Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 11


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Dio per tua gratuita elezione si è riserbato alcuni del popolo Giudeo per salvarli mediante la fede di Cristo, lasciando gli altri, come increduli, nella loro cecità secondo le predizioni de' Profeti, e sostituendo ad essi per gratuita bontà sua i Gentili, i quali avverte l'Apostolo a non insuperbirsi contro i Giudei; che i Giudei abbandonati per un tempo si convertiranno finalmente a Cristo. Esclamazione sopra l'incomprensibilità della divina sapienza.

1Adunque io dico: forse che ha Iddio rigettato il suo popolo? Mai no. Conciossiachè io pure sono Israelita, del seme di Abramo, della tribù di Beniamino:2Non ha rigettato Dio quel popolo, che egli ha preveduto. Non sapete voi quel, che dice la Scrittura in persona di Elia: e come egli sollecita Dio contro Israele?3Signore, hanno uccisi i tuoi Profeti, han rovinati i tuoi altari: e io son rimasto solo, e vogliono la mia vita.4Ma che dice a lui la risposta di Dio? Mi son riserbato sette mila uomini, i quali non han piegato il ginocchio dinanzi a Baal.5Nello stesso modo adunque anche adesso sono stati salvati i riserbati secondo l'elezione della grazia.6E se per grazia, dunque non per le opere: altrimenti la grazia non è più grazia.7E che adunque? Israele non ha conseguito quel, che cercava: lo hanno conseguito gli eletti: tutti gli altri poi si sono accecati:8Come sta scritto: Dio diede loro lo spirito di stupidità: occhi, perché non veggano, e orecchi, perché non odano fino al giorno d'oggi.9E Davidde dice: La loro mensa diventi per essi un lacciuolo, e un cappio, e un inciampo, e ciò per giusta loro punizione.10Si offuschino i loro occhi, sicché non veggano: e aggrava mai sempre il loro dorso.11Io dico adunque: hanno egli no inciampato in tal guisa (solo) per cadere? Mai no. Ma il loro delitto è salute alle genti, ond' essi prendano ad emularle.12Che se il loro delitto è la ricchezza del mondo, e la loro scarsezza è ricchezza delle nazioni: quanto più la loro pienezza?13Imperocché a voi. Gentili, io dico: in quanto io sono Apostolo delle genti, farò imore al mio ministero,14Se mai provocassi ad emulazione il mio sangue, e salvassi alcnni di loro.15Imperocché se il loro rigettamento e la riconciliazione del mondo: che sarà il loro ricevimento, se non una risurrezione da morte?16Che se le primizie sono sante, lo è pur la massa: e se santa la radice, santi anche i rami.17Che se alcuni de' rami sono stati svelti, e tu essendo un ulivo selvatico, se' stato in loro luogo innestato, e fatto consorte della radice, e del grasso dell'olivo,18Non voler vantarti contro a rami. Che se ti vanti: tu non porti già la radice, ma la radice porta te.19Dirai però: que' rami furono svelti, perché io fossi innestato.20Bene: sono stati svelti per l'incredulità. E tu stai saldo per la fede: non levarti in superbia, ma temi.21Imperocché se Dio non perdonò ai rami naturali: non perdonerà neppure a te.22Osserva adunque la bontà, e la severità di Dio: la severità verso dì quelli, che caddero: la bontà di Dio verso di te, se ti atterrai alla bontà, altrimenti sarai reciso anche tu.23Ed eglino pure, se non resteranno nella incredulità, saranno innestati: conciossiachè potente è Dio per nuovamente innestarli.24Imperocché se tu sei stato staccato dal naturale ulivastro, e contro natura se' stato innestato al buono ulivo: quanto più quegli, che sono della stessa natura, saranno al proprio ulivo innestati?25Imperocché non voglio, che siavi ignoto, o fratelli, questo mistero (affinchè dentro di voi non vi giudichiate sapienti), che l'induramento è avvenuto in una parte ad Israele, perfino a tanto che sia entrata la pienezza delle genti,26E cosi si salvi tutto Israele, conforme sta scritto: Verrà di Sion il liberatore, e scaccerà la empietà da Giacobbe.27E avranno essi da me questa alleanza, quando avrò tolti via i loro peccati.28Riguardo al Vangelo, nemici per cagione di voi: riguardo poi alla elezione, carissimi per cagione de' padri.29Conciossiaché i doni, e la vocazione di Dio non soggiacciono a pentimento.30Imperocché siccome anche vói una volta non credeste a Dio, e ora con seguito avete misericordia per la loro incredulità:31Cosi anch' essi adesso non han creduto, affinché per la misericordia fatta a voi conseguivano anch' essi misericordia.32Imperocché restrinse Dio tutti nella incredulità, affla di usare a tutti misericordia.33O profondità delle ricchezze della sapienza, e della scienza di Dio: quanto incomprensibili sono i suoi giudizj, e imperscrutabili le sue vie!34Imperocché chi ha conosciuto la mente del Signore? O chi a lui die consiglio?35Ovvero chi è stato il primo a dare a lui, e saragli restituito?36Conciossiachè da lui, e per lui, e a lui sono tutte le cose: a lui gloria pe' secoli. Così sia.

Note:

11,1:Ha Iddio rigettato il suo popolo? ec. Ha egli Dio rigettato sì generalmente il suo popolo, che niuna parte egli abbia alla benedizione promessa in Cristo? No certamente; imperocchè io stesso, che parlo, sono Giudeo, e discendente da Abramo secondo la carne, e della ultima delle tribù di Israele, e nondimeno non sono stato rigettato, ma anzi chiamato alla grazia del Vangelo, e dell'Apostolato.

11,2:Non ha rigettato Dio quel popolo, che egli ha preveduto. E non solamente io non sono stato rigettato, ma nessuno di quelli, che sono stati predestinati di questo popolo sarà rigettato.
Non sapete voi ec. Vuole coll'esempio di quello, che avvenne a tempo di Elia, spiegare, come un numero di eletti avea tuttora Dio nel popolo di Israele. Voi sapete quel che si legge nella Scrittura come detto da Elia al Signore, allorchè egli lo sollecitava a punire Israele della sua empietà. Dove è da osservarsi, che in tre modi si dice, che i Profeti, e i Santi chiedano da Dio vendetta contro de' peccatori. In primo luogo allorchè sapendo di certo, che Dio vuol dar di mano al gastigo, alla volontà di lui si conformano con la loro volontà; onde sta scritto: si rallegrerà il giusto quando vedrà la vendetta; in secondo luogo pregando per la distruzione non degli uomini, ma bensì del peccato, affinchè tolta sia dal mondo la offesa di Dio; in terzo luogo talora non pregano Dio, che faccia vendetta, ma la vendetta medesima annunziano, e intimano ai peccatori: siano confusi coloro, che mi perseguitano, dice Geremia, vale a dire, saranno con fusi.

11,3:Signore, hanno uccisi i tuoi profeti. Vedi III. Reg. XIX.
Han rovinati i tuoi altari. Questi altari si crede essere stati eretti dagli uomini timorati per quel tempo, in cui non era loro permesso di andare al tempio per offerirvi i loro sacrifizi: imperocchè in tali circostanze pareva, che cessasse il divieto di erigere altari fuori di Gerusalemme. Questi stessi altari adunque dice Elia, che erano stati distrutti dagli empi, affinchè niun vestigio restasse del culto di Dio.
E io son rimaso solo, e vogliono ec. Sono omai solo ad adorare il vero Dio, e mi tendono insidie per uccidermi, affinchè non resti sopra la terra chi ti adori.

11,4:Mi son riserbato sette mila uomini. Con questo modo di parlare si esprime mirabilmente la virtù della grazia, come osserva s. Agostino, per cui nella universale rovina questi si ressero, e perseverarono nel culto di Dio: e dice sette mila per significare un gran numero; ma adopera la Scrittura un numero fisso, e determinato, perchè intendasi, come presso a Dio tutte le cose sono certe, e distinte.
I quali non han piegato il ginocchio ec. Non han ripudiato il vero Dio per adorare l'idolo di Baal, il culto del quale era stato introdotto dall'empia Jezabele.

11,5:Nello stesso modo... anche adesso sono stati salvati i riserbati ec. Così adesso alla venuta del Vangelo hanno ottenuto salute quegli Ebrei, che Dio si è riserbato, eleggendoli per mera grazia.

11,6:E se per grazia, dunque non per le opere: altrimenti ec. E se sono stati riserbati, e salvati per grazia, è evidente, che in ciò non ha avuto parte il merito delle opere: Non per le opere di giustizia, che abbiam noi fatto, ma secondo la sua misericordia ci ha fatti salvi. Ad Tit. III. Tutti quelli, che hanno creduto, sono stati riserbati, e separati dalla massa degli increduli per una elezione totalmente gratuita.
Altrimenti la grazia non è più grazia. Non può star insieme il dire, che l'elezione sia per grazia, e sia insieme pel merito delle opere; imperocchè così la grazia falsamente chiamerebbesi grazia, mentre realmente sarebbe non grazia, ma mercede, e ricompensa.

11,7:E che adunque? Israele non ha conseguito ec. Da tali cose premesse che ne inferiremo noi? Che Israele (vale a dire la massima parte di Israele) non ha ottenu to quella giustizia, che egli cercava. Vedi cap. IX.31
Lo hanno conseguito gli eletti: tutti gli altri poi ec. Questa giustizia, che è tuttora inutilmente cercata dai Giudei, la han trovata gli eletti, e la hanno trovata in virtù della stessa loro elezione, cui son debitori di tutto quello, che hanno di bene. Gli altri poi sono tutti rimasi come ciechi volontari, onde non han saputo vedere nè la luce del Vangelo, nè la via della giustizia, la quale giustizia vanno tuttora cercando nelle opere della legge, dove non possono trovarla, mentre cercar la dovrebbero nella grazia di Gesù Cristo, da cui avrebber potuto ottenerla mediante la fede.

11,8:Come sta scritto: Dio diede loro lo spirito di stupidità, ec. Vedi Isaia VI. 9. e XXIX. 10. Imperocchè da due differenti luoghi di Isaia sono tratte le parole qui riferite. Dice adunque, che agli Ebrei increduli fu dato da Dio uno spirito di stupidità, e di insensataggine; onde ne avvenne, che avessero occhi, ma per non vedere, orecchie, ma per non udire; con le quali parole vuolsi significare il terribile accecamento di tanti Ebrei, a' quali la predicazione del Vangelo, accompagnata da tanti miracoli nulla servi, perchè conoscessero il Salvatore. Quelle parole: diede loro lo spirito di stupidità, significano, che Dio permise per la loro malizia, che cadessero nello spirito di insensataggine, sottraendo loro la grazia, e abbandonandogli alle tenebre della loro mente. E in quello, che segue, non debbe intendersi, che Dio avesse dato loro occhi, perchè non vedessero, orecchie, perchè non udissero; ma bensì, che Dio permise, che di quegli occhi, che loro diede per vedere, non se ne servissero per loro salute; cioè a dire, che non riflettessero sopra le cose vedute, e udite da loro; ed erano stati abbandonati da Dio in quello infelice stato, a cui per la loro perversità si erano ridotti, e in cui a guisa di uomini presi da profondo letargo nissun uso facevano de' loro sensi, e delle facoltà naturali per intendere la verità.
Fino al giorno d'oggi. Queste parole le ha aggiunte di suo l'Apostolo, e le ha aggiunte per temperare, e addolcire l'asprezza delle precedenti verità; imperocchè egli vuol dire: così vanno le cose degli Ebrei sino a questo giorno: ma non sempre sarà così; si convertiranno un dì, e con amore e compunzione volgeranno gli sguardi a colui, che hanno trafitto nella sua propria persona, e perseguitano nelle persone de' Santi.

11,9:E Davidde dice: La loro mensa diventi per essi ec. Di questi tali (dice l'Apostolo) ha voluto parlar Davidde, allorchè non predicendo solamente, ma approvando come giusta, e voluta la loro punizione, diceva: la parola della salute, la quale doveva esser per essi cibo, e bevanda dolce e salutare, si converta in lacciuolo, e in cappio, onde restino presi dal Diavolo, e divorati; sia per essi occasione di caduta, e restino così punite le loro ini quità.

11,10:Si offuschino i loro occhi, sicchè non veggano. In mezzo alla luce vivissima tramandata dal Sole di giustizia si oscuri, e si appanni la loro vista, onde la verità non conoscano benchè chiara, e presente.
E' aggrava mai sempre il loro dorso. Vuol dire, lascia, permetti, che in cambio di alzare la testa ai beni celesti, e alla eterna vita promessa dal Vangelo, si incurvino ogni di più, e si pieghino dai veri beni ai falsi della vita presente, dalla rettitudine della giustizia all'amore dell'iniquità.

11,11:Io dico adunque: Hanno eglino inciampato ... (solo) per cadere? A tale stato di infelicità essendo ridotti gli Ebrei, egli è da vedere, se Dio abbia permesso, che l'inciampare, che han fatto nella pietra, che è Cristo, avvenuto sia non per altro, se non perchè essi cadessero, senza che alcuna utilità o per essi, o per altri siasi Dio proposto di trarre da tal caduta, ovvero se abbia per messo, che cadessero per non mai più risorgere. In ambedue questi sensi possono prendersi queste parole, e ad ambedue conviene la risposta dell'Apostolo, il quale dice in primo luogo, che dalla loro sciagura un gran bene derivò ne' Gentili; in secondo luogo, che gli Ebrei riconosceranno una volta il Cristo, e da lui riceveranno salute.
Ma il loro delitto è salute alle genti. Il delitto (o come ha il Greco, la caduta) degli Ebrei è l'aver rigettato Cristo, e la dottrina di Cristo. Questo delitto è stato occasione di salute per i Gentili; perchè rigettato il Vangelo dagli Ebrei, ai quali doveva essere primamente predicato, fu portato senza alcuna dilazione alle genti, le quali furono surrogate agli stessi Ebrei: onde dicon loro gli Apostoli, Act. XIII.: A voi primamente doveasi annun ziare la parola di Dio, ma giacchè la avete rigettata, ecco che ci rivolgiamo alle genti. Oltre a ciò gli Ebrei dopo il gran rifiuto esuli dalla loro patria, e dispersi per tutto il mondo hanno per ogni dove portato insieme co' libri santi i documenti irrefragabili della verità del Vangelo, i quali servirono a illuminare le genti tutte, e ad appianare la via alla loro conversione. Imperocchè di maggior peso veniva ad essere la testimonianza renduta a Cristo dalla legge, e dai profeti, allorchè questa testimonianza traevasi dalle mani de' nemici stessi di Cristo, lo infelice stato de' quali nuova luce porgeva allo stesso Vangelo, nel quale lo sterminio di quel popolo era stato evidentemente predetto.
Ond'essi prendano ad emularle. Onde vedendo la conversione delle genti, e come le promesse fatte ai loro padri, neglette da essi, sono state trasportate alle stesse genti, e a grande loro vantaggio adempiute, di una santa invidia si accendano, e ad imitarle si muovano. Ecco un'altra sorta di bene, che dal delitto de' Giudei seppe cavare la Providenza a favore degli stessi Ebrei.

11,12:Che se il loro delitto è la ricchezza ec. La incredulità degli Ebrei partorì inestimabile abbondanza di beni celesti a' Gentili, e lo scarso numero, che rimase in piedi di quel popolo, fu l'occasione, per cui tanto ricca, e copiosa fu la conversione delle genti; quanto maggiore adunque sarà il vantaggio, che ridonderà alla Chiesa dalla piena, e intera conversione dello stesso popolo, quand'ella succederà?

11,13:Imperocchè a voi, Gentili, io dico: in quanto io sono Apostolo delle genti, ec. Finora avea parlato indistintamente a tutti i fedeli di Roma; si rivolge adesso a quelli, che si erano convertiti dal Gentilesimo. Egli era stato specialmente costituito dallo Spirito santo Apostolo de' Gentili; vedi Act. xmi. 2. Dice perciò, che per la parte, che è a lui toccata nell'Apostolato delle genti, egli e con le parole, e co' fatti, e con i miracoli, e con i patimenti onora il suo ministero per la gloria di Cristo.

11,14:Se mai provocassi ad emulazione il mio sangue, e salvassi alcuni di loro. E in quello, che io fo per soddisfare in tutte le parti all'obbligo del mio ministero, e come Apostolo de' Gentili, non solo io non mi scordo di coloro, che sono del mio sangue, che anzi ho sempre per oggetto di tentare, se mai nobilitando in ogni maniera possibile la mia predicazione, mi riuscisse di risvegliare in essi la buona emulazione inverso di voi; onde a voi divenissero compagni, e fratelli per la fede, e qualche numero almeno ne conducessi alla salute.

11,15:Se il loro rigettamento è la riconciliazione del mondo: che sarà ec. Lo sviscerato affetto (dice l'Apostolo), con cui desidero, e cerco la salute del mio popolo, èutile, e vantaggioso anche pei Gentili, mentre, se la riprovazione degli Ebrei fu occasione di salute per le genti, come abbiam detto, qual bene non ne sentiranno le stesse genti, quando eglino siano tutti nuovamente riuniti nella famiglia di Dio? Certamente una tal riunione degli Ebrei co' Gentili in un solo corpo, e sotto di un solo capo sarà come una risurrezione del mondo. Si chiama risurrezione la giustificazione degli uomini, che è un passaggio dalla morte del peccato alla vita della grazia. Vuole adunque adombrare l'Apostolo gli ammirabili effetti, che sarapno prodotti dalla piena conversione degli Ebrei, i quali con soleranno la Chiesa nella sua vecchiezza, e raccenderanno il fervore della carità, che sarà allora vicino già a spegnersi nei fedeli del Gentilesimo, come Gesù Cristo stesso predisse, Matth. XXIV. Onde il ravvedimento del popolo Ebreo, e il nuovo spirito, di cui egli sarà ri pieno, richiamerà a nuova vita gli antichi fedeli, i quali scossa la lor tiepidezza con i nuovi convertiti gareggeranno nella santità de' costumi e nell'amore di Gesù Cristo.

11,16:Che se le primizie sono sante, lo è pur la massa. La Volgata dice saggio, dove il Greco ha primizie, ma il senso è lo stesso. Se è santo il saggio, ovvero le primizie che a Dio sono offerte, santa è ancora la massa, onde il saggio e le primizie sono tratte, la qual massa per l'oblazione stessa delle primizie rimane in certo modo a Dio consagrata. Queste primizie del popolo Ebreo con venevolmente si intende, che siano gli Apostoli, e i primi fedeli, che abbracciarono il Vangelo, i quali furono Ebrei.
E se santa la radice, ec. La radice del popolo Ebreo è Abramo, e gli altri patriarchi, da' quali derivò lo stesso popolo. Santa è la radice: dunque santi sono anche i rami. L'una e l'altra similitudine tende allo stesso fine. Imperocchè siccome tra' fedeli eranvi degli Ebrei di origine, i quali riguardavan tuttora con poca stima i Gentili convertiti (come abbiam veduto ne' primi capitoli di questa lettera); così vi eran pur dei Gentili convertiti, i quali disprezzavano i Giudei, considerandoli come traditori, e omicidi del Cristo. E contro di questi ultimi parla adesso l'Apostolo, dimostrando, che in ciò, che concerne la salute, e la grazia di Gesù Cristo, non solo non sono da disprezzare i Giudei, ma possono questi eziandio con miglior ragione de' Gentili esser fatti partecipi dei doni di Dio, e divenire santi, perchè sono della stessa massa di coloro, che sono stati le primizie del Vangelo, i quali sono santi, e sono figliuoli di padri santi, e membri di un popolo già a Dio consagrato.

11,17:Che se alcuni de' rami sono stati svelti, ec. Veggo il motivo, per cui tu, o Gentile, ti levi in superbia. Di questi rami alcuni sono stati recisi, e tu che eri ramo inutile e infruttuoso di un ulivo salvatico, se' stato innestato al domestico ulivo, e se' nudrito del sugo, il quale ricevuto dalla terra, e concotto nella radice, viene da questa diffuso per tutti i rami. Secondo le regole della natura l'innesto non si fa, se non di una marza presa da pianta domestica, la quale si unisce a una pianta salvatica; ma tu, ramo salvatico, non buono ad altro, che ad essere gettato sul fuoco, se' stato innestato all'ulivo domestico; e questa stessa inusitata maniera di innesto la grandezza del benefizio divino ti manifesta.

11,18:Non voler vantarti contro a que' rami. Tu adunque, o Gentile, che eri una volta straniero riguardo all'alleanza, senza speranza, senza promesse, e senza Dio in questo mondo, essendo stato per mera grazia sostituito alla dignita d'Israele, e associato alla fede de' Patriarchi, e nudrito del sugo vitale, vale a dire dello spirito di grazia a te trasmesso per mezzo di quegli, avrai tu ardire d'insultare a que' rami, i quali per loro sventura furono recisi?
Che se ti vanti: tu non porti ec. Che se pur osi di insultare alla loro miseria, ricorditi, che tu non altro se', che un ramo innestato alla fede, e alla Chiesa de' Giudei, che nulla perciò quelli debbono a te, ma molto tu devi ad essi, ed è cosa irragionevole e ingiusta, che il ramo innestato contro i rami naturali, e contro la stessa pianta, che per suo lo accolse, e come suo lo nudrì, superbamente infierisca.La salute è de' Giudei, disse Cristo, Joan. IV. 22., perchè dalla Chiesa Giudaica ricevette la Gentilità il Vangelo, e la fede. E da quello che in questi due precedenti versetti dice l'Apostolo, vien dimostrato chiaramente, che la stessa fede e lo stesso spirito di grazia ebbero i giusti dell'uno, e dell'altro testamento.

11,19:Dirai però: ec. Mi dirai, che Dio appunto, perchè tu fossi innestato, permise, che gli Ebrei abbandonasser la fede de' loro Padri; sembra adunque, che quindi ragionevolmente si inferisca una predilezione particolare di Dio verso i Gentili.

11,20:Bene: sono stati svelti per l'incredulità, ec. Dici bene, che, perchè tu fossi innestato, permise Dio, che quelli fossero recisi: ma rifletti un po', che la cagione, per cui dall'albero del popolo fedele questi furono svelti, si fu, perchè non vollero credere, e tu al fruttifero ulivo se'innestato non per tuo merito, non per le opere tue, ma bensì per la fede. Non presumere adunque di te stesso, ma temi, che a te pur non avvenga la stessa sciagura: imperocchè tu ancora puoi e cadere nell'incredulità, ed essere svelto.

11,21:Se Dio non perdonò a' rami naturali; ec. Se a' Giudei figliuoli di Abramo, ed eredi delle promesse fatte ai padri non ebbe riguardo il Signore, ma permise, che fossero recisi; temi, che forse ei non permetta, che tu ancora traviando dalla fede cada nello stesso gastigo. Vuol dire l'Apostolo, che un uomo, il quale nel tempo che un altro cade, riceve la grazia, innalzarsi non debbe contro quell'infelice, che è caduto, anzi argomento prenderne di timor santo, perchè siccome la superbia è origine di caduta, così il timore è principio di vigilanza, e di cautela per non cadere.

11,22:Osserva adunque la bontà, e la severità di Dio: ec. Considera attentamente i giudizi divini: considera la stretta severità, con cui Dio trattò quei, che caddero, o sia, che urtarono nella pietra, che è Cristo; considera la bontà, con la quale egli opera in te, con questo però, che alla stessa bontà tu ti attenga costantemente, perseverando in quello stato, in cui ti ha posto Dio; imperocchè altrimenti saresti svelto anche tu.
Può adunque l'uomo giustificato decadere dallo stato di grazia, e di giustizia, e niuno può essere infallibilmente certo della propria perseveranza. Questa dottrina della Chiesa cattolica si frequentemente ripetuta nelle Scritture, e sì utile per mantenere l'uomo in quel santo e casto timore, per mezzo di cui egli operi la propria salute, temerariamente fu rigettata dagli Eretici degli ultimi tempi.

11,23-24:Ed eglino pure, se non resteranno nell'incredulità, ec. E quello che la bontà di Dio ha fatto per te, lo farà anche per quelli che or sono stati recisi, ogni volta, che abbraccino la fede: imperocchè non manca a Dio potere, e virtù per nuovamente innestargli; e quello che contro l'ordine naturale è stato fatto da Dio per te, innestandoti (benchè ramo di ulivastro) all'ulivo domestico, molto più facilmente lo farà per i rami dell'ulivo domestico, pe' figliuoli di Abramo, e de' Santi, onde all'antica pianta siano riuniti mediante la fede.

11,25-27:Non voglio, che siavi ignoto... (affinchè dentro di voi non vi giudichiate sapienti), ec. Or affinchè non vi lasciate trasportare alla presunzione, e giudicando gli altri secondo il corto vostro pensare, non vi leviate in superbia, io voglio per util vostro svelarvi un mistero; e questo mistero si è,che l'induramento, in cui non tutto il Giudaismo, ma una parte del Giudaismo è caduta, ha un termine prescritto ne' divini consigli; e questo termi ne, oltre il quale non sarà prolungata la cecità degli Ebrei, si è, quando sarà entrato nella Chiesa il corpo, o sia il maggior numero di tutte le nazioni; dopo di che tutta la nazione d'Israele riceverà il Vangelo e la salute, confor me fu predetto da Isaia, allorchè disse: Verrà di Sion (dagli Ebrei, tra' quali prenderà carne umana) il Liberatore, e scaccerà l'empietà da Giacobbe, e saranno ricevuti in questa (nuova) mia alleanza, quando avrò tolti via i loro peccati (i quali non erano stati tolti dalla prima alleanza). La qual profezia non è ancor adempiuta, perchè parla il Profeta di una liberazione, la quale a tutti si estenda i posteri di Giacobbe, vale a dire, si estenda a tutte le tribù, le quali abbracceranno generalmente la nuova alleanza. Sarà adunque adempiuta alla fine del mondo, come spiegano tutti i Padri.

11,28:Riguardo al Vangelo, nemici per cagione di voi. Questi Ebrei se si considerino relativamente al Vangelo, al quale contraddicono ostinatamente, sono miei, e vostri nemici; e sono nemici per cagione di voi, vale a dire, perchè l'alienazione, che hanno dal Vangelo, nasce principalmente dal vedere, che a voi pure, benchè Gentili, la porta dello stesso Vangelo da noi è aperta. Queste parole per cagion di voi possono anche spiegarsi per util vostro, essendo stata la avversione, che gli Ebrei hanno al Vangelo, occasione a Dio di operar la salute delle nazioni.
Riguardo poi all'elezione, carissimi per cagione de' padri. Per ragione poi della elezione alla salute fattane da Dio, la quale elezione avrà unavolta il suo pieno effetto, non sono nemici, no, ma amici sommamente cari a cagione de' santi loro padri, la fede de' quali a Dio piacque tanto, che per amore di essi per suo popolo elesse la lor discendenza: Amò (Dio) i padri tuoi, ed elesse i loro posteri dopo di essi, Deuteron. V.

11,29:I doni, e la vocazione di Dio non soggiacciono ec. Ma dirà alcuno: i Giudei cari a Dio una volta, ma nemici adesso della fede, e del Vangelo, saranno esclusi dalla salute. Mai no, dice l'Apostolo: imperocchè il dono della vocazione divina è immutabile. Parla qui l'Apostolo delle promesse, e della vocazione, che nasce dalla eterna elezione di Dio. Quelli adunque, che Dio determinò di chiamare e di arricchirli de' suoi doni, non gli abbandonerà giammai. Non muterà adunque Dio per la incredulità di un numero di Ebrei, ancorchè grande, quello, che stabilì ab eterno di fare una volta per questo popolo già suo, e anche in questo tempo per molti del medesimo popolo.

11,30:Siccome anche voi ec. Dico, che tutto Israele sarà salvo un giorno, benchè sia adesso nemico della salute, appunto come voi, che eravate una volta senza fede, e senza Dio, avete adesso ottenuto misericordia, e la stessa loro incredulità è stata occasione di salute per voi.

11,31:Cosi anch'essi adesso non han creduto, affinchè ec. Per simil maniera i Giudei non hanno adesso creduto, affinchè apertasi quindi per voi la strada alla salute, per la misericordia a voi fatta, provocati fossero a cercare, e abbracciare anch'essi la stessa misericordia. Mi è paruto questo il vero senso dell'Apostolo, e credo, che tale parrà a chiunque vorrà riflettervi alcun poco, e confrontare il Greco con la Volgata, l'oscurità della quale viene dall'avere ritenuto la pretta costruzione Greca. Lo scopo delle parole dell'Apostolo si è di persuadere e agli Ebrei, e a' Gentili convertiti di non rimproverarsi reciprocamente il precedente loro stato; ma che e gli uni, e gli altri conoscendosi debitori alla stessa misericordia della nuova sorte, lodino con un sol cuore l'autore della sa ute.

11,32:Restrinse Dio tutti nella incredulità, affin di usare a tutti misericordia. Permise Dio, che tutto il genere umano (benchè non tutti gli individui di esso), e Giudei, e Gentili chiusi fossero dalla incredulità quasi in carcere oscuro, da cui nè per le proprie forze, nè pe' propri meriti uscir potevano senza il soccorso della grazia, affinchè in tutti gli uomini risplendesse la grandezza della divina misericordia. Così ritorna l'Apostolo a quello, che fin dal principio di questa ammirabile epistola imprese a dimostrare, vale a dire, che tutti gli uomini e Greci, e Giudei son peccatori, nè hanno onde gloriarsi, e hanno tutti bisogno di essere per pura e gratuita misericordia giustificati da Dio mediante la fede, per la quale aperto il carcere di infedeltà, in cui stavano miseramente rinchiusi, celebrino, e ammirino la misericordia, da cui furono liberati.

11,33:O profondità delle ricchezze della sapienza, e della scienza di Dio. Dopo che ha procurato l'Apostolo di portare alcune ragioni per far intendere in qualche modo i misteri della elezione, e della riprovazione, si riconosce e confessa adesso come incapace a investigare cose sì grandi, e perciò esclama: O profondità ammirando la infinita eccellenza della sapienza divina, che quasi abisso di immensa profondità non può essere penetrata da mente umana. Alcuni credono, che significhi lo stesso il tesoro della sapienza, e il tesoro della scienza di Dio. S. Tommaso però la sapienza crede dirsi delle cose di Dio stesso, de' suoi divini attributi, del suo intimo essere, ec., e che per la scienza intendasi la cognizione di tutto ciò, che riguarda le cose create.
Quanto incomprensibili sono i suoi giudizi! Quanto sono incomprensibili all'uomo le ragioni dei giudizi di Dio, le quali ragioni nella infinita sapienza di Dio sono ascose? E imperscrutabili le sue vie. E quanto astruse, e fuori della sfera delle umane ricerche son le maniere, onde opera Dio nelle sue creature!

11,34:Chi a lui diè consiglio? V'ha egli, chi intervenuto sia ne' consigli di Dio a proporre, e suggerire le maniere di eseguire ciò, che Dio avea determinato? Di tali consiglieri han di mestieri i Re della terra, ma Dio nissun uomo ammette a' suoi consigli. Questo versetto è preso da Isaia XL. 13. 14. secondo la versione dei LXX.

11,35:Chi è stato il primo a dare a lui, e saragli restituito? Vedi Job, XLI. 2. V'ha egli alcuno, che dichiarar si possa creditore di Dio per avergli dato qualche cosa del suo, onde obbligato sia Dio stesso a restituzione e a gratitudine? No, Dio non dee nulla ad alcuno, perchè niente può dar l'uomo a Dio, che prima non lo abbia egli da Dio ricevuto. Verità, che si prova anche nel versetto seguente.

11,36:Da lui, e per lui, e a lui sono tutte le cose. Tutte quante le cose, sono, 1. da lui, come causa, che ha lor dato l'essere; 2. sono per lui, come conservatore, e custode; 3. sono a lui, come ad ultimo fine, essendo tutte fatte a gloria di lui. Con queste tre diverse maniere, onde a Dio appartengono le creature, ha voluto l'Apostolo non solo porre in vista i molti, e diversi benefizi, che riceviamo da Dio, ma eziandio adombrare la Trinità delle persone in un solo Dio: imperocchè da lui significa il Padre, per lui dimostra il Figliuolo, a lui accenna lo Spirito santo. Il Padre è principio senza principio; il Figliuolo è la persona di mezzo, per la quale l'operazione ricevuta dal Padre trasmettesi allo Spirito santo, il quale nella Trinità è come fine, perchè non si va più avanti ad alcun'altra persona.
A lui gloria. Indica adesso, che le tre divine persone sono un solo Dio. A lui, dice l'Apostolo, è dovuto onore, e gloria da tutte le creature; niuna ha diritto di giudicare de' suoi consigli; niuna di domandargli ragione di ciò, che egli fa; niuna di dolersi, come se egli fosse ingiusto; ma tutte debbono onorarlo, e glorificarlo per tutti i secoli de' secoli, o sia pel tempo, e nell'eternità. E a gran ragione finisce l'Apostolo il suo epifonema con porre in bocca a tutte le creature l'approvazione di sì giusta sentenza, dicendo: così sia.