Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 26


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Paolo fa le sue difese innanzi ad Agrippa, raccontando per ordine la sua conversione a Cristo, e dimostrando, come protetto da Dio aveva predicato a' Giudei, ed a' Gentili; e dicendo Festo, che egli per troppo sapere dava in pazzie, Paolo gli risponde, e desidera a tutti, che diventino Cristiani. Agrippa dice, che egli poteva essere liberato, se non avesse appellato a Cesare.

1Agrippa perciò disse a Paolo: Ti è permesso di parlare per te stesso. Allora Paolo stesa la mano principiò a far sua difesa.2Io mi stimo fortunato, o re Agrippa, perché sono per dir mia ragione quest'oggi alla tua presenza su tutti i capi, ond'io sono accusato da' Giudei,3Massimamente essendo tu conoscitore di tutte le consuetudini, e quistioni, che sono tra gli Ebrei; per la qual cosa ti prego di udirmi pazientemente.4E quanto alla vita, ch'io ho menato dalla gioventù tra que' della mia nazione in Gerusalemme fino da principio, ella è nota a tutti i Giudei:5I quali (se render voglion testimonianza) prima d'ora hanno saputo, com' io da prima secondo la più sicura setta della nostra religione vissi Fariseo.6Ora poi per la speranza della promessa fatta da Dio ai padri nostri sto qual reo in giudizio:7Alla quale (promessa) le dodici nostre tribù, servendo notte, e giorno a Dio, sperano di arrivare. Per cagione di questa speranza sono io accusato da' Giudei, o re.8Come incredibil cosa si giudica da voi, che Dio risusciti i morti?9E quanto a me io mi era messo in cuore di dover fare da nemico molte cose contro il nome di Gesù Nazareno:10Come anche feci in Gerusalemme, e molti de' Santi io chiusi nelle prigioni, avutone il potere dai principi de' sacerdoti: e quando erano uccisi, io diedi il mio voto.11E per tutte le sinagoghe spesse volte a forza di castighi li costrìngeva a bestemmiare: e sempre pia infuriando contro di essi, li perseguitava anche per le città di fuora.12Tra le quali cose essendo io andato in Damasco con potestà, e per commissione de' principi de' sacerdoti,13Di mezzogiorno vidi, o re, nella strada una luce del cielo più splendente del sole lampeggiare intorno a me, e a que', ch'erano meco,14Ed essendo noi tutti caduti per terra, udii una voce, che a me diceva in Ebreo: Saulo, Saulo perché mi perseguiti? Dura cosa è per te il ricalcitrare contro il pungolo.15Allora io risposi: Chi se' tu, o Signore? E quegli disse: io sono Gesù, cui tu perseguiti.16Ma levati su, e sta' ritto su' tuoi piedi: Imperocché a questo fine ti sono apparito per costituirti ministro, e testimone delle cose, che hai vedute, e di di quelle, per le quali ti apparirò,17E ti libererò da questo popolo, e da' Gentili, tra i quali ora ti mando18Ad aprile i loro occhi, affinchè si convertano dalle tenebre alla luce, e dalla podestà di Satana a Dio, affinchè ricevano la remissione de' peccali, e l'eredità trai Santi, mediante la fede, che è in me.19Per la qual cosa, o re Agrippa non fui ribelle alla celeste visione:20Ma primieramente a quelli, che sono in Damasco, e in Gerusalemme, e per tutto il paese della Giudea, di poi anche alle genti predicava, che si pentissero, e si convenissero a Dio, e facessero degne opere di penitenza.21Per questa cagione i Giudei avendomi preso nel tempio, tentavano di uccidermi.22Ma sostenuto dall'aiuto divino, ho perseverato sino a questo giorno, insegnando ai piccoli, e ai grandi, niun' altra cosa dicendo fuori di quello, che i profeti, e Mosè hanno detto dover succedere,23Che il Cristo dovea patire, che essendo egli il primo a risorger da morte, annunziar dee la luce a questo popolo, e alle nazioni.24Tali cose dicendo egli in sua difesa. Pesto ad alta voce disse: Tu se' impazzito, o Paolo: la molta dottrina ti fa dare in pazzie.25Ma Paolo: Non son pazzo, disse, o ottimo Festo, ma proferisco parole diverità, e di saggezza.26Imperocché sono note queste cose al re, dinanzi a cui liberamente ragiono: dacché niuna di queste cose credo nascosta a lui. Conciossiachè niente di questo è stato fatto in un cantone.27Credi tu, o re Agrippa, ai profeti? So, che tu credi.28Ma Agrippa disse a Paolo: Quasi quasi mi persuadi a diventar Cristiano.29E Paolo: Bramo da Dio, che o quasi, o senza quasi non solamente tu, ma anche tutti que', che mi ascoltano, diventiate oggi quale son io, eccettuate queste catene.30E si alzò il re, e il preside, e Berenice, e quelli, che sedevano con essi.31E ritiratisi in disparte, discorrevan tra loro, dicendo: Quest' uomo non ha fatto cosa, che meriti morte, o prigionia.32E Agrippa disse a Festo: Quest'uomo poteva essere liberato, se non avesse appellato a Cesare.

Note:

26,1:Stesa la mano. Come suol farsi da uno, che cominci a parlare.

26,5:Secondo la più sicura setta ec. Vale a dire, la più approvata, e la più severa in comparazione di quella de' Sadducei.

26,6:Per la speranza della promessa ec. Pone la speranza della vita futura per la stessa vita futura, oggetto della speranza degli antichi Padri, i quali in tutto quello, che fecero, o patirono per onore di Dio, furono sostenuti dalla aspettazione di una vita immortale.

26,7:Alla quale (promessa) le dodici nostre tribù, ec. Dice, che per conseguire l'effetto di questa stessa promessa tutto il corpo della nazione Ebrea avea servito, e serviva di, e notte al Signore coi sacrifizi, con le orazioni, e con tutte le cerimonie della legge, e che tutto il culto Giudaico era fondato sulla speranza della immortalità, evidentemente stabilita da tutte le divine Scrittare e creduta in ogni tempo dal popolo Ebreo. Da queste parole dell'Apostolo nasce una difficoltà, perchè è paruto ad alcuni, che egli in questo luogo supponga, che gli Ebrei continuando nel loro culto senza riconoscere Gesù Cristo, e credere in lui potessero salvarsi, e giungere alla vita beata. Ma sembra a me chiaro, che non dice, nè suppone tal cosa l'Apostolo, ma solamente, che la speranza della risurrezione, e della felicità eterna avevano per oggetto gli Ebrei nel servigio e nel culto, che a Dio rendevano. Questa speranza avea sostenuto i Padri, che a tal vita erano pervenuti, mediante la fede nel venturo Messia: questa animava i veri loro figliuoli, i quali non potevano più arrivarvi, se non mediante la fede nel Messia già venuto. Ed è da notare, che l'Apostolo parla della dottrina della risurrezione, come professata da tutto il popolo Ebreo, niun conto facendo di certi indegni figliuoli di Abramo, i quali empiamente la rigettavano.

26,8:Incredibil cosa si giudica ec. Parla contro i Sadducei, a' quali dice: è egli adunque incredibile, che un Dio, creduto anche da voi onnipotente, possa risuscitare i morti?

26,11:Li costringeva a bestemmiare. Non solamente a rinunziare a Gesù Cristo, ma anche a maledire il suo OI. Anche per le città di fuora. Per le città fuori della Giudea, come Damasco.

26,14:In Ebreo. Questa particolarità (come alcune altre) non era stata detta nel capo x. E questo linguaggio Ebreo e verisimilmente il Gerosolimitano come nel capo XXI. 40.

26,16:E di quelle per le quali ti apparirò. Da questo luogo intendiamo, che Cristo apparì più volte all'Apostolo, e molte cose gli rivelò. Vedi Act. XVIII. 9. XXIII 2., 2. Cor. XII. 2.

26,18:Ad aprire i loro occhi, ec. A illuminare que' che giacciono nelle tenebre, e nelle ombre della morte; imperocchè e Giudei, e Gentili erano pieni d'ignoranza, e di cecità. I primi leggendo continuamente, e disputando sopra le Scritture, non avevano saputo ravvisarme l'adempimento nella persona di Gesù Cristo, e avevano perseguitato e messo a morte il loro Salvatore. I Gentili erano perduti dietro all'idolatria, e non avevano più idea del vero Dio. E gli uni, e gli altri erano immersi ne' vizi, e nelle iniquità. Era proprio di Gesù Cristo il rendere la vista a tanto numero di ciechi, ma egli comunica qui p'onore di tale impresa al ministro chiamato ad effettuarla.

26,21:Per questa cagione ec. Non come ribelle, nè come profanatore del tempio, ma come Apostolo, e predicatore di Gesù Cristo mi presero i Giudei nel tempio, e vollero uccidermi.

26,22:Niun'altra cosa dicendo fuori di quello che i profeti, ec. Onde non possono gli Ebrei accusar me senza dare una mentita a' profeti, e anche allo stesso Mosè, di cui si gloriano di essere discepoli.

26,23:Che il Cristo dovea patire. Verità capitale della nuova Chiesa, ma verità, che era di scandalo per gli Ebrei.
Che essendo egli il primo a risorger ec. Vale a dire il primo, che risuscitasse per non morire giammai.
Annunziar dee la luce. L'Apostolo ne' due punti precedenti ha avuto in vista i molti luoghi delle Scritture riguardanti il Messia ucciso, e il Messia risuscitato; qui però sembra, che accenni un celebre passo di Isaia, cap. XLII. 6. Ti ho costituito riconciliatore del popolo, luce delle nazioni.

26,24:Tu sei impazzito. Il mistero della Croce di Cristo sembra stoltezza e pazzia a questo Gentile.

26,26:Niente di questo è stato fatto in un cantone. Agrippa non poteva ignorare tante cose avvenute pubblicamente nella Giudea, riguardanti la persona di Gesù Cristo, prima, e dopo la di lui morte; non poteva ignorare i miracoli senza numero fatti da Gesù Cristo, e da' suoi discepoli: non vi restava altro da fare, che paragonare questi fatti con le Scritture per ravvisare il Messia.

26,29:Quale son io, eccettuate queste catene. Paolo desidera, e domanda a Dio pe' suoi uditori, che tali diventino, quale egli è. Eccettua le catene, con le quali era legato, non perchè o creda un male queste catene, o se ne vergogni, quando al contrario riponeva in esse la sua gloria, e la sua consolazione; ma perchè quelli non con lo stesso occhio le riguardavano, e avrebber ascritto a grande ingiuria, che una simile umiliazione loro augurasse.