Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 23


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Paolo dinanzi a' sacerdoti, e a tutto il consiglio dice al principe de' sacerdoti (il quale avea comandato, che gli fosse dato uno schiaffo), che egli è una muraglia imbiancata, ma li scusa, dicendo di non aver saputo, che quegli fosse il principe de' sacerdoti. Avendo detto, se essere Fariseo, ed essere in giudizio per la causa della risurrezione de' morte, ne nasce gran contesa tra i Farisei, e i Sadduccei. Il Signore la notte incoraggisce Paolo, predicatologli, che anche in Roma lo confesserà. Scopertasi una congiura di molte persone per togliere la vita a Paolo, il tribuno lo manda a Cesarea attorniato da' soldati al preside Felice con una lettera, che è qui riportata.

1E mirato fissamente il sinedrio, disse Paolo: uomini fratelli, io con tutta buona coscienza mi son portato dinanzi a Dio fino a questo giorno.2Ma il principe de' sacerdoti Anania ordinò a' circostanti, che lo percuotessero nella bocca.3Allora Paolo gli disse; percuoterà te Iddio, muraglia imbiancata. E tu siedi a giudicarmi secondo la legge, e contro la legge ordini, che io sia percosso?4Ma i circostanti dissero: tu oltraggi il sommo sacerdote di Dio?5E Paolo disse: fratelli, io non sapeva che egli è il Principe de' sacerdoti. Imperocché sta scritto: non oltraggiare il principe del popolo tuo.6E sapendo Paolo, come una parte erano Sadducei, e l'altra Farisei, disse ad alta voce nel sinedrio: uomini fratelli, io son Fariseo, figliuolo di Farisei, sono chiamato in giudizio a cagione della speranza della risurrezione de' morti.7E detto ch'egli ebbe questo nacque disparere tra i Farisei, e i Sadducei, e la moltitudine fu divisa.8Imperocché i Sadducei dicono non esservi risurrezione, né Angelo, né Spirito: i Farisei poi confessano ambedue queste cose.9E vi furon de' clamori grandi. E alzatisi alcuni de' Farisei contendevano, dicendo: non troviamo male alcuno in quest'uomo: Chi sa, se uno spirito, o un Angelo gli abbia parlato?10E suscitatasi una gran dissensione, temendo il tribuno, che Paolo non fosse da essi fatto in pezzi, ordinò, che scendesser i soldati, e lo traesser di mezzo a coloro, e lo conducessero agli alloggiamenti.11E la notte seguente gli apparve il Signore, e disse: fatti animo: imperocché siccome hai renduto per me testimonianza in Gerusalemme, cosi fa d'uopo, che tu la renda anche in Roma.12E fattosi giorno si unirono alcuni de' Giudei, e anatematizzarono se stessi, dicendo: che non avrebber mangiato, nè bevuto, finché non avessero ucciso Paolo.13Ed erano più di quaranta quelli, che aveano fatta questa congiura:14I quali andaron dai principi de' sacerdoti, e dai seniori, e dissero: ci siam obbligati con anatema a non prender cibo, finché non ammazziamo Paolo.15Ora dunque voi col sinedrio fate sapere al tribuno, che lo conduca alla vostra presenza, come se foste per iscoprir il qualche cosa di più sicuro intorno a lui. E noi prima che egli vi si accosti, siamo pronti a ucciderlo.16Ma avendo un figliuolo della sorella di Paolo avuta notizia di queste insidie, andò, ed entrò negli alloggiamenti, e ne diede parte a Paolo.17E Paolo chiamalo a se uno de' centurioni, disse: conduci questo giovinetto al tribuno, perché ha qualche cosa a fargli sapere.18E quegli lo prese, e lo condusse al tribuno, e disse: quel Paolo, che è in catene, mi ha pregato di condurre a te questo giovinetto, il quale ha da dirti qualche cosa.19Allora il tribuno presolo per mano, si tirò con esso in disparte, e lo interrogò: che è quello, che tu hai a farmi sapere?20E quegli disse: i Giudei si sono accordati a pregarti, che domane tu conduca Paolo al sinedrio, come per esaminarlo più diligentemente;21Ma tu non fare a modo loro: imperocché tendono insidie a lui più di quaranta uomini dei loro, i quali hanno anatematizzato se stessi, che non mangieranno, né berranno, sino a tanto che non l'abbiano ucciso: e adesso stanno preparati, aspettandosi, che tu loro il prometta.22Il tribuno adunque rimandò il giovinetto, ordinandogli di non dire ad alcuno di avergli notificato tali cose.23E chiamati due centurioni, disse loro: mettete all'ordine dugento soldati, che vadano fino a Cesarea, e settanta cavalli, e dugento uomini armati di lancia per la terza ora della notte:24E preparate le cavalcature sulle quali salvo conducessero Paolo al preside Felice:25(Imperocché ebbe timore, che forse i Giudei non lo involassero, e lo uccidessero, ed egli poi fosse calunniato, quasi avesse tirato al denaro),26E scrisse lettera di tal tenore Claudio Lisia a Felice ottimo preside, salute.27Quest'uomo preso da' Giudei, e vicino ad essere ucciso da essi, sopraggiunto io co' soldati lo liberai, avendo inteso com'egli è Romano:28E volendo sapere di qual delitto lo accusassero, lo condussi al loro sinedrio.29Ma trovai, die egli era accusato per conto di questioni della loro legge, senza però avere delitto alcuno degno di morte, o di catene.30Ed essendo io stato avvertito delle insidie ordite contro di lui, lo ho mandato a te, intimando anche agli accusatori, che la discorrano innanzi a te. Stà sano.31I soldati adunque secondo l'ordine dato ad essi, preser seco Paolo, e lo condusser la notte ad Antipatride.32E il dì seguente lasciando i cavalieri, che andasser con lui, ritornarono agli alloggiamenti.33E quegli entrati in Cesarea, e data la lettera al preside, gli presentarono eziandio Paolo.34E lettala il preside, e interrogatolo, di qual paese egli fosse, e sentito, che era di Cilicia,35Ti ascolterò, disse, arrivati, che siano i tuoi accusatori. E ordinò, che fosse custodito nel pretorio di Erode.

Note:

23,1:Con tutta buona coscienza mi sono portato dinanzi a Dio ec. Senza affettazione o ipocrisia sono vissuto sino a questo giorno nella maniera, che parvemi più accetta a Dio, da principio secondo le regole dei Farisei, dipoi secondo Cristo.

23,2:Ma il principe de' sacerdoti Anania ec. Questi fu figliuolo di Nebedeo, e si dice che tenne il pontificato sedici anni. Eli ordina, che Paolo sia percosso nella bocca, come per aver bestemmiato con dire di aver camminato sino allora secondo Dio.

23,3:Percuoterà te Iddio, muraglia imbiancata. Gesù Cristo avea chiamati gli scribi sepolcri imbiancati (Matth. XXIII. 27.), esprimendo così la loro ipocrisia, ed è proprio de' profeti non meno il reprimere talora con forza e con libertà i nemici del Signore, che il tendere l'altra guancia, allorchè sono stati battuti in una; e quelle parole dell'Apostolo percuoterà te Iddio, non sono una minaccia, ma una profezia, la quale ebbe il suo adempimento raccontato da Giuseppe Ebreo de bello lib. 2. cap. 32. In tutto questo non ebbe parte nè l'ira, nè l'impazienza, ma il vero zelo della giustizia; e di ciò è anche una manifesta prova la risposta piena di umiltà data da Paolo a chi lo avvisò, che il personaggio, con cui parlava, era il sommo pontefice.

23,5:Fratelli, io non sapeva, ec. Paolo, per molti anni era stato in paesi lontani da Gerusalemme, e in tutto quel tempo non aveva riveduto quella città, se non alcune volte per pochissimi giorni; e di più tale era in que' tempi l'anarchia, e la confusione di tutte le cose, che non osservandosi più alcun ordine nella successione de' ponte fici, e comprandosi le più volte quella dignità a denaro contante, si videro talora de' pontefici di pochi giorni; onde non è maraviglia, se non sapesse, che Anania era rivestito del sommo Sacerdozio; e può anch'essere, che egli poco prima ottenuto avesse quel posto.

23,6:Una parte erano Sadducei, e l'altra Farisei, ec. Di queste due sette si parla più volte nei Vangeli, come abbiamo veduto. Anania era Sadduceo al dire di Giuseppe, Antiq. XX. 8. In questo fatto mostrò l'Apostolo di saper unire per difesa di una ottima causa la prudenza del serpente alla semplicità della colomba.

23,7:E la moltitudine fu divisa. Il ceto de' senatori si divise in due partiti, uno favorevole, e l'altro contrario all'Apostolo.

23,8:Non esservi risurrezione, nè Angelo, ec. Negavano la vita futura, negavano, che, eccettuato Dio, vi fosse cosa non soggetta ai sensi, negavano finalmente, che le anime sopravvivessero ai corpi, e negavano per cons guenza la risurrezione. Alcuni vogliono, che credessero, che Dio stesso fosse corpo.
I Farisei poi confessano ambedue queste cose. E la vita futura, e l'esistenza degli esseri incorporali, cioe' degli Angeli, e degli spiriti.

23,11:Fatti animo; imperocchè ec. Cosi il Signore viene ad assicurarlo, che tutto il furore de' suoi nemici non potrà nuocergli, perchè ha altri disegni sopra di lui, i quali saranno eseguiti.

23,12:E anatematizzarono se stessi, dicendo, ec. Fecer voto accompagnato da gravissime imprecazioni, quando avessero mancato di ridurlo ad effetto, come di essere cacciati dalla Sinagoga, di essere sterminati, ec.

23,15:Voi col sinedrio fate sapere al tribuno, ec. Impiegate l'autorità di tutto il senato della nazione, affinchè il tribuno non possa disdire.
Prima che egli vi si accosti, siamo pronti a ucciderlo. Lo uccideremo prima che egli giunga al luogo, dove voi sarete adunati, affinchè non abbia a sospettarsi, che abbiate voi parte all'impresa.

23,21:Aspettandosi, che tu loro il prometta. Al tribuno non era ancora stato parlato di condur Paolo al sinedrio; onde dice il giovinetto, che i Giudei si aspettavano, che egli non avrebbe rigettata la loro domanda, e con tal sicurezza stavano preparati per fare il loro colpo.

23,23:Per la terza ora della notte. Non tanto perchè in un paese, qual'è la Siria, era più comodo il viaggiare di notte in tale stagione, quanto per porre Paolo in sicuro prima che i suoi nemici potessero o saperlo o tentar altre cose contro di lui.

23,24:Al preside Felice. Questi era fratello di Pallante, uomo, che godeva tutto il favore di Claudio Cesare. Di questo Felice scrive Tacito, che essendo stato mandato al governo della Giudea, affidato alla potenza del fratello, era persuaso, che impunite sarebbero rimase tutte le sue iniquità, Annal. XII.

23,31:Ad Antipatride. Città a mezza strada tra Joppe, e Cesarea. Fu fabbricata da Erode il grande, e così nominata in onore di Antipatro padre dello stesso Erode.

23,32:E il dì seguente lasciando i cavalieri.... ritornarono ec. Cessando ogni timore di qualsivoglia attentato per parte de' Giudei a motivo della distanza da Gerusalemme, non era più necessaria tanta gente.

23,35:Nel pretorio di Erode. Nel palazzo pubblico, dove stava lo stesso preside, il qual palazzo era stato fabbricato da Erode. Ivi pure convien dire che fosser le pubbliche prigioni.