Scrutatio

Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 16


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Paolo in Listri preso seco Timoteo lo circoncide, e in varie città insegna l'osservanza de' precetti Apostolici. Lo Spirito Santo proibisce loro di predicare nell'Asia, e nella Bitinia. Chiamato in visione Paolo nella Macedonia, vanno colà, e predicando da prima in Filippi sono ricevuti in casa da Lidia; ma avendo Paolo cacciato uno spirito pitone, battuti con verghe sono messi in carcere. Succede un tremuoto; e spezzati i loro legami il custode della carcere si converte. Il dì seguente i magistrati li pregano a partirsi dalla città.

1Arrivo adunque a Derbe, e a Listra. Ed ecco, che quivi si ritrovava un certo discepolo per nome Timoteo, figliuolo di una donna Giudea fedele, di padre Gentile.2A lui rendevano buona testimonianza i fratelli, che erano in Lastra, e in Iconio.3Volle Paolo, che questi andasse seco: e presolo lo circoncise per riguardo de' Giudei, che erano in que' luoghi; perché tutti sapevano, che il padre di lui era Gentile.4E passando di città in città raccomandavan di osservare le regole stabilite dagli apostoli, e dai sacerdoti, che erano in Gerusalemme.5E le chiese si assodavano nella fede, e diventavano ogni giorno più numerose.6Passata poi la Frigia, e il paese della Galazia, fu loro vietato dallo Spirito Santo di aununziar la parola di Dio nell'Asia.7Ed essendo giunti nella Misia tentavano di andare nella Bitinia, ma nol permise loro lo Spirito di Gesù.8E traversata la Misia, giunsero a Troade.9E fu veduta la notte da Paolo una visione. Un cert'uomo di Macedonia se gli presentava pregandolo, e dicendo: passa nella Macedonia, e ajutaci.10E subito che egli ebbe veduta questa visione, cercammo di partire per la Macedonia, accertati, che ci avesse il Signore chiamati ad evangelizzare colà.11E fatta vela da Troade a dirittura andammo a Samotracia, e il di seguente a Napoli.12E di lì a Filippi, colonia, che è la prima città di quella parte di Macedonia e dimorammo in questa città alcuni giorni.13E il giorno di sabato uscimmo fuori di porta vicino al fiume, dove pareva, che fosse l'orazione: e postici a sedere parlavamo alle donne congregate.14E una certa donna per nome Lidia della città di Thiatira, che vendeva la porpora, timorata di Dio, ascoltò: cui il Signore apri il cuore per attendere a quello, che diceva Paolo.15E battezzata, che fu ella, e la sua famiglia, pregò, dicendo: Se avete giudicato, che io sia fedele al Signore, venite, e fermatevi a casa mia; e ci fé forza.16Accadde poi, che andando noi all'orazione, una serva, che aveva lo spirito di Pitone, ci venne incontro. Ella portava molto guadagno a' suoi padroni col fare l'indovina.17Costei seguitando Paolo, e noi, gridava: Questi uomini sono servi di Dio altissimo, che annunziano a voi la via della salute.18Ciò ella faceva per molti giorni. Ma Paolo annojato, rivoltosi disse allo Spirito: Ordino a te nel nome di Gesù Cristo, che esca da costei; e nel medesimo punto se n' andò.19Ma vedendo i padroni di lei, che se n' era andata la speranza del loro guadagno, presero Paolo, e Sita, e gli condussero nel foro ai decurioni:20E presentatigli ai magistrati, dissero: Questi uomini mettono sossopra la nostra città, essendo Giudei:21E predicano cerimonie, le quali non è lecito a noi di abbracciare, né di praticare essendo noi Romani.22E insieme la moltitudine insorse contro di essi: e i magistrati, lacerate loro le vesti, ordinarono, che fossero battuti con le verghe.23E date loro molte battiture li cacciarono in prigione, dando ordine al custode, che facesse buona guardia.24Il quale ricevuto simil comando, li mise nella più profonda segreta, e strinse in ceppi i loro piedi.25E su la mezza notte Paolo, e Sila oravano, cantando laudi a Dio: e i carcerati gli udivano.26Ma a un tratto venne un gran tremuoto, e tale, che si scossero le fondamenta della prigione; e si apriron di subito tutte le porte, e si sciolsero a tutti le catene.27E risvegliatosi il custode della prigione, e vedute aperte le porte della prigione, sguainata la spada, voleva uccidersi, credendo, che i prigioni fossero fuggiti.28Ma Paolo gridò ad alta voce, dicendo: Non fare a te male alcuno, mentre siam qui tutti quanti.29E quegli avendo chiesto del lume entrò dentro, e tremante si gittò a' piedi di Paolo, e di Sila.30E menatili fuora, disse: Signori, che deggio fare per esser salvo?31Ed essi dissero: Credi nel Signore Gesù, e sarai salvo tu, e la tua famiglia.32E parlarono della parola del Signore a lui, e a quanti erano nella di lui casa.33E presili seco in quella stessa ora di notte, lavò le loro piaghe, e fu battezzato egli, e tutta la sua famiglia immmediatamente.34E condottigli a casa sua, apparecchiò loro da mangiare, e fece festa dell'avere creduto a Dio con tutti i suoi.35E fattosi giorno, i magistrati mandarono i littori a dire: Metti in libertà quegli uomini.36E il custode portò questa nuova a Paolo: I magistrati hanno mandato a liberarvi: or dunque uscite, e andatevene in pace.37Ma Paolo disse loro: Ci hanno battuti pubblicamente, senza che fossimo condannati. Romani, come siamo, messi in prigione, e ora nascostamente ci mandan via? Non sarà così: ma vengano,38Ed eglino ci traggan fuora. Riferirono i littori queste parole a' magistrati, i quali sentendo, che erano romani, ebber paura:39E andarono, e fecer loro buone parole, e trattili fuora li pregarono di partirsi dalla città.40Ed eglino usciti di prigione entrarono in casa di Lidia: e veduti i fratelli gli consolarono, e si partirono.

Note:

16,1:A Derbe, e a Listra, ec. Due città della Licaonia. In questa seconda Paolo trovò Timoteo.
Di una donna Giudea fedele. Il suo nome era Eunice, ed ella era stata delle prime a credere in Gesù Cristo.
Di padre gentile. Il testo originale porta di padre Greco, che è lo stesso; vuol dire il sacro storico, che il padre di Timoteo era Gentile di origine, e di religione. Non era lecito a un uomo Ebreo di sposare una donna straniera, ove questa non abbracciasse la legge di Mosè, ma secondo l'uso d'allora non era vietato alle donne Ebree di prendere per marito uno straniero, purchè questi fosse di buoni costumi, e temesse Dio, come erano non pochi Gentili già persuasi della vanità dell'idolatria, e con qualche lume del vero Dio acquistato per mezzo de' libri santi, i quali libri si erano sparsi per tutto il mondo con la nazione, che gli aveva in deposito, e per mezzo del commercio con la stessa nazione.

16,2:A lui rendevano ec. È molto probabile, che s. Paolo conoscesse di lunga mano Timoteo, e per conseguenza la sua pietà, la sua fede, ec.; nondimeno a occuparlo nel ministero Ecclesiastico si determinò non tanto per quel, che di lui conosceva, quanto per la pubblica fama di sue virtù. Così in ogni tempo la Chiesa ha richiesto, e richiede nelle persone da promuoversi a' sacri ordini la pubblica opinione di virtù, e di pietà, e di santi costumi.

16,3:Lo circoncise per riguardo de' Giudei, ec. Tutti potean sapere, che Timoteo non era circonciso, perchè la madre Giudea non aveva potestà di ciò fare contro il volere del padre Gentile. S. Paolo adunque, il quale si prometteva, che Timoteo farebbe gran frutto tra gli Ebrei di Macedonia, sapendo, che questi non piccola pena avrebbero avuto a trattare con un uomo incirconciso, e non avrebbero forse per tal cagione voluto ascoltarlo, determinò pel maggior bene della Chiesa di circoncidere Timoteo. Egli fu in ciò, come dicono i Padri, guidato dallo stesso Spirito di Dio, il quale in altra occasione (come si ha nell'epistola a' Galati ) lo aveva renduto in flessibile verso coloro, i quali volevano, che egli sogget tasse alla circoncisione il suo discepolo Tito; così in differenti circostanze dimostrò col fatto che la circoncisione non era necessaria alla salute, nè cattiva per se medesima. E con mirabil temperamento seppe indirizzare tutte le cose alla gloria, e alla dilatazione della Chiesa di Cristo.

16,6:Fu loro vietato... di annunziare la parola di Dio nell'Asia. Vale a dire nell'Asia proconsolare all'intorno di Efeso. A Dio solo sono note le cagioni, per le quali volle, che l'Apostolo, lasciato da parte un paese, a cui si trovava vicino, andasse in più rimota parte a portare la luce del Vangelo. A noi tocca di adorare, e te mere le sue disposizioni sempre giuste, e sante. Non andò molto, che a lui piacque, che lo stessoApostolo andasse ad Efeso, e vi si trattenesse per due interi anni con molto frutto.

16,8:Giunsero a Troade. Questa Troade è la provincia così chiamata, che contiene la parte marittima della Frigia.

16,9:Un.... . uomo di Macedonia. L'Angelo tutelare della Macedonia, il quale si fece vedere all'Apostolo vestito all'uso di Macedonia, e parlando il linguaggio di quel paese.

16,10:Cercammo di partire. Questa maniera di parlare dimostra, che S. Luca era già divenuto compagno dell'Apostolo, cui egli di poi seguitò in tutti i suoi viaggi, come osserva s. Girolamo.

16,11:Da Troade... andammo a Samotracia, e il di seguente a Napoli. Imbarcatisi nel porto di Troade passarono all'isola di Samotracia, donde navigarono sino a Napoli piccola città, nel seno Strimonico sui confini della Tracia, e della Macedonia, non lontana da Filippi.

16,12:Filippi colonia, che è la prima ec. Questa città era stata così chiamata da Filippo re di Macedonia, padre di Alessandro il grande, ella era colonia Romana, vale a dire abitata da cittadini Romani, i quali vi erano stati trasportati affine di ripopolarla dopo le ultime guerre, e perchè servissero come di presidio per tenere in soggezione il paese conquistato da' Romani. S. Luca dice, che Filippi era la prima città di quella parte di Macedonia, non contando Napoli, o perchè non fosse città, ma un semplice borgo, o perchè questa fosse considerata piuttosto per città della Tracia, che della Macedonia.

16,13:Dove pareva, che fosse l'orazione, ec. La voce Greca, che può aver doppio senso, è stata tradotta dall'autore della nostra Volgata con la voce orazione; ma propriamente in questo luogo va inteso il luogo della orazione. La voce proseuche in significazione di Sinagoga, o sia di luogo destinato alle adunanze degli Ebrei, è conosciuta, e usata anche dagli scrittori Latini. La dilferenza tra le sinagoghe, e le proseuche, pare, che fosse la stessa, che quella che è tra le Chiese, e gli oratori, le si nagoghe essendo nelle grandi città, dove era grande il numero degli Ebrei, e le proseuche fuori delle porte ne' luoghi, dove o pochi erano gli Ebrei, o non si permetteva loro di avere Sinagoga nella città. Contuttociò e Giuseppe Ebreo, e Filone usano talvolta ambedue queste voci nel medesimo senso, e le proseuche pongono anche nelle città.

16,14:Una certa donna ... della città di Thiatira, ec. Orium da di Thiatira, benchè abitasse con la sua famiglia in Filippi, dove probabilmente faceva smercio delle vesti di porpora che si lavoravano eccellentemente dalle donne di Lidia, dove è Thiatira.
Timorata di Dio. Gentile di origine, ma Giudea di religione, o sia proselita.
Cui il Signore apri il cuore ec. Mosse con l'interiore sua grazia Dio il cuore, e la volontà di questa donna ad abbracciare la verità predicata da Paolo.

16,15:E ci fe' forza. Con le sue istanti, e affettuose preghiere, dalle quali si scorgeva, quanto bene conoscesse ella la grandezza del benefizio ricevuto da Dio per mezzo di Paolo, e de' suoi compagni.

16,16:Che avea lo Spirito di pitone, ec. Pitone è uno dei nomi dati ad Apollo dal rispondere che egli faceva a chi andava a consultarlo. Questo mestiero faceva questa serva posseduta dal Demonio, per mezzo di cui avea acquistato nome di indovina con molto vantaggio dei padroni.

16,17:Questi uomini sono servi di Dio. Potè il Demonio rendere questa testimonianza alla verità o forzatamente per volere di Dio, secondo il sentimento di alcuni Padri, a confusione, e ravvedimento di coloro, che prestavano fede alle sue parole, e alle sue predizioni; ovvero, come altri pensano, di suo proprio capriccio per adulare, e rendersi favorevole l'Apostolo, e i suoi compagni, per tentarli di vanagloria, e far loro tutto il male, che potesse, prima di essere da essi cacciato da quella donna, come lo era stato da tante persone per opera dei discepoli di Gesù Cristo.

16,18:Ma Paolo annoiato. Non potendo soffrire più lungamente le lodi dategli da questo padre della bugia, col quale nissuna comunicazione aver dee un Cristiano.

16,19:Ai decurioni. I decurioni erano il pubblico consiglio delle colonie: e questi certamente ha voluto indicare la Volgata con la parola principi, o sia principali.

16,20:Essendo Giudei. Il nome Giudeo era odioso presso i Romani. Questi non molto solleciti di informarsi delle cose riguardanti il Cristianesimo confusero ne' primi tempi comunemente i Cristiani con i Giudei, e credettero, che fossero una cosa medesima.

16,21:E' predicano cerimonie, ec. I Romani aveano per massima di governo di non permettere che si adorasser nè altri di, nè con altro culto, che con l'usato nella loro repubblica. È però vero, che con tutto questo Roma fu in ogni tempo, e principalmente negli ultimi periodi della sua grandezza, comune ricetto di tutte le superstizioni, e di tutte le maniere di idolatria; onde fu d'uopo sovente di rinnovare questa legge, la quale non poteva essere nè giusta, nè utile alla società, se non supposta la verità della religione, che si teneva da' Romani. Ma l'assurdità, e la falsità delle opinioni allora regnanti intorno al culto divino essendo manifesta, non era egli da desiderare, e da chiedere, che un miglior lume venisse a dissipare si dense tenebre, a stabilire de' sentimenti più uniformi, più retti, e più convenevoli intorno all'esser divino, e intorno alle regole de' costumi da osservarsi per meritare l'approvazione, e i favori del cielo?

16,22:Lacerate loro le vesti, ec. Quelli che dovevano battersi secondo l'uso de' Romani, si nudavano, e ciò facendosi dai littori con poco riguardo all'umanità, per lo più in cambio di cavare ai condannati le vesti, gliele stracciavano indosso.

16,23:Dando ordine al custode. Alcuni antichi hanno lasciato scritto, che questo custode si chiamasse Stefana, e che fosse quello stesso, di cui parla s. Paolo nella sua prima lettera a'quei di Corinto.

16,24:E strinse in ceppi i loro piedi. Il Greco dice nel legno. Questo era composto di due pezzi, i quali si riunivano insieme, e aveano a varie distanze delle aperture, nelle quali si incastravano i piedi de' carcerati, a maggiore, o minor distanza un piede dall'altro, secondo che si voleva rendere maggiore, o minor il tormento.

16,25:Oravano, cantando laudi ec. Ringraziando Dio dell'onore, che faceva loro, facendoli degni di patire pel nome di Gesù Cristo. Imperocchè tale era il costume degli Apostoli in simili circostanze.

16,26:Venne un gran tremuoto. Con questo volle Iddio fare intendere, che udiva le voci dei due Santi, ed era intento a liberarli.
E si sciolsero a tutti le catene. Non solo a Paolo, e a Sila, ma ancora a tutti i carcerati, a' quali volle Dio far sentire il vantaggio d'essere in compagnia de' suoi servi.

16,27:Voleva uccidersi, ec. Per timore di non essere punito, quasi per sua negligenza fossero scappati i prigioni. Uno de' gravissimi errori del paganesimo, errore tenuto e seguitato non solamente dal popolo ignorante, ma anche da' primari filosofi della Grecia, stoici, epicurei, platonici, e da questi tramandato a' Romani, i quali anche più de' Greci lo mettevano in pratica, si fu, che fosse lecito all'uomo, quando che a lui piacesse, di privarsi della vita. I cristiani per lo contrario tennero sempre per in fallibile, che ne' più duri cimenti la pazienza, e la ras segnazione ai voleri divini debbe essere la fortezza dell'uomo, e che qualunque morte e crudele, e obbrobriosa debba egli piuttosto aspettarsi, che cedendo vilmente alle avversità, e ai patimenti, infierire contro se stesso. Vedasi il gran martire s. Giustino, apolog. I. s. Clem. strom. 4.

16,29:Si gittò a' piedi di Paolo. Non poteva non fare una grande impressione nello spirito di quest'uomo il vedere, come Dio si era sì visibilmente dichiarato in favore de' suoi santi, e come questi potendo sicuramente fuggirsi dalla prigione, non lo aveano fatto. Ma il Signore che il tutto aveva ordinato alla salute, e conversione di lui, e della sua famiglia, maggiormente lo illuminò, e il cuore toccògli con la interiore sua grazia; onde tutti i suoi pensieri rivolge ad imparare la via di piacere a Dio, e salvarsi.

16,33:E fu battezzato eqli.... immediatamente. Altri esempi di battesimo conferito senza ritardo abbiamo, Act. VIII. 38. x. 47. XVI. 15. Gli Apostoli in questi casi conobbero col lume celeste, ond'erano ripieni, che Dio supplito avea con la pienezza della sua grazia in questi neofiti al bisogno di più lunga istruzione.

16,35:Mandarono i littori a dire: ec. I littori erano propriamente, come diremmo noi, i donzelli de' consoli Romani, i quali portavano un fascio di verghe legate insieme con in mezzo la scure in segno della suprema potestà. Qui significa i donzelli de' decurioni di Filippi, i quali portavano un bastone per indizio del loro ministero. Sembra, che i magistrati si fossero già pentiti di quello che aveano fatto, e avessero riconosciuto l'ingiustizia com messa in maltrattare Paolo, e Sila senza cognizione di causa, e solamente per compiacere la moltitudine.

16,37:Ci hanno battuti pubblicamente, senza che fossimo condannati, ec. S. Paolo sapea valersi per onore della innocenza, e della causa del Vangelo anche del favore delle leggi. Era proibito nella ragion Romana non meno, che per diritto naturale, di condannare un uomo senza aver prima esaminata la causa, sentiti i testimoni, pesate le prove, e udite le difese; molto più il punirlo senza aver premesse tali cose. In secondo luogo le leggi non permettevano, che un cittadino Romano fosse battuto, se non in caso, che fosse stato condannato alla morte. E in ambedue queste maniere erano stati oltraggiati da quel magistrato i diritti di cittadino Romano pubblicamente. Allorchè si trattava di patire, di essere strapazzato, battuto, imprigionato per Gesù Cristo, Paolo non apri bocca; ma siccome un simile trattamento seguito in pubblica piazza poteva esser preso peruna pena dovuta a qualche loro delitto, affinchè il disonore de' ministri del Vangelo in pregiudizio del Vangelo stesso non ridondasse, pretese l'Apostolo, che i magistrati medesimi pubblicamente riconoscessero la loro innocenza, e la ingiustizia della pena, alla quale gli avevano condannati. Che s. Paolo godesse dell'onore, e dei diritti di cittadino Romano si vede da questo luogo, e anche dal capo XXII. 25. In qual modo egli fosse non fatto, ma nato cittadino Romano, non possiamo con certezza spiegarlo. Alcuni credono, che Tarso sua patria godesse per privilegio della cittadinanza Romana, ma ciò non dimostrano con alcun valido docu mento: altri pretendono, che il padre, o l'avo comprato avesse un tal diritto, come molti facevano, la qual cosa farebbe sempre più conoscere, che s. Paolo era di ricca, e doviziosa famiglia, come hanno lasciato scritto vari Interpreti Greci.

16,38:Ebber paura. Conciossiachè secondo le leggi l'offendere un cittadino Romano era lo stesso, che offendere la maestà del popolo Romano. Vedi Act. XXII. 29.

16,39:Li pregarono di partirsi ec. Adducendo probabilmente per ragione la malevolenza del popolo contro di essi.

16,40:Veduti i fratelli ec. Non solo Luca, e Timoteo, ma ancora i nuovi Cristiani di Filippi, i quali furono come pietre fondampentali di una Chiesa molto celebre, la quale conservò mai sempre un tenerissimo affetto verso s. Paolo, e nelle sue necessità porse a lui più volte soccorso, e si meritò con la sua santità l'amore, e gli elogi del medesimo Apostolo, come vedremo nella bella lettera, che egli le scrisse.