Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 28


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Paolo, e i compagni son benignamente accolti da' barbari nell'isola di Malta, dove Paolo morso da una vipera non ne risente alcun danno, e risana il padre di Publio principe dell'Isola, e molti altri. Quindi imbarcatisi finalmente giungono a Roma, dove Paolo, raunati i principali Giudei, racconta il motivo, per cui avea appellato a Cesare, e in un giorno stabilito predica ad essi Gesù Cristo. Molti non credono, e ciò Paolo dimostra essere stato predetto da Isaia. Per due anni predica la fede di Cristo a quanti andavano a ritrovarlo.

1E usciti che fummo fuor di pericolo, allora conoscemmo, che l'isola chiamavasi Malta. E ci trattaron que' barbari con molta umanità.2Imperocché acceso il fuoco, ristorarono tutti noi dalla umidità, che ci offendeva, e dal freddo.3Ma avendo Paolo raccolto alquanti sarmenti, e messili sul fuoco, una vipera saltata fuori dal caldo se gli attaccò alla mano.4Or tosto, che videro i barbari il serpente pendergli dalla mano, dicevano tra di loro: certo, che un qualche omicida è costui, cui salvato dal mare, la vendetta (di Dio) non permette che viva.5Egli però scosso il serpe nel fuoco, non né patì male alcuno.6Ma quelli si aspettavano, ch'egli avesse a gonfiare, e a cadere a un tratto, e morire. Ma avendo aspettato molto, e non vedendo venirgli alcun male, cangiato parere, dicevano che egli era un Dio.7Intorno a quel luogo aveva le sue possessioni il principe dell'isola, per nome Publio, il quale ci accolse, e ci trattò amorevolmente per tre giorni.8E accadde, che il padre di Publio stava in letto tormentato dalle febbri, e da dissenteria. E andato da lui Paolo, e fatta orazione, e impostegli le mani, lo guari.9Dopo il qual fatto tutti quelli de avevano malattie nell'isola, venivano, ed erano sanati:10I quali anche ci fecero molti onori, e allorché entrammo in nave, vi miser sopra le cose necessarie.11E dopo tre mesi partimmo sopra una nave Alessandrina, la quale avea svernato nell'isola, ed avea l'insegna de' Castori.12E arrivati a Siracusa, ci fermammo ivi tre giorni.13E di li facendo il giro della costa, giungemmo a Reggio: e dopo un giorno soffiando Austro, arrivammo in due dì a Pozzuoli;14Dove avendo trovato de' fratelli, fummo pregati a star con essi sette giorni: e cosi e' incamminammo verso Roma.15E di là avendo udite i fratelli le cose nostre, ci venner incontro sino al foro di Appio, e alle tre taberne. I quali veduti che ebbe Paolo, rendette grazie a Dio, e si consolò.16E quando fummo arrivati a Roma, fu permesso a Paolo di starsene da se con un soldato che lo custodiva.17E tre giorni dopo convocò Paolo i principali Giudei. I quali essendo insieme venuti, disse loro: uomini fratelli, io non avendo fatto niente contro il popolo, o contro le consuetudini patrie, incatenato fui messo da Gerusalemme nelle mani de' Romani;18I quali avendomi disaminato, volevano mettermi in libertà, per non essere in me colpa alcuna degna di morte.19Ma opponendovisi i Giudei, sono stato costretto ad appellare a Cesare, non come se fossi per accusare in qual che cosa la mia nazione.20Per questo motivo adunque ho chiesto di vedervi, e di parlare con voi. Conciossiachè a cagione della speranza d'Israele da questa catena son cinto.21Eglino però gli dissero: noi né abbiamo ricevuto lettere intorno a te dalla Giudea, né è venuto alcuno de' fratelli ad avvisarci, o dirci alcun male di te.22Brameremo però di udire da te i tuoi sentimenti: imperocché riguardo a questa setta è noto a noi, come egli ha in ogni luogo contradditori.23E fissatogli il giorno, andarono da lui nell'ospizio molti a' quali esponeva, e dimostrava il regno di Dio, e li con vinceva di quel, che riguardava Gesù, per mezzo della legge di Mosè, e de' profeti, dalla mattina sino alla sera.24E alcuni credevano a quello che si diceva: altri non credevano.25Ed essendo discordi tra di loro, se n'andavano, dicendo Paolo sol questa parola: lo spirito santo bene ha parlato per Isaia profeta ai padri nostri,26Dicendo: va' da questo popolo, e di' loro: con le orecchie udirete, e non intenderete: e vedendo vedrete, e non distinguerete.27Imperocché si è incrassato il cuore di questo popolo, e sono duri di orecchie, e hanno serrati i loro occhi: onde a sorte non veggan con gli occhi, e con le orecchie odano, e col cuore intendano, e si convertano, e io li sani.28Siavi adunque noto, come alle genti è stata mandata questa salute di Dio, ed esse ascolteranno.29E dette che egli ebbe queste cose, si partiron da lui i Giudei, quistionando forte tra di loro.30E Paolo dimorò per due interi anni nella casa, che avea presa a pigione: e riceveva tutti que' che aiutavan da lui,31Predicando il regno di Dio e insegnando le cose spettanti al Signore Gesù Cristo con ogni libertà, senza che gli fosse proibito.

Note:

28,1:Chiamavasi Malta, ec. Quest'isola Malta, o Melita, come porta il Greco, è, secondo la più comune opinione, quella che anche oggi giorno ritiene lo stesso nome, posta tra l'Affrica, e la Sicilia, divenuta celebre per essere la sede dell'ordine de cavalieri di s. Giovanni di Gerusalemme. In quest'isola avevano mandato una colonia i Cartaginesi, della qual colonia rimanevano ancora in parte i discendenti, almeno nelle campagne; e questi sono quelli, che san Luca chiama barbari, essendo l'isola già da molto tempo soggetta ai Romani, dopo che i Greci di Sicilia, e i Cartaginesi ne avevano avuto il dominio.

28,3:Una vipera saltata fuori ec. Questa vipera nascosta tra que' sarmenti, prima intorpidita dal freddo, di poi riavuta, e alla fine offesa dal calore del fuoco, ne saltò fuori, e si appiccò alla mano di Paolo per morsicarlo, come pur fece; ma Dio impedì miracolosamente l'effetto del veleno, affinchè si adempisse la promessa di Gesù Cristo, Luc. X. 19. e avesser que' barbari motivo di maggiormente rispettare la persona di Paolo, e udire i suoi insegnamenti.

28,4: Or tosto, che videro i barbari ec. Il veleno della vipera in molti luoghi opera rapidamente, e uccide in pochissimo tempo.
Certo, che un qualche omicida ec. L'opinione, che Dio non lasci mai impunite le scelleraggini, era comune presso tutte le nazioni; l'errore consisteva in credere, che gli empi siano puniti sempre in questa vita, e che dalle prosperità, o avversità, che vengono ad un uomo, si possa inferirne, s'ei sia giusto, o ingiusto.
La vendetta. La giustizia divina.

28,6:Ch'egli avesse a gonfiare, ec. Propriamente il Greco dice, che avesse a bruciare, effetto di questo veleno essendo di cagionare uno smisurato ardore accompagnato da gonfiezza universale. E questo è anche quello che aggiugne s. Luca, che que' barbari si aspettavano, che egli cadesse morto, e l'ammirazione eccessiva, che nacque in essi dal vedere, che Paolo restava sano, e illeso, servono a dimostrare, che il veleno delle vipere di quell'isola era grandemente potente. Or notissima cosa essendo che niun serpente si trova presentemente a Malta, che abbia veleno, non è perciò senza giusto motivo, che alla benedizione, e alle orazioni dell'Apostolo si attribuisce questa proprietà, la quale non era naturale a quegli animali.
Dicevano, che egli era un Dio. Forse Ercole Ophioctono, vale a dire uccisor di serpenti, perchè si raccontava nelle favole aver lui bambino di culla uccisi i serpenti. Egli era il Dio de' Maltesi.

28,7: Il principe dell'isola. Il comandante, o governatore, il quale chiamavasi con greco vocabolo il proto, il primo. Alcuni credono, che fosse un liberto dell'imperadore. Certamente egli era molto ricco, dappoichè diede da mangiare per tre giorni a dugento settantasei persone.

28,10: Allorchè entrammo in nave, vi miser sopra ec. Non vi voleva poco per provvedere ai bisogni di tanta gente, alla quale nulla era restato dopo il naufragio,fuorichè la vita.

28,11: Avea svernato nell'isola. Si potrebbe più esattamente tradurre: Avea passato la cattiva stagione nell'isola; imperocchè l'inverno non era ancora finito, mentre supponendo, che s. Paolo fosse arrivato a Malta al più tardi alla fine di ottobre, la sua partenza sarebbe stata a' primi di febbraio.
Aveva l'insegna de' Castori. Cioè di Castore, e Pol luce, i quali erano invocati da' marinari come dei tutelari del mare. Avevano le navi de' Gentili alla prora l'insegna di quello o fosse dio, o altra cosa, che dava il nome alla nave, e alla poppa aveano la figura del dio, o dea, cui la stessa nave era raccomandata. Qui Castore, e Polluce davano il nome a questa nave d'Alessandria, e percio era alla prora la loro insegna.

28,12:Ci fermammo ivi tre giorni. Forse perchè la nave dovea lasciarvi parte del carico.

28,13:A Reggio. Porto della Calabria vicinissimo alla Sicilia.
A Pozzuolo. Città della campagna non molto lontana da Napoli, dove ordinariamente solevano approdare le navi provenienti da Alessandria.

28,14:Dove avendo trovato dei fratelli, ec. Vale a dire de' Cristiani, de' quali era già gran moltitudine nell'Italia.

28,15:Ci vennero incontro sino al foro di Appio, e alle tre taberne. Vuol dire, che gli uni andarono loro in contro fino al foro di Appio, gli altri fino alle tre taberne. Il primo di questi luoghi è lontano da Roma più di cinquanta miglia su la via Appia, così nominata da quell'Appio Claudio, che l'aveva fatta, e di cui la statua trovasi nel detto luogo. L'altro luogo è in distanza di trentatre miglia dalla stessa città.

28,16:Con un soldato, che lo custodiva. Gli fu permesso lo starsene in una casa presa da lui a pigione, con la condizione però di aver seco un soldato, che lo custo disse legato alla stessa catena con lui. Tale era l'uso de Romani.

28,17:Convocò... i principali Giudei. I Giudei erano stati discacciati da Roma l'anno IX. di Claudio II. di Cristo, ma è da credere, che morto quel principe vi ritornassero.

28,19:Non come se fossi per accusare ec. Non è mia in tenzione di rendermi accusatore del mio popolo dinanzi a Cesare, ma si di difendere la causa di Cristo, e la mia innocenza senza offendere i miei nemici. In fatti abbiam veduto con quanta moderazione si diportasse l'Apostolo davanti a' magistrati romani, con qual rispetto egli fosse solito di parlare degli Ebrei nelle occasioni stesse, nelle quali si trattava di difendere l'onore non solo, ma anche la vita. Accusato da' Giudei come sedizioso, e ribelle, potendo con tanta verità rigettare l'accusa sopra di essi, seppe astenersene. In una parola la sua apologia fu sempre tale da guadagnarli la stima, e l'inclinazione delle persone sensate, le quali ravvisavano nelle sue parole, non come negli altri rei il linguaggio della passione, ma quello della innocenza, e della vera saggezza.

28,20: A cagione della speranza di Israele. A motivo della fede della risurrezione. Vedi cap. XXVI. 6. 7. Ovvero del Messia promesso ad Israele, la venuta del quale io predico.

28,23:E li convinceva di quel che riguardava Gesù, ec. Facendo vedere con le Scritture alla mano, che Gesù era il promesso Messia, perchè in lui si era avverato tutto quello che nella legge, e nei profeti era stato scritto, e predetto del Messia.

28,26:Va'a questo popolo, ec. Sopra questo passo di Isaia vedi Matth. XIII. 14. 15. Marco IV. 12. Luca VIII. Jo. XII. 40.