Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 5


font

Dice che giustificati per mezzo della fede ci gloriamo non solo della speranza nostra, ma anche delle tribolazioni: conciossiachè se Cristo morì per noi, quando eravamo empj, molto più egli ci salverà or, che siamo giustificati pel sangue di lui. Siccome per la sola disubbidienza di Adamo tutti peccammo; così per l'ubbidienza del solo Cristo da molti delitti sian giustificati per vivere.

1Giustificati adunque per mezzo della fede, abbiam pace con Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo:2Per cui abbiamo adito in virtù della fede a simil grazia, nella quale stiam, saldi, e ci gloriamo della speranza della gloria dei figliuoli di Dio.3Né solo questo, ma ci gloriamo eziandio delle tribolazioni: sapendo, come la tribolazione produce la pazienza,4La pazienza lo sperimento, lo sperimento la speranza,5La speranza poi non porta rossore: perché la carità di Dio è stata diffusa ne' nostri cuori per mezzo dello Spirito santo, il quaie è stato a noi dato.6Imperocché per qual motivo, quando noi eravamo tutt'ora infermi, Cristo a suo tempo morì per gli empj?7Or a mala pena alcuno morirà per un giusto: ma pur forse saravvi, chi abbia cuor di morire per un uomo dabbene.8Ma dà a conoscere Dio la carità sua verso di noi, mentre essendo noi tuttor peccatori, nel tempo opportuno9Cristo per noi morì: molto più adunque al presente giustificati nel sangue di lui, sarem salvati dall'ira per mezzo di lui.10Che se, quando eravamo nemici, fummo riconciliati con Dio mediante la morte del Figliuol suo: molto più essendo riconciliati, sarem salvi per lui vivente.11Né questo solo: ma ci gloriamo in Dio per Gesù Cristo Signor nostro, pel mezzo di cui abbiamo adesso ricevuto la riconciliazione.12Per la qual cosa, siccome per un sol uomo entrò il peccato in questo mondo, e pel peccato la morte, cosi ancora a tutti gli uomini si stese la morte, nel qual (uomo) tutti peccarono.13Imperocché sino alla legge il peccato era nel mondo: ma il peccato non s'imputava, non essendovi legge.14Eppure regnò la morte da Adamo fino a Mosè anche sopra coloro, che non peccarono di prevaricazione simile a quella di Adamo, il quale è figura di lui, che doveva venire.15Ma non quale il delitto, tale il dono: conciossiacchè se pel delitto di uno molti perirono: molto più la grazia, e la liberalità di Dio è stata ridondante in molti in grazia di un uomo (cioè) di Gesù Cristo.16E non è tale il dono, quale la prevaricazione per uno, che peccò: imperocchè il giudizio da un delitto alla condannazione: la grazia poi da molti delitti alla giustificazione.17Imperocché se per lo delitto di un solo, per un solo regnò la morte: molto più que', che hanno ricevuto l'abbondanza della grazia, del dono, e della giustizia, regneranno nella vita pel solo Gesù Cristo.18Quindi è che, siccome pel delitto di un solo (la morte) sopra tutti gli uomini per dannazione: cosi per la giustizia di un solo (la grazia) a tutti gli uomini per giustificazione vivificante.19Conciossiachè siccome per la disubbidienza di un uomo molti son costituiti peccatori: cosi per la ubbidienza di uno molti saran costituiti giusti.20La legge poi subentrò, perché abbondasse il peccato. Ma dove abbondò il peccato, soprabbondò la grazia:21Onde siccome regnò il peccato, dando la morte, così pure regni la grazia mediante la giustizia per dare la vita eterna per Gesù Cristo Signor nostro.

Note:

5,1:Giustificati adunque ec. Dimostrata già la necessità della grazia di Gesù Cristo, perchè senza di questa nè la cognizione del vero a' Gentili, nè la circoncisione, e la legge a' Giudei furono utili per la salute, principia adesso a dimostrare la virtù della grazia, facendo prima vedere i beni partoriti a noi dalla medesima grazia, indi da quali mali ella ci liberi. Esorta adunque i fedeli giustificati mie diante la fede a conservare inviolata la pace, e la riconciliazione con Dio, alla quale sono pervenuti per mezzo di Gesù Cristo, che è stato il mediatore della stessa riconciliazione: onde è egli stesso la nostra pace, ad Eph. 11.

5,2:Per cui abbiamo adito in virtù della fede a simil grazia. Per opera di questo nostro Mediatore arrivati sia mo a questo stato digrazia non pe' meriti nostri, ma pel dono della fede.
Nella quale stiam saldi, e ci gloriamo della speranza ec. In questa grazia noi stiamo elevati dalla terra, e dagli affetti terreni, e col cuore rivolto verso del cielo, gloriandoci nel Signore per le grandiose speranze, che a noi sono date di entrar a parte un giorno della gloria riserbata a' figliuoli di Dio, mentre per mezzo della grazia medesima conseguito abbiamo lo spirito de' figliuoli adottivi, a' quali l'eredità del padre è dovuta.

5,3:Nè solo questo, ma ci gloriamo ec. Questa speranza de' figliuoli di Dio è piena di attività, e di ardore, e in dizio di questo si è il soffrir volentieri qualunque cosa, per amara e penosa che siasi, purchè a conseguire gli aiuti cio, che da loro si spera. Or siccome sta scritto, che per via di molte tribolazioni entrasi nel regno de' cieli, quindi è che delle tribolazioni si gloria l'uomo fedele, e di quelle principalmente, che egli come Cristiano patisce.
Si partivan gli Apostoli dal concilio pieni di allegrezza per essere stati giudicati degni di soffrir contumelia pel nome di Gesù, Act. v. 41.
Sapendo, come la tribolazione produce la pazienza. La tribolazione esercitando la pazienza, la perfeziona.

5,4:La pazienza lo sperimento, ec. La pazienza eserci tata prova la fede, la speranza, e l'amore de' veri figliuoli di Dio, secondo quel detto dello Spirito santo: Col fuoco fassi saggio dell'oro, e dell'argento; degli uomini poi accettevoli prova si fa nella fornace della umiliazione, Eccles. II.
Lo sperimento (produce) la speranza ec. La prova stessa, che fa Dio de' suoi figliuoli per mezzo della tribolazione, rinvigorisce, e aumenta la Cristiana speranza. Così la tribolazione dà vigore, e robustezza alla speranza.

5,5:La speranza poi ec. Dimostra la fermezza della speranza Cristiana con due argomenti. Dice adunque, che la speranza non porta rossore, viene a dire, non è la nostra speranza simile alle speranze umane, appoggiate alla fedeltà, e al potere degli uomini, e però fallaci, come son essi. La speranza nostra appoggiata alla bonta, e alle promesse di Dio, è saldissima, nè può ella di sua natura mancare, ove noi a lei non manchiamo, ed eccone una dimostrazione evidente. In primo luogo la carità di Dio è stata diffusa ne' nostri cuori per mezzo dello Spirito santo dato a noi. Questa carità, con la quale noi amiamo Dio, questa carità, che è dono di Dio, certi ci rende dell'a nore, che Dio ha per noi, e certi, che egli darà a noi quei beni, che tien preparati per chi lo ama, giusta quelle parole del Salvatore, Joan. XIV.
Chi ama me, sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e manifesterogli me stesso. Mirabilmente però l'Apostolo per dar maggior forza al suo argomento, non dice, che sono stati comunicati a noi i doni dello Spirito santo, ma che lo stesso divino spirito è stato a noi dato, affinchè egli abiti nei nostri cuori, onde consorti diveniamo della divina natura.

5,6:Per qual motivo, quando noi eravamo ec. Ecco il secondo argomento, col quale si prova la fermezza della nostra speranza, la carità di Cristo morto per noi, quando eravamo peccatori. La speranza nostra non porta rossore imperocchè per qual ragione, giacendo noi nel mortale languore del peccato, Cristo nel tempo stabilito ne'divini consigli, e predetto da' profeti, mori per gli empi? Gran cosa è questa, se si rifletta e chi era colui, che soffrì la morte, e per chi la soffrì. Ora a qual fine mai tal cosa fu fatta?

5,7:Or a mala pena ec. È rara cosa, che un uomo sagrifichi la propria vita alla salvezza di uno innocente; pur nondimeno havvi di ciò qualche esempio, come quello di Gionata, che a grandi pericoli per Davidde si espose.

5,8:Ma dà a conoscere Dio ec. Carità senza esempio, carità inaudita, carità, che ogni umano intendimento sorpassa, è stata quella di Dio verso degli uomini in aver dato il suo Figliuolo alla morte, affinchè soddisfacesse per noi, e dalla eterna morte ci liberasse.

5,9-10:Molto più adunque al presente giustificati ec. Era quasi incredibil cosa, e sopra ogni umano pensiero, che per noi peccatori morisse un Dio; nulladimeno questo è già avvenuto. Or quanto più avremo noi ragione di sperare, che ora, che siamo stati vivificati nel sangue di Gesù Cristo, saremo salvi per esso dalla eterna dannazione? E se i nemici riconciliati furono con Dio mediante la morte dell'unico Figlio, molto più i riconciliati, e rimessi nell'amicizia di Dio avranno salute per mezzo di Gesù Cristo risuscitato, e vivente, e sedente alla destra del Padre, dove l'uffizio esercita di nostro pontefice

5,11:Nè questo solo: ma ci gloriamo in Dio ec. E non solamente saremo salvi dai mali eterni, ma anche nel tempo di questa vita mortale ci gloriamo in Dio come padre nostro, cui siamo uniti per la carità, e da cui ricevuto abbiamo la grazia dell'adozione non per alcun nostro merito, ma per Gesù Cristo, per cui siamo adesso con Dio riuniti.

5,12:Per la qual cosa, siccome per un sol uomo ec. Gesù Cristo è principio, e fonte di questa riconciliazione per noi, perchè, siccome per colpa del primo Adamo ci demmo nella colpa, così per grazia del nuovo Adamo ricondotti siamo alla giustizia. Entrò il peccato nel mondo per un sol uomo, non tanto (come dicevano i Pelagiani) perchè Adamo fu imitato, e seguito nella colpa da' suoi discendenti, ma ancora, e molto piu, perchè il peccato di Adamo si propagò, e si trasfuse in tutti i suoi figliuoli. Di quel peccato adunque qui parla l'Apostolo, il quale dalla corrotta origine nostra in noi si deriva; onde anche originale si chiama, e per cui nasciamo tutti figliuoli dell'ira.
E pel peccato la morte, cosi ec. Dietro al peccato entrò nel mondo la morte minacciata da Dio al primo uomo, se avesse peccato; e il morire, che fanno tutti gli uomini dimostra, come tutti in Adamo hanno peccato. Imperocchè pena, o sia (come la chiama l'Apostolo) stipendio del peccato è la morte.
Nel qual (uomo) tutti peccarono. In lui peccarono come in capo, principio, e radice di tutto il genere umano.

5,13-14:Imperocchè fino alla legge il peccato era nel mondo: ma ec. Abbiamo detto, che tutti gli uomini sono peccatori in Adamo, e ciò è tanto vero, che la morte (la quale è pena del peccato) regnò nel mondo anche avanti la legge, e da Adamo sino a Mosè, da cui fu data la legge; lo che prova, che regnò sempre il peccato e regnò sopra quegli stessi, i quali non violarono alcun espresso comando di Dio, come fece Adamo, ma o del solo peccato originale furono rei, come i bambini avanti l'uso di ragione, o la legge naturale trasgredirono, la qual legge naturale non portava la minaccia di morte temporale, come il comandamento fatto da Dio ad Adamo.
Il peccato non s'imputava, non essendovi legge. Vuol dire, non imputavasi a pena temporale, o sia non punivasi con pena di morte, ovvero (come altri spiegano ) era meno imputato, non era tanto meritevole di gastigo. Così evidentemente dimostra, che la morte entrò nel mondo per lo peccato di Adamo, ed è pena di questo peccato, dalla quale niuno va esente.
Il quale è figura di lui, che doveva venire. Adamo figura di Cristo, ma in tal forma, che, siccome per Adamo entrò il peccato, e la morte nel mondo, cosi per Cristo entrovvi la giustizia, e la vita. Questa comparazione è magnificamente illustrata ne' seguenti versetti. Vedi Agost. de nuptiis 27.

5,15:Ma non quale il delitto, ec. Perchè io abbia detto, che il vecchio Adamo del nuovo è figura, niuno sia, che si pensi, che nella loro contrarietà uguali siano gli effetti derivati in noi dall'uno e dall'altro; niuno creda, che di tanta efficacia fosse il delitto di Adamo per nuocere, quanto il dono di Cristo per giovare, e salvare.
Molto più la grazia, e la liberalità ec. Con la voce grazia ha voluto probabilmente l'Apostolo intendere la remissione de' peccati, o sia la giustificazione: con la parola dono, ovvero liberalità intende i doni spirituali aggiunti alla remissione de' peccati. Se pel peccato di Adamo il peccato e la morte passarono in molti altri (perchè in tutti i suoi discendenti passarono), molto più la grazia, e la liberalità divina si è comunicata con gran pienezza a molti, mentre non solo questa grazia celeste si è comunicata a molti per cancellare il peccato, di cui erano rei in Adamo, ma eziandio per distruggere molti peccati attuali, e conferire infiniti beni spirituali. E tutto questo in grazia di un solo uomo, che è Gesù Cristo, della pienezza di cui tutti hanno ricevuto, Joan. I. 16.

5,16:E non è tale il dono, quale la prevaricazione ec. E non è, nella ristorazione del genere umano fatta per Cristo, succeduto adesso, come quando uno, cioè Adamo, peccò. Imperocchè il giudizio o sia la punizione divina dal peccato di un solo uomo passò alla condannazione di molti, perchè in esso peccarono; la grazia poi da Dio conferita agli uomini per Gesù Cristo, dai molti peccati, cioè non solo dall'originale, ma dagli infiniti attuali, giustifica, e monda gratuitamente tutti i credenti.

5,17:Se per lo delitto di un solo, ec. Dimostra qui l'Apostolo quello che sopra aveva detto, che la grazia di Gesù Cristo da molti delitti conduce alla giustificazione; per la qual cosa egli così ragiona: siccome la dannazione di morte viene dal peccato di un solo (del primo padre), così il regno della vita viene dalla grazia di Cristo; e siccome al regno della vita niuno può arrivare, se non per la via della giustizia, quindi è, che mediante la grazia di Cristo la giustizia ricevesi. Il regno della vita egli è la vita eterna, la qual vita Gesù Cristo venne a dare a' fedeli. Io sono venuto, perchè abbiano vita, Joan. X. 10. E questa vita egli da loro, come accenna l'Apostolo, per mezzo dell'abbondante sua grazia;vale a dire, mediante la piena remissione de' peccati (la qual remissione non può essere preceduta da alcun merito umano), e per mezzo del dono della giustizia, di cui gratuitamente è ornato da Dio colui, che crede. Si può anche con s. Tommaso per quella parola dono intendere i favori, e i doni dello Spirito, per mezzo de' quali sono aiutati grandemente i fedeli nell'opera della loro santificazione; e per la voce giustizia si può intendere la rettitudine delle opere, che tutta ci viene da Cristo (il quale fu fatto da Dio giustizia per noi), e per la quale il merito della eterna gloria si acquista.

5,18:Quindi è, che, siccome pel delitto di un solo ec. Strigne la comparazione tra Adamo, e Cristo, comparazione vantaggiosa al sommo per la gloria del nostro liberatore, e per consolazione degli uomini. Il delitto di Adamo, principio, e causa di condannazione per tutti gli uomini, i quali da lui discendono secondo la carne; la giustizia di Cristo, o sia i meriti di Cristo, principio di giustificazione per tutti quegli, i quali spiritualmente rinascono per grazia di lui. Si dice eziandio, che la giustizia di Cristo è giustificazione di tutti quanti gli uomini, perchè sola basta a poterli tutti giustificare, benchè i soli fedeli siano di fatto giustificati; onde di Gesù Cristo dice altrove l'Apostolo, che egli è Salvatore di tutti gli uomini, e principalmente de' fedeli, 1. Tim. 4.
Da questa dottrina dell'Apostolo dee ancora inferirsi, che siccome niuno muore se non a cagione del peccato di Adamo; così niuno è, che sia giustificato, se non per la giustizia di Cristo, e questa giustizia, come abbiam veduto nel capo III., è dalla fede di Cristo, in cui credettero e i giusti, che l'incarnazione di lui precedettero, e quelli che dopo di essa sono stati, e saranno.

5,19:Siccome per la disubbidienza di un uomo ec. Ripete lo stesso sentimento del versetto precedente in altri termini, perchè di conseguenza somma è questa dottrina; che molti, cioè tutti gli uomini siano riguardati da Dio come peccatori, e peccatori siano realmente, ciò nasce dal peccato di colui, da cui tutti discendono, il quale disubbidito avendo al comando di Dio, nella stessa dannazione trasse tutti i suoi posteri; similmente però per l'ubbidienza di Cristo fino alla morte, e morte di croce, molti saranno giustificati; dove è da notare, che non a caso l'Apostolo in cambio di dire sono giustificati, disse, saranno giustificati. Imperocchè esprimer volle la virtù, ed efficacia infinita di questa ubbidienza di Cristo, efficacia, che ad ogni tempo si estende fino alla fine de' secoli e del mondo a vantaggio di tutti gli uomini, o siano questi rei del solo originale peccato, o anche di molte colpe attuali.

5,20:La legge poi subentrò, ec. Finora ha parlato l'Apostolo dello stato del mondo da Adamo fino alla legge; e ha dimostrato, che per la grazia di Cristo il peccato si toglie, che era entrato nel mondo per colpa di Adamo. Ma affinchè niuno si pensasse, che la legge data a Mosè avesse avuto virtù di liberare dal peccato, per questo soggiugne adesso: entrò in certo modo tra Adamo, e Cristo la legge data non per dover durare perpetuamente, ma a tempo, come si dà un precettore a un fanciullo. E che ne avvenne? Abbondò sempre più il peccato non per colpa della legge, la quale era buona e utile, ma per la pravità, e corruzione dell'uomo.
Perchè abbondasse il peccato. Perchè in questo luogo, come in altri delle Scritture non indica l'intenzione, e il fine, per cui la legge fu data, ma l'effetto, che ne segui. Abbondò adunque il peccato dopo data la legge in primo luogo effettivamente, perchè di fatto crebber di numero, e di gravezza i peccati; di numero, perchè, come osserva il nostro Apostolo, cap. VII. II., la proibizione della legge servì a irritar la concupiscenza; di gravezza pel disprezzo della medesima legge. Abbondò in secondo luogo il peccato, quanto alla cognizione degli uomini; imperocchè dalla legge è la cognizione del peccato, e per essa videro gli uomini, quante cose fossero proibite da Dio, le quali essi credevano prima permesse. Abbondò adunque il peccato dopo la legge, permettendolo Dio, affinchè l'uomo superbo a conoscer venisse una volta la propria infermità, e stretto quindi dai terrori della legge, indi dalla coscienza dei suoi falli, e della sua estrema fiacchezza a colui si volgesse, il quale da tante angustie potea liberarlo, a quell'unico Salvatore promesso nella legge, aspettato dalle nazioni, da cui la remissione de' peccati ottenesse, e la grazia per adempier la legge.
Ma dove abbondò il peccato, ec. Alla abbondanza del peccato fu contrapposta l'abbondanza della grazia: imperocchè presso a Dio, che è ricco in misericordia, l'abbondanza del peccato non trattenne la risoluzione di sal vare con redepzione copiosa il genere umano.

5,21:Siccome regnò il peccato, dando la morte, ec. Il peccato introdotto nel mondo dal primo uomo, e divenuto più forte dopo la legge, esercitò un pieno dominio sopra degli uomini, conducendogli alla morte non solo tempo rale, ma anche eterna; la grazia di Dio per mezzo della giustizia, che ella apporta agli uomini, debbe in essi regnare fino a tanto, che gli conduca alla vita eterna per Gesù Cristo nostro Signore, datore della grazia, e fatto da Dio nostra giustizia, dai meriti del quale riconosciamo la vita eterna, che egli da ai suoi fedeli, Joan. X. 28.