Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 8


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Conclude, che sono in Cristo Gesù, sono liberi da ogni condannagione coloro, che non seguono la carne, ma lo spirito, che han ricevuto spirito di adozione, il quale ci rende figliuoli di Dio, e coeredi con Cristo della gloria futura. Alla manifestazione di questa gloria non solo aspirano, tutte le creature soggette per ora alla vanità, ma anche coloro, che han ricevute te primizie dello Spirito, la aspettano con ferma speranza, confortati dallo Spirito, il quale insegna loro quel, che debbano domandare. Dichiara l'incomparabile carità di Dio verso i suoi dimostrata in Cristo, affermando, che niuna cosa può separarli dalla carità di Dio, la quale è in Cristo Gesù.

1Non è adunque adesso condannazione alcuna per coloro, che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne.2Imperocché la legge dello spirito di vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccatole della morte.3Imperocché quello, che far non poteva la legge, perché era inferma per ragion della carne: Dio avendo mandato il suo Figliuolo in carne simile a' quella del peccato, col peccato abolì nella carne il peccato,4Affinchè la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito.5Imperocché coloro, che sono secondo la carne, gustano le cose della carne: coloro poi, che sono secondo lo spirito, le cose gustano dello spirito.6Imperocché la saggezza della carne è morte: la saggezza dello spirito è vita, e pace:7Dappoiché la sapienza della carne è nimica a Dio: perché non è soggetta alla legge di Dio: né può esserlo.8E que', che sono nella carne, a Dio non posson piacere.9Voi però non siete nella carne, ma nello spirito: se pure lo spirito di Dio abita in voi. Che se uno non ha lo spirito di Cristo, questi non è di lui.10Se poi Cristo è in voi: il corpo veramente è morto per cagione del peccato, ma lo spirito vive per effetto della giustizia.11Che se lo spirito di lui, che resuscitò Gesù da morte, abita in voi: egli che risuscitò Gesù Cristo da morte, vivificherà anche i corpi vostri mortali per mezzo del suo spirito abitante in voi.12Siamo adunque, o fratelli, debitori non alla carne, sicché secondo la carne viviamo.13Imperocché se viverete secondo la carne, morrete: se poi con lo spirito darete morte alle azioni della carne, viverete.14Conciossiaché tutti quelli, che sono mossi dallo spirito di Dio, sono figliuoli di Dio.15Imperocché non avete ricevuto di bel nuovo lo spirito di servitù per temere, ma avete ricevuto lo spirito diadozione in figliuoli, mercé di cui gridiamo: Abba (padre)16Imperocché lo stesso Spirito fa fede al nostro spirito, che noi siamo figliuoli di Dio.17E se figliuoli (siamo) anche eredi: eredi di Dio, e coeredi di Cristo: se però patiamo con lui per essere con lui glorificati.18Imperocché io tengo per certo,che i patimenti del tempo presente non han che fare colla futura gloria, che in noi si scoprirà.19Imperocché questo mondo creato sta alle vedette, aspettando la manifestazione de' figliuoli di Dio.20Imperocché il mondo creato è stato soggettato alla vanità non per suo volere, ma di colui che lo ha soggettato con isperanza:21Che anche il mondo creato sarà renduto libero dalla servitù della corruzione alla libertà della gloria de' figliuoli di Dio.22Conciossiaché sappiamo, che tutte insieme le creature sospirano, e sono ne' dolori del parto fino ad ora.23E non esse sole, ma noi pare che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi, l'adozione aspettando de' figliuoli di Dio, la redenzione del corpo nostro.24Imperocché in isperanza siamo stati salvati. Or la speranza, che si vede non è speranza: Conciossiaché come sperare quel, che uno vede?25Che se quello, che non vediamo, noi lo speriamo: lo aspettiamo per mezzo della pazienza.26Nello stesso modo lo spirito sostenta la debolezza nostra: imperocché non sappiam come converrebbe quel, che abbiamo da domandare: ma lo Spirito istesso sollecita per noi con gemiti inesplicabili.27E colui, che è scrutatore de' cuori, conosce quel che brami lo Spirito: mentre egli sollecita pei Santi secondo Dio.28Or noi sappiamo, che le cose tutte tornano a bene per coloro, che amano Dio, per coloro, i quali secondo il proponimetto (di lui) sono stati chiamati Santi.29Imperocché coloro, che egli ha preveduti, gli ha anche predestinati ad esser conformi all'immagine del figliuol suo, ond'egli sia il primogenito tra molti fratelli.30Coloro poi, che egli ha predestinati, gli ha anche chiamati: e quelli che ha chiamati, gli ha anche giustificati: e quelli, che ha giustificati gli ha anche glorificati.31Che diremo adunque a tal cose? se Dio è per noi, chi sia contro di noi?32Egli, che non risparmiò nemmeno il proprio Figliuolo, ma lo ha dato a morte per tutti noi: come non ci ha egli donate ancora con esso tutte le cose?33Chi porterà accusa controlli eletti di Dio? Dio è, che giustifica,34Chi è, che condanni? Cristo Gesù è quegli, che è morto, anzi che è anche risuscitato, che anche sta alla destra di Dio, che anche sollecita per noi.35Chi ci dividerà adunque dalla carità di Cristo? Forse la tribolazione? Forse l'angustia? Forse la fame? Forse la nudità? Forse il risico? Forse la persecuzione? Forse la spada?36(Conforme sta scritto: Per te noi siamo ogni dì messi a morte: siam riparati come pecore da macello).37Ma di tutte queste cose siam più che vincitori per colui, che ci ha amati.38Imperocché io son sicuro, che né la morte, né la vita, negli Angeli, né i principati, né le virtu di, né ciò, che ci sovrasta, né quel, che ha da essere, né la fortezza,39Nè l'altezza, né la profondità, né alcun'altra cosa creata potrà dividerci dalla carità di Dio, la quale è in Cristo Gesù Signor nostro.

Note:

8,1:Non è adunque adesso condannazione ec. Avendo già dimostrato, come per la grazia di Cristo siam liberati e dal peccato, e dalla legge, viene ora a concludere, come per la medesima grazia nulla si ritrovi, che degno sia di condannazione in coloro, i quali primieramente sono in Gesù Cristo, cioè a dire, sono incorporati a Cristo per mezzo della fede, e della carità; in secondo luogo non seguono, o sia non acconsentono alla concupiscenza della carne, quantunque i moti pur sentano di essa concupi scenza. Vedi Conc. Trid. sess. III. cap. 5.
Dicendo l'Apostolo, che non è dannazione per coloro, i quali sono in Cristo, e non seguono la concupiscenza, quantunque loro malgrado sentano, e soffrano i movimenti della medesima, come fu detto nel capo precedente, non è mancato chi da questa dottrina inferisse, che i primi moti della concupiscenza negli infedeli (i quali non sono in Cristo Gesù) siano peccati degni di condannazio ne, anche quando ad essi non acconsentono, e per con seguenza non camminano secondo la carne. Ma egregia mente, e secondo la Cattolica dottrina dimostra s. Tommaso, che i primi moti della concupiscenza non possono negli stessi infedeli essere peccati mortali, perchè a' medesimi non ha parte la ragione. Vedi lo stesso s. Tommaso si in questo luogo, e sì ancora I. 2. quaest. 89. art. 5.

8,2:Imperacchè la legge dello spirito di vita in Cristo Gesù mi ha liberato ec. Legge dello spirito si chiama qui la nuova legge scritta dallo Spirito santo ne' cuori degli uomini, legge di grazia, e di carità; questa legge è causa, e principio di vita: imperocchè come dice il Signore, Joan. VI. 64. lo Spirito è quello che dà la vita: e siccome lo spirito umano dà vita naturale all'uomo, così lo spirito divino gli dà la vita di grazia, e in questa vita è Cristo Gesù; vale a dire, che in Gesù Cristo la hanno tutti coloro, che incorporati sono a Gesù Cristo, come a loro capo. Della legge di Mosè disse di sopra l'Apostolo, che ella era spirituale: la nuova legge non solamente è spirituale, ma è legge di Spirito, o piuttosto è lo Spirito stesso divino, l'unzione del quale insegna a' fedeli tutto quello che debbono fare, e il cuore inclina a farlo.
Questa legge dice l'Apostolo, che libera dalla legge del peccato, e della morte, che è quanto dire dal dominio, e dal reato della concupiscenza, che inclina al peccato, e dalla morte sia dello spirito, sia ancora del corpo, come si farà chiaro in appresso. Tutto ciò fa la nuova legge, perchè legge di spirito di vita, ovvero di Spirito vivificante, e di essa vogliono intendersi le profetiche parole: Vieni, o Spirito, dai quattro venti, e soffia sopra questi uccisi, e risorgano. Ezechiel. XXXVII. 9. La concupiscenza è legge del peccato, perchè è fomite del peccato; ed è legge di morte, perchè stipendio del peccato e la morte.

8,3:Imperocchè quello, che far non poteva la legge, perchè era inferma per ragion ec. La legge inferma, e inefficace a motivo principalmente della infermità, e debolezza dell'uomo corrotto per lo peccato, non poteva abolire il peccato. Ma Dio Padre mandato avendo il suo proprio Figliuolo rivestito di carne simile a quella dell'uom peccatore, per via di un atroce peccato commesso contro di Cristo dai suoi crocifissori, abolì, e distrusse nella carne (cioè negli uomini, ovvero, come altri spiegano, nella carne di Cristo) il peccato.
Gesù Cristo conceputo nel sen della Vergine per operazione dello Spirito santo (del quale è proprio il togliere il peccato), e rivestito di una carne santa, e immacolata, dice nondimeno l'Apostolo, che fu mandato al mondo dal Padre in carne simile a quella del peccatore, perchè passibile era la di lui carne, come quella dell'uom peccatore, la quale impassibile era una volta, cioè prima del peccato. In questa carne adunque del Signore innocente, simile in tutto e per tutto alla carne del reo, e del peccatore, fu distrutto, e abolito il peccato, perchè allora quando il Demonio col massimo di tutti i peccati ebbe ardire di porre a morte l'Innocente, sopra di cui non aveva veruna ragione, meritò di perder l'imperio, che si era usurpato sopra tutto il genere umano, e per tal guisa Gesù Cristo divenuto per noi peccato (2. Cor. V.21.), cioè ostia, e sagrifizio per li peccati degli uomini, diè pienissima satisfazioneper noi, e tolse i peccati del mondo. Vedi Agost. contra duas. ep. Pelag. L. III. 6.

8,4:Affinchè la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ec. Affinchè quella giustizia, che era promessa dalla legge, e che alcuni inutilmente speravano dalla legge, fosse intera, e perfetta in noi, che siamo in Cristo Gesù, e come Cristiani non solo di nome, ma ancor difatti, camminiamo non secondo la arne, ma secondo lo spirito. Imperocchè Gesù Cristo non è solamente ostia per noi per liberarci dal peccato, ma egli è eziandio nostra giustizia, cioè fonte, e principio di giustizia, e di santificazione per noi, 2. Cor. v.

8,5:Coloro, che sono secondo la carne, gustano ec. Sono, o sia vivono secondo la carne quelli che si soggettano alla concupiscenza, e di costoro è propria quella che di cesi dall'Apostolo sapienza della carne, la quale consiste nell'approvare, e amare come un bene vero, e reale tutto quello che piace, e lusinga l'uomo carnale. Sono, o vivono secondo lo spirito tutti quelli che i movimenti, e la guida seguono dello Spirito del Signore, e di questi è propria quella saggezza dello spirito, per cui e stimano, e amano i veri beni spirituali, e come dice lo stesso Apostolo, i frutti dello spirito, Gal.V. 22.

8,6:La saggezza della carne è morte: ec. Saputo quel che siasi la saggezza della carne, s'intende subito il perchè ella sia morte; e inteso quel che sia la saggezza dello spirito, s'intende il perchè questa sia vita, e pace. chi semina (Gal. V.8.) per la carne, dalla carne avra raccolta di corruzione; chi semina per lo spirito, dallo spirito ricoglierà vita eterna.

8,7:La sapienza della carne è nemica a Dio: perchè non è soggetta ec. Questa falsa sapienza è nimista (così il Greco) contro Dio, alla legge del quale non ub bidisce, nè ubbidir può, perchè troppo contrarie sono tra di loro la legge di Dio, e la legge della carne.

8,8:E quei, che sono nella carne, a Dio non possono piacere. Come i sudditi ribelli non possono non essere in disgrazia del re. E certamente a un uomo, in cui spenti affatto non siano i lumi della ragione e della fede, nulla può dirsi di più grave, e terribile di questa intimazione, che il suo stato non può piacere a colui, in mano del quale è la vita, e la morte, la salute, e perdizione dell'uomo. Bisogna adunque abbandonare la sapienza della carne, la quale indirizzando tutta lavita dell'uomo a cose basse e terrene, gli fa perder di vista il sublime altissimo fine, per cui da Dio fu creato, il qual fine conosciuto non è, e amato se non dalla sapienza dello spirito, alla quale ancora si appartiene la scelta dei mezzi necessari per questo fine.

8,9:Voi però non siete nella carne, ma nello spirito. Voi non vivete secondo le inclinazioni della carne, ma secondo la norma dello spirito.
Se pure lo spirito di Dio abita in voi. Restringe la precedente proposizione, perchè quantunque tutti i fedeli di Roma, a' quali parlava, ricevuto avessero nel Battesimo lo Spirito santo, poteva però essere, che alcuno di essi perduta avesse la grazia, e lo spirito del Signore si fosse da lui ritirato, e perciò dice: se pure abita in voi, e come in templi di sua cara abitazione risiede, e posa lo Spirito santo.
Che se uno non ha lo spirito di Cristo, questi ec. Quello che di sopra chiamò spirito di Dio, lo chiama adesso spirito di Cristo, sì perchè dal Figliuolo, come dal Padre procede lo Spirito santo, e sì ancora, perchè non si da ad alcuno lo Spirito santo, se non per Gesù Cristo, che e quegli, che lo ha mandato a' suoi fedeli: il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, Joan. XI.26. Siccome adunque non è vivo membro del corpo nostro quello, che non è vivificato dallo spirito nostro, così non è vivo membro di Cristo quello, che vita non riceve dallo spirito di Cristo: Da questo conosciamo, che egli è in noi, perchè ha dato a noi del suo spirito, I. Joan. IV. 5.

8,10:Se poi Cristo è in voi: il corpo veramente è morto ec. Viene adesso a dimostrare l'Apostolo, in qual maniera la legge di spirito di vita ci liberi dalla morte. Vedi Vers. 2. Se Cristo abita in voi, che è lo stesso, che se dicesse, se avete in voi lo spirito di Cristo, veramente il corpo vostro è mortale, soggetto alla morte per cagion del peccato, perchè la morte, e tutte le miserie di questa vita dal peccato originale provengono, e questa pena del peccato ai giusti ancora si estende; ma il vostro spirito rinnuovato, e purificato vive di nuova vita per effetto della giustizia, di cui siete rivestiti, e ornati mediante la grazia giustificante. Questa grazia si contrappone dall'Apostolo al peccato originale, e da lei abbiamo la giustizia, la quale è principio per noi di vita eterna. Benchè adunque sia mortale tuttora quel corpo, onde siam cinti, abbiam però nella nostra rigenerazione il cominciamento di una vita eterna; onde non abbiam da dubitare di vedercene un giorno in pieno e sicuro possesso nella risurrezione.

8,11:Che se lo Spirito di lui, che risuscitò ec. Se abita in voi lo Spirito di Dio Padre, egli, che risuscitò Cristo da morte, la stessa cosa dee fare anche in voi, nuova vita e immortale rendendo a' vostri corpi mortali per virtù dello Spirito, che in voi fa sua dimora; vale a dire, che è giusto, che a tal vita risorgano que' corpi, che sono stati fatti degni di divenire abitazione dello Spirito di Dio. E si osservi, come in queste poche parole dimostri la futura gloriosa risurrezione de' giusti, primo con la onnipotenza di Dio, che risuscitò il Salvatore, e potrà nella stessa guisa risuscitare tutti i giusti: secondo col fatto stesso di Dio, il quale risuscitò il Cristo, viene a dire il Capo nostro, il nostro Salvatore, il Primogenito di molti fratelli, e risuscitando lo stesso Cristo, si impegnò in certa guisa a risuscitare anche le membra di questo Capo divino, e i fratelli di questo Primogenito; in terzo luogo finalmente prova la stessa verità per mezzo di quella virtù, che è propria dello Spirito santo, che è il portare la vita dovunque ei sia diffuso; e siccome egli abita nei giusti, i quali per lui vivono nella giustizia, e nella grazia; così da lui stesso conviene, che risuscitati siano i loro corpi alla gloria; imperocchè quella prima vita è pegno della seconda.

8,12:Siamo adunque... debitori ec. In virtù adunque dello spirito di vita, che abbiam ricevuto non per merito nostro, ma per gratuito dono di Dio, siamo debitori non alla carne, talchè siaci permesso di vivere secondo la carne; ma bensì allo spirito, onde secondo lo stesso spirito ci conduciamo.

8,13:Imperocchè se viverete secondo la carne, morrete: se poi con lo spirito ec. Morrete di morte eterna, quando abbiate cuore di vivere secondo la carne; che se con la virtù dello spirito darete morte alle opere della carne, vale a dire alle concupiscenze dell'uom carnale, vivereta adesso della vita della grazia, e nel secolo avvenire della vita di gloria.

8,14:Tutti quelli, che sono mossi dallo Spirito di Dio, ec. Segue a mostrare, come per lo Spirito santo sarà data a noi una vita eterna e gloriosa, che toglierà da' corpi nostri tutto ciò, che hanno di mortale e passibile. Chiunque è governato dallo Spirito di Dio, è figliuol di Dio, non per natura, ma per adozione e per grazia: imperocchè se Adamo fu detto figliuol di Dio per quel soffio vitale, che Dio ispirò in lui, quanto più sarà chiamato con ragione figliuolo di Dio uno, in cui Dio diffuse lo stesso suo spirito, come pegno della stessa adozione, e principio di vita eterna?

8,15:Non avete ricevuto di bel nuovo lo spirito di servitù ec. Quel timore, che riguarda i mali minacciati da Dio ai trasgressori della sua legge, è lodevole, perchè è timore di Dio, e quanto a questo riguardo egli viene dallo Spirito santo; ma in quanto egli è timore non del peccato, ma della sola pena, egli è difettoso, e secondo questo riguardo, non viene dallo Spirito santo, in quella maniera appunto, dice s. Tommaso, che la fede viene dallo Spirito santo, ma da lui non viene il difetto della fede, quale è l'essere informe, cioè separata dall'amore. E perciò quantunque per un tal timore l'uomo faccia il bene, nol fa perfettamente, perchè non di spontanea volontà egli opera, ma forzato dal timor della pena, lo che è proprio de' servi; onde tal timore si chiama servile. L'antica legge adunque ebbe per suo proprio carattere il timore, e ciò vollero significare i tuoni, la tempesta, il fuoco, il fumo, ec., che accompagnarono la promulgazione della stessa legge (Exod. XIX. Hebr. XII. ). Questa adunque conducendo gli uomini all'osservanza de' comandamenti con la minaccia de' gastighi, ebbe uno spirito di servitù. Dice perciò a' fedeli l'Apostolo: voi non avete ricevuto di bel nuovo, come nell'antica legge, lo spirito di servitù per temere la pena, e fare il bene a motivo di tal timore, ma avete ricevuto lo spirito di adozione, vale a dire lo spirito di carità, per cui adottati siete in figliuoli, il quale spirito il carattere costituisce, e l'essenza della nuova legge, e da cui avete la libertà propria de' figliuoli, i quali volontariamente, e per principio di amore si impiegano in rendere onore al Padre, e dallo stesso spirito viene finalmente la dolce fidanza, con cui a Dio volgendoci, più ancora col cuore, che colle labbra lo chiamiam nostro Padre.
È da notarsi, come l'Apostolo unisce qui due voci, che hanno lo stesso significato, Abba, Padre; la prima delle quali è Siriaca, l'altra è Greca, e da' Greci la presero i Latini; e ciò egli fa o per meglio esprimere l'affetto, con cui l'uomo rigenerato a Dio si rivolge, e col dolce nome di Padre lo invoca; ovvero per significare, come agli Ebrei, e ai Greci comune era questa adozione. E con questo nome di Padre cominciavano (come si fa tuttora) a chiamar Dio i Cristiani, subito dopo il loro Battesimo, l'insegnamento seguendo del Salvatore, il quale a tanta fidanza ci sollevò.

8,16:Lo stesso Spirito fa fede al nostro spirito. Ecco onde nasca, e come in noi sia autorizzata una tale fi danza; ella viene dallo stesso Spirito divino, il quale con la carità, che diffonde ne' nostri cuori, sicuri interiormente ci rende dell'augusta dignità, che abbiamo ottenuta di figliuoli di Dio, perchè effetto di questo amore filiale è l'interno grido del cuore, col quale il Padre in vochiamo.

8,17:E se figliuoli (siamo) anche eredi: ec. Non solamente ai figliuoli adottivi è dovuta l'eredità, che anzi non sono adottati, se non per essere eredi. Se adunque noi siamo figliuoli, siamo necessariamente anche eredi; eredi di Dio Padre, i beni del quale (o piuttosto lui stesso, che è il sommo Bene) abbiamo in eredità; coeredi di Gesù Cristo, che è nostro fratello primogenito, ed erede principale, per grazia di cui abbiam parte all'eredità.
Se però patiamo con lui per essere ec. Cristo il primo degli eredi non entrò in possesso della eredità, se non per mezzo de' patimenti: Non era egli necessario, che il Cristo patisse, e cosi entrasse nella sua gloria o Luc. ult. 26.; la stessa adunque è de' coeredi la condizione. Poteva alcuno opporre all'Apostolo: se noi siam figliuoli, ed eredi di Dio, ond'è che afflitti siamo, e perseguitati? Per questo appunto, dice egli, perchè noi siam figliuoli, ed eredi, afflitti siamo, e perseguitati. Così si fa egli strada ad esortare i Romani alla costanza, e fortezza nella tribolazione, e pone loro davanti la massima di tutte le consolazioni, che è questa, che non sono essi nè primi, nè soli a patire, ma dietro a Cristo, e con Cristo patiscono.

8,18:Io tengo per certo, ec. Non promette qui l'Apostolo alla pazienza (come nota il Grisostomo) l'alleggiamento de' mali, ma qualche cosa di molto più grande, ed è la gloria derivante dalla pazienza; a questa gloria dice, che non son degni di essere paragonati i patimenti della vita presente. E di questa gloria alcune condizioni sono notate in queste parole. Ella è futura, che è quanto dire dopo il tempo della vita presente, e per conseguenza ella è eterna, perchè al tempo succede l'eternità. Ella è una gloria, che si scoprirà, vale a dire si manifesterà al cospetto di tutti gli uomini e buoni, e cattivi, essendo che ella è già preparata, ma non ancora renduta visibile, e manifesta. Ella è finalmente questa gloria in noi a differenza della gloria vana e fallace, la quale in tali cose consiste, che sono fuori dell'uomo; come son le ricchezze, la stima, e l'approvazione degli uomini, ec. Qual relazione a una tal gloria aver possono le brevi afflizioni della vita presente?

8,19:Questo mondo creato sta alle vedette, ec. Per mettere in certo modo sotto degli occhi la grandezza di questa gloria, introduce tutto il mondo sensibile, vale a dire i cieli, gli elementi, e tutte le altre cose create per servire a' bisogni dell'uomo, le quali con grande ansietà stanno aspettando il momento, in cui i figliuoli di Dio saranno glorificati. Imperocchè siccome allora di soprannaturale gloria saranno questi adornati, così le creature sensibili, che hanno ad essi servito, la loro gloria, e perfezione nella glorificazione de' medesimi ritroveranno; onde nell'Apocalisse promettesi un nuovo cielo, e una nuova terra, cap. XXI. Hebr. II. Pet. III. 10. 12.

8,20:Il mondo creato è stato soggettato alla vanità non per suo volere, ec. Vanità in questo luogo significa la mutabilità, e la incostanza. A questa mutabilità sono soggette le sensibili cose non per inclinazione della loro natura, per cui ben lungi dall'amare la corruzione, o la vecchiezza, che da tale mutabilità in esse deriva, amano anzi la propria conservazione; ma nulladimeno alla stessa mutabilità sono state soggettate per ordinazione di Dio, il quale rendendole ad essa soggette, ha lasciato lor la speranza della futura rinnovazione.

8,2:Che anche il mondo creato ec. Ecco l'obbietto della speranza delle creature sensibili. Esse aspettano di diventare quando che sia libere dalla servitù della corruzione, vale a dire dalla mutabilità dello stato loropresente; e questa libertà la aspettano per quel tempo, in cui i figliuoli di Dio entreranno nella perfetta libertà della gloria: affinchè (come spiega il Grisostomo) maggiore divenga la gloria degli stessi figliuoli per la nuova perfezione, che sarà data in grazia loro alle stesse creature sensibili, come appunto un Padre volendo far comparire al pubblico il suo figliuolo, gli stessi servi per onore del figlio splendida mente riveste.

8,22:Sappiamo, che tutte insieme le creature sospirano, e sono nei dolori del parto fino ad ora. S. Agost. prop. 53.: Non dobbiamo credere, che il sentimento di sospirare, o di dolersi sia negli alberi, ne' legumi, e nelle pietre, e in tali altre cose. Il sospirare adunque, e l'essere ne' dolori del parto dee spiegarsi figuratamente, e come abbiam di sopra spiegato le parole non per suo volere. Bramano adunque in certo modo tutte le creature sensibili la loro rinnovazione, e perchè questa dalla perfetta liberazione de' figliuoli di Dio dipende, quindi è, che fino a quest'ora in tale espettazione si affliggono per la differita speranza, e sono quasi donna gravida, che la fine sospira de' suoi dolori con lo sgravarsi del parto.

8,23:E non esse sole, ma noi pure, che abbiamo le primizie dello Spirito, ec. Alcuni Interpreti hanno creduto, che con quella parola noi siano indicati gli Apostoli; ma sembra più naturale il sentimento del Grisostomo, e di altri Padri, che debbano intendersi in generale i Cristiani, de' quali e di sopra, e in appresso si parla in questa epi stola. Noi pure, a' quali è stato prima, che agli altri, dato un saggio dei doni dello Spirito, e che siamo come le primizie legali de' campi, le quali consagrate al Signore erano pegno, e speranza di ubertosa messe, noi pure so spiriamo in cuor nostro, aspettando con ansietà, che l'adozione nostra sia compiuta una volta e perfetta, e il corpo nostro redento pur sia, e liberato dalla corruzione della concupiscenza, e dalle altre miserie di questa vita.

8,24:In isperanza siamo stati salvati. Dissi, che noi sospiriamo, e aspettiamo l'adozione de' figliuoli, perchè non ancora di fatto, ma solo in isperanza siamo stati salvati, e per mezzo di questa speranza corriamo alla salute.
Or la speranza, che si vede, non è speranza. Una cosa, che si vede, e si ha di presente, non si può dire in alcun modo, che ella si speri: conciossiachè la speranza è di cosa futura, e non può sperarsi quel che già si possiede. La voce speranza è usata nel primo luogo per la cosa sperata.

8,25:Che se quello, che non vediamo, ec. Da tutto questo adunque dobbiam concludere (dice l'Apostolo ), che se la pienezza dell'adozione non veduta, nè posseduta ancora da noi, della nostra speranza è l'oggetto, un tanto bene aspettar dobbiamo, soffrendo con longanimità, e pazienza i mali di questa vita: imperocchè non è sterile, e infruttuosa questa speranza; ma il coraggio produce in noi, e la costanza per vincere le difficoltà, che nella via del Signore ci si attraversano.

8,26: Nello stesso modo lo Spirito sostenta la debolezza nostra. Oltre la speranza e la pazienza, che da quella deriva, l'aiuto abbiamo, e il conforto dello Spirito santo, il quale aggravati vedendoci dalla nostra mortalità, dalla ignoranza, e dalla concupiscenza, per cui tardi e deboli siamo al bene, con la presente sua grazia ci regge e con sola.
Non sappiam come converrebbe, quel che abbiamo da domandare; ma lo Spirito istesso ec. Non sappiamo come converrebbe, vale a dire, non sappiamo abbastanza conoscere i particolari nostri bisogni, nè quello, che domandar dobbiamo per la salute. Per la qual cosa l'aiuto dello Spirito è a noi necessario non solo per fare, e patire quello, che conosciamo che Dio vuole, ma eziandio per conoscere quello che chiedere a lui si debba nella orazione. Tali sono le tenebre, nelle quali vivono gli stessi figliuoli di Dio, e tale è l'ignoranza nostra in quelle cose medesime, che tanto importano pel conseguimento del nostro ultimo fine. Difficilissima cosa è il saper quel che abbiam da desiderare.
Ma lo stesso divino Spirito, avvocato, e patrocinatore nostro, sollecita per noi: egli i santi, e retti desiderii risveglia in noi, e l'orazione nostra animando, fa sì, che con gemiti inesplicabili, e da noi medesimi non intesi le richieste nostre a Dio presentiamo. Come un precettore, che i primi rudimenti insegna al rozzo scolare, alla ignoranza di lui adattandosi pronunzia egli prima le lettere, e va innanzi allo scolare, affinchè questi ripetendo quello che ode, lo impari; cosi lo Spirito santo, allorchè vede dalle terrene affezioni turbato il nostro spirito non saper quel che debba chiedere, l'orazione comincia egli stesso, e all'animo nostro la ispira, affinchè il nostro spirito la continui; ei propone, e risveglia in noi i gemiti, affinchè il nostro spirito a gemere impari per rendersi propizio il Signore. Origene in questo luogo.

8,27:E colui, che è scrutatore de' cuori, conosce quel che brami lo Spirito: mentre ec. Ecco come, e quanto efficace e utile per noi sia l'aiuto di questo Spirito. Colui, che penetra i cuori degli uomini ben sa conoscere, e vedere quello, che con tali gemiti eccitati in noi dallo Spirito santo (e dei quali non sappiamo noi stessi il termine) per noi s'intenda e si chiegga, perchè egli nei santi, e pe' santi domanda sempre quello, che è confor me al divin beneplacito; donde viene la certezza d'impetrare.

8,28:Le cose tutte tornano a bene. Poteva opporsi all'Apostolo: se Dio esaudisce i Santi, perchè son eglino nella tribolazione, perchè deboli, e circondati da ignoranza, ec. È cosa certa, e notissima a noi (dice Paolo), che qualunque cosa succeda a' Santi o al di fuori, o dentro di essi (e fin le stesse loro cadute), al bene, e alla salute de' medesimi conferisce; e tutte insieme le cose per divina ordinazione cospirano, e concorrono allo spirituale loro vantaggio, e alla loro glorificazione.
Per coloro, che amano Dio. Che hanno la dilezione di Dio per lo Spirito, che abita in essi, cap. v.
Per coloro, i quali secondo il proponimento (di lui) sono stati chiamati Santi. Tre cose tocca l'Apostolo in queste parole: prima la predestinazione di Dio eterna in quelle parole secondo il proponimento (di lui); secondo la vocazione nel tempo: sono stati chiamati; terzo finalmente la santificazione: Santi. Tornano a bene tutte le cose per coloro, che amano Dio, che sono stati predestinati, chiamati, e santificati.

8,29:Coloro, che egli ha preveduti, gli ha anche prede stinati ad essere ec. Niuna cosa può nuocere a coloro, che Dio protegge. Dimostra questa verità l'Apostolo con evidentissime ragioni in tutti i seguenti versetti. Questa previdenza di Dio, secondo la maniera di parlare della Scrittura, significa la predilezione, con cui Dio riguardò ab eterno gli eletti; la predestinazione significa il proponi mento, che Dio fece pur ab eterno a favor degli eletti. Quegli adunque, che egli previde, li predestinò eziandio ad essere conformi alla immagine del Figliuol suo, la qual conformità è effetto della stessa predestinazione. In questa conformità consiste l'adozione in figliuoli, perchè colui, che è adottato, vien renduto conforme al vero Figliuolo di Dio primieramente nel diritto di aver parte alla eredità della gloria; secondo nella partecipazione dello splendore del Figliuolo, il quale generato dal Padre come splendore della sua gloria, col lume della sua sapienza, e della sua grazia rischiara i Santi.
Conformi all'immagine del Figliuol suo. In cambio di dire al Figliuol suo, si esprime in quest'altra maniera l'Apostolo o per significare, che il Figliuolo è immagine del Padre: immagine di Dio invisibile, come altrove egli lo chiama; ovvero perchè egli è il nostro modello, di cui dobbiamo portare la somiglianza, primieramente nella croce, di poi nella gloria. Vedi 1. Cor. XV. 49.
Ond' egli sia il primogenito ec. Onde il Verbo incarnato non solo per la somiglianza della nostra natura, ma ancora per aver comunicata con noi la sua filiazione, il primogenito divenisse, e il capo di una famiglia di molti fratelli composta.

8,30:Coloro poi, che egli ha predestinati, gli ha anche chiamati. Dopo la previsione, e la predestinazione, che sono ab eterno, va ora individuando quello che Dio ha fatto nel tempo a favore dei Santi. Chiamò adunque efficacemente i predestinati alla fede, e alla virtù con vocazione ed esteriore per mezzo del Vangelo, e interiore e spirituale per mezzo della grazia: vocazione necessaria, perchè non rivolgerebbesi a Dio il cuore dell'uomo, se Dio a sè nol tirasse, Joan. VI. 44. E quelli, che ha chiamati, gli ha anche giustificati. Sup. cap. III. 24. Gli ha gratuitamente giustificati per la sua grazia, dando loro la fede, la penitenza, e la remission de' peccati.
E quelli, che ha giustificati, gli ha anche glorificati. Non dice ti glorificherà, ma gli ha già glorificati, affin di esprimere la certezza, e infallibilità della sorte degli eletti. Ecco fin dove conduce la gradazione dell'Apostolo, ed ecco in qual modo egli dimostri, che niuna cosa può nuocere agli eletti.

8,31:Che diremo adunque ... ec. Che può mai opporsi a tutto questo? La cura, che Dio ha degli eletti, non rende ella certo il loro trionfo? Vi sarà egli potenza alcuna sopra la terra, per cui vani e inutili rendansi i benefizi divini? Se Dio è per noi, come si vede nella predestinazione, nella vocazione, nella giustificazione, ec., chi ar dirà dichiararsi per nostro avversario?

8,32:Egli, che non risparmiò nemmeno ec. Egli, che pella nostra salute non ebbe difficoltà di spendere il proprio, vero, unico Figlio, ma alla passione e alla morte lo diede per noi, chi può dubitare, che tutto quello che è necessario, o utile per noi, non ci abbia già dato a un tempo nel darci Gesù Cristo?

8,33-34:Chi porterà accusa contro gli eletti di Dio? Chi potrà aver coraggio di accusare coloro che sono gli eletti da Dio, e perciò approvati sono da Dio? Dio, che è quei, che gli assolve? Avrann'eglino forse questi eletti da temere o l'accusa, o la condannazione di Gesù Cristo, il quale morì pe' nostri peccati; anzi risuscitò per nostra giustificazione, e per nostra gloria siede alla destra di Dio, dove le parti adempie di nostro avvocato? S. Agostino, de doctr. Christ. lib. III. cap. 3., avverte, che questi due versetti si debbon leggere, e pronunziare in questa maniera: Chi porterà accusa contro gli eletti di Dio o Iddio, che giustifica? E chi è, che condanni? Gesù Cristo, che è morto, anzi, che è anche risuscitato, che è alla destra di Dio, che anche sollecita per noi? Questa lezione rende più chiaro senso, al quale da anche maggior forza; e non è incredibile, che per sola colpa de' copisti sia in oggi diversa l'interpunzione della Volgata.

8,35:Chi ci dividerà adunque dalla carità di Cristo? A vista di tanti beni ricevuti da Dio, i quali tutti sono de stinati a far sì, che noi siamo radicati, e fondati nella carità, chi potrà dividerci dall'amore, che portiamo a Gesù Cristo? Pone di poi in veduta l'Apostolo i mali, e le afflizioni della vita presente, arditamente negando, che tutto questo torrente di pene possa aver forza di separa re da Dio un' anima fedele.

8,36:Conforme sta scritto: Per te noi siamo ogni di messi a morte: ec. Io non parlo (dice l'Apostolo) per una tal qual supposizione; imperocchè a tutte queste cose debbono esser preparati i Santi, e tutte ad essi sovra stano, e le soffriranno per amore di Cristo; dappoichè per essi pure fu scritto quello, che si ha nel salmo XLIV, 25.; e dagli Atti degli Apostoli, e da queste epistole, e dalla storia della Chiesa può rilevarsi, fino a qual segno giungesse contro i fedeli il furore de' loro persecutori, e del diavolo.

8,37:Siam più che vincitori. Ho procurato di esprimere la forza della parola Greca, con la quale si fa giusto elo gio alla incredibile fortezza degli Apostoli, e de' Martiri; mentre tali cose soffrivano non solo pazientemente, ma anche con vero gaudio. Prodigio della carità attestato, e ammirato dagli stessi scrittori pagani.
Per colui, che ci ha amati. Per amor di colui, che fu il primo ad amarci: ovvero mediante l'aiuto e la grazia, con la quale in mezzo alle nostre tribolazioni ci assiste, e ci conforta egli, che ci ha tanto amati.

8,38-39:Io son sicuro, che nè la morte, ec. Conclude con dimostrare, che è insuperabile la carità de Santi. So di certo, che nè il timor della morte, nè l'amor della vita, nè gli Angeli, ec., nè i mali presenti, nè i mali futuri, nè la forza, di qualunque creatura, nè l'altezza, da cui alcuno volesse precipitarmi, nè un abisso profondo aperto davanti a me per ivi seppellirmi, nè alcun'altra cosa creata potra separarci dalla carità di Dio, la quale è stata in noi accesa da Cristo, perchè egli ci diede lo Spirito santo.
Il dire l'Apostolo, che nè gli Angeli, nè i principati, nè le virtudi avranno potenza di separar l'uomo fedele dalla carità, ec., dee considerarsi come detto per una supposizione piena di enfasi, e di somma energia, con forme osserva il Grisostomo: Non è che gli Angeli potesser tentare giammai di separarlo da Cristo, ma le cose ancora impossibili ad essere riguardò egli come più facili ad accadere di quel che fosse la sua separazione da Cristo, affine di fare intendere, e porre dinanzi agli occhi la forza di quella carità divina, che era in lui... Tutte le cose che sono, e tutte quelle che saranno, e che possono essere, e quelle ancora che non possono essere, abbraccia egli insieme, e confonde, e a tutte superior si dimostra, de compunct. cordis lib. 1. cp. VIII.
Quelle parole dell'Apostolo: Io son sicuro, ec. debbono considerarsi, come dette in rapporto a tutti i predestinati, in persona de' quali ei parlava; e de' quali dice, che non può mancare la carità a motivo della certezza della predestinazione. Che se vogliasi in ogni maniera, che Paolo abbia parlato di se medesimo, una tale certezza non potè egli averla, se non per divina rivelazione. Del rimanente è verissimo il detto dello Spirito santo, che non sa l'uomo, se d'amor sia degno, ovvero di odio. Ecclesiast. IX. E il santo Concilio di Trento, sess. VI. cap. XII.: Niuno fintantochè si vive nello stato di uomo mortale, dee talmente presumere dell'arcano mistero della divina predestinazione, che diasi per sicuro di esser nel numero de' predestinati; come se vero fosse, che l'uomo giustificato più non potesse peccare, o quando pecchi, debba come sicuro promettersi il ravvedimento; imperocchè non per altro mezzo, che di una divina rivelazione si può sapere chi siano que', che Dio ha eletti, e lo stesso dicasi del dono della perseveranza.