescusabile se' tu, o uomo, ec. I Giudei disprezzavano i Gentili per cagion dell'idolatria, per la mancanza di legge scritta, e per la somma corruzione di costumi. L'Apostolo avendo nel capo precedente umiliati i Gentili, umilia adesso i loro riprensori, i Giudei; e perciò dice: tu, o uomo, tu o Giudeo, che ti fai giudice dell'altrui vita, tu se' adunque senza scusa, che vaglia a coprirti; imperocchè puoi forse allegar ignoranza tu, che sai così bene portar giudizio de' peccati degli altri? Puoi tu crederti, o spacciarti per innocente, mentre quello stesso tu fai, che in altri condanni? Tu, che alzi tribunale così severo contro i vizi degli altri uomini, sei tu stesso macchiato de' medesimi, o di altri egualmente, che quelli condannati dalla legge naturale, e dalla retta ragione.

2,2:Or noi sappiamo essere il giudizio di Dio ec. Quanto i giudizi degli uomini sono vani, perchè corrotti troppo sovente dalle passioni, altrettanto stabile, incorrotto, e secondo la verità è il giudizio divino, da cui niun uomo potrà sottrarsi.

2,4:Disprezzi tu forse ec. Forse perchè Dio differisce il gastigo, lasciando luogo alla penitenza, per questo ti credi di sfuggir la condannazione? Forse per questo disprezzi la sua somma pazienza, cui dei pur rendere molti ringraziamenti, perchè questa ha in mira la tua conversione?,

2,5:Ma tu colla tua durezza, ec. La bontà di Dio ti mena a penitenza; la tua durezza, e il tuo cuore impenitente ti menano a perdizione. Ecco a qual pericolo ti esponi, disprezzando la pazienza, e longanimità del Signore.

2,6:Renderà a ciascheduno secondo ec. Vale a dire alle male opere il gastigo, alle buone il premio; e questo premio, il quale sarà sempre superiore al merito della creatura, sarà regolato con la sua proporzione, dando Dio il bene a' buoni, il meglio a' migliori. Quella parola renderà ella dimostra, che siccome la pena eterna, così la gloria eterna delle operazioni dell'uomo è mercede. Che se il Calvinista ci oppone, che le buone opere dell'uomo non possono aver proporzione con la gloria celeste, noi rispondiamo, che ciò è vero, in quanto queste sono opere dell'uomo, ma non in quanto sono insieme mente, e principalmente opere della grazia, la qual grazia e per sua propria natura, e secondo le promesse di Dio è semenza di vita eterna.

2,7:A quelli, i quali costanti ec. Darà vita eterna, e beata a quelli, i quali con la perseveranza nel bene un onore, e una gloria si cercano non transitoria, ma in corruttibile, e permanente dinanzi a Dio.

2,8:A quelli, poi, che sono pertinaci, ec. A quelli, i quali ostinatamente contraddicono alla verità, e piuttosto che abbracciar questa, seguono l'ingiustizia (vale a dire l'empietà ), per questi sta riserbata ira, e gastigo eterno.

2,9:Del Giudeo prima, poi del Greco. Le stesse ragioni, per le quali il Giudeo è preferito al Gentile, più grave rendono il peccato del Giudeo di quel, che sia quello del Gentile, e perciò da lui comincerà la punizione. Imperocchè, come osserva s. Agostino, De vera religione cap. 6. La legge proibendo tutti i delitti, viene a raddoppiarli; conciossiachè non è un semplice male il fare una cosa, la quale non solo è cattiva, ma ancor proibita. E la stessa regola, come osserva qui s. Tommaso, vale contro i Cristiani, i quali per lo stesso peccato saranno più severamente puniti, che i Gentili.

2,10:A chiunque opera il bene. Si intende e de' Giudei, e de' Gentili, i quali o prima, o dopo la venuta di Cristo fecero il bene mediante la fede, e la grazia di Cristo. Imperocchè il bene, di cui si parla, è quello che buoni, e giusti ci rende dinanzi a Dio, ovvero egli è la perfetta osservanza della legge, la qual perfetta osservanza non può aversi senza la fede e la grazia del Salvatore; e questa fede, e questa grazia ebbero anche tra' Gentili quei giusti, che furono prima della venuta di Cristo, come Melchisedech, Giob ec. Vedi il Grisost.

2,11:Non è dinanzi a Dio accettazione di persone. Vuol dire, che Dio non fa differenza tra Giudeo, e Gentile sia nel punire, sia nel premiare, ma solo ha riguardo alle opere. Si osservi ancora con s. Tommaso, che l'accettazione di persone si oppone alla giustizia, e non può aver luogo, se non in quello che si dà per debito; onde che Dio chiami un peccatore, mentre un altro peccatore abbandona, non vi ha in ciò accettazione di persone, perchè gratuitamente chiama, chi egli chiama.

2,12:Conciossiachè tutti quelli, che senza legge hanno peccato, ec. I Gentili, i quali non avendo legge scritta, hanno peccato (violando cioè la legge naturale), periranno senza legge, condannati non da quella legge, che mai non ebbero, ma dalla legge di natura; i Giudei, i quali hanno ricevuta la legge scritta, contro la legge peccando, in virtù della stessa legge saran condannati. E da questo dimostra l'Apostolo, che non è Dio accettator di persone, perchè egli punisce il peccato sì nel Giudeo, e sì ancora nel Gentile senza distinzione.

2,13:Imperocchè non quelli, che ascoltano la legge, ec. Parla de' Giudei, i quali si gloriavano della legge scritta, data loro da Dio, e non data a' Gentili. Checchè ne pensino gli uomini, l'ombra della legge non farà sì, che siano riputati giusti dinanzi a Dio quelli, che solo la ascoltano, ma que' che l'osservano. Essere giustificato, vale qui esser tenuto, ovver dichiarato, e riconosciuto per giusto. Vedi Matth. XXII. 27. Luc. VII. 10.; I.Tim. III. 16.

2,14:Quando le genti, le quali non hanno legge, fanno naturalmente le opere della legge, ec. Ogni volta, che i Gentili, a' quali non è stata data la legge scritta, fanno naturalmente (cioè il naturale lume seguendo della ragione, nella quale è l'immagine di Dio) le opere della legge, che è quanto a dire, osservano i precetti morali, che pur sono dettame della retta ragione, questi tali Gentili tengono a se stessi luogo di legge, dappoichè con lo stesso lume di ragione si reggono, e al bene s'indirizzano. Vuolsi osservare, che quella parola naturalmente è posta dall'Apostolo per significare il magistero della ragione naturale non illustrata dalla dottrina della legge scritta; non è però, che con questo escluder voglia la necessità della grazia per muovere l'affetto a ben operare, nè che abbia egli pensato giammai, che con le sole forze della natura osservar si possano i comandamenti morali della legge: imperocchè questo era l'errore de' Pelagiani condannato mille volte dalla Chiesa, e prima di ogni altro da s. Paolo, conforme vedremo. Vedi Agost. de Sp. et lit. cap. 26. et seg. Questo santo Dottore intese queste parole, come dette dei Gentili convertiti già alla fede di Gesù Cristo; onde disse, che la voce naturalmente debbe esporsi per la natura aiutata dalla grazia. Ma la prima sposizione sembra più naturale e piana, ed è portata anche da s. Tommaso, dopo il Grisostomo, Girolamo ec. Imperocchè sembra indicare l'Apostolo quei giusti del gentilesimo, i quali senza alcun lume di legge scritta, mediante l'aiuto divino, conobber il vero Dio, e la legge naturale osservarono, onde a se medesimi tenner luogo di legge.

2,15:I quali fanno vedere scritto ne' loro cuori ec. Ecco in qual modo sono legge a se stessi. Mostrano scritto ne' loro cuori il tenor della legge, la cognizione di quello che è lecito, o proibito, di quel che è lodevole dinanzi a Dio, di quello che merita pena, e condannazione. Così portano impressi nei loro cuori quegli stessi comandamenti, che in tavole di pietra ricevetter gli Ebrei.
Testimone anche la loro coscienza, e i pensieri, ec. Prova evidente di questa legge scritta nel cuore di ogni uomo si è la coscienza di ciascheduno, da cui ciasche duna azione è o condannata, od approvata. Tutti i filosofi gentili hanno riconosciuto l'inevitabile autorità di questo interno giudizio della coscienza, intorno al quale un antico poeta ha lasciato scritto, che la prima vendetta, che si faccia del mal operare, si è, che niuno scellerato dal suo proprio giudizio è assoluto giammai.

2,16:Per quel di, ec. I retti pensieri, e le riflessioni, che accusano adesso segretamente, od approvano le azioni fatte dal Gentile privo di legge scritta, serviranno per assoluzione, o per condanna in quel giorno, in cui sarà ogni uomo giudicato da Dio anche sopra i più segreti movimenti del cuore inaccessibile allo sguardo degli uomini, ma non a Dio, cui tutto è aperto. I Giudei la somma della loro giustizia ponevano nell'esterne opere della legge: per questo nota l'Apostolo, che Dio giudicherà non solo l'esterno, ma anche tutto l'uomo in teriore.
Secondo il mio Vangelo. Secondo il Vangelo, di cui io sono ministro, dal qual Vangelo e i Giudei, e i Gentili vengono a sapere, che Gesù Cristo è stato costituito giudice de' vivi, e de' morti dal Padre.

2,17:Che se tu ti nomi Giudeo, ec. Si rivolge con molta enfasi a ciascun Giudeo in particolare, per dimostrare quanto ingiustamente si arrogassero qualche cosa sopra le altre nazioni, dappoichè i privilegi concessi loro da Dio inutili rendevano con la prevaricazione della legge. Dice adunque: se tu ti chiami Giudeo, che è nome di onore, significante un uomo consagrato al culto del vero Dio; se attribuisci a te stesso un nome tanto glorioso, e contento di esser membro di una nazione, di cui Dio stesso ha voluto essere il proprio legislatore, a un tal privilegio ti affidi, e ti fai gloria di conoscere, e adorare il Dio vivo, e vero, senza prenderti pensiero nè di adempier la legge, nè di onorare Dio con la santità della vita ... Il senso di questo, e degli altri versetti è sospeso fino al verso 21.

2,18:Distingui quel, che più giova. Illuminato dalla legge non solo il buono conosci, ma sai additare anche il perfetto.

2,19:E ti confidi di essere guida ec. E con tali fondamenti presumi di poter illuminare i Gentili accecati dalla idolatria, e di trarli dalle tenebre, nelle quali si giacciono quasi sepolti. Questi falsi maestri è vero, che riducevano talvolta alla professione della vera religione qual che Gentile, anzi in questo si affaticavano di continuo, ma ignoranti com'erano del vero spirito della religione, e dall'altra parte pieni di corrotte massime, e di perversi costumi, corrompevano, e pervertivano i loro proseliti. Vedi Matth. XXIII. 15. Tanto è vero, che non può essere buono per altrui, chi non è buono per se medesimo.

2,21:Tu, che predichi, che non dee farsi furto, rubi. E questo, e gli altri vizi, de' quali riconviene qui Paolo i Giudei, essere stati familiarissimi, e comuni negli ultimi tempi di quella infelice nazione, apparisce (per tacere di molti altri monumenti) dallo storico Giuseppe.

2,23:Violando la legge disonori Dio. L'osservanza della legge è occasione altrui di lodare Dio autor della legge; la trasgressione è occasione di bestemmiarlo, come dimostra l'Apostolo con un passo d'Isaia, il quale egli cita senza nominarne l'autore, perchè parlava a' Giudei versati nelle Scritture.

2,25:La circoncisione giova, ec. Trai precetti legali il primo era la circoncisione. Di questa Paolo discorre in questo luogo secondo la condizione del tempo, in cui era in vigore la legge, cioè del tempo precedente la morte di Cristo, e secondo i sentimenti, e l'opinione de' Giudei.
Se osservi la legge: ec. Primieramente notisi, che la voce legge in questo luogo significa i precetti morali, onorar Dio, non rubare, non ammazzare ec., i quali precetti una perpetua, e invariabile onestà naturale contengono. Dice adunque, essere cosa indubitata, che la circoncisione non giova (e lo stesso vale riguardo agli altri precetti legali) se non supposta l'osservanza dei precetti morali. E chi può dubitarne, se la circoncisione era una pubblica protesta di obbligarsi a osservare tutta quanta la legge, come dice Paolo, Gal. 5.
Che se tu se' prevaricator della legge ec. Violando adunque la legge, tu abbenchè circonciso non sarai da più del Gentile incirconciso, anzi sarai veramente tenuto per incirconciso, perchè privo di quella spirituale circoncisione, della quale fa conto Dio molto piu, che della esterna, e carnale; siccome per lo contrario un incirconciso osservator della legge sarà riputato qual circonciso, e contato per membro del popolo di Dio.

2,27:Giudicherà te, il quale con la lettera, ec. Vale a dire, te, che hai la legge, e la circoncisione, e con tutto ciò violi la legge. Chiama lettera, ovvero scrittura la legge nuda, cioè separata da Cristo. A questa lettera oppone il nostro Apostolo lo spirito, e la grazia di Cristo, per cui sono vivificati i credenti.

2,29:Il Giudeo è quello, ec. Il vero Giudeo è quello che è tale secondo lo spirito; imperocchè Dio è spirito, e il culto dello spirito, e del cuore è a lui principalmente dovuto.
E la circoncisione è quella del cuore secondo lo spirito, non secondo la lettera. Questa stessa circoncisione spirituale, e interiore commendavasi nelle Scritture. Vedi Deuteronomio, X. 16. E lo stesso Filone Ebreo dice, che la circoncisione della carne era simbolo del troncamento delle prave cupidità.
Questa ha lode ec. Questo Giudeo (che tale è secondo lo spirito), e questa circoncisione spirituale, dico, che troverà lode, è mercede dinanzi a Dio, che è verità; non dico dinanzi agli uomini, che sono menzogna, e non giudicano, se non dell'esterno, ma dinanzi a Dio.